mercoledì 6 febbraio 2013

Articoli di psicoanalisi


Come salvarsi la vita... psichica
Sembra incredibile: nell’epoca della più veloce, ampia ed esaustiva informazione possibile, messa a disposizione di chiunque desiderasse averla, sono invece pochissime le persone che potrebbero affermare di conoscere la differenza che intercorre tra gli ambiti operativi della psichiatria, della psicologia, della psicanalisi o della psicoterapia. Pochissimi conoscono le profonde differenze che intercorrono tra molti di questi “strumenti” terapeutici… strumenti che solo l’etimologia della prima componente del nome - Psyké - rende similari. Eppure, se non proprio di tutti gli uomini o di tutte le donne moderne, questo dovrebbe pur essere un interesse specifico se non altro di quanti intendessero usufruire di un “trattamento” psicologico. 
Un attento esame della realtà ci dice, tuttavia, che le cose non stanno affatto così, e che molte persone, pur nella massima buona fede, spesso si affidano ciecamente a terapeuti di cui non conoscono né la formazione né, soprattutto, i presupposti conoscitivi della loro formazione.
Dovrebbero?
Credo di si! L’epoca della fiducia nel “ruolo” è tramontata da un bel pezzo, e così come essere madri o padri naturali non garantisce della capacità di svolgere adeguatamente i propri compiti, così come essere insegnati o professori di ruolo non certifica della capacità di educare dei giovani, così come l’appartenenza stessa ad un genere, maschile o femminile, non rivela un gran che della capacità di essere Uomini o Donne, così, tanto più, essere psicologi o psicoterapeuti - oggi più che mai – non racconta nulla dell’equilibrio psichico raggiunto, dei presupposti conoscitivi appresi nel corso della propria formazione o della “padronanza dell’arte” necessaria per strappare i propri simili dalle difficoltà nelle quali essi versano.
Di qui l’idea di questo piccolissimo breviario che possa servire come “guida di viaggio” agli intrepidi argonauti che vogliano ancora credere e sperare di poter conquistare il “Vello d’oro” (termine arcaico con cui veniva indicata la Realizzazione Interiore e la Salute dell’Anima).
La neurologia è quella branca della medicina che studia le patologie inerenti il SNC/Sistema Nervoso Centrale (cervello, cervelletto, tronco encefalico e midollo spinale); il Sistema Periferico Somatico (radici e gangli spinali, plessi e tronchi nervosi) ed il SNA/Sistema Nervoso Periferico Autonomo (gangli simpatici e parasimpatici, plessi extraviscerali ed intraviscerali). Fino agli anni settanta in Italia la trattazione delle malattie del Sistema Nervoso includeva in un unico "corpus" sia le patologie della mente che le patologie "organiche", per cui la disciplina allora professata era definita "neuropsichiatria". Anche grazie alla riforma ispirata da Franco Basaglia, i due ambiti vennero articolati, scientificamente, clinicamente e didatticamente, in neurologia e psichiatria. Il vero e proprio ambito della neurologia sarebbe perciò rappresentato dalle patologie organiche del sistema nervoso centrale e periferico, come ad esempio il morbo di Parkinson, la sclerosi a placche, la cefalea, il coma o la SLA.
La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei Disturbi Mentali di origine Organica , dal punto di vista teorico e pratico. Essa è definibile come una "disciplina di sintesi" poiché il mantenimento e il perseguimento della salute mentale, che è lo scopo fondamentale della psichiatria, viene ottenuto prendendo in considerazione diversi ambiti: medico-farmacologici, psicologici, sociologici, politici, giuridici. La psichiatria è una pratica medica focalizzata prevalentemente sull'uso dei farmaci ma con l'utilizzo accessorio di metodologie altrimenti tipiche della psicologia, che invece è la disciplina che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali. La psichiatria si distingue inoltre dalla psicologia anche per il diverso corso di studi. E, infatti, volendo essere rigorosi, uno psichiatra che volesse usare le tecniche psicanalitiche, dovrebbe prima superare uno specifico training analitico, e non “improvvisare” come invece, purtroppo, spesso accade nel nostro bel paese. Come che sia, il campo di specifica competenza della psichiatria dovrebbe rimanere circoscritto alle Psicosi (schizofrenie, depressioni endogene, distimie monopolari e bipolari, disturbi borderline), alle sindromi dissociative e derealizzanti, ai disturbi della personalità (depersonalizzazione, personalità multiple, psicopatie ecc…) e ai disturbi da stress post-traumatico.
La psicologia è la scienza che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali. Tale studio riguarda in maniera solo approssimativa le dinamiche interne dell'individuo (che sono invece di spettanza della psicanalisi), e in maniera approfondita i rapporti che intercorrono tra l’individuo e l'ambiente, il comportamento umano e i processi mentali che intercorrono tra gli stimoli sensoriali e le relative risposte (percezione, rappresentazione, motivazione, ecc….) Attualmente la psicologia è una disciplina composita, i cui metodi di ricerca vanno da quelli strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a quelli più etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci della psicologia culturale); da una dimensione strettamente individuale (ad esempio: studi di psicofisica, psicoterapia individuale, etc.), a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto sociale e di gruppo (ad esempio: lo studio delle dinamiche psicologiche nelle organizzazioni, la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti "gruppi focali", etc.). Queste diversità di approcci ha prodotto un'articolazione di sottodiscipline psicologiche, con differenti matrici epistemologico - culturali di riferimento.
La psicoanalisi (da psiche, anima, più comunemente "mente", e -analisi: analisi della mente) è la teoria dell'inconscio su cui si fondano una prassi e una disciplina psicoterapeutiche, e che ha preso l'avvio dal lavoro di Sigmund Freud. Innanzitutto essa è una teoria dell'inconscio. Nell'indagine dell'attività mentale umana essa si rivolge soprattutto a quei fenomeni psichici che risiedono al di fuori della coscienza. Viene perciò implementato il concetto di inconscio, introdotto nella riflessione teoretica già da Cartesio, Locke e Leibniz, e che Freud rielaborò da un punto di vista descrittivo e topico sulla base delle sue esperienze con Jean-Martin Charcot. Si basa sullo studio dei meccanismi inconsci di difesa, sulle dinamiche evolutive della psiche e sull’interazione delle istanze che concorrono alla creazione dell’equilibrio della personalità. In secondo luogo la psicoanalisi è una prassi terapeutica. Avrebbero perciò il diritto di appellarsi “psicanalitici” solo ed esclusivamente quei trattamenti fondati sulle dinamiche inconsce e sull’analisi del Transfert come ad esempio è per la Psicanalisi classica di Freud, la Psicologia del Profondo di Jung, la Bioenergetica di Reich o quella di Lowen, la Logoterapia di Frankl e tante altre ancora. L’ambito di competenza specifico dovrebbe essere quello riguardante alcuni disturbi sessuali (disfunzione erettile, eiaculazione precoce, anorgasmia, perversioni, esibizionismo, voyerismo), nevrosi ansiose (attacchi di panico, disturbi fobici, disturbi ossessivo-compulsivi, ipocondria, depressioni reattive), disturbi alimentari (anoressia, bulimia), dipendenze (affettive, da sostanze, dal gioco, dai nuovi mezzi tecnologici), immaturità e fragilità psicologica.
La psicoterapia è molto più recente e, spesso, di origini trans-oceaniche (Stati Uniti d’America). Si occupa della cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità che vanno dal modesto disadattamento all'alienazione profonda e possono manifestarsi in sintomi nevrotici tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo causando fattiva disabilità; a tal fine si avvale di tecniche applicative della psicologia dalle quali prende specificazione: psicoterapia cognitivo-comportamentale, psicoterapia della gelstat, psicoterapia transazionale, psicoterapia strategica breve,  ecc. Volendo essere rigorosi, tutte queste tecniche affrontano in maniera diretta il sintomo senza chiedersi quale sia il senso o il significato dello stesso e, in fondo, senza saperlo fare. In Italia, con l’istituzione dell’Albo degli Psicoterapeuti, la psicanalisi è stata fatta rientrare un po’ forzatamente nelle psicoterapie con il termine di psicoterapia psicanalitica. Professionalmente, sempre in Italia, la psicoterapia è una specializzazione sanitaria riservata a Medici e Psicologi iscritti ai rispettivi Ordini professionali e si consegue mediante un percorso formativo presso scuole di specializzazione universitarie ovvero in scuole di specializzazione private. Etimologicamente la parola psicoterapia - "cura dell'anima" - riconduce alle terapie della psiche realizzate con strumenti psicologici quali la parola, l'ascolto, il pensiero, la relazione, nella finalità del cambiamento consapevole dei processi psicologici dai quali dipende il malessere o lo stile di vita inadeguato e connotati spesso da sintomi come ansia, depressione, fobie, etc. 
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Sperando con tutto il cuore di essere stato fin qui sintetico e, soprattutto, comprensibile, mi permetterò ora di complicare ulteriormente le cose riportando non solo le differenze di fondo che separano le terapie psicanalitiche da tutte le altre, bensì anche quelle più significative che separano una prassi psicanalitica dall’altra.
Tanto per cominciare credo che sia fondamentale sapere che mentre le terapie psicanalitiche partono dal presupposto che il disturbo – quale che esso sia – affonda le sue origini nello sviluppo evolutivo della nostra psiche, e che perciò abbia un senso e un significato che bisogna comprendere se si vuole davvero liberarsene, non è necessariamente così per la maggior parte delle psicoterapie che si sforzano invece di affrontare il sintomo prescindendo dalle sue origini e, dunque, necessariamente, da qualunque suo possibile significato.
Non è questo il luogo per alimentare sterili polemiche, ma è fondamentale sapere che mentre nessun psicanalista “aggredirebbe” un sintomo (per quanto doloroso) finché continua ad esercitare la sua funzione all’interno dell’equilibrio psichico del paziente, non è così per la psicoterapia che tenta di liberare il paziente dal sintomo partendo dal presupposto che esso sia un “accidente” più o meno occasionale intervenuto a disturbare la vita psichica di quest’ultimo. Per dovere di correttezza bisogna ammettere che “guarigioni” di questa natura di fatto avvengono (con un risparmio più che considerevole di tempo e denaro sul percorso psicanalitico)… resta solo da vedere – e lo resterà sempre – se il risultato ottenuto sia, in effetti, il migliore possibile per la vita (organica, psichica e morale) delle persone così curate. Ma su questo ognuno è libero di pensarla come meglio crede.
Entriamo ora nel vivo delle psicoterapie psicanalitiche e proviamo ad immaginare che, lungi dall’esaurirsi nel maggiore o minore risvolto dato alla sessualità o alla volontà di potenza, oppure ancora nella diversissima impostazione del setting terapeutico, le varie scuole di psicanalisi si distinguono soprattutto per i polari ed opposti presupposti antropologici da cui prendono l’avvio. Cosa che, se avete capito bene a cosa alludo, non si può certo considerare marginale.
Così – tanto per fare alcuni esempi – se per la Psicanalisi Classica (S.Freud) l’uomo è un animale evoluto che ha trovato conveniente sacrificare la propria istintualità (gratificante ma pericolosa) alla organizzazione sociale (poco gratificante ma molto più sicura), per la Logoterapia (V.Frankl) o la Psicosintesi (R.Assagioli) invece, l’uomo è una creatura spirituale che attraverso le vicissitudini della vita cerca di ricongiungersi al proprio Creatore. Tra queste due estreme ed opposte visioni se ne trovano ovviamente molte intermedie, come la Psicologia del Profondo (C.G.Jung) che vede nell’uomo un essere misterioso nella cui anima è depositata la possibilità di decifrare il segreto della propria esistenza, o la stessa Bioenergetica (A.Lowen) che vede trasparire nella funzionalità corporea una dimensione spirituale rispetto alla cui natura, tuttavia, non prende alcuna  posizione.
Potrei continuare - spero sia ovvio - ma preferisco fermarmi qui, sperando che questi pochi, estremi esempi siano sufficienti a far comprendere quanto possano essere essenziali i presupposi filosofici o, se preferiamo, la visione del mondo, da cui ogni terapeuta prende l’avvio per aiutare i propri pazienti. A prescindere dai risultati ottenuti essa risulterà determinante… Sempre! Anche nel deprecabile caso in cui un terapeuta si considerasse emancipato da qualunque presupposto filosofico, perché ciò vorrebbe solo dire che in lui tali presupposti esistono comunque ma sono inconsci. E anche se oggi è l’epoca della inconsapevolezza diffusa, non augurerei a nessuno di confrontarsi con un terapeuta che ignori i presupposti conoscitivi da cui muove il proprio pensiero.
Per completare il quadro si tenga in considerazione un’ultima cosa: oggi gli psicoterapeuti più onesti e spregiudicati sono concordi nel ritenere che l’elemento decisivo ai fini di una cura sia la Qualità della relazione terapeuta-paziente. In altre parole ciò sembrerebbe sconfessare tutto ciò che fin qui mi sono sforzato di illustrare, rimandando la “guarigione” non tanto alla teoria di riferimento o alla tecnica usata dal terapeuta, quanto piuttosto alla “bontà” dell’Incontro tra persona e persona.
In effetti, è così (o, almeno, questo è anche il mio convincimento). Ciò tuttavia non toglie valore alle specificazioni sopra riportate, bensì le rinforza, mostrando come, in realtà, la terapia psichica possa funzionare solo nei limiti in cui si trovino a coincidere le scelte di vita profonde (teoriche e pratiche) sia degli uni che degli altri. In altre parole ciò significa che ognuno “incontra” l’Altro che è davvero predisposto ad “incontrare”, pena la squalifica del proprio operato.
Terminerei perciò questo breviario con un esplicito invito: qualora dovesse servire, scegliete con cura il terapeuta nella cui anima riversare le difficoltà irrisolte. Sceglietelo con avvedutezza e, qualora dovessero mancare elementi evidenti su cui basarsi, fate parlare il vostro istinto: vi dirà se restare o invece fuggire a gambe levate.

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