lunedì 24 dicembre 2018

The Game: un invito alla riflessione


Nell’anno 2010 pubblicai C’era una volta la psicanalisi. Era un testo che - dalla privilegiata finestra dalla quale, come psicanalista, mi era concesso di osservare l’anima dell’uomo contemporaneo - registrava la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova. Ero scettico sulla valenza positiva dei valori e dei principi dei quali questo Mondo Nuovo sembrava farsi portavoce, ma non volendo rischiare di dare voce allo scontato malcontento degli anziani - per i quali: “Eh… ai miei tempi…” è sempre stata la frase più ricorrente - mi volli confrontare con alcuni dei migliori rappresentanti del pensiero moderno.
E, tra questi, per primo, scelsi Alessandro Baricco e il suo allora emergente: I barbari.
Devo confessare che adoro Baricco. Adoro i suoi romanzi – anche se ho sempre distinto tra forma (sublime) e contenuti (spesso evanescenti) – adoro le sue performance teatrali (Cyrano de Bergerac tra tutte) – e senza dubbio lo apprezzo come uomo di cultura e come docente. Ma non sono quasi mai andato d’accordo con i pensieri a cui approda.
I Barbari, comunque, era un testo brillante e provocatorio che costringeva al dubbio qualunque lettore onesto e coerente con sé stesso. In sostanza, accusava tutti coloro che avevano paura dei nuovi paradigmi che si annunciavano alla porta della storia di essere reazionari e pusillanimi, di non avere forza e intelligenza sufficienti per comprendere il futuro, e di riciclare quell’accusa di barbarie con la quale da sempre il Vecchio ha tentato di difendersi dal Nuovo che avanza. Tutto questo raccontato con maestria, grazia, ironia e tanto acume, come solo Baricco sa fare.
Come non vacillare?
 Nel mio libro misi a confronto il suo pensiero con le tesi di Zygmunt Bauman, di Benjamin Barber e di Umberto Galimberti… riflettei non poco su tutta la faccenda ma, alla fine, lasciai la cosa in sospensione. Non ero convinto! Ammesso e non concesso che la civiltà greca incarnò “i barbari” per la luminosa cultura egiziana morente, quella romana “i barbari” per la raffinata ma esausta cultura greca e quella germanica “i barbari” per la possente, pragmatica ma agonizzante civiltà romana, non riuscivo proprio a convincermi che “semplice, leggero e sempre più veloce”, come valori della nuova epoca storica che stava soppiantando il ‘900, potessero rappresentare qualcosa di valido in sé. Cioè a dire, valori e parametri capaci di dare senso e significato alla nostra avventura umana.
Certo… poteva benissimo darsi che fosse proprio questa negazione di senso, significato e più profonda coscienza il Valore di cui non riuscivo a riconoscere il valore… ma se così era, mi stava bene essere ritenuto (e ritenermi) un dinosauro che – pur non essendo mai stato un reazionario ancorato al passato - criticava l’avvento del nuovo mondo edeplorava l’estinzione del proprio. E, approfittando del lavoro che facevo, alla fine mi convinsi che, come sempre, sarebbe stato l’Uomo ad emettere la sentenza finale perché, in genere, chi si nutre in modo sano gode di una discreta salute, mentre chi si nutre di cibi adulterati spesso fa una gran brutta fine.
Spero che la metafora sia chiara per tutti.

Passano nove anni.
Dalla mia speciale finestra di osservazione vedo ombre sempre più oscure dilungarsi nell’anima umana… e sì che sono quarant’anni che la osservo, e di nefandezze ne ho sempre vedute molte… ma, finora, mai così ampie, e dense, e spesse… ombre che tutto sembrano avvolgere.
In libreria esce il nuovo libro di Alessandro Baricco: The game.
È uno studio attento e minuzioso del Nuovo Mondo che i barbari hanno appena instaurato, dopo aver distrutto e fatto a pezzi il vecchio. Alessandro ne è entusiasta.
Inutile dirlo… compro il libro e lo leggo, tutto di un fiato.
Bellissimo! Impeccabile! Scritto con uno stile coinvolgente e colloquiale… come se il suo autore stesse parlando proprio con te e solo con te che lo leggi. Innovativo nella forma – basta guardare la cura e la raffinatezza con cui sono proposte e disegnate le mappe del Nuovo Mondo – brillante, ironico e graffiante come solo lui sa fare e, cosa del tutto nuova, ricco di percezioni acute e originali sulla nuova realtà.
Impossibile non complimentarsi con il suo autore. Impossibile non consigliarlo a quanti amano (e sanno) pensare con la propria testa e confrontarsi a viso scoperto con i temi della propria epoca.
Peccato che, ancora una volta, non mi trovo d’accordo con lui.
Ma è un degno avversario. Un uomo che stimo e un artista di tutto rispetto.
Merita perciò, per quello che può valere, che io spenda due parole per giustificare il mio dissenso.
E mi fa piacere iniziare ratificando quella che, forse, è la sua più geniale e innovativa osservazione. Perché, scrive Alessandro - spero non si dispiaccia se da ora in poi lo citerò per nome... Io sono pur sempre un dinosauro e lui un Puer Aeternus (è un complimento) - presentando il Game, non è la rivoluzione tecnologica che sta modificando la coscienza dell’uomo, piuttosto è stata proprio una Coscienza Altra, nuova, inedita, giovane e diversa, come emergente dal sottosuolo, che ha generato il sommovimento tellurico che ha fatto sprofondare il vecchio mondo e che ha sospinto verso l’alto nuove costole montagnose.  Il digitale, dunque, sarebbe l’effetto e non la causa del mondo futuro che tutti abiteremo un giorno.
Bellissima immagine!
Straordinaria, nella sua capacità evocativa.
“Un nuovo tipo di intelligenza, come emergente dal sottosuolo…”
Quella di Alessandro è un’intuizione visionaria. Va presa con estrema attenzione. È possibilissimo che ci fosse un mutamento coscienziale in atto, precedente la scoperta del Game… Sì, è possibile! Una mutazione sotterranea che ha cavalcato l’immane sofferenza umana derivante dalla rigidità ed esclusività che le élite del potere politico, della cultura, della economia e della religione del ‘900 avevano imposto alla maggioranza degli uomini.
Sì! È possibile… solo che, abituato come sono a ritenere “una intelligenza” sempre spettante ad un soggetto che la esercita, mi è venuto subito da chiedermi a Chi potesse appartenere tale Intelligenza sotterranea? Chi fosse il Soggetto che, come Ades, prorompendo dal sottosuolo, fosse venuto a rapire la già tormentata anima (Persefone) dei nostri tempi.
Naturalmente mi si potrebbe contestare che il “Chi” con la maiuscola rende manifesta la visione del mondo sulla quale mi fondo. Ma è ovvio! Non oserei mai negarlo. Sono pienamente consapevole della visione “scientifico spirituale” del mondo sulla quale fondo i miei pensieri. Ma si dovesse mai credere che Alessandro non ne abbia una sua e che per chissà quale miracolo possa invece parlare come un Deus ex macchina. Anche lui, come tutti d'altronde, possiede una visione del mondo sulla quale fonda i propri pensieri… solo non sarei così sicuro che lui conosca i presupposti gnoseologici ed epistemologici sui quali si basa, così come io conosco i miei.
Ma affrontare questa diatriba ci porterebbe troppo lontano.
Torniamo piuttosto al Game e alla bella descrizione di come una misteriosa forza sotterranea abbia scavato tunnel sotto le torri di potere del vecchio mondo e le abbia fatte crollare, spingendo poi verso l’alto nuove costole montagnose. Massicci, cime e rilievi che oramai, a distanza di anni, hanno finito per costituire un territorio del tutto nuovo. Davvero stupende le mappe di questo Nuovo Mondo tratteggiate da Alessandro…  distribuite in modo progressivo nel testo e, dunque, nel tempo, così da permettere a chiunque di visualizzare il fluire del movimento sotterraneo che le avrebbe generate.
E la visione d’orizzonte che dalla cima di quelle vette si lascia ammirare è sublime…
Peccato, ancora una volta, che io rimanga dubbioso sullo spettacolo che il testo offre ai miei occhi perché, in un certo senso, è come se i miei peggiori incubi avessero preso forma. E vita.
Proverò a descriverne qualcuno. Chissà che non mi riesca di esorcizzarli.
Dunque… le particolarità specifiche del Game sono la semplicità, la leggerezza e la velocità delle informazioni che, in pratica, prima hanno diluito il vecchio mondo e infine lo hanno smaterializzato. Alessandro ne è entusiasta… mentre a me, qui, sembra di riconoscere l’intenzionalità di Qualcun Altro il cui scopo, non dichiarato, potrebbe essere proprio quello di sedurre i più poveri di spirito e relegarli per sempre nel virtuale.
Di fatto, bisogna riconoscere che la nuova postura, uomo-tastiera-schermo, che con l’IPhone – ci racconta Alessandro – si spinge a realizzare quasi una protesi bio-meccanica dell’organismo umano, in molti casi diviene totale dipendenza. Ma io non parlo qui dell’infarto che quasi mi coglie (a me, adulto e vaccinato) se per caso esco di casa per andare al lavoro e ho dimenticato il cellulare sul comodino (e pensare che fino al 2000 ancora non ne avevo mai comprato uno). No! Mi riferisco a tantissimi di quei giovani che nel Game ci sono nati, ne fanno un uso quasi solo godereccio e vi stazionano perennemente, con ciò amplificando la propria originaria stupidità. Non dovrebbe essere un caso, infatti, se ovunque, nel mondo, sono cominciate a sorgere vere e proprie cliniche per tentare di curare con l’astensione forzata la “dipendenza dal virtuale” di questi poveri giovani. D’altra parte, mettere un qualsiasi Tool elettronico in mano a ragazzini di quattro o cinque anni (a volte anche più piccoli) significa svilupparne sì l’intelligenza, ma solo quella associativa, a discapito di quella creativa e di quella concettuale.
Pensavo che Alessandro lo sapesse ma, forse, l’entusiasmo lo ha distratto da questo particolare.
 Un altro punto interessante: ci sarebbe da parlare della verità-veloce che, almeno secondo il nostro autore, andrà sostituendo quel tormentone di cui gli uomini si sono sobbarcati dal giorno in cui sono apparsi su questo mondo: qual è la Verità?
Troppo macchinosa e faticosa una ricerca in tal senso. Vuoi mettere – scrive Alessandro, e l’esempio che porta (quello del libraio di Lorient) è un capolavoro di letteratura – prendere una notizia errata, lanciarla a velocità vertiginosa nel Web, e poi assistere a uno strano fenomeno di conferma che è però l’effetto dell’errore iniziale. Caspita se è geniale Alessandro. Che ce ne facciamo di una Verità presunta Vera, difficile da rintracciare, immobile, ferma nel tempo, quando sarà possibile crearne a dismisura di veloci, snelle, valide finché durano e funzionali alla nostra superficialità? Il Game è troppo fluido per potersi permettere la ricerca della Verità e troppo avanzato (sic!) per potersene accontentare. Perciò, scrive Alessandro, ha prodotto un suo proprio modello di verità (mi dev’essere sfuggito che la Verità fosse relativa e che ognuno potesse costruirsene una propria) e ne ha modificato il design che, così facendo, ha perso esattezza e precisione ma ha guadagnato in sintesi e velocità.
Bah…
Se davvero Alessandro è convinto di ciò che dice, mi sembra inutile starne a discutere. Non posso negare, tuttavia, che in me la cosa genera una certa inquietudine.
Passiamo quindi ad un altro argomento, anche questo scottante.
Sembrerebbe, infatti, che anche il nostro autore si sia accorto di come, nel processo di liberazione dalle élite del passato, dai vecchi sacerdoti, dagli esperti, dai padri e dai padroni, la nuova umanità ne abbia tratto una rinnovata concezione di sé… una grandiosa e ingiustificata concezione di sé, azzarderei io, che non trovando più contenitori né confini, ha superato un certo limite e si è tramutata prima in “Individualismo di massa” e, infine, in “Egoismo di massa”.
Alessandro, però, sostiene che i padri della rivoluzione tecnologica non avessero tale egoismo… “Individualismo sì, ma egoismo no!” - scrive lui.
Che dire? Ancora una volta sembra convinto. E il fatto che Mark Zuckerberg, Larry Page, Sergey Brin, Bill Gates, Jeff Bezos, Steve Jobs e Lerry Ellison (l’ordine è casuale, non va per miliardi di dollari accreditati) in realtà si siano sostituiti alle vecchie élite e chi più chi meno siano intenzionati ad implementare i loro possedimenti, per Alessandro sembra normale. A me, vecchio dinosauro, sembrano uguali agli altri e, come ipotetica diagnosi, azzarderei: “bulimia egoica”… o, almeno, “bulimia monetaria”.
Ma, appunto, io non faccio più testo. E ringrazio l’autore, con sincerità, per la geniale percezione del concetto di “egoismo di massa” (perché qui devo confessare che io ne avevo intuito i contorni, ma il concetto non ero riuscito a metterlo a fuoco).
Come che sia: un egoismo che, oramai, sta contaminando il Nuovo Mondo sfornando masse di giovani nullafacenti e nulla sapienti i quali, però, sognano di diventare miliardari quasi per magia, inventando una App o sfondando il banco dei Bitcoin. Io e i miei colleghi ne incontriamo a decine, e centinaia sono invece le famiglie che di questa indifferenza culturale dei figli ci parlano.

Insomma… potrei continuare ancora per molto con le mie perplessità rispetto al Game e al Mondo Nuovo che ne è scaturito. Più che mai Alessandro non mi ha convinto ma, anzi, ha fortificato i miei dubbi sull’aurea di quest’epoca. La realtà però è questa e, dunque, potrei finirla qui.
Ma un’ultima critica mi sembra d’obbligo. Quella sul suo tema di fondo: “Venivamo da un disastro…” scrive Alessandro, perché in nome di valori e principi irrigiditi e letali, guidati da élite di potere chiuse e inaccessibili, verso la metà dell’ultimo secolo fummo trascinati in due guerre mondiali letali che produssero milioni e milioni di morti. L’incubo del ‘900 giustifica il Game - scrive sempre Alessandro – che, tuttavia, non fu una rivoluzione frontale bensì sotterranea. Una rivoluzione che sostituì allo scontro violento e sanguinoso (proprio di tutte le rivoluzioni passate) il rifiuto di ubbidire alle vecchie regole. I suoi creatori smisero semplicemente di giocare al vecchio gioco e si inventarono un gioco nuovo, apparentemente senza altre regole che non fossero quelle della semplicità, leggerezza e velocità. L’incubo del ‘900 era stato debellato.
Che bel racconto! Davvero fantastico…
Ma… Ohi… Alessandro… ci sei? Ma in quale pianeta vivi? Davvero ti sembra che i primi diciotto anni del Mondo Nuovo non siano stati abbastanza violenti e feroci?
- Diciassette anni di guerra in Afghanistan, come ritorsione del popolo più guerrafondaio del mondo a un attentato sul quale, oltretutto, pesano gravi sospetti di autenticità.
- La nascita dell’ISIS e del terrorismo globale, a tutto campo (anche, e soprattutto, grazie alle nuove possibilità offerte dal Game).
- La gratuita aggressione della Libia e l’uccisione di Gheddafi, solo per evitare che sorgesse una moneta africana in grado di contrastare il monopolio del dollaro americano e permettere ai soliti stati canaglia di allungare le mani sui suoi giacimenti di petrolio.
- Il vergognoso e sanguinoso attacco della Siria da parte dei soliti noti, solo per spodestare Bashar al-Assad colpevole di non volersi proprio piegare – ma come si permette? - ai desideranda economici di coloro che ancora dominano il mondo.
- La guerra nella Repubblica Democratica del Congo, ben più orribile, violenta e sanguinosa di tutte quelle mai combattute su quel tormentato continente. Non a caso denominata “Guerra Mondiale Africana” per la presenza di ben sei Paesi estranei (e sono sempre gli stessi) che si contengono i ricchi giacimenti di oro, di diamanti e, soprattutto – ascolta bene Alessandro – di coltan. Proprio quello che serve al Nuovo Mondo per costruire sempre più Tool elettronici con i quali dilettarsi.
- La recentissima guerra nello Yemen dove, indifferenti alla strage di migliaia di civili indifesi e bambini innocenti, nove paesi arabi sunniti, guidati dall’Arabia Saudita e appoggiati dagli Stati Uniti (ma guarda… sempre loro) e dai guerriglieri dell’ISIS, combattono i ribelli sciiti Huthi, appoggiati (si suppone) dall’Iran e dalla Russia. La contesa, al di là di tante menzogne, riguarda il controllo delle rotte del petrolio. Dimenticavo… la guerra si combatte anche grazie alle ingenti forniture di armi italiane, distribuite a destra e a manca. Perché per noi, come un po' per tutti in questo Nuovo Mondo, quello che conta è il profitto.
- L’ancor più recente recrudescenza del conflitto tra Israele e Palestina.
E poi ci sono la guerra in Ucraina, in Somalia, in Sudan, in Kurdistan, in Iraq, in Nepal, in Indonesia.
Che c’è… Alessandro, visto che non è più in Europa (almeno per ora) la guerra è meno guerra?
O forse ti sei fatto incantare dal termine: “Guerre di Pace”?
O solo perché Obama è stato il primo giocatore al mondo a vincere al Game, vogliamo chiudere gli occhi di fronte al numero delle guerre che tale esimio premio Nobel per la Pace ha scatenato?
Insomma… il Mondo Nuovo non si presenta proprio bene…
E non mi basta, sai, che in chiusura del tuo bellissimo libro (perché un bellissimo libro rimane, al di là di tutto, e le persone intelligenti dovrebbero leggerlo) non mi basta che tu te n’esca auspicando che presto un'altra intelligenza ancora, Femminile questa volta, Umanistica, di memoria non americana, composta da talenti cresciuti nella sconfitta e da menti emarginate, possa riuscire ad entrare nei processi di produzione del Game futuro. Perché non sono sicuro che proprio il Game lo permetterà. Perché tutta la memoria e le figure mentali che, come dici tu, gli abitanti del Game si sono messi a raccogliere, non sono poi così sicuro che potranno essere rielaborate da uomini e donne che, magari a causa del cattivo uso del Game, rischiano però, di fatto, di essere diseducati a pensare con la propria testa e di riuscire a compensare la dissoluzione dell’Infinito, la perdita della Verità e l’insostenibile leggerezza dell’essere che finora ne sono risultati. Non sono convinto che la post-esperienza (o vibrazione, come la chiami tu) sia accessibile a tutti i fruitori del Game… di certo non a quelli che solo ci si baloccano (e sono molti), né a quelli che hanno imparato a surfare leggeri tra la data di nascita di Platone e il supposto numero delle stringhe nei multiversi della meccanica quantistica… piuttosto, io credo invece che la post-esperienza sarà possibile solo a quelli che, almeno in parte, saranno stati ri-educati alla lentezza, alla profondità e alla paziente e faticosissima ricerca della Verità.
Vedremo…
Come scrisse Manzoni: “Ai posteri l’ardua sentenza”.


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