lunedì 18 gennaio 2016

L’Arabismo e la Donna



riflessioni scientifico-spirituali



Premesso:
1) che ho viaggiato per più di dieci anni in Medio Oriente e che ho conosciuto musulmani dall’animo dolce e gentile che mi hanno onorato delle loro confidenze.
2) che ho studiato l’Islam per tre anni e che, fin dall’inizio, mi convinsi della fenomenologia occulta cui si deve la “rivelazione” del Corano al suo profeta Maometto.
3) che conosco bene le opere di Qassim Amin, Ghaleb Bencheikh, Rita El Kayat, Fatema Mernissi, Magdi Allam, Chahdortt Djavann, Leila Ahmed, Jean P. Sasson e quelle critiche, pro e contro l’integrazione, di Abdelwahab Meddeb, Oriana Fallaci, Tiziano Terzani e Dacia Maraini.
4) che sono persuaso del dato scientifico che nega l’esistenza delle “razze” umane e della loro presunta diversità. Mentre sono convintissimo dell’estremo valore che si cela nel destino delle “Anime di popolo” e nell’intenso condizionamento operato dai fattori culturali e ambientali…
Sperando di non essere frainteso vorrei condividere le riflessioni che seguiranno.

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Buffo però che oggi, prima ancora di dire soltanto A, ci si senta in obbligo di proteggersi le spalle come io ho fatto nella speranza di promuovere una discussione approfondita e non animosa sui fatti storici di cui siamo testimoni. Ironico – o forse drammatico - che abbia sentito l’esigenza di farlo, ben sapendo che servirà a poco in questo clima di “bassa tifoseria” che imperversa nel web o sui giornali (virtuali o meno), dove non c’è traccia alcuna di un’autentica riflessione del pensiero e tutto è rimandato a quel che resta dell’antica appartenenza a una ideologia anziché ad un'altra. Dove allo sforzo di una penetrazione conoscitiva dei fenomeni in atto si sostituisce lo scontro tra il fare grossolano, reattivo ed esagitato della Destra e il dire solo politicamente-corretto della Sinistra.
Peccato sia così! Perché se l’immigrazione islamica in Europa è un fatto, il problema dell’estrema difficoltà dell’integrazione di queste genti non potrà essere risolto se non si penetrerà il suo più profondo significato e non si arriverà ad intravedere a quale livello spirituale la battaglia dovrebbe essere condotta.

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Nel 1915, nel cuore della prima guerra mondiale, il fondatore del movimento scientifico spirituale antroposofico, Rudolf Steiner, portò in numerose città (Zurigo, Hannover, Brema, Lipsia, Norimberga) delle conferenze che riecheggiavano sempre lo stesso, identico contenuto. Affranto e turbato per il costo di vite umane che la guerra esigeva, Stainer si sentì responsabilizzato dagli eventi a svelare agli uomini predisposti a comprenderlo quale fosse il motivo occulto di quel drammatico contendere. E riallacciandosi a un precedente ciclo di conferenze che lui stesso aveva tenuto nel 1912 a Kristiania sulla missione delle Anime di Popolo, ricordò come al popolo tedesco e, più in generale a tutta la Mitteleuropa, fosse stato affidato il compito di incarnare e perfezionare lo sviluppo dell’anima cosciente. Forte del contributo di artisti e pensatori quali furono Goethe, Novalis, Schelling, Fichte, Hegel e quant’altri, la Mitteleuropa, infatti, avrebbe dovuto arginare il gretto materialismo allora appena emergente nella corrente anglo-americana e contenere lo spiritualismo profondo ma ancora vacuo, intenso ma privo di una “forma espressiva” adeguata (e dunque indicibile), da sempre presente nella corrente slava.
Perciò la tragedia del 1915, sempre secondo le investigazioni di Steiner, non sarebbe stata altro se non l’espressione sensibile di quella ben più terribile guerra che nei mondi superiori vedeva il “Serpente di Midgard” tentare di stritolare tra le proprie spire (una alimentata dalle correnti del nord-ovest anglo-americano, l’altra da quelle del sud-est slavo) i viventi valori e i viventi principi della più spirituale Mitteleuropa.
Steiner morì nel 1927 e mancano perciò sue ulteriori investigazioni, ma è più che probabile che gli eventi denunciati abbiano continuato il loro corso fin oltre la seconda guerra mondiale e che l’attuale Europa (quella dei nostri giorni) abbia quasi completamente smarrito il ruolo di centralità spirituale che avrebbe invece dovuto saldamente tenere. Almeno fin tanto che la Grande Madre Russia non fosse stata pronta a darle il cambio assumendo quel ruolo centrale che, sempre secondo previsioni occulte, le spetterà nella futura epoca evolutiva terrestre.
Di fatto, gli attuali governanti europei sono già stati completamente asserviti all’immoralità del neo-liberismo finanziario anglo-americano che sta tentando di stritolare il mondo, e solo qua e là, celate nelle pieghe del corrotto mercato europeo, ancora sopravvivono sparute frange di cultura e di pensiero davvero degni di chiamarsi tali.
È in questo quadro di possibile, totale disfatta spirituale dell’Occidente che io credo si possa, anzi, che si debba, tentare di interpretare e comprendere il fenomeno dell’immigrazione dei popoli musulmani nel cuore della vecchia Europa.
Su questo processo in atto tanto si è detto, tanto si è scritto e tanto ci si è accapigliati. Ingiuriandosi l’un l’altro nei modi più feroci, com’è consuetudine nella peggiore tifoseria calcistica di uomini e donne decerebrati. Difficile, se non impossibile, che qualcuno ascolti il proprio presunto nemico, che valuti con animo sereno quel che ha da dire e sia pronto, almeno in parte, a correggere i propri inderogabili assunti. Già alcuni mesi fa, in un articolo intitolato “Ma di che cosa stiamo parlando?” denunciavo questa patetica situazione e, provocatoriamente, avevo proposto una riflessione sui temi lanciati dalle due opposte fazioni sul tema dell’integrazione islamica rappresentate da Oriana Fallaci, da una parte, e Tiziano Terzani e Dacia Maraini dall’altra. Perché mi sembrava, già allora, che la penetrazione conoscitiva del fenomeno non stesse da una parte o dall’altra, bensì al centro, in una combinazione creativa delle due tesi.
L’Analisi della Fallaci, infatti, nonostante un margine di ampia distorsione, dovuta alla sua caratteriale animosità e a quell’inconsapevole parzialità che le ha sempre impedito anche solo di intravedere l’arroganza e la violenza occulta dell’imperialismo americano, contiene alcune osservazioni che meriterebbero comunque di essere prese in considerazione. Come quella sulla più che evidente fragilità delle varie intellighenzie europee che, in virtù di un buonismo di principio, si sono sempre dimostrate incapaci di dialogare con l’Islam ad armi pari. Infatti, nessuna delle libertà che sono state concesse all’Islam sul territorio europeo hanno mai avuto la sacrosanta pretesa di un corrispettivo. I musulmani edificano moschee in tutta Europa mentre nessun’altro popolo ha ottenuto la medesima libertà di espressione nei loro “sacri” territori. Loro possono permettersi di criticare o offendere in tutti i modi i costumi e il Dio propri della cultura nella quale si vanno insediando, ma guai se qualcuno di quella stessa cultura, a loro estranea, si mostra irrispettoso nei confronti dei costumi e del Dio che essi invece venerano.
In questo senso ho paura che fosse corretta l’analisi di Giovanni Sartori quando, nell’articolo apparso nel Corriere della Sera del 20. 12. 2009, rilevava come in nessun paese del mondo la penetrazione islamica, una volta compiutasi, avesse mai accettato l’integrazione. Ma come, piuttosto, avesse sempre preteso la resa incondizionata delle altre culture alla propria.
Come se non bastasse, il politologo italiano avvertiva, in tempi non ancora del tutto sospetti, basandosi sugli scricchiolii che la moderna Turchia voluta da M. K. Ataturk già lasciava presagire, quanto difficile fosse per i popoli musulmani accettare fino in fondo la divisione tra stato laico e stato religioso.
D’altra parte, però, non si può negare che qualsivoglia critica dovrebbe pur sempre riguardare la cultura  o, se proprio vogliamo, i principi e i valori della religione islamica e non gli uomini che li esprimono riunendoli sotto l’antico e assai dubbio concetto di razza.  Personalmente faccio fatica a credere che ancor oggi, dopo gli studi di così tanti scienziati - tra i quali spicca il genetista italiano Luigi Cavalli-Sforza - qualcuno possa fare ancora appello a quella fumosa nozione, mancando invece di osservare come gli esseri umani - al di là di insignificanti tratti corporei dissimili - sviluppino quelle credenze e quegli atteggiamenti che la famiglia, la scuola e l’ambiente sociale propone loro.
Le razze non esistono, come provava a far osservare Dacia Maraini a Oriana Fallaci.
E su questa base scientifica, oggi più che accreditata, mi sento di affermare che non esistono bambini che, alla loro nascita, possano essere definiti cristiani, induisti, ebrei o musulmani. Piuttosto credo che nascano solo dei bambini… i quali, purtroppo, saranno educati a un credo religioso senza alcuna autentica possibilità di scelta.
Le religioni dovrebbero poter essere giudicate. Tutte! Non gli uomini che poi le esprimeranno!
Allo stesso modo non credo sia corretto mancare di prendere in considerazione i drammatici percorsi di vita attraversati da ogni singolo essere umano, anche quelli dei più pericoloso guerrigliero o kamikaze… non solo perché – come ha fatto notare Terzani - sono quei percorsi che li hanno condizionati e plasmati, ma anche perché potremmo scoprire che in un qualche modo siamo stati noi occidentali ad imporglieli. Poco importa se a causa di nostri egoistici e specifici interessi o solo a causa della consueta indifferenza che caratterizza la nostra vita di distratti, pigri e ben pasciuti occidentali. Il risultato è sempre lo stesso. Fu il presidente americano George W. Bush a ordinare la seconda Guerra del Golfo (la prima fu opera del padre) che portò all’uccisione di Saddam Hussein e che, oltre a migliaia di morti, gettò nella miseria più nera un’intera nazione. E il processo “farsa” cui in seguito Saddam fu sottoposto, e la sua frettolosa, ignobile, esecuzione non sono certo riusciti a fugare i sospetti sui vergognosi interessi economici e geo-politici che mossero l’intelligence americana a falsificare l’inchiesta su una sua illecita detenzione di armi nucleari e chimiche. Così come non c’era solo l’interesse di Sarkozy e della Francia nella guerra inscenata contro Gheddafi, bensì come sempre anche quello dell’America. Entrambe non potevano permettere che il Ras libico stesse progettando di liberarsi del CAF (la moneta ufficiale francese valida in tutto il nord-Africa) sostituendolo con una moneta Pan-Africana alternativa, già pronta a entrare in funzione perché sostenuta dall’ingente patrimonio d’oro e d’argento messo a disposizione dell’operazione dallo stesso Gheddafi. Una moneta che, nell’immediato futuro, avrebbe potuto sostituirsi addirittura al petrol-dollaro.
Sui tavoli del “Potere” si sono perciò mischiate le carte e approntate le contromisure.
La verità è che l’Europa, del tutto dimentica della missione che avrebbe dovuto rivestire nell’epoca dell’anima cosciente, serva accattona dell’imperialismo anglo-americano, dopo averne appoggiato le sporche guerre si trova ora invasa da quella stessa massa di povera gente che ha contribuito ad allontanare dai propri territori. All’interno di questa massa si agita di tutto: disperazione, paura, miseria, fame, rabbia, violenza e sete di vendetta.
Ma non è questo il punto. Centinaia, forse migliaia di reportage e articoli ben documentati parlano di tutto questo, e con ben più ampio respiro. Sarebbe sciocco, oltre che inutile da parte mia, riproporre analisi che già sono state fatte sulle complesse cause di questo esodo e sui pericoli che sta generando.
Ma, appunto, non sono i soliti punti di vista che in quest’articolo mi interessa mettere in evidenza. Perché di là dall’impossibile integrazione o meno dei popoli musulmani nella cultura dei popoli ospitanti, di là dalle loro più o meno esorbitanti pretese e anche oltre i pericoli incombenti, rappresentati dagli attentati terroristici realizzati dal fondamentalismo islamico e ora dai ben più motivati guerriglieri dell’Isis, in realtà sono sempre stato convinto che il vero pericolo per tutti noi europei risieda, come aveva indicato Rudolf Steiner, ad un altro livello: quello di perdere definitivamente la forza interiore necessaria per realizzare - nel pensiero vivente - la spiritualità immanente dell’Io.
“L’arabismo - avvertiva a questo proposito Massimo Scaligero in Lotta di classe e Karma, ancora nel 1970 - penetrò in Occidente come sottile impulso a separare l’elemento spirituale dal conoscere rivolto al mondo fisico, onde al conoscere divenne impossibile trovare in sé il proprio Principio”.  Non a caso, specificava Scaligero: “L’Io effimero, secondo Avicenna (che può essere considerato uno dei padri dell’impulso filosofico arabico), è un raggio del divino, che dopo la morte si riassorbe nel divino”. Da qui, come si può capire, la negazione di qualunque valore spirituale intrinseco alla sacralità della singola individualità umana, a tutto vantaggio dell’immenso valore rappresentato dalla comunità dei fedeli. Di qui, le basi metafisiche dell’estremo sacrificio di sé per la realizzazione del Bene Supremo (Allah), immaginato in una realtà trascendente l’umana comprensione.
Ma come ho già detto, non è questo che soprattutto mi interessa.
Come può ben comprendere qualunque moderno ricercatore dello spirito, la rivelazione araba è l’eco tardiva di una remota conoscenza sovrasensibile che, inoculata come germe nel cuore dell’Europa, ha sempre operato occultamente affinché l’Io umano venisse trasceso prima ancora che, grazie all’esperienza del pensare vivente, fosse riuscito ad afferrarsi come Spirito, in piena coscienza di veglia e nella propria immanenza. Almeno in parte, e a ben vedere, l’arabismo fu il responsabile del fallimento della filosofia Mitteleuropea che, con Hegel, seppe intravedere l’esaurirsi della funzione del pensiero riflesso, ma non seppe superarla. Perciò mi sento di aderire pienamente a Scaligero quando sostiene che l’insolubilità dei problemi del presente tempo possa essere fatta risalire all’influenza che l’arabismo esercitò in Occidente, preparando un’inconscia opposizione dell’Io alla percezione di sé, paradossalmente, proprio nell’epoca dell’anima cosciente.
Massimo Scaligero morì nel 1980. Fu risparmiato ai suoi occhi terreni di vedere il degrado in cui si trascina oggi, a soli trentacinque anni di distanza temporale, quell’anima cosciente della quale la Mitteleuropa avrebbe dovuto farsi protettrice.
Ed è in questo degrado che mi sembra di poter cogliere ulteriori, drammatici sviluppi, derivanti dal rapporto che da sempre, e non a caso, il mondo arabo ha intrattenuto con la Donna.
L’aumento esponenziale dell’immigrazione araba nei territori europei e l’incapacità, o comunque la non volontà, dell’arabo esule di “mediare” tra i propri valori culturali e quelli dei popoli ospitanti, soprattutto in merito al rapporto con il mondo femminile rappresenta, a mio avviso, un ulteriore attacco alla missione spirituale dell’uomo europeo.
Prima di andare avanti, però, vorrei ancora una volta provare a proteggermi le spalle: non voglio fare un riferimento specifico, in questa mia ricerca, solo ai presunti fatti del capodanno 2016 a Colonia, Zurigo, Salisburgo, Amburgo, Helsinki e in altre città del nord Europa. Anche se mi sembra ovvio la relazione tra quelle molestie e il “problema” femminile che io credo espresso dall’intero mondo arabo. E ai lettori più curiosi consiglierei comunque l’interessante articolo di Ida Magli su “Libero Quotidiano” di cui allego il link:
Ma ancora una volta, ribadisco, non è questo il punto del mio interesse, quanto piuttosto cogliere il nesso tra il momentaneo ristagno dello sviluppo dell’anima cosciente in tutto il territorio europeo  e gli impulsi presenti nel mondo arabo. Impulsi tra i quali il più pericoloso in assoluto dovrebbe essere ritenuto quello relativo agli aspetti occulti della considerazione che il mondo arabo riserva all’essere della Donna.
Nel 2007, in tempi non ancora sospetti, di ritorno da un lungo viaggio in Turchia, Siria e Giordania, scrissi sull’argomento un lungo articolo intitolato “Il segreto del velo” e in seguito pubblicato come capitolo autonomo nel mio libro “AfricAzonzo”. In quell’articolo, tuttavia, dopo essermi scusato in tutti i modi per la pretesa di voler interpretare gli usi e costumi di una cultura con i paradigmi propri di un’altra, avevo prediletto il taglio psicanalitico. Anche se, per farlo nel più corretto dei modi, avevo comunque usato le riflessioni di autori arabi.
Invitando il lettore interessato alla lettura integrale del mio articolo - del quale allego il link: http://www.pieropriorini.it/index_file/ilsegretodelvelo.html  - mi fa piacere ricordare che già allora, nella speranza di essere riuscito a camminare sulla corda tesa sopra l’abisso dei pregiudizi, avevo sentito necessario concluderlo con le parole: [Senza l’incontro libero con l’Essere della Donna]”…il cammino che separa oggi il mondo islamico dal traguardo della reintegrazione spirituale sarà ben più lungo e tormentato del nostro.”
Oggi, tuttavia, alla fine del mese di gennaio del 2016, sento la necessità di condividere con i miei lettori pensieri che vanno ben oltre il taglio di una psicologia del profondo, sperando con ciò di riuscire a illustrare perché - almeno a mio avviso - la chiusura del mondo arabo nei confronti del Femminile rappresenta il più potente attacco mai lanciato contro la missione spirituale della Mitteleuropa.
Per farlo, però, dovrò partire da lontano: dalla visionaria speranza che Dostoevskij - ne L’idiota  - mette in bocca al principe Miskin:

La Bellezza salverà il mondo!

La speranza, infatti - suggerisce l’architetto Stefano Zecchi nel suo bellissimo saggio: Le promesse della Bellezza - è che di fronte al Bello che si esprime nella natura, nell’arte e nel corpo umano (soprattutto di Donna, io aggiungo) l’anima dell’uomo difficilmente potrà essere sedotta dal Male e, in esso, rimanere rattrappita. Circondato, sopraffatto, violato dal Bello, l’essere umano stupisce… e si ritrova capace di crescere, di migliorare se stesso, perseguendo così quell’unità del Vero e del Giusto cui la Bellezza allude.
Ovviamente, la tentazione di trattenere in una dimensione solo “intellettuale” questi concetti è per tutti noi, ricercatori smarriti, molto forte. Cedervi, però, sarebbe un grave errore. In realtà i tempi sarebbero maturi perché i più coraggiosi tentassero di penetrare conoscitivamente, con un pensiero vivente, il segreto che lega la donna alla Bellezza.
Uno dei primi che azzardò l’impresa fu Pavel Evdokimov nel suo meraviglioso, straordinario libro: La donna e la salvezza del mondo. E nel testo, l’autore - uno dei maggiori teologi ortodossi del secolo passato - forse ispirato in anticipo da quello stesso Spirito di Popolo Russo cui Rudolf Stainer accennava - non mancò di farlo. È vero- scrive Evdokimov - “la bellezza salverà il mondo; non una bellezza qualsiasi, ma quella dello Spirito Santo, quello della Donna avvolta di Sole”.
Ma se lo sguardo visionario dell’autore è rivolto verso il Paraclito, egli non manca di coglierne il riflesso nascosto in ogni donna, perché: “…ogni donna - scrive Evdokimov - quando è veramente una nuova creatura, ha la capacità di generare Dio nelle anime devastate”.
Qualche decina di anni dopo, in pieno Occidente, Massimo Scaligero - poco prima della propria scomparsa terrena - con una poetica sublime che nacque dalla purezza vivente del proprio pensare, dedicò alla Vergine-Sofia il suo saggio più toccante. In esso, l’autore invitava tutti coloro che volessero tentare di uscire subito dalle tenebre di una situazione disperata ad osare la via più semplice: rivolgersi all’immagine della Vergine… la Quale può darsi come autentica esperienza percettiva soltanto in quanto “vestita di sole”. Che è poi la trascendenza del pensiero, la resurrezione dell’idea.
I due ricercatori, quello russo e quello italiano, operavano ad altissimi livelli… tuttavia non persero mai di vista il filo segreto che unisce ogni donna, per quanto comune la si voglia immaginare, alla natura della Sofia.
Dalla lettura attenta, approfondita e meditata dei loro pensieri emerge infatti, a chiare lettere, come la Bellezza possa incarnarsi in maniera del tutto naturale e spontanea nelle donne. La Bellezza è Donna… e tutte le donne, allora, sono belle se, con tale termine, tutti noi fossimo capaci di intendere una Qualità Dinamica che dalla fisicità esteriore può giungere fino alla pre-figurazione immaginativa dello Spirito Santo.
Stando così le cose, non dovrebbe stupire allora la totale chiusura del mondo arabo a questa latente qualità superiore della donna e alla forza che da essa emana. Né dovrebbe stupire la dinamica solo apparentemente banale delle molestie e delle violenze esercitate in quest’oscuro periodo storico contro le donne occidentali. Dietro la banalità degli illeciti sessuali si nasconde, infatti, il bisogno di scongiurare attraverso l’offesa, il sopruso e la paura, il potere immenso che si cela in ogni donna. Il potere della Vergine che, vittoriosa, pone il piede sulla testa del Serpente Antico.
L’Islam, in quanto eco distorto di una antica trascendenza, ha il sacrosanto terrore di questo potere. Per questo si è irrigidito in un patriarcato duro e violento di cui il burka, la preclusione di qualsiasi diritto alle donne, la lapidazione della vittima in caso di stupro e l’imposizione della poligamia non sono, come si vorrebbe fare credere, delle patologiche distorsioni del messaggio originario, bensì l’inevitabile degenerazione di una tensione spirituale oramai morta e che sopravvive come mummia di se stessa.
Tuttavia, è questa Entità Morta che sta tentando di infettare il cuore già asfittico dell’Europa colpendola là dove ancora potrebbe opporre una pericolosa resistenza: nel corpo della donna. E spero sia chiaro a tutti i miei lettori che l’Entità Morta responsabile di quest’ultimo ignobile attacco alle speranze di resurrezione spirituale della Mitteleuropa non va necessariamente identificata nei rappresentanti di una nazionalità piuttosto che di un'altra, bensì nello spirito morto che da sempre anima gli uomini ottusi. Ancor fossero di pelle bianca, biondi e con gli occhi azzurri. Tuttavia, è doveroso ammettere come una predisposizione cultural-religiosa si esprima nell’arabismo e in quasi tutti coloro che vi sono stati educati. Se non altro come giustificazione rituale dei propri atti, anziché come colpa grave per crimini che meriterebbero di essere severamente puniti.
La libertà della donna avrebbe bisogno di essere salvata dall’uomo-eroe moderno. E protetta! Perché dalla sua salvezza dipende quella del suo salvatore e di tutta quanto l’umanità.
Quando i Principi Sauditi confinano le proprie donne dentro le quattro mura della propria casa e impediscono loro di uscire se non rigorosamente nascoste dal burka e accompagnate da un uomo, mentre loro - i Principi - si dilettano in orge inenarrabili con prostitute d’alto bordo fatte venire con jet privati da Parigi o da Berlino, più o meno inconsciamente sanno che cosa stanno facendo. Stanno infettando l’Occidente, il loro acerrimo nemico che, se si svegliasse, potrebbe distruggerli con un solo sguardo. Il loro nemico è l’uomo europeo che fosse capace di sperimentare nella propria immanenza la trascendenza del “Io sono l’Io sono”.
È a questo mistero cui allude Rudolf Steiner quando svela il genio segreto della lingua tedesca che nel pronome “Io” (Ich, in tedesco) si collega direttamente al Cristo (I-Ch = Jesus Christus). Come se il genio stesso del linguaggio premesse affinché l’uomo centro-europeo potesse realizzare: “Non Io, ma il Cristo in me”, come autentica e reale esperienza interiore.
Nel tempo presente pochi esseri in Occidente sono arrivati a sviluppare fino in fondo l’anima cosciente, ma il rischio c’è e per questo motivo gli Ostacolatori dell’evoluzione umana devono premunirsi spingendo i portatori inconsci di un’arcaica conoscenza sovrasensibile a umiliare e violare le donne occidentali. Perché in ogni donna giace dormiente, prigioniera o sepolta la prefigurazione immaginifica della Vergine-Sofia. Che tale deve restare, se il Male vuol sopravvivere.
E sia chiaro che non immagino neanche lontanamente che tutti questi fatti, nel loro valore occulto, siano agiti dai vari attori con predisposizione e in piena coscienza. Purtroppo, da questo punto di vista, aggressori e aggrediti, siamo tutti burattini. Almeno per ora.
Di fatto, l’Europa di oggi sta soffocando tra le spire del Serpente di Midgard: l’unione dei suoi popoli è stata resa una farsa da istituzioni che non rappresentano assolutamente nulla e da una moneta unica che ha generato solo la speculazione degli stati più forti sui più deboli. Con l’inevitabile ritorno di odio reattivo. La cultura languisce, sotto gli sferzanti attacchi della seduzione tecnologica e l’abbattimento di qualunque confine etico. I padroni della grande finanza anglo-americana, attraverso la corruzione di tutti i capi di stato europei, stanno per aggredire e distruggere quelle poche conquiste di trasparenza e onestà dei mercati che, conquistate in un recente passato, ancora a stento sopravvivono. L’intimidimento delle donne europee, la diminuzione delle loro ordinarie libertà di movimento e di espressione – quelle stesse cui alludeva, condannandole, il nostro vergognoso politicante Matteo Salvini, all’indomani dei fatti del capodanno 2016 - la loro pur parziale segregazione per vergogna, paura e sgomento, potrebbero rappresentare una nuova battaglia vinta dai nostri comuni nemici. Che non sono, lo ripeto ancora per amor di chiarezza, i numerosi singoli immigrati arabi con il proprio carico di miserie o di odio, bensì quegli Esseri Ostacolatori che hanno infiacchito il nostro pensiero di uomini occidentali.

In realtà i veri responsabili siamo tutti noi, uomini occidentali, perché tutti noi siamo divenuti intellettualmente e spiritualmente impotenti.
A) È un’impotenza intellettuale quella che ci impedisce di comprendere, fino in fondo, verità che alcuni degli stessi intellettuali arabi riconoscono, e cioè che:
- "Il rapporto con la donna - come denuncia Kamel Daoud (non a caso condannato a morte da una fatwa lanciatagli contro dall’Imam Abdelfattah Hamadache Zeraoui) - rappresenta il nodo gordiano del mondo di Allah, ove la donna è negata, uccisa, velata, rinchiusa e posseduta. [Perché] è l'incarnazione di un desiderio necessario, per quanto ritenuto colpevole di un crimine orribile: la vita”.
La vita umana e la realtà del mondo, infatti, per l’Islam sono un inganno, un crimine; l’unica verità è quella trascendente di Allah.
La donna - continua Daoud - è la posta in gioco senza volerlo, sacralità senza rispetto per la propria persona, desiderio di tutti senza un desiderio proprio. Il suo corpo è il luogo dove tutti si incontrano. È questa la libertà che il rifugiato, l'immigrato desidera ma non accetta".
B) È invece una grave impotenza spirituale quella che ci impedisce di vedere il vero volto del nostro Nemico e fa sì che, contro di lui, schieriamo combattenti deboli e vulnerabili, perché divisi da mille opinionismi, sdolcinati buonismi, manierismi politichesi o, quel che è peggio, vacui spiritualismi d’altri tempi. Peccato che senza un pensare chiaro e redento dalla propria riflessità, senza un’autentica realizzazione interiore della spiritualità dell’Io, non si andrà da nessuna parte e nessuna battaglia potrà mai essere vinta. E qualunque stratagemma, per quanto ingegnoso o politicamente corretto, cozzerà contro i suoi stessi limiti.

Perciò, devo ammetterlo… Sì, devo proprio confessarlo: non vedo per il momento grandi possibilità di opposizione al Nemico che incalza se non quello della testimonianza più lucida possibile e dell’attesa paziente che, nel tempo e nella più fitta oscurità della buia notte di questa nostra anima occidentale, la “Vergine vestita di sole” torni a partorire in tutti noi una scintilla di Luce. Che è poi il mistero della Pentecoste.

“In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno…"  Mc 3,28 - 30