giovedì 7 febbraio 2013

Antropologia



La Bellezza della Donna


Del legame occulto, più che “simbolico”, tra il Principio Femminile, le donne e la bellezza, ho già scritto più volte in articoli, saggi e brevi racconti. Sarebbe sciocco da parte mia ripetermi, perciò, presumendo che chi mi conosce abbia letto almeno qualcuno dei miei precedenti lavori (consultare ad esempio: http://www.pieropriorini.it/index_file/ladonnasalverailmondo.html) partirò dall’assunto che, di tale legame, si conoscano le radici. Tuttavia, per correttezza verso nuovi e occasionali lettori, mi si conceda di ricapitolare in sintesi tali presupposti.
Punto di partenza delle mie ricerche è sempre stata la Realtà Archetipica e l’osservazione degli elementi e delle qualità che la caratterizzano nel suo dispiegarsi nel mondo fenomenico. E questo perché, in sintonia con la psicologia del profondo di C. G. Jung e il convincimento di molti suoi esegeti, sono convinto che siano questi elementi e queste qualità ad imprimersi nella realtà quotidiana e, almeno in parte, a condizionarla. Non viceversa! In altre parole, ciò significa che il Principio Femminile e il Principio Maschile, con le loro specifiche qualità, oltre a condizionare molti dei processi del mondo fenomenico, soprattutto presiedono all’essere fisico e psichico delle donne e degli uomini i quali poi, a seconda di numerose variabili tra loro indipendenti (facoltà e attitudini innate, educazione, condizionamenti ambientali, ecc…), possono respingere oppure accogliere tali qualità. E possono farlo in maniera più o meno parziale o assoluta.
Sottolineando, ancora una volta, che le sintesi riassuntive non sono mai in grado di restituire un immagine esaustiva dei fenomeni che, appunto, vogliono solo riassumere, sarà tuttavia opportuno qui ricordare che se l’asse portante dell’identità del Maschile può essere considerata La Forza e i suoi derivati (coraggio, determinazione, aggressività, attività, ecc…), e che tutti si riassumono nel Fallo Eretto, centro gravitazionale del Femminile può essere invece considerata La Bellezza e i suoi specifici derivati (recettività, affettività, duttilità, creatività, vitalità, ecc…), che tutti si riassumono nelle Rotondità Corporee della donna.
Sono questi elementi archetipici che, in quanto universali e perenni, si dispiegano nel destino di tutti gli uomini e di tutte le donne, e ciò a prescindere – come ho già tentato di spiegare - dall’accoglimento o dal rifiuto, totale o parziale, che ogni individuo può liberamente esercitare nei loro confronti. A prescindere dalle forme contingenti che essi di volta in volta assumeranno nel tempo e nello spazio. E, infine, a prescindere dalle innumerevoli variazioni culturali e cultuali. Perciò, l’influenza del Principio Archetipico, Maschile o Femminile, può essere percepita tra gli Inuit che hanno trascinato la loro esistenza tra i ghiacci perenni, così come tra gli Himba che hanno invece popolato la costa nord della Namibia; si è fatta sentire negli usi e nei costumi degli antichi romani, così come in quelli della più rigida cultura anglosassone, ha condizionato le usanze della secolare cultura cinese così come quelli della più moderna popolazione newyorkese. Le donne sempre sensibili alla propria estetica; gli uomini sempre impegnati a dimostrare il proprio vigore.
Dato tutto ciò per provato, cos’altro aggiungere? Quale bisogno di ricamare su dati di realtà che a tutti dovrebbero apparire incontrovertibili? Nessuno! Se non forse quello di voler sottolineare l’incredibile fedeltà della donna moderna al proprio mandato archetipico.
Mi spiegherò meglio. La visione della portata e dello spessore del fenomeno che sto per descrivere si è accesa all’improvviso in me, che da anni tratto queste tematiche, soltanto poche settimane or sono, durante un ultimo viaggio in India. Da giorni mi compiacevo di osservare i magnifici colori dei Sari indossati dalle donne indiane quando, come se fossi stato colpito da un lampo, mi resi conto del fatto che, forse, più del novantacinque per cento delle donne che osservavo vestivano con i costumi tradizionali, mentre si e no il dieci per cento della popolazione maschile faceva altrettanto. Così, al fianco di donne giovani o vecchie, povere o ricche, disimpegnate oppure intente nei più duri e umili lavori, tutte però in sari e veli, in un tripudio di accesissimi colori, al loro fianco, dicevo, c’erano uomini grigi, vestiti all’occidentale, con jeans, scarpe da ginnastica Nike o Reebok, magliette di calcio con i numeri di Totti, Ronaldo o di Lionel Messi, maglioni dai colori scuri, smorti e tristi, oppure con giacche a vento nere e informi.









Perché?
Mentre me lo chiedevo, mi resi conto però che la stessa cosa avevo sempre osservato ovunque nel mondo: in Medio Oriente, in Africa, in America Latina… Forse non con la stessa schiacciante proporzione percentuale ma, comunque, pur sempre esorbitante. Le donne bellissime nei loro abiti o vesti tradizionali, con le acconciature, i trucchi e i gioielli che le avevano celebrate nel corso della storia. Gli uomini inguardabili, dentro abiti che non gli appartenevano, brutti anche nei rari casi in cui si trattava di vestiti di prestigio. Smunti. Tristi. Inadeguati.
Ancora una volta… Perché?
Come era possibile che nessuno avesse mai rilevato l’assurdità del fenomeno? O, almeno, la sua dissonanza percettiva?
Non feci in tempo a stupirmi della mia osservazione che già mi stavo rispondendo: è probabile che il fenomeno che stavo contemplando non fosse altro che la riprova di quella differenza sostanziale tra il Principio Femminile e quello Maschile di cui sempre mi sono interessato al livello professionale. È innegabile, infatti, che anche gli uomini moderni sono fedeli alle Qualità Archetipiche proprie del Maschile. Anzi, le stanno acuendo ed esasperando: gonfiando i muscoli in palestra, imponendo alle donne il proprio egocentrismo o devastando il mondo con guerre assurde il cui unico scopo è il raggiungimento del Potere e della Ricchezza. Che, a loro volta, sono un modo come un altro per dimostrare a tutti quanto grosso e duro sia il loro fallo.
La donna, dunque, vestendo così come si veste, sorridente, sempre carica di bambini, un po’ dovunque nel mondo, non fa che raccontare la sua fedeltà a se stessa: testimone della Bellezza, dispensatrice di Vita, messaggera di Pace, interprete della Gioia e della Speranza. Innovativa, scaltra, sempre attenta, competente, sagace e smaliziata… nonostante tutte le difficoltà che un Maschile, non troppo degno di essere alla sua altezza, scarica da tempo sulle sue spalle.


Perciò la carrellata di fotografie che seguono, scattate da mia moglie, vogliono essere un omaggio a tutte le donne che, in un momento così drammatico come quello che il mondo intero sta attraversando, con questa tacita fedeltà a se stesse, offrono un esempio vivente delle poche alternative possibili che abbiamo per ritrovare il senso e il significato del nostro esistere in questo mondo.








































































































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