tag:blogger.com,1999:blog-24316433301614377122024-03-13T09:30:50.183-07:00Psicologia del profondoPiero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.comBlogger33125tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-42085698894341015512021-10-21T00:22:00.008-07:002021-10-21T00:30:56.945-07:00<p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: verdana; font-size: x-large;"><b>Perché a noi?</b></span></div><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-zBac7sqxH7E/YXESocLNdwI/AAAAAAAAAWw/XSM-nxWOLfIq_3EnE05tWX0CG9Ycbtr4wCLcBGAsYHQ/mascherine-5.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://lh3.googleusercontent.com/-zBac7sqxH7E/YXESocLNdwI/AAAAAAAAAWw/XSM-nxWOLfIq_3EnE05tWX0CG9Ycbtr4wCLcBGAsYHQ/w402-h240/mascherine-5.jpg" width="402" /></a></div><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"><br /></p>Con questo breve articolo vorrei riproporre le provocatorie parole che il mio caro amico Piero Cammerinesi ha indirizzato a quanti percorrono un cammino interiore di conoscenza:<o:p></o:p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-indent: 11.35pt;">“Se non noi, chi? Se non adesso, quando?”<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Solo che vorrei tracciarne una visione parallela, diretta perciò a tutti coloro, e sono molti, che nella situazione odierna piuttosto che trovarsi si stanno perdendo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Perché solo noi italiani, tra i tanti popoli europei, stiamo subendo senza quasi protestare, salvo pochissime eccezioni, pesantissime vessazioni e l’abrogazione dei principali diritti costituzionali? Perché la maggior parte di noi italiani accetta misure sanitarie demenziali e l’obbligo di un tracciamento elettronico che consegnerà le nostre vite nelle mani di un Potere se non proprio Diabolico di sicuro criminale? Perché solo da noi tanta violenza?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">È anche vero che negli altri paesi europei la popolazione è più ubbidiente e disciplinata. Notizie che giungono privatamente (visto che i <i>mass media</i> europei sono tutti allineati) racconterebbero che nei paesi scandinavi, così come anche in Danimarca, pur senza alcun ricatto da parte dei vari governi, la popolazione si sottomette volentieri a ignobili sistemi di tracciamento delle proprie vite (fisiche, economiche e politiche). La fiducia nel proprio Stato, tipica dei popoli nordici, non sarebbe perciò da ostacolo all’introduzione <i>soft </i>e progressiva del trans-umanesimo voluto dalle élite di Potere che vogliono dominare il mondo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Il popolo italiano, al contrario, è sempre stato individualista, ribelle e spesso imprevedibile nei sistemi di aggiramento di qualunque legge o costrizione. E questo potrebbe spiegare perché coloro che in Italia hanno raggiunto il Potere pur senza alcuna legittimazione politica stiano ora esprimendo una violenza senza precedenti e senza confronti con altre nazioni. Lo spirito spregiudicato, beffardo e irriverente dell’Italia doveva essere piegato e asservito, probabilmente per fungere da monito e da modello. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma allora perché, sempre in Italia, tanta acquiescenza di popolo?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Dove è finita e perché l’italica disubbidienza?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Come è potuto accadere?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Certo… i motivi per l’abominio che stiamo vivendo sono molteplici e complessi, implicando elementi politici, economici, culturali, storici e religiosi, e mai mi sognerei di poter essere esaustivo nell’affrontarlo. Ma volendo osservarlo da un punto di vista psicologico, mi sento di poter addurre ulteriori elementi a quanti già esaminati durante questi ultimi anni.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Subito dopo il mese di marzo del 2019, infatti, ben prima che medici e ricercatori indipendenti facessero chiarezza sulla possibile origine ingegneristica del nuovo virus, sulla infondatezza del protocollo ufficiale di cura (tachipirina e vigile attesa) e avanzassero pesanti sospetti sui sieri antigenici sperimentali proposti e imposti dal nostro governo, e ancora prima che venisse rilevata l’assoluta efficacia curativa di farmaci alternativi testati da oltre cinquant’anni (come ad esempio la colchicina, l’idrossiclorochina e l’ivermectina), ben prima di tutto questo mi ero già sentito in dovere di scrivere brevi articoli e di partecipare a trasmissioni di radio indipendenti nel tentativo di illustrare quante e quali manipolazioni psicologiche fossero state messe in atto dai detentori del potere.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Insieme a molti altri professionisti del mio settore, colleghi più o meno famosi che avevano intuito l’inganno attraverso considerazioni del tutto autonome e indipendenti, mi ritrovai così a denunciare come ci fosse un tentativo in atto di amplificare a dismisura paura e panico tra la popolazione così da poterla poi irretire in una sorta di Racconto Unico, o Pensiero Dominante, all’interno del quale sottomettere e poi annichilire quella dimensione di libertà potenziale (fisica, animica e spirituale) che dovrebbe essere considerata il tratto precipuo del nostro essere uomini.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Mostrai, o almeno tentai di mostrare, come i <i>mass media</i> implementassero e poi cavalcassero impunemente il terrore della morte, tratto distintivo e annichilente in una civiltà materialistica come la nostra, come usassero e abusassero della Programmazione Neuro Linguistica (PNL) per scardinare qualunque possibile riflessione autonoma e indipendente sul presunto fenomeno pandemico in atto e, infine, creassero ad arte i presupposti per quella divisione e opposizione tra le persone (<i>divide et impera</i>) che, come sempre, avrebbe permesso agli uomini di potere di condannare e perseguire chiunque si fosse allontanato da quel Racconto Unico a cui tutti avrebbero dovuto uniformarsi. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Nei mesi successivi mostrai, o ancora una volta tentai di mostrare, come alla base del processo di irretimento della coscienza collettiva di un intero popolo ci fosse stata l’attivazione criminale di un meccanismo ben conosciuto da qualunque operatore del mio settore: quello della Dissonanza Cognitiva. Che in brevi e sintetiche parole potrebbe essere descritto come l’impossibilità per la quasi totalità delle persone di sostenere pensieri diversi da quelli sostenuti dal pensiero collettivo dominante, soprattutto se quei pensieri avrebbero poi dovuto riconoscere e denunciare intenzioni e comportamenti talmente aberranti nei propri simili da sfidare qualunque credibilità.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Di fatto, la maggior parte della popolazione italiana condivide le posizioni dell’attuale ignobile governo e sembra quasi non avvedersi della immane violenza esercitata per tacitare o altrimenti per stroncare qualunque voce di protesta o di opposizione. Pochissimi si avvedono, infatti, della mega-corruzione che ha tacitato il dissenso politico, resa complice la magistratura, ingannato la sanità e istigato alla menzogna tutti i <i>mass media</i> nazionali, senza alcuna eccezione.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Perché proprio a noi? Sulla base di quali meccanismi cognitivi?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Proverò a dare delle parziali risposte, iniziando da una affermazione che susciterà una immediata indignazione nella maggior parte dei miei lettori: il problema inizia dal fatto che tutti noi, uomini moderni occidentali, non siamo quasi mai i soggetti protagonisti e attivi del nostro proprio pensare… bensì ne siamo passivamente condizionati. La verità è che noi “siamo pensati”! <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Noi siamo pensati dalle nostre simpatie e antipatie, dalle nostre emozioni (siano esse basali o nobili o addirittura elevate), dalle ideologie che abbiamo creduto di poter riconoscere come giuste ed oggettive, dai nostri mille condizionamenti culturali, dai prìncipi con cui siamo stati allevati e chi più ne ha più ne metta. Noi “siamo pensati” da tutti questi moti animici per la maggior parte del tempo in cui siamo svegli e il nostro io, che lo si voglia ammettere oppure no, è oggetto passivo di tali automatismi cognitivi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Questo è il motivo per cui, intuitivamente, quasi tutti noi riconosciamo dignità e valore al pensiero matematico perché, pur avvicinandosi soltanto al pensare puro, tuttavia esso garantisce una minima oggettività di sviluppo concettuale. Data una certa equazione o un dato problema geometrico, si può star certi che più ricercatori, una volta esclusa qualunque deriva di giudizio sulle proprie o sulle altrui capacità di esecuzione (Sei sicuro di saper contare? Io sono più bravo e più veloce di te… ecc.…), prima o poi arriverebbero tutti allo stesso identico risultato.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ovvio che nella vita di tutti i giorni nessuno potrebbe porsi costantemente come soggetto attivo e padrone assoluto del proprio processo cognitivo; tutti partiamo da una visione del mondo (<i>Weltanschauung</i>) non necessariamente verificata, a volte addirittura inconsapevole, e così siamo posseduti da pensieri che ci attraversano e ci condizionano nonostante le nostre migliori buone intenzioni. Per dirla tutta, e fino in fondo, solo nella concentrazione interiore o nella meditazione, e a prezzo di un consapevole sforzo, l’Io si pone come soggetto del proprio pensare, imparando a svolgerlo fuori da qualsivoglia condizionamento come strumento della propria attività conoscitiva. Solo così si può arrivare a sperimentare un “pensare puro” che in rari ed eccezionali ricercatori può arrivare a rivelare la sua natura spirituale in quanto vero e proprio “Pensare Vivente”. Un “Pensare” che solo a questo livello di esperienza interiore l’Io del ricercatore può arrivare infine a contemplare senza più identificarvisi. Solo a questo livello l’Io è l’Io che dovrebbe essere, cioè a dire <b>un soggetto libero da erronee identificazioni con il pensare che pensa.<o:p></o:p></b></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Nella speranza di essere stato chiaro nei presupposti enunciati, e pregando il mio lettore di tenerli ben fissi al centro della propria consapevolezza, si potrebbe ora passare ad osservare cosa accade nelle situazioni di ordinaria condizione di veglia.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Cominciamo con il dire che, in realtà, tutti dovremmo essere educati a pensare prima di supporre di saperlo fare più che bene, senza bisogno di chiedere aiuto a chicchessia, e senza dover osservare almeno alcune regole basilari. E invece siamo tutti convinti di saper pensare in maniera autonoma e di saperlo fare più che bene. E ci arrabbiamo in malo modo quando qualcuno si permette di osservare che, forse, non siamo così tanto padroni del nostro pensiero... o che forse i nostri pensieri sono stati condizionati. Purtroppo, però, così è, come ho specificato all’inizio di questo articoletto, e la nuda e cruda verità è che noi piuttosto siamo pensati dai nostri moti di simpatia e antipatia, di emozione e sentimento se non addirittura dai nostri impulsi più oscuri (in quanto assai prossimi alla fisicità biologica). La condizione ordinaria di tutti noi non è perciò quella di essere dei veri e propri Io, cioè a dire soggetti protagonisti assoluti del nostro pensare, bensì di essere degli Io sognanti, nella cui coscienza vengono a svolgersi pensieri che non ci appartengono ma con i quali, ahimè, ci identifichiamo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Dunque, non: “Sono… dunque penso!”<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Bensì ancora: “Penso… dunque sono!” di cartesiana memoria, senza accorgersi dove e come compaia quel “penso…” né, tantomeno, Chi sia il soggetto che lo attiva (o promuove).<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Stando così le cose, in una società come quella italiana nella quale la cultura è stata fatta a pezzi da decenni e i <i>mass media</i> (TV, Radio e Giornali tutti) hanno seminato a piene mani menzogne e falsità di tutti i tipi, hanno creato celebrità insulse (fondate sul mito dell’estetica, del narcisismo e dell’arroganza tipica dell’ignoranza), e confuso i piani di un qualunque dibattito portandolo sull’ingiuria, sulla diffamazione e sul sarcasmo triviale anziché sul confronto delle conoscenze e delle idee, in una società come questa è stato facile promuovere un Racconto Unico seminando il terrore della morte e propagandando menzogne e facili slogan che chiunque, in un qualunque momento, avrebbe potuto ripetere a pappagallo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ecco così spiegata l’efficacia del neo-linguaggio, con i suoi: “Andrà tutto bene”, “Distanziamento sociale”, “Sacrificio etico”… oppure: “Complottisti”, “Negazionisti”, “No-Vax”, “Fascisti”…<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma il bello (o l’osceno, a seconda dei punti di vista) devo ancora descriverlo. Perché, come ho scritto all’inizio, come è possibile che nessuno si sia accorto delle assurdità che circolano sui giornali, nei programmi televisivi o nelle trasmissioni radio? Come è possibile che nessuno avanzi il sospetto che, forse, come nazione fondamentalmente anarchica (anche se nella forma peggiore che si possa immaginare), l’Italia stia facendo<span style="color: red;"> </span>da cavia per testare fin dove possa arrivare la violenza scatenata del Potere Assoluto della scellerata élite di Davos?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Purtroppo, è presto detto: tutto ciò è possibile perché una volta intrapresa la deriva di accettazione del Racconto Unico, le persone si sono convinte di aver partorito in maniera originale e autonoma i propri pensieri in merito all’attuale situazione e, come sempre avviene, per un meccanismo automatico della coscienza ordinaria, <b>in quei pensieri si sono identificati</b>.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Non: “Io provo ad elaborare e a verificare questo o quel pensiero”, bensì: “<b>Io sono questo o quel pensiero</b>”, perché, del resto, in me l’ho partorito, elaborato e liberamente verificato.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Il risultato è la violenza aggressiva sempre pronta a scatenarsi in tutti coloro che hanno finito per aderire al Racconto Comune non appena qualcuno osi anche solo alla lontana mettere in dubbio i convincimenti da lui così acquisiti. Perché la negazione delle loro presunte verità equivarrebbe alla negazione del loro proprio Io: non tanto “il tuo pensiero potrebbe essere sbagliato”, quanto piuttosto: “Tu sei sbagliato”. Non a caso, nei primi tempi della pandemia, quando ancora non erano chiari tutti i complessi meccanismi psichici coinvolti nel fenomeno che tutti stavamo vivendo, molti di noi hanno perso amici e conoscenti vari solo perché, increduli, hanno gridato loro: <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">“Ehiiii, svegliatevi… ma non vi accorgete di cosa stia accadendo?”<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">In effetti, era un vero e proprio insulto. Ancora più insopportabile perché chi lo subiva sentiva denigrato il proprio Io che, nel frattempo, con il Pensiero Unico si era andato identificando.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Per questo, oggi, non è possibile interloquire più con nessuno a meno ché non sia già stato colto dal dubbio e sia riuscito a disidentificare il proprio soggetto interiore pensante dai pensieri che intende esaminare.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Per risolvere una equazione di primo grado (come questa, ad esempio: 2x + 7 = x + 2) due o più persone non avrebbero alcun bisogno di arrabbiarsi o di dare in escandescenze se anche fossero giunte a conclusioni diverse; basterebbe mettersi di buon grado e, soprattutto, tutti insieme a verificare i vari passaggi fino a trovare la verità matematica finale.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Le situazioni sociali, come ad esempio quella che stiamo vivendo, sono di sicuro più complesse e diversamente articolate, ma non sarebbero poi così dissimili da quella su riportata come esempio.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma così non accade perché tutte le più efficaci strategie sono state usate per manipolare la libera elaborazione del pensiero della popolazione italiana. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Pensare costa fatica! Pensare costa una fatica immane e, in più, occorre essere disposti ad un lavorio senza fine, perché la Verità è un Essere-in- continuo-movimento, e le parziali verità che di volta in volta noi intuiamo sul piano terreno necessitano di essere ri-messe in discussione, come giustamente sentenzia uno dei principi basilari del metodo scientifico (Popper: una teoria può dirsi scientifica solo se falsificabile, altrimenti è un dogma). E, come se non bastasse, per poter pensare in maniera libera occorre saper vincere indicibili forze di inerzia personali nonché altre, immancabili, di opposizione aggressiva esterna.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma se pensare costa fatica, una fatica ancora maggiore dovrebbe affrontare chiunque fosse così onesto con se stesso da riconoscere il dubbio: “E se mi fossi sbagliato?” “Se fossi stato un ingenuo e non mi fossi accorto del raggiro in cui sono caduto?”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Non c’è dubbio alcuno che ben poche persone posseggano oggi una tale forza di umiltà e coerenza interiore. Una volta intrapresa un’idea, per quanto in seguito essa possa mostrare la sua vacuità, sarà estremamente difficile rinnegarla, riconoscere di essersi ingannato e di essersi addirittura identificati con essa.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Come se non bastasse, nell’attuale situazione storica, dopo due anni di reclusioni (<i>look down</i>) proibizioni e vessazioni di varia natura, la debole coscienza collettiva italiana ancora si crogiola nell’illusione di poter tornare alle precedenti libertà accettando “miseri e innocui” piccoli sacrifici: cosa vuoi che sia una punturina? Che problema vuoi che rappresenti la mascherina? Può essere mai una difficoltà accettare il tracciamento elettronico?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">L’importante è poter tornare a fare i propri comodi: andare a lavorare e poi vedersi con gli amici al ristorante o in discoteca, al cinema o a teatro, tornare a viaggiare. In fondo siamo già controllati attraverso cellulari, <i>social</i> e carte di credito… e, soprattutto, noi gente per bene non abbiamo alcunché da nascondere o di cui vergognarci.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">La pochezza, la cecità e il qualunquismo di questi pensieri sono equiparabili soltanto alla “nudità della vita biologica” (Giorgio Agamben) che senza accorgersene propugnano. Vivere per vivere! Anche senza scopi o chissà quali significati… tutto può essere accettato, purché si rimanga vivi in un mondo senza perché alcuno.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ora spero con queste mie riflessioni di aver in minima parte contribuito alla ben più complessa risposta che possa un giorno spiegare in maniera esaustiva la domanda: “Perché proprio a noi?”<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">L’anima di popolo italiana è asociale, furfantesca, irriverente, egoistica, anarchica pur senza riconoscerlo… ma anche creativa, sfrontata, libertaria e capace di improvvisi e gratuiti slanci eroici. Troppo pericolosa e imprevedibile per qualunque regime dittatoriale. Doveva essere piegata, stuprata e annichilita, obnubilata e costretta in catene… e così offerta alla platea globale. Umiliata e resa inerme, risulterà da monito per chiunque altro.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Al raggiungimento di questo obbiettivo sono stati destinati milioni di euro per corrompere e comprare o ricattare chiunque fosse congeniale allo scopo. I migliori e più perversi ingegni sono stati utilizzati per realizzare la programmazione di un colossal cinematografico che non ha precedenti nella storia umana, mentre alla regia, alle luci e ai suoni dello spettacolo sono stati inviati involucri dalle sembianze umane il cui violento istinto predatorio ricorda quello dei grandi sauri carnivori dell’epoca Mesozoica.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Non resta che attendere: lo scontro è in atto… e bisognerà vedere se e quando l’anima Bella e Addormentata del popolo italiano riuscirà a svegliarsi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Perché una cosa è certa: qualunque sarà l’esito dell’epico scontro, alle fine la responsabilità sarà da attribuire tutta – e sottolineo <u>tutta</u> – alle capacità di coscienza dell’anima italiana.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"><o:p> </o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Piero Priorini<o:p></o:p></p></div>Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-63254645745412833972021-06-17T00:57:00.001-07:002021-06-17T01:07:45.776-07:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"><br /></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-NjfzN9pLasU/YMr9NadaC5I/AAAAAAAAAWA/yPqouN3pcRYrhSFk8YBNfHYbQ-ZxRP4FgCLcBGAsYHQ/silhouette-of-man-doing-back-flip-at-sunset-omakaha-oahu-hawaii-george-karbus-photography.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="400" data-original-width="599" height="214" src="https://lh3.googleusercontent.com/-NjfzN9pLasU/YMr9NadaC5I/AAAAAAAAAWA/yPqouN3pcRYrhSFk8YBNfHYbQ-ZxRP4FgCLcBGAsYHQ/silhouette-of-man-doing-back-flip-at-sunset-omakaha-oahu-hawaii-george-karbus-photography.jpg" width="320" /></a></div><br /></div></div><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: center; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: xx-large;">Capriole Dialettiche</span></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"><span style="font-size: xx-large;"><br /></span></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">- Ti sei vaxxinato?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Questa è la prima domanda in assoluto che le persone oramai rivolgono a tutti quelli che incontrano più o meno per caso dopo qualche tempo che lo avevano perso di vista.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Non più: “Ciao, come stai? Tutto bene? Che piacere incontrarti…<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">No! Oramai il saluto è cambiato: “Ti sei vaxxinato?” Senza neanche un misero “Ciao”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Quale immiserimento… quale condizionamento stiamo vivendo…<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma va bene così. Questi sono i tempi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">La situazione, però, diventa drammatica qualora la risposta dovesse mai essere negativa: <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">“Non ti sei Vaxxinatoooo? Non vuoi farlooooooo? Ma come ti permetti?”<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"><o:p> </o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Occorre ammetterlo: coloro che vorrebbero dominare questo nostro mondo e disumanizzare l’uomo sono straordinariamente intelligenti, brillano di acume, così come scintillano d’ingegno i loro fidati sgherri.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Dico questo perché ho dovuto prendere atto di quanto subdolo ma efficace sia il messaggio che i personaggi più famosi (ma anche più vili e più corrotti) attraverso TV, radio e giornali vari, hanno riversato nelle menti delle persone:<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">“Bisogna vaxxinarsi per il bene di tutti, come atto di solidarietà e socialità… e chi non lo fa è un riprovevole individualista che vorrebbe sfruttare l’altruismo della maggior parte delle brave persone per i propri egoistici fini. Se ne vuole approfittare”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Incredibile come è ben strutturato e congegnato questo messaggio… ed è ovvio, allora, che sia passato senza incontrare nessun ostacolo nella coscienza collettiva di una popolazione oramai quasi del tutto asservita al Racconto Unico Dominante. Ed altrettanto ovvio è il risentimento, la rabbia oscura e la violenta reazione aggressiva degli asserviti contro coloro che osano opporre convincimenti contrari o anche semplici dubbi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma perché tanta violenza?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">La logica delle loro accuse è davvero così impeccabile?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Proviamo a farne l’analisi…<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Allora: qualcuno non vuole vaxxinarsi perché magari non è convinto dell’efficacia dell’intruglio o perché intimorito dai suoi possibili negativi effetti futuri. Ecco allora che viene subito attaccato come se fosse un verme vigliacco che vuole sfruttare il sacrificio degli altri… Il sacrifico? Ma allora… correggetemi se sbagliassi, questo vorrebbe dire che gli altri si “stanno sacrificando”! Ma il vaxxino che si sono iniettato non rappresenta la loro liberazione? Non è stata l’inoculazione - come ha recitato uno dei tanti loro ispiratori - il momento più gioioso, più felice e liberatorio della loro vita? Non sono stati inondati di felicità quasi avessero preso la loro prima comunione? Perché allora la collera furiosa contro quei pochi che non se la sentono o comunque non vogliono vaxxinarsi? Tutt’al più dovrebbero essere compatiti per la loro paura, non odiati come se stessero sfruttando il sacrificio di tutti gli altri.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Si dirà: li odiamo perché nella loro vulnerabilità al contagio potrebbero estenderlo anche a noi!<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Scusate… ma non vi siete vaxxinati? Non siete dunque così sicuri della vostra copertura? Perché temete per voi?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma non sarà, per caso, che in una zona oscura della vostra coscienza qualche dubbio, qualche sospetto o qualche indesiderato timore lo percepite anche voi? Magari lo avete tacitato, per aderire al costume collettivo, per sentirvi “Quelli Giusti” in quanto “tanti”, e tutti “buoni e bravi”… ma non sarà che sotto sotto anche voi avete paura, e allora dovete convincere tutti i dissidenti ad abbracciare la vostra posizione. Anche con la forza… Perché vi è intollerabile che qualcuno possa testimoniare a viso scoperto la propria libertà di giudizio e, dunque, la propria diffidenza… oppure osi sfidare quel Male e quella Morte di fronte ai quali voi, invece, vi siete cacati sotto… o che, addirittura, Dio non voglia, qualcuno di loro possa magari salvarsi là dove voi invece accuserete danni irreversibili?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Perché, altrimenti, odiare chi vorrebbe sottrarsi agli obblighi vaxxinali? Al limite si dovrebbe essere orgogliosi che con il proprio corretto e responsabile comportamento si possano salvare anche così tanti fifoni vigliacchi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma si dirà: no! Perché gli inadempienti potrebbero rendere inutile il nostro sacrificio rendendosi portatori di chissà quali varianti?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">E io ripeto: a parte il fatto che voi dovreste essere coperti, perché tali dubbi? Non lo avete letto, non lo avete udito dagli esperti che, semmai, potrebbe essere vero proprio il contrario? Perché la maggioranza degli studi afferma che saranno proprio i vaccinati a poter contrarre le varianti che il Grande Virus, nel tentativo di sopravvivere a quei cattivoni di umani che vorrebbero eliminarlo, elaborerà per farla franca. Insomma… la verità è che potreste essere proprio voi, i vaxxinati, ad essere pericolosi per i dissidenti che vorrebbero contare sul proprio autonomo sistema immunitario per convivere (più che eliminare) il Grande Virus.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Insomma: perché tanta ferocia?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Si dirà: perché i dissidenti non rispettano la socialità. Non hanno a cuore il benessere di tutti e se ne fregano della possibilità di infettare chiunque nel loro vivere nel mondo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ah… eccolo il cuore pulsante della questione.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma davvero? È questo che pensate?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Bene… esaminiamolo questo concetto di responsabile socialità: è vero! In quanto esseri umani tutti noi “conviviamo”, siamo tutti piccole cellule di un unico grande organismo vivente e dovrebbe essere inimmaginabile che qualcuno possa vivere per sé stesso disinteressandosi del bene comune. La nostra piccola individuale esistenza ha un senso solo in quanto facente parte dell’intera Umanità e nessuno, sottolineo nessuno, dovrebbe potersi sentire appagato o soddisfatto finché ci saranno altri che soffrono o muoiono per tutta una serie di calamità. Tutti noi siamo una Sola Meravigliosa Unità… e come tale dovremmo sentirci e comportarci.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Verissimo!<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Ma quando mai lo abbiamo fatto davvero?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Non viviamo forse da sempre in un divario economico mostruoso, nel quale alcuni se ne vanno in giro con automobili, abiti e accessori che costano una fortuna, mentre altri, molti altri, muoiono nell’indigenza, nudi e derelitti, senza neanche entrare nella visuale di coloro “che contano”? E quando mai che ce ne siamo fregati di assicurare ai nostri simili una vita decente, un lavoro dignitoso, le cure necessarie… oppure di eliminare la Fame nel mondo … oppure, ancora più semplicemente, di testimoniare la nostra sentita considerazione, la stima o addirittura l’amore incondizionato a quanti fossero derelitti? E quando guidiamo con spericolatezza le nostre auto e moto sulle strade, ci preoccupiamo forse davvero di ciò che potremmo causare in un momento di distrazione? E quanto ci preoccupiamo di essere sociali quando mettiamo al mondo bambini che poi violenteremo con il nostro egoismo, con la nostra incapacità di amarli per quello che sono, o facendo subire loro le nostre inadempienze come genitori? O ancora, quando licenziamo un dipendente, sbagliamo la pratica di un nostro assistito, inganniamo e truffiamo qualcuno, siamo davvero così preoccupati?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Nei primi anni ’80 del precedente millennio scoppiò l’AIDS… mettendo a rischio la pratica umana forse più essenziale, più significativa, più coinvolgente tra tutte quelle mai esistite. L’umanità fu colpita in un suo centro nevralgico… ma si è forse fermata? Abbiamo smesso di fare l’amore? Ci siamo tenuti a distanza? Ma neanche per sogno… e a volte con mille precauzioni (anche se a rischio, perché i preservativi potevano pur sempre rompersi)… ma tante altre volte sfidando il caso, sempre e comunque ci siamo amati. Spesso infettandoci… senza davvero volerlo. A volte morendo... ma sempre continuando ad amarci.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Eppure, non ricordo campagne a tappeto sul mancato rispetto del senso sociale. Ci dicevano di essere attenti, prudenti, accorti… ma nessun giudizio di asocialità fu mai pronunciato.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"> <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Adesso, quando qualcuno afferma di non volersi vaxxinare, subito viene guardato con un odio feroce e accusato di mancare del più elementare senso di socialità. Ma SOCIALITA’, in realtà, vuol dire “inclinazione alla convivenza sociale”, e implica empatia (cioè capacità acritica di condividere almeno in parte gli atteggiamenti altrui), disponibilità ad accogliere la complessa diversità degli elementi culturali di un ambiente comune e il saper condividere sé stessi, nel bene e nel male. Essere sociali significa sentirsi parte integrante di un insieme ampio e diversificato, dove convivono luci e ombre, bene e male, pareri discordi, idee contrastanti che attendono di essere conciliate in una superiore percezione della realtà. La socialità implica apertura mentale, rispetto, comprensione, sacrificio di sé, tolleranza, generosità e liberalità.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">Non mi sembra sia proprio questa a cui alludono tutti coloro che ne impugnano il vessillo, in realtà per trafiggerci tutti coloro che anche solo di poco si discostano dalla loro propria rigida visione della realtà delle cose nell’attuale momento storico.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"> <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;"> Ma non sarà per caso che tanta attenzione alla socialità, di cui la gente si riempie la bocca, si riduca ad essere una ossessiva attenzione solo a sé stessi… alla propria integrità e salute? Non sarà che questa presunta socialità che tutti sbandierano nasconda solo un bieco interesse personale?<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;"> Una cosa comunque è certa… che nessuno se la sentirebbe di affermare:<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;">“Mi sono fatto il vaxxino, facendomi convincere dalla propaganda, oppure per poter andare in vacanza all’estero, in palestra, al cinema, allo stadio… rischiando chissà quanto, e tu mo’ non te lo vuoi fare... sputtanando le mie astratte razionalizzazioni, buttandomi in faccia che sono io il cagasotto, e magari, un giorno, rimanendo tu sano di fronte a me malato...”<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;">Be’ no, una affermazione del genere nessuno oserebbe mai farla. Allora meglio ribaltare la frittata così come i suggeritori del Racconto Unico ci raccomandano di fare: <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;">“Sei tu il complottista che vuole attentare al buon andamento della società… sei tu il dissidente, l’asociale, il cattivone egoista che vuole sfruttare il sacrificio degli altri. Sei tu, e non io, che vuoi essere libero a discapito della libertà altrui”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;">E la condanna, allora, è senza appello! <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;">Mica male no? Anzi, straordinario… bisogna ammetterlo: coloro che sono al timone del Grande Inganno sono davvero bravissimi. Dei veri Maestri della dialettica vuota, astratta e manipolatoria. Entità Sublimi che sulla masturbazione mentale e perciò sterile dell’Uomo stanno tentando di edificare un proprio regno, separato per sempre da quello divino. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p>Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-43682401662529863862020-04-23T01:50:00.000-07:002020-04-24T03:47:03.119-07:00Matrix e Convid19 a confronto<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-NweXtD95gdY/XqFWZmJqz2I/AAAAAAAAARg/oPDKtboNAvETs7G_qmHF4b1QkwkkAHtAQCLcBGAsYHQ/s1600/Schermata%2B2020-04-22%2Balle%2B20.01.31.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="430" data-original-width="850" height="321" src="https://1.bp.blogspot.com/-NweXtD95gdY/XqFWZmJqz2I/AAAAAAAAARg/oPDKtboNAvETs7G_qmHF4b1QkwkkAHtAQCLcBGAsYHQ/s640/Schermata%2B2020-04-22%2Balle%2B20.01.31.png" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Alcuni anni fa, durante uno degli ultimi cine-forum a sfondo psicanalitico che dirigevo, proposi per l’ennesima volta il film del 1999 diretto dai fratelli Wachowski: <b>Matrix</b> il quale, oltre a ricevere numerosissimi premi, registrò uno dei più forti impatti culturali di tutti i tempi… un film che, presentatosi sotto le mentite spoglie della fantascienza, mi dava il permesso di entrare in molti dei miei temi di discussione preferiti da sempre. Mi stimolava il fatto che, volendo, avrei sempre potuto trovare nuovi spunti per affrontare temi fino ad allora non del tutto approfonditi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Così fu quell’ultima volta. Come sempre, all’inizio, cercai di chiarire i significati che si celavano dietro i nomi dei protagonisti e dei luoghi in cui si svolgeva l’azione (Neo, Trinity, Bianconiglio, Morpheus, il Nabucodonosor, l’Agente Smith, la città di Zion) e quali “forze” dell’animo umano avremmo visto in gioco nella trama del film. Ma accortomi che la maggior parte dei convenuti, quella sera, erano spettatori di vecchia data, amici che già avevano partecipato almeno ad un altro incontro sullo stesso film, decisi che una volta tanto avremmo fatto diversamente. Perciò dissi loro che, ad un certo punto, avrei interrotto il film per dedicarci e approfondire il tema che quell’ultima sequenza proponeva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Feci dunque partire il film e mi fermai subito dopo la scena in cui Chyper tradisce Morpheus e lo consegna agli Agenti in cambio di un ritorno permanente in Matrix. Il dialogo tra lui e l’agente Smith, durante la cena in un lussuoso ristorante virtuale, suona pressappoco così:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
- La realtà, agente?... Ma che cos’è la realtà?... Vede, io so benissimo che lo squisito sapore di questo boccone di lombata arrosto si traduce in una manciata di bit, così come lo è il sapore e l’odore di questo meraviglioso vino d’annata, o il piacere che potrebbe procurarmi quella bellissima donna seduta al tavolo di fronte a noi. Ma, vede agente, queste sono esattamente le sensazioni che i miei organi proveranno, queste sono le realtà che io sperimenterò… per cui, sì! Agente, rimettetemi pure nel computer e in cambio di questa mia delazione vorrei che mi concedeste di essere ricco, celebre, ammirato e desiderato dalla più belle donne del programma.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Spensi il proiettore, accesi la luce e chiesi al mio piccolo pubblico: “Allora, che cosa ne pensate? Alla fin fine, anche se con la coscienza addormentata per sempre all’interno di una macchina, se le sensazioni che potremmo provare sono di immenso piacere… perché non prediligere una realtà virtuale a quella così detta vera? Cosa mai distingue la realtà che viviamo tutti i giorni, e che molti oramai affermano essere relativa, da una realtà virtuale creata da una macchina a cui potremmo essere attaccati? Calatevi fino in fondo in una plausibile possibilità di questo tipo, immaginatevi che sia possibile realizzarla (ed è vero che tecnologicamente ci siamo vicinissimi) e siate spregiudicati… tutto sommato, perché no? E se è no… perché no?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Era chiarissimo a tutti che li stavo provocando. Che li costringevo ad immaginarsi connessi ad un mega-computer capace di soddisfare sensorialmente tutti i loro più profondi desideri e a chiedersi per quale reale motivo avrebbe avuto un senso rifiutare una tale possibilità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Il silenzio si protrasse per diversi minuti, e solo con estrema difficoltà la discussione imboccò la direzione che io mi aspettavo prendesse: quello della realtà della realtà. Un tema arduo, difficilissimo da sviluppare in maniera corretta e rigorosa e che, se lo si vuole affrontare con assoluta onestà e lucidità di pensiero conduce al testo “Filosofia della libertà” di Rudolf Steiner o a quelli, altrettanto rigorosi di Massimo Scaligero.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Molti dei miei ascoltatori non avevano alcuna preparazione in filosofia o in meccanica quantistica, perciò non sapevano nulla del dogma kantiano che impedisce da secoli, a chiunque, di professare una qualunque certezza sulla realtà-in-sé (o cosa-in-sé) oggetto dei nostri studi, né tantomeno sulla relatività del mondo fenomenico.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Fu una fortuna, perché senza l’ingombro della dialettica intellettuale, cerebrale e astratta propria delle persone più colte, alla fine arrivammo molto vicini ad una presa di coscienza dell’irrinunciabile valore della realtà oggettiva del mondo e del suo significato ai fini del raggiungimento o meno della libertà dell’uomo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<b><span style="font-size: 14pt;">****<o:p></o:p></span></b></div>
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Sono passati molti anni da allora, e ci troviamo oggi di fronte ad un evento epocale che sta distruggendo non tanto o non solo il mondo nel quale fino ad ora avevamo vissuto ma, soprattutto, la coscienza dell’uomo moderno contemporaneo. Un virus… un essere al confine tra la vita e la non-vita, così piccolo da essere invisibile anche per la maggior parte dei microscopi, strumentalizzato senza alcun pudore da lobbies politiche ed economiche… un virus sta aggredendo la nostra coscienza portandola a sbilanciarsi a favore di una realtà virtuale cui affidare il significato della propria vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Sono bastati due mesi di segregazione agli arresti domiciliari e un bombardamento mediatico senza precedenti di TV e giornali allineati al Pensiero Unico per istupidire la coscienza collettiva di un’intera nazione e generare consensi verso la missione salvifica della nuova tecnologia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Sempre più spesso, in questi giorni, mi sono sentito dire che: una App che ci indica chi fosse contagiato?… Be', in fondo… essere schedati e tracciati per avere un feed-back continuativo sul proprio stato di salute… e, in più, potersi difendere da chi fosse aggredito dal male e volesse celarlo… perché no? E poi, in fondo: “Non ho nulla da nascondere io”. E il lavoro da casa, perché no? Niente più automobile, spese per la benzina, parcheggi… niente più autobus, metropolitane, corse affannate sotto la pioggia o sotto il sole. Dai… mica male, no? Fare la spesa online e vedersi i prodotti alimentari consegnati a domicilio, ma anche libri, vestiti, liquidi svapo, elettrodomestici, gli ultimi accessori Hi-Tech… bello nevvero? E anche la palestra, sostituita da pedane e cyclette che, con grandi schermi ci proiettano in ambienti naturali che non avremmo mai potuto davvero visitare… e, magari, insieme a persone che vivono in altre lontane città del mondo. E poi <i>coche</i> privati, che insegnano solo a noi… Insomma, perché no? E la scuola per i nostri figli… via Zoom o Skype, con gli insegnati che controllano la situazione da remoto… tutto sommato… staremmo tutti insieme a casa, e l’istruzione sarebbe pur sempre la stessa. E su piattaforme virtuali potremmo addirittura incontrarci, approfondire la nostra conoscenza e, pian pianino, scoprire quanto piacere potremmo darci anche così, eccitandoci reciprocamente e osando virtuosismi erotici che in realtà mai avremmo osato. Davvero… perché no?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Tutte queste possibilità non sono il futuro. Sono il presente che attende solo di essere accettato.<br />
Quelli che ragionano, che pensano davvero e che vedono i pericoli insiti in questa catastrofe coscienziale sono pochi. Sono pochissimi, se paragonati a coloro che un passo dopo l’altro si stanno lasciando attrarre dal miraggio di un collegamento continuo con il proprio computer e, attraverso quello, con la ben più Oscura Intelligenza Artificiale animata dal Signore di Questo Mondo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Nessuno, o almeno pochissimi, si rendono conto del disastro irreversibile che stiamo tacitamente giustificando. Il valore oggettivo della Realtà, la realtà della realtà, la verità spirituale oggettiva di questa dimensione terrena nella quale stiamo vivendo la nostra vita di uomini è quasi del tutto sconosciuta alla maggior parte delle persone. Il significato della vita è minacciato, e molti sarebbero pronti a giurare ubbidienza al Grande Inquisitore di turno pur di avere garanzia e sicurezza per le loro piccole non-vite.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
I primi, non risibili effetti, sono sotto gli occhi di tutti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Nel mio piccolissimo, già registro bambini con il panico di uscire dalla protezione della casa e poter incontrare altre persone infette, poliziotti cattivi o, addirittura il Mostro in prima persona (il “Birus” come balbetta il figlio cinquenne di una mia cara amica). E che dire della graduale perdita dell’impulso all’incontro-confronto con gli altri bambini, della loro naturale socialità e della primigenia fiducia nel mondo? In soli due mesi abbiamo creato <i>Imprinting</i> che intaccheranno l’essere profondo delle future generazioni e non vorrei essere nei panni dei miei futuri colleghi quando, tra venti o trent’anni, si troveranno a dover risalire all’origine di chissà quali disturbi della personalità dei loro pazienti. Se saranno terapeuti anziani, forse il ricordo dell’abominio che oggi, tutti noi, attraverso una sorta di complicità tacita, stiamo imponendo alle nuove generazioni, potrà orientare la loro ricerca. Ma la vedo dura… e, se le cose dovessero proseguire in questa direzione, sarò felice del fatto che non vivrò così a lungo da vederne i tragici effetti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Nel film (il primo Matrix, finito e compiuto in sé stesso, perché gli altri due sequel sono solo una “marchetta” ai botteghini), Neo sconfiggerà Matrix, grazie all’assoluta fede di Trinity nell’amore che alberga nel suo cuore. Un amore così puro e assoluto che riuscirà a sconfiggere la morte e a far crollare il piano diabolico in cui il mondo era irretito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ci sveglieremo anche noi da questo incubo collettivo? O lo faremo solo quando sarà troppo tardi? La partita, per ora, è ancora aperta…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ah, dimenticavo… quella sera, alle mie provocatorie domande, solo due persone si avvicinarono intuitivamente a cogliere perché, qual ora ne avessimo la possibilità, sarebbe terribile scegliere la “realtà virtuale” e a immaginare per quali occulti e sani motivi bisognerebbe rifiutarla.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Erano due donne. Non credo sia stato un caso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-52847783608642079442020-04-05T02:16:00.000-07:002020-04-05T02:21:16.070-07:00Il Complottista<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Fc9dLQO-o6o/XomXdp3X51I/AAAAAAAAARM/ylrJKuj4X5s4V3uSG_s9FRFFq-YYGBK4gCLcBGAsYHQ/s1600/bxelnnmn88y.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="780" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-Fc9dLQO-o6o/XomXdp3X51I/AAAAAAAAARM/ylrJKuj4X5s4V3uSG_s9FRFFq-YYGBK4gCLcBGAsYHQ/s400/bxelnnmn88y.jpg" width="400" /></a></div>
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<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
C’era una volta, molti e molti anni or sono, un “Linguaggio umano” pressoché parlato e compreso dalla maggior parte degli uomini. Le Parole di cui era composto – lo si sapeva bene – avevano un’origine sacra: provenivano dal Verbo, o Azione Primordiale, vera e propria Forza Attiva creatrice di mondi che, attraverso il Suono, aveva originato prima le forme, dalle forme gli enti (o le cose) e, riecheggiando poi attraverso la laringe degli esseri umani, si era fatta linguaggio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Un codice, quello verbale, che attraverso le parole di cui era composto in quei lontani tempi, evocava la Verità. Un idioma al quale bastava abbandonarsi con fiducia per ritrovare, almeno in parte, il senso del proprio esistere nell’esilio terreno. Le parole erano magiche!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Nella clessidra cosmica del Tempo, però, la sabbia disperdeva inesorabile i suoi granelli e ad ogni rotazione di 180° si estingueva un’era e una nuova ne iniziava, ma sempre più dimentica delle proprie origini divine. Così, piano pianino, il linguaggio umano degenerò perdendo l’originale corrispondenza tra il suono e il suo significato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Esseri Oscuri, che da tempo immemore anelavano a impossessarsi del creato, giudicarono opportuno approfittarne: si fecero pressanti sull’anima degli uomini e, fingendo di esaltarne l’acume cerebrale, restaurarono l’antica Babilonia. Bastò Loro manomettere lo “specchio riflettente” dell’uomo e le parole persero definitivamente la corrispondenza con i suoni dai quali erano state originate, i suoni persero la forma che apparteneva loro fin dagli albori del tempo e, con la forma, si disperse il significato a cui prima rimandavano. Gli Esseri Oscuri esultarono: nessun uomo più comprendeva l’altro… il sospetto e il dubbio erano la regola e nella dissoluzione di ogni concetto o principio di riferimento gli umani persero di vista quel traguardo di fraternità, amicizia, complicità e coesione che erano stati sfidati a raggiungere. La vita sociale degenerò.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Questo lo sfondo della storia che stiamo per raccontare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Soltanto pochi decenni fa la parola: <i>Paranoia</i> faceva parte della nosografia psichiatrica e con essa si intendeva una psicosi caratterizzata da un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a carattere persecutorio, non corrispondenti alla realtà. Questo sistema di convinzioni si manifestava sovente nel contesto di capacità cognitive altrimenti integre. La paranoia non era quindi un disturbo di ansia, bensì appunto una psicosi. Si trattava in sostanza di disturbi del pensiero (giudizio distorto, sbagliato) di cui il paziente non era in grado di prendere coscienza. Alcuni studiosi ritenevano, perciò, forse non a torto, che in questi soggetti avvenisse una destrutturazione della “coerenza” implicita e necessaria nei sillogismi che sono alla base del ragionamento comune (la deduzione aristotelica). Così che, tanto per fare un esempio classico, mentre nella persona di sano intendimento il sillogismo si sviluppa nel seguente modo:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
“Socrate è un uomo<o:p></o:p></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
Tutti gli uomini sono mortali<o:p></o:p></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
Socrate è mortale”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Nel paranoico lo stesso sillogismo avrebbe potuto facilmente distorcersi in<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
“Socrate è un uomo<o:p></o:p></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
Tutti gli uomini sono mortali<o:p></o:p></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
Tutti gli uomini sono Socrate”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Come si può osservare, la perdita della “coerenza” tra premessa maggiore affermativa o negativa, e premessa minore (o secondaria), distorcerebbe la conclusione necessaria che da quella coerenza dovrebbe derivare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E adesso aggiungiamo al disturbo cognitivo così caratterizzato del paranoico:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
1) una delirante convinzione di essere perseguitato che, quasi sempre, rappresenta una sorta di degenerazione patologica di tratti caratteriali come pregiudizio, diffidenza e insicurezza (perdita del controllo) di oscura derivazione (forse reattiva, forse endogena)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
2) una totale mancanza di modestia (forse compensatoria)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
3) una inattaccabile rigidità dei meccanismi di difesa (negazione e proiezione) con i quali il paranoico sempre difende il proprio io… <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Come risulterà evidente a chiunque, il risultato di questa diabolica combinazione sarà che tutti quegli eventi che da una persona normale potrebbero essere considerati fortuiti o casuali per un paranoico saranno quasi sempre intenzionali e criminali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Prendiamo adesso in considerazione un'altra caratteristica della Paranoia, forse la più importante ai fini del racconto che stiamo narrando: l’estrema difficoltà, anche in sede psichiatrica, di distinguere con chiarezza la soglia dove una legittima paura, un lecito sospetto o un accettabile dubbio di una persona, sconfini di fatto nel delirio. Così, ad esempio, dove si situa il confine tra un reale e scorretto pregiudizio di un insegnante nei confronti di un allievo e la convinzione delirante di quello stesso allievo che l’insegnante lo abbia preso di mira? Ma saliamo di livello: qual è il confine che giustificherebbe la paura o il sospetto di un Presidente o di un Capo di Stato di poter essere allontanato dalla scena politica se non addirittura di essere eliminato, da una condizione, invece, patologica di delirio di persecuzione che sembra far parte, oggi, della struttura caratteriale di molti politici moderni? Come già detto, è davvero difficilissimo distinguere tra delirio e legittimi sospetti, anche e soprattutto perché la moderna realtà nella quale tutti viviamo è estremamente complessa e presenta una quantità tale di sfaccettature (chiare ma anche oscure) che pochissimi osservatori potrebbero presumere a pieno diritto di saperne abbracciare la totalità. E questo è valido anche per gli psichiatri i quali, pur senza rendersene conto, potrebbero aver aderito ad una visione del mondo collettiva sì, ma anche ridotta e, su quella base, condannare alla follia spiriti insigni dallo sguardo spregiudicato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Attenzione, però. Con le righe di cui sopra non si vuol negare la necessità e la possibilità di riuscire a intravedere la soglia di demarcazione tra delirio e legittimi sospetti… si voleva solo sottolineare l’estrema delicatezza della differenziazione e la necessità, in colui che fosse chiamato a ratificarla, di apertura interiore, elasticità, spregiudicatezza e tanta tanta esperienza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Oggi, però, tutte queste raccomandazioni risultano superflue. Il termine Paranoia, infatti, è entrato nel gergo comune, ha perso tutte le sue sfumature nosografiche e con la complicità dei giovani che sono sempre alla ricerca di elementi che distinguano la loro generazione da quelle precedenti, in pratica viene affibbiato a destra o a manca: basta soltanto che il pensiero di qualcuno si discosti o metta in dubbio la realtà condivisa dai più… e il giudizio è pronunciato. La coscienza collettiva non tollera divagazioni, dubbi, perplessità o sospetti. Figuriamoci critiche, denunce o scomode accuse.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E adesso facciamo ancora un passo e affrontiamo il termine: Complottista. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Cominciamo andando ad aprire una vecchia e affidabile enciclopedia di fine anni ’80… e scopriamo che con il termine “complotto” si indicava: “Congiura, intrigo, macchinazione ai danni delle autorità costituite o di privati” e che “complottisti” o “congiurati”: “sono coloro che organizzano un complotto ai danni di… ecc..”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Così le vecchie enciclopedie. Ma da qualche decina di anni, sempre a causa del disfacimento del senso e del valore del linguaggio, si fa strada una nuova definizione e come “complottista” finisce per essere qualificato non più chi trama una congiura, bensì colui che tende a interpretare ogni evento come complotto pur non possedendo alcun fondamento, essendo questo atteggiamento più che altro la risultante di una fissazione o mania.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Questo è quello che si trova oggi su qualunque enciclopedia digitale (compresa la Treccani).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
È importante notare qui il salto logico: il complottista non è soltanto un individuo che vede complotti ovunque, ma è “fissato” su questa idea, il complotto è diventato per lui una magnifica ossessione, quasi una “mania”. Nel senso comune, dunque,<span class="apple-converted-space"> </span><strong><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-weight: normal;">il complottista ha finito per essere visto come “malato”</span></strong>, un individuo psicologicamente fragile se non addirittura un folle.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Il “complottista patologico” è ben descritto nel film di Richard Donner “I<strong><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-weight: normal;">potesi di Complotto”</span></strong>, dove il protagonista interpretato da<span class="apple-converted-space"> </span><strong><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-weight: normal;">Mel Gibson</span></strong><span class="apple-converted-space"> </span>è così ossessionato da queste teorie da accettarle tutte come attendibili e cercare cervellotici collegamenti per arrivare a descrivere un unico grande complotto mondiale. Salvo poi essere rapito dalla CIA che già in precedenza lo aveva sequestrato per effettuare su di lui alcuni esperimenti… segreti, si intende.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
A questo punto il lettore più attento avrà notato una sorta di sovrapposizione: in maniera sottile è come se il concetto di “Paranoico” fosse diventato intercambiabile con il concetto di “Complottista” e in tale gratuita distorsione è passato nel linguaggio comune. Ma dato il fatto che non siamo più nell’ambito di un pensare accorto e misurato, all’interno del quale – come ho scritto più sopra - dovrebbe sempre essere considerata l’estrema difficoltà di individuare la soglia dove un dubbio potrebbe avere una sua legittima ragione di esistere, il linguaggio comune usa ed abusa tale termine come fosse un’accusa infamatoria. Essere complottisti, oggi, significa essere ingenui, sciocchi o nevrotici fissati, in cerca di una qualsiasi originalità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
La psichiatria moderna da una mano alla confusione creatasi e così, con una presa di posizione che lascio giudicare ad altri se stupida, o arrogante, o ingenua, o in malafede, due psichiatri britannici, Daniel Freeman dell’università di Oxford e Richard Bentall dell’università di Liverpool, pubblicano uno studio intitolato “<i>The concomitants of conspiracy concerns</i>” nel quale sembrano voler fare “di tutta un’erba un fascio” e i cui risultati, riportati da un articolo divulgativo sul <i>Guardian</i> possono essere così riassunti:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<i>“… i complottisti sono prevalentemente maschi single provenienti da bassi livelli socio-economici; tendono a soffrire, molto più della popolazione generale, di disturbi d’ansia e di deficit dell’attenzione, di fare abuso di alcol e di droghe. Tutte situazioni che spesso contribuiscono a una bassa autostima”.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Dell’assoluta necessità, oggi più che mai, di complessi <i>distinguo</i>, di cautela, di spregiudicatezza e apertura mentale, neanche a parlarne.<o:p></o:p></div>
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A meno che non si vogliano interpretare le parole dei due professoroni inglesi nel senso che chi non è maschio single, non soffre d’ansia e deficit dell’attenzione, non fa abuso di alcol e di droghe e può contare su un discreto livello di autentica autostima, allora può stare tranquillo: le sue affermazioni, anche se discoste da pensiero comune, non saranno mai tacciate di complottismo.<o:p></o:p></div>
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Insomma… con la destrutturazione e l’evanescenza del linguaggio, la confusione regna sovrana.<o:p></o:p></div>
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D’altronde, si sa… l’uomo della strada non è portato a sospendere il giudizio (la così detta <i>epochè</i> dei greci) né a pensare che le cose possono essere in un modo, ma anche in un altro. Piuttosto, nella popolazione nascono due posizioni estreme e contrapposte, apparentemente inconciliabili:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
1) Il complottista, nelle cui fila militano sia individui più o meno disturbati ma, oggi in sovrannumero, soprattutto intellettuali, giornalisti <i>free lands</i>, premi Nobel, affermati ricercatori scientifici, professionisti più che accreditati in medicina, biologia,fisica, ingegneria e artisti di varia fama. È ovvio che tutti questi ultimi di nevrotico non hanno proprio nulla… ma la loro esclusione dal consesso scientifico e pubblico è dovuta solo ed esclusivamente al fatto di camminare nel dubbio e di avanzare critiche al Pensiero Unico.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
2)Il giustificazionista che, per quieto vivere, accetta la visione della realtà proposta dalla politica e dai media, respingendo per dogma di fede ogni possibile alternativa. Per i giustificazionisti è intollerabile il dubbio, l’incertezza, o anche solo il sospetto che organi del Potere Economico o Politico possano usare il popolo per interessi personali e/o scopi necrofili. Nessuno di loro è disposto ad accettare il fatto che il concetto di complotto oggi potrebbe essere ribaltato, e che la macchinazione potrebbe non essere più volta a rovesciare il Potere, ma potrebbe essere stata orchestrata dal Potere stesso ai danni della gente comune.<o:p></o:p></div>
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<div class="MsoNormalCxSpFirst" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Resta un ultimo paradosso da evidenziare: sempre escludendo gli individui fortemente disturbati nelle fila dei moderni complottisti (perché è ovvio che ce ne siano) quello che si può osservare che sono proprio loro, i complottisti, le persone più tolleranti, più pazienti e comprensive nei confronti dei loro avversari. Perché in fondo sanno che ciò che anima i loro nemici è la paura, la povertà dei loro mezzi di conoscenza, nonché il desiderio di sicurezza e di tranquillità, per realizzare i quali sono disposti a pagare qualunque prezzo. Anche la perdita della propria libertà.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Purtroppo, sono invece questi ultimi, i più intolleranti, i più rigidi, i più inferociti, perché non potendo tollerare alcuna minaccia al proprio fantasioso mondo di giustizia e bontà (sono i succubi del “Mulino Bianco”), sono sempre pronti ad umiliare, ingiuriare se non addirittura denunciare o aggredire chiunque voglia ridimensionarlo ai loro occhi.<o:p></o:p></div>
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<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Non credo esistano vie semplici per dirimere questa grande frattura prodottasi nel tessuto sociale. Ma una soluzione ci sarebbe: coltivare una nuova coscienza fondata su un pensare non più ancorato al sistema neuro-sensoriale. È quello che la scienza dello spirito ha indicato come Pensiero Vivente, l’unica attività interiore dell’uomo in grado di esaminare il “dato” in quanto semplice “dato” che necessita della contemplazione pensante dell’uomo per manifestare la complessità a cui rimanda.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<span style="text-indent: 11.35pt;">Perché il “dato è dato al pensiero”, ci raccomandò di ricordare sempre Massimo Scaligero, ma solo un pensare in grado di risalire alla propria fonte di vita può sperare di coglierne la Verità in tutta la sua portata.</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; text-indent: 11.35pt;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
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Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-65645640824592602052020-03-28T01:12:00.000-07:002020-03-28T04:25:15.865-07:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-65l2ePbh0rM/Xn8GcSwFvDI/AAAAAAAAAQo/_6ZlARVBA38TAlneHO1Zp1cejKxntil4QCLcBGAsYHQ/s1600/alba-con-donna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><b style="font-family: calibri, sans-serif;"><span style="font-size: 16pt;">Alla svolta dei tempi…</span></b></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-aW1HcCEO1IM/Xn8H6_LbCUI/AAAAAAAAAQ0/tT7qjly2M0kRj4eb2TfdyY0GTwJfYhJCACLcBGAsYHQ/s1600/alba-con-donna.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="300" height="265" src="https://1.bp.blogspot.com/-aW1HcCEO1IM/Xn8H6_LbCUI/AAAAAAAAAQ0/tT7qjly2M0kRj4eb2TfdyY0GTwJfYhJCACLcBGAsYHQ/s400/alba-con-donna.jpg" width="400" /></a></div>
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<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Con queste parole non ho alcuna intenzione di mancare di rispetto al Mantra dal quale le ho riprese, ma ho voluto solo sottolineare che molto probabilmente, come umanità, ci troviamo davanti a una svolta molto significativa. Più significativa di tante altre che, comunque, in un modo o nell’altro, abbiamo già attraversato. Stiamo vivendo in un momento storico le cui determinanti sono molto complesse e suppongo che occorreranno molti sforzi e molto tempo per riuscire ad osservarle tutte. Perciò questo articoletto vuole offrire soltanto degli spunti che, magari tra i tanti altri, ci porteranno un giorno a comprendere di che cosa siamo testimoni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ho esercitato come psicoterapeuta per quarantacinque anni e credo perciò di poter affermare, in piena coscienza, che mai avevo avuto modo di osservare un panorama anche soltanto lontanamente simile a quello che in questi giorni sto osservando.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Mi riferisco, è ovvio, alla pandemia che da mesi sta imperversando ma che sto provando ad osservare da un punto di osservazione tutt’altro che ordinario.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Cercherò di spiegarmi meglio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Il virus che sta dilagando in Italia e nel resto del mondo, a prescindere dal fatto che esso sia il risultato di una mutazione naturale o di una manipolazione genetica, è una ben precisa realtà… e i suoi effetti per la vita e la salute corporea di tutti noi sono (statisticamente parlando) più o meno gravi. Ho scritto “più o meno” perché i dati che ci vengono forniti non sono attendibili, ed è possibile che il numero dei decessi sia almeno in parte sovrapponibile a quello dichiarato negli altri anni. Ciò nonostante sembra innegabile la sua velocità di propagazione (anche se a prescindere dalle cause che la determinano: 5G? Polveri sottili?) e, soprattutto, la sua aggressività (ma sempre a prescindere da cause non ancora chiare: gravi stati di panico che annichiliscono il sistema immunitario? Vaccinazioni pregresse? Predisposizione per età o altre malattie?).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Certo, invece, è lo stato di emergenza e la non possibilità del Sistema Sanitario Nazionale di fargli fronte, a causa degli sconsiderati tagli economici subiti in quest’ultimo decennio che hanno messo in ginocchio una delle tante eccellenze italiane.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Insomma: ci troviamo in questa situazione che, occasionando una restrizione pressoché totale delle libertà individuali, ci costringe a rimanere reclusi nelle nostre case.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ma non è di questo che intendo scrivere perché, come avrebbero detto gli scrittori o i giornalisti di una volta: già copiosi fiumi di inchiostro sono stati spesi per raccontare tutto e il contrario di tutto ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi. Oggi spendiamo bit… ma in fondo è la stessa cosa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Quello che invece mi sembra interessante è provare a descrivere quello che sta avvenendo nelle anime delle persone ma, ancora una volta, a prescindere dalle dotte dissertazioni già pubblicate sulle dinamiche della paura e dell’ansia, su quelle del bisogno di molti di riuscire a trovare un “Capro Espiatorio” su quale scaricare la propria rabbia inespressa o su quelle, invece, di ubbidienza cieca promessa a una “Qualche Autorità” forte, pur di allontanare da sé qualsiasi pericolo. Anche su tutto ciò mi sembra che sia stato scritto abbastanza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
No! Piuttosto, il panorama che mi sembra di scorgere e di cui vorrei raccontare è rappresentato dal fatto che “l’evento Coronavirus” sembra essere riuscito a slatentizzare un immenso materiale psichico che, prima di questa terribile avventura, giaceva seminascosto sotto il tappeto della sala di rappresentanza dell’anima di tutti noi. In un modo o nell’altro, il rimosso è uscito allo scoperto e si sta affacciando dai balconi. Ma non per cantare “Fratelli d’Italia”, bensì per costringere tutti noi a fissare lo sguardo sul “buco nero” più o meno piccolo che tutti ci portiamo nell’anima.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Vorrei cominciare, pertanto, con un ossimoro non verbale, ma immaginifico: per quanto paradossale possa sembrare, molti di coloro che erano già da tempo in terapia stanno rispondendo meglio alla pandemia che non la maggior parte delle persone così dette “sane”. Certo non tutti. E di certo, per sostenere questo assunto, mi occorrerebbe poter fare una statistica comparativa più ampia di quella che sono in grado di fare. Per cui bisognerà che il lettore si accontenti di una mia valutazione intuitiva, anche se pur sempre basata – come avrebbe voluto Goethe - sul dato dell’osservazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
D’altra parte, è pur vero che questo elemento paradossale era già stato osservato da molti dei miei colleghi psicoterapeuti in tempi non sospetti, se uno di loro, particolarmente creativo, mesi addietro aveva addirittura fatto girare su FB questa deliziosa storiella:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 11.35pt;">
“Tutti i giorni mi capita di incontrare persone terribili!<o:p></o:p></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 11.35pt;">
Per fortuna poi arrivo a studio<o:p></o:p></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 11.35pt;">
e incontro i miei pazienti.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Non conosco il collega che l’ha inventata ma, di sicuro, ha ben interpretato una nostra opinione comune. Perché quello che noi riconosciamo a tutti i nostri pazienti, anche a quelli che non riusciranno ad usufruire al meglio dell’avventura psicoterapica, è di aver avuto avuto il coraggio, l’enorme coraggio di mettersi in discussione e di provare a guardare il Drago negli occhi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Credo perciò che l’apparente paradosso di cui sto parlando sia determinato da questo semplicissimo dato di fatto: le persone in terapia sono già in guerra con i propri fantasmi! Hanno sollevato il tappeto, si sono armati di ramazza e stanno provando a fare pulizia. Alcuni ce la faranno. Altri, forse, non otterranno il risultato voluto… ma ci hanno provato, o ci stanno ancora provando e, questo, è ciò che davvero conta. Per quanto affranti o spaventati dai propri “parassiti animici” hanno trovato il coraggio di guardarli negli occhi. Sono tra le persone più coraggiose che si possa immaginare, perché avere coraggio non significa affatto non avere paura, bensì combattere la propria paura afferrando con l’Io una Volontà di profondità che non si lascia intimidire dall’apparente sproporzione di forza. I “parassiti animici” sono davvero molto possenti, perché in realtà succhiano la loro forza dall’energia vitale dell’anima a cui si sono attaccati. E, bisogna pur ammetterlo, il pensiero cerebrale, astratto e dialettico che di solito gli si oppone non è in grado di fronteggiarli. Occorrerebbe un altro “pensare”… Tuttavia la “comunione di terapeuta e paziente” a volte scompagina le forze in gioco, e il miracolo si realizza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ma anche a prescindere da questo, io credo che sia questo il motivo per cui “l’evento Condivirus”, con il suo improprio carico di morte, di paura, di isolamento, d’inimmaginabili conseguenze sul piano economico e politico, non abbia colto molti pazienti psicoterapici impreparati: loro erano già in guerra con sé stessi e, chi più chi meno, avevano già smesso di raccontarsi menzogne.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E così, nel mio piccolo, registro che alcuni pazienti, affetti da una serie di squilibri psichici che si scaricavano sul corpo, creando sintomi invalidanti e persistenti, costretti a fermarsi… stanno meglio! I dolori sono scomparsi o, come minimo, sono attenuati. Una sorta di calma piatta ha preso il sopravvento e ha tranquillizzato la mente e il corpo. Le ristrettezze imposte hanno realizzato ciò che il pensiero ordinario era incapace di realizzare.<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-indent: 11.35pt;">
<o:p></o:p></div>
<span style="font-family: Calibri, sans-serif; text-indent: 11.35pt;">E ancora, paradosso tra i paradossi, vengo a conoscenza che addirittura alcuni ipocondriaci si sono placati… come se, di fronte al pericolo reale, i timori assurdi e privi di contenuto si fossero volatizzati. Perché adesso il nemico è lì, pur nella sua invisibilità, perciò bisogna rimboccarsi le maniche e combattere sul serio.</span><br />
<span style="text-indent: 11.35pt;">Registro di persone che hanno trovato il tempo di guardare più intensamente e profondamente in sé stesse e, di fronte ad una emergenza la cui violenza non è comparabile alle fisime sciocche ed inutili che prima le occupavano, assaporano un maggior equilibrio. Intravedono una luce là dove prima c’era solo il buio.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Registro persone che, con timidezza, si riaccostano al mondo dello spirito. Non tanto alla religione, quanto piuttosto a intuizioni velate sulla natura spirituale ultima del mondo, sul significato sacro della vita e sul mistero del proprio destino.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Registro una rinnovata voglia di comprendere meglio sé stessi e le persone che ci circondano, il desiderio di conoscere la verità e di smettere di credere alle favole che i Padroni del Mondo si sforzano di promulgare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Certo… registro pure cedimenti, regressioni apparentemente ingiustificate, recrudescenze dell’ansia e dell’angoscia, stati di agitazione. Ma sono fenomeni che ben si inseriscono in uno squilibrio già riconosciuto, in un malessere che non può sorprendere e in una difficoltà del vivere con la quale, da tempo, si stavano facendo i conti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Tutt’altra cosa per chi, nell’epoca dell’anima cosciente, non ha mai seriamente pensato di mettersi in discussione. Qui, “l’evento Condivirus” sta facendo stragi. Perché la sua invisibilità (propria dei fantasmi), la sua potenziale violenza, l’isolamento assoluto a cui costringe, almeno per il momento, le fosche previsioni che lascia intravedere sul futuro di tutta l’umanità, hanno colto molte persone impreparate. O meglio, le ha colte mentre erano in piena funzione i consueti meccanismi di difesa che tutti noi terapeuti ben conosciamo – rimozione, repressione, negazione, sublimazione e altri ancora – e li ha scompaginati. I giochi sono saltati, i nodi sono venuti al pettine, le menzogne si sono dissolte come neve al sole e hanno lasciato molte persone nude, vulnerabili e spaventate non solo di fronte al virus in quanto tale, bensì di fronte a tutti i fantasmi che il virus ha slatentizzato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
È in questo quadro, ad esempio, che va interpretata la paura della morte che imperversa oggi tra molte persone: non ci hanno mai davvero pensato (se non in maniera astratta e vacua). La medicina aveva promesso loro cure immaginifiche, i modelli ostentati dalla TV e dalle riviste patinate sono quelle di giovani, sani, belli e vincenti, la guerra non esiste se non quella sporca in paesi più o meno sconosciuti e la miseria non li ha mai riguardati poi troppo da vicino. E invece, adesso, all’improvviso, il sipario si è sollevato e la morte, il male, il pericolo, la guerra, sono tutti lì e li guardano con un sorriso beffardo dipinto sul loro volto di pietra.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
“Non era vero niente… la vita non è una piacevole passeggiata come molti ci avevano fatto credere e, forse, nasconde un segreto che non conosciamo. Ma dov’è? Chi lo conosce? Come raccapezzarsi di fronte all’orrore?”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E penso altresì al problema della solitudine. Quella vera, reale e tangibile, che però fino a pochi mesi fa era stata occultata tra lavoro, relazioni occasionali, amici, sport e interessi di vario genere. La osservo e la confronto a quella “negata”, quella di chi pur stando “insieme” è più solo che mai. Come hanno decretato tanti studi di esimi colleghi, è la solitudine peggiore, quella che di più fa soffrire. E quante coppie, quanti nuclei familiari si trovavano in questa situazione? Quanti, aiutati sempre dal lavoro, da amanti occasionali, dagli amici o dallo sport by-passavano allegramente la loro più autentica solitudine interiore? Arriva il Condivirus, obbliga alla segregazione, e l’equilibrio salta, la vita dell’anima va in pezzi perché i dissidi, l’ostilità negata, l’indifferenza e il disamore non sono più occultabili.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E ancora: penso allo sguardo di molti che, inevitabilmente, corre verso il futuro. Cosa ci riserva? Che cosa accadrà? I più ingenui e i più ostinati continuano a sperare che magari tutto tornerà come prima… e hanno paura di confrontarsi con il fatto che, molto probabilmente, nulla più invece sarà come prima. Il mondo sta compiendo un giro di boa, e a prescindere dal fatto che non è ancora possibile intuire la direzione che prenderà, di sicuro nulla sarà mai più come prima. Quando usciremo dal bunker e ci guarderemo negli occhi vedremo qualcosa che non avevamo mai prima osservato: una Realtà Altra, un mondo sconosciuto, un uomo del tutto diverso… forse peggiore, ma forse migliore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Per ora non è dato saperlo, ma questa consapevolezza inconscia circola nell’animo di tutte le persone, e molti non sono preparati ad affrontarla. Avvertono inquietudine, angoscia, disperazione… e l’attribuiscono al Coronavirus. Ma non è lui il vero problema. Lui ha semplicemente sollevato il tappeto e portato il problema alla luce del sole.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E così eccoci qua, tutti con l’anima allo scoperto. Cosa ce ne faremo?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Difficile dirlo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ci sono tutti i presupposti per una discesa verso il sub-umano… così come ci sono tutti i presupposti perché la componente migliore di noi trovi il coraggio di affermarsi. E non importa quale potrà essere lo scenario che i Padroni del Mondo si sforzeranno di imporci: è nelle trincee, nelle prigioni, nei lager, negli ospedali, che l’umanità ha sempre dato il meglio di sé. E la ragione è ovvia: chi ritrova sé stesso sperimenta con il cuore che la nostra natura più autentica e profonda di esseri umani “non è di questo mondo”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Noi apparteniamo al cielo!<o:p></o:p></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-61536216956281171732020-03-19T23:48:00.001-07:002020-03-20T00:37:24.428-07:00<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-EI8JSyy0s_0/XnRyn94sTxI/AAAAAAAAAQc/9DWh_DrZXH4Nfh1isIeMyE3Jif9NxGQBwCLcBGAsYHQ/s1600/Paura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="450" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-EI8JSyy0s_0/XnRyn94sTxI/AAAAAAAAAQc/9DWh_DrZXH4Nfh1isIeMyE3Jif9NxGQBwCLcBGAsYHQ/s320/Paura.jpg" width="320" /></a></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 0px;">
<b><span style="font-size: 18pt;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: 18pt;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: 18pt;">Io e la Morte, oggi…<o:p></o:p></span></b></div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="text-indent: 11.35pt;">Anche a voler cercare con cura le parole con le quali esprimere il mio pensiero, devo ammettere di percepire una sorta di profondo timore. Ma non tanto per la situazione di pericolo infettivo che tutti stiamo vivendo, bensì per la perdita della più elementare calma o tranquillità interiore con cui esaminare i fatti (o meglio i “Dati”) che si sovrappongono e che, a voler essere corretti, meriterebbero una più attenta riflessione. Quella tranquillità imparziale che ci permetterebbe davvero di dialogare, e non di scagliarci l’uno contro l’altro, ognuno a difesa della propria piccola verità assoluta, quella calma interiore – dicevo - non c’è, non esiste nell’animo della maggior parte delle persone. Al suo posto c’è una aggressività rabbiosa le cui radici affondano in dinamiche fin troppo evidenti per chi sappia contemplare la complessa realtà della vita dell’anima umana.</span><br />
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Perché nonostante nessuno voglia negare l’incombere di una patologia da infezione che sembra interessare la maggior parte dei paesi compresi in una determinata fascia climatica del nostro pianeta, ci sarebbe però da valutare con molta, anzi moltissima, attenzione se i dati che costantemente vengono forniti siano tutti corretti, oppure manipolati, sovrapposti, amplificati se non addirittura distorti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Siamo di fronte alla più grande pandemia della storia moderna o al più grande inganno che mai mente umana (o diabolica?) potesse partorire?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Questo articoletto non vuole entrare nel merito della questione, perché chi scrive sa bene che anche soltanto aver accennato a questo plausibile sospetto sarà motivo di ire funeste, da una parte o dall’altra. Come più volte ebbe a ricordare Rudolf Steiner, l’uomo moderno sembra incapace di convivere con “le domande”… se una perplessità o un dubbio gli si manifestano, egli subito esige una risposta. Non importa se essa poi si dimostrerà infondata, l’importante è averla ora! Adesso! Subito! E guai a chi osasse metterla in discussione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Perciò lascio volentieri la questione alla libera iniziativa di ognuno. Su Internet, o sui giornali, sulla TV o altrove è possibile trovare tutto e il contrario di tutto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Che ognuno si faccia l’idea che crede.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ma anche per quello che potrebbe riguardare le cause ultime di questo stato delle cose lascio ad altri la parola, preferendo, semmai, allinearmi con i pensieri espressi dal giornalista e mio buon amico Piero Cammerinesi nel suo più recente articolo su questo stesso tema e di cui allego il link: <a href="https://liberopensare.com/io-e-il-coronavirus/?fbclid=IwAR105mVcHDX_i-CFf4nNIBDrkRsSwGJRm9bbd1QY_Fl0dQlfn0ENyReXRXE" style="color: #954f72;">https://liberopensare.com/io-e-il-coronavirus/?fbclid=IwAR105mVcHDX_i-CFf4nNIBDrkRsSwGJRm9bbd1QY_Fl0dQlfn0ENyReXRXE</a><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Nell’articolo, mi si voglia perdonare l’estrema sintesi, il giornalista riconduce la presupposta pandemia che tutti stiamo subendo a una significativa perdita di autentici valori spirituali, abdicati a favore di una visione materialistica dell’universo e della vita di tutti noi uomini. L’analisi condotta nell’articolo mi sembra esaustiva e mi soddisfa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ma allora cos’altro ho da aggiungere? Questo: io sono convinto, e oramai da molto tempo, che la situazione descritta nell’articolo sia stata originata, ma nello stesso tempo continui ad alimentare come in un furioso e infernale feed-back, dalla smisurata, profondissima, cieca e stolta paura della morte che alberga nell’anima della maggior parte delle persone di questa sciagurata civiltà moderna occidentale. Una civiltà che, chiudendo gli occhi su quanto di terribile avveniva in altre realtà limitrofe (basterebbe pensare al Medio Oriente e a tutti i suoi orrori) ha pasciuto sé stessa nell’illusione di aver scongiurato ogni guerra, ogni malattia, ogni dolore e di aver diritto, perciò, a godere pienamente della vita senza doversi mai chiedere quale fosse il senso ultimo della propria avventura su questo piccolo mondo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ribadisco che queste mie parole sono antiche, e non scaturite da una qualsivoglia reazione al pericolo che ora tutti stiamo correndo. La mia ricerca interiore, infatti, è iniziata quando avevo solo quindici anni, propiziata da un drammatico evento luttuoso. Poi, però, ho continuato ad incontrare “<i>nostra sorella morte corporale</i>”… e sempre da molto vicino: a trentatré anni in montagna e a quarantanove in volo. E infine, per ultimo, soltanto pochi anni fa, quando ne avevo sessantotto, in motorino, a Roma, fermo ad un semaforo rosso. Mi arrogo perciò il diritto di affermare che conosco l’argomento di cui sto parlando e il titolo che ho voluto dargli non è solo un omaggio all’articolo di Cammerinesi. Era il lontano 2000 quando pubblicai il mio primo libro che, sotto un titolo magari fuorviante (Attività estreme e stati alterati di coscienza) affrontava lo stesso argomento: l’ingiustificata e generalizzante paura della morte presente nell’anima dell’uomo contemporaneo. Una paura inconscia, ma sconfinata, dalla quale gli deriva una quasi assoluta incapacità di valutare e giustificare qualunque azione altrui che sembri (e sottolineo “sembri”) sfidare tale innominabile tabù.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
La verità, come ho continuato a ripetere e a scrivere in altri libri e in numerosi articoli (l’ultimo è stato nell’agosto del 2018, e questo è il link: <a href="https://medium.com/psicanalisi-antroposofica/ri-pensare-la-morte-2f93ee0399a1" style="color: #954f72;">https://medium.com/psicanalisi-antroposofica/ri-pensare-la-morte-2f93ee0399a1</a> ), la verità – dicevo – è che tutti noi abbiamo rimosso la morte attraverso inconsapevoli processi psichici di relativizzazione e banalizzazione. Per questo molti hanno sempre ritenuta erronea la mia analisi e affermato di essere invece ben consapevoli della morte come limite estremo della vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Ma il fatto è che tali affermazioni sono astratte, dialettiche, discorsive… possono servire a far credere a noi stessi, e al pubblico che ci ascolta, di essere ben consapevoli del nostro tragico destino di creature mortali, ma non sono pensieri davvero accolti nella profondità del nostro essere. Vagano nella nostra mente, appaiono e scompaiono come gusci vuoti, parole senza spessore, pur permettendo di fingerci compenetrati dal senso del tragico. Ma non sono pensieri pensati, non sono scesi nel nostro cuore, non hanno compenetrato nervi, muscoli e sangue di tutto il nostro essere e per questo motivo, per questo unico ed essenziale motivo, ci lasciano del tutto impotenti e terrorizzati quando la Pallida Signora ci si presenta davanti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Quando davvero la Morte ci sfiora, o sfiora i nostri cari, o persone che noi ben conosciamo, allora perdiamo il nostro occidentale aplomb e saremmo pronti a tutto pur di allontanare da noi la terribile minaccia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Non possediamo l’esperienza dei nostri avi, che hanno convissuto con carestie inenarrabili, conflitti religiosi, guerre sanguinose, eccidi ignominiosi, pestilenze incontenibili o sconvolgimenti tellurici di immani proporzioni. Abbiamo dimenticato le esperienze tragiche dalle quali proveniamo. Noi di fronte a Lei impallidiamo, le membra iniziano a tremare e le viscere ci si contraggono nel tentativo disperato di contenere un’angoscia oscura e minacciosa di fronte alla quale non abbiamo alcun rimedio. Ci sentiamo inermi, perché non abbiamo Principi Viventi che ci ispirano, non abbiamo conoscenze solide che ci sostengano sospesi sull’abisso, non abbiamo più neanche una vera fede (le chiese oggi sono deserte). Con tutta la nostra intelligenza, regrediamo alla condizione di bambini spauriti e ci aspettiamo che uno Stato Forte ci prenda per mano e ci rassicuri… in cambio di ubbidienza cieca e rinuncia a qualsiasi velleità o pensiero individuale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Quanto vado scrivendo, spero mi si voglia credere, ha poco a che fare con la situazione di emergenza che tutti stiamo vivendo né, tantomeno, è un invito all’anarchia o alla mancanza di solidarietà con tutte le altre persone che ci circondano. Sono pensieri che coltivo da decenni, che si trovano sparsi in tutti i miei libri e che sono nati dalla constatazione di quanto poco tutti noi siamo davvero preparati a guardare la morte negli occhi e a considerarla davvero, e fino in fondo, un aspetto inscindibile della vita. Eppure, ne sono convinto tanto quanto coloro che lo hanno affermato prima di me: “Chi non sa morire, non sa neanche vivere!”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm -4.1pt 0.0001pt 0cm; text-align: justify;">
E la nostra civiltà imbellettata non sa vivere! Si aggrappa all’apparenza di vita che vive senza chiedersi nulla del suo significato più profondo con ciò producendo, senza rendersene davvero conto, due ovvie reattività: o stili di vita distaccati, indifferenti, smodati se non addirittura offensivi nello spregio del suo sacro valore. Oppure, al contrario, stili pusillanimi, trattenuti, vigliacchi, sempre pronti a difendere con le unghie e con i denti quel poco di vita di cui si accontentano, non osando neanche immaginare di poterla mettere in pericolo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm -4.1pt 0.0001pt 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Di fatto, la nostra società – pur essendo estremamente violenta e pericolosa – ci ha addestrati a credere di poter allontanare da noi il pericolo, qualunque pericolo, e di poter sempre avere qualcuno a disposizione a cui delegare la nostra sicurezza. Ne deriva che se siamo accorti, bravi e oculati, in linea di massima possiamo vivere tranquilli e sicuri. Sappiamo che c’è sempre qualcuno che pensa a noi (la Sanità Pubblica, la Polizia, la Protezione Civile, l’Assicurazione, lo Stato) e se poi, nonostante tutto, le cose dovessero andare proprio male, allora si cercherà un responsabile da crocifiggere o, molto meglio, qualcuno da cui farsi rimborsare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm -0.05pt 0.0001pt 0cm; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
Di fatto in questi ultimi decenni la vita media degli uomini si è decisamente allungata; la medicina ha realizzato miracoli e ulteriori ne promette, noncurante delle aberrazioni e degli stravolgimenti cui necessariamente sta andando incontro; le assicurazioni e i sistemi di previdenza si sforzano di garantirci il futuro e preservarci dall’incertezza; le agenzie turistiche offrono viaggi sicuri e avventure senza rischi (sic!); la comunicazione di massa ci propina, enfatizzandoli, modelli umani sempre più sani, belli, ricchi, vincenti, spensierati e, soprattutto, eterni. Di conseguenza sempre più uomini vivono inseguendo il proprio benessere personale come se la morte fosse un evento che non li riguardasse affatto, con il risultato inevitabile di non comprendere più il valore delle cose che li circondano, il significato delle proprie esperienze e, in definitiva, della loro stessa vita. Nessuno sembra davvero felice, ma nessuno sembra disposto a fare il più piccolo sforzo per cambiare questo stato di cose. La paura è troppo forte e non ci sono valori né insegnamenti che permettano di contenerla. Forse senza neanche accorgersene i più si sono rifugiati nell’anestesia, anche se, negata la morte, la vita resterà per loro un mistero incomprensibile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
La verità è che la morte vive con noi: nasce nel momento in cui noi nasciamo e solo se integrata nella nostra quotidianità, anziché assumere l’aspetto dell’orrore, potrebbe svelare quello della saggia consigliera. La verità è che solo accettandola come nostra inseparabile compagna di viaggio sapremmo affrontare la vita con il giusto atteggiamento e il misurato coraggio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 11.35pt;">
E la realtà che tutti noi stiamo vivendo in questo storico momento esigerebbe un tale coraggio! Perché come scrissero uomini ben più saggi di me: “Se non si ha un Principio per il quale morire, allora non si ha alcun motivo per il quale vivere”.<o:p></o:p></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-34378024529751998052020-03-15T04:31:00.002-07:002020-03-15T04:46:19.275-07:00Presentazione del mio nuovo libro<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<b><br /></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "calisto mt" , serif; font-size: 36pt;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-rcjYXr3erVs/Xm4QqJQ6PxI/AAAAAAAAAP4/tdD09NEHRkcmFa-htTt3H6UMc6OINzpngCK4BGAYYCw/s1600/Cover.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="400" src="https://3.bp.blogspot.com/-rcjYXr3erVs/Xm4QqJQ6PxI/AAAAAAAAAP4/tdD09NEHRkcmFa-htTt3H6UMc6OINzpngCK4BGAYYCw/s400/Cover.jpg" width="257" /></a></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "calisto mt" , serif; font-size: 14pt;"> </span></b><b style="text-indent: 14.2pt;"><span style="font-family: "calisto mt" , serif; font-size: 14pt;"> </span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center; text-indent: 14.2pt;">
<b><span style="font-family: "calisto mt" , serif; font-size: 14pt;">Prefazione anno 2020<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Sarebbe mai possibile riassumere e sintetizzare in poche centinaia di pagine i testi di Rudolf Steiner: “Le opere scientifiche di Goethe”, “Saggi filosofici” e “Filosofia della libertà”, nonché quelli di Massimo Scaligero: “La logica contro l’uomo”, “Il trattato del pensiero vivente” e “Il pensiero come antimateria” ?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">La risposta a questa domanda è un categorico no! Un no assoluto, perché tutti quei testi sono stati scritti seguendo una concatenazione logica rigorosa ed essenziale di pensieri molto più simile allo sviluppo di una equazione matematica che non a uno svolgimento filosofico. Così rigorosa ed essenziale da risultare risibile il fatto di riportarne alcune parti sottraendole al contesto generale in cui sono state inserite o, addirittura, alterandone l’ordine di successione. In più, tutti quei testi sono così esaustivi in sé stessi da far risultare ridicolo e dilettantesco qualunque tentativo di accorpamento sintetico.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">E tuttavia…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Era il 1978 quando io, giovane terapeuta junghiano formatomi in uno dei pochi istituti privati operanti all’epoca, operativo già da sette anni ma timoroso che l’annunciato nuovo Albo degli Psicologi e degli Psicoterapeuti potesse non riconoscere retroattivamente l’operato di quanti si erano formati negli anni precedenti alla sua entrata in funzione, sentii il bisogno di assicurarmi la legalità del mio operare iscrivendomi alla Facoltà di Psicologia che, proprio in quegli anni, aveva aperto la sua sede anche a Roma.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Verso la fine del 1982 ero perciò in procinto di portare a termine la mia seconda laurea ma, non essendo uno studentello alle sue prime prove con la vita, dopo essermi assicurata come relatrice una professoressa che mi sembrava essere la più intelligente di tutta la facoltà, come tesi finale le sottoposi un titolo dall’apparenza innocuo, ma che sottendeva una critica spietata al dogmatico sistema scientifico di cui la Psicologia si stava facendo vassalla (il termine più congruo sarebbe stato: sgualdrina).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Inconsapevole di quello che avrebbe dovuto valutare, la mia relatrice firmò il titolo da me proposto: “La realtà della realtà tra percezione e concetto”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Ottenuta la sua firma, sparii per nove mesi, alla fine dei quali le consegnai i due terzi della mia tesi che conteneva quella sintesi delle opere principali di Steiner e di Scaligero cui sopra ho accennato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Senza ora rinnegare quanto detto nelle prime righe, mi posso però concedere di affermare che era un lavoro ben fatto: mi era costato uno sforzo di concentrazione che si era protratto per mesi e mesi, regalandomi alcuni dei momenti più sublimi di tutta la mia vita. C’erano stati giorni nei quali avevo percepito il mio pensare volare alto, sopra le nuvole dei pensieri quotidiani e, come un’aquila reale, intuire l’ebrezza di una libertà incommensurabile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Uno dei primi mesi del 1983 consegnai la copia della mia tesi che, se anche aveva gli ultimi tre capitoli ancora da scrivere, poteva essere già considerata un lavoro completo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Alla mia relatrice prese un colpo… o almeno così immagino, perché dopo una settimana mi riconsegnò il dattiloscritto dove sulla pagina di copertina aveva scritto:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Egregio dottor Priorini, il suo lavoro sembra più una tesi di Filosofia che di Psicologia e non credo che sarebbe corretto da parte mia convalidarla per la prossima sezione di Laurea.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 12pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Con ciò la mia stimabile collega, perché in un certo qual senso eravamo colleghi, mostrava come la sua innegabile intelligenza mancasse di quella più accreditata conoscenza mitteleuropea e onestà intellettuale che le facesse ricordare come la Psicologia fosse derivata dalla filosofia e che di una psicologia che ignorasse i propri presupposti filosofici non si sarebbe neanche dovuto parlare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Oltre a ciò, tanto per non rinnegare il becero servilismo con cui la Facoltà di Psicologia si offriva al dogmatismo materialistico ovunque imperante, in tutto il mio testo (che, senza falsa e inutile modestia, bisognava ammettere fosse almeno formalmente impeccabile) le uniche sottolineature rosse erano riportate sotto i termini quali: “facoltà animiche” o anche solo “dell’anima” insieme a un punto interrogativo rosso e la dicitura: “Che vuol dire?”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Questo a Psicologia!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Nei primi mesi del 1983.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Io e la Prof. battibeccammo un poco, poi – devo ammetterlo - non sentendomi così agile e spregiudicato da ribattere punto per punto le sue dogmatiche argomentazioni (in fondo avevo solo trent’anni e lei era una Baronessa nel pieno dei suoi poteri) me ne andai irritato e ritirai la mia tesi. La settimana successiva ne chiesi un’altra alla cattedra di Psicologia Dinamica, allora presieduta da Aldo Carotenuto, e in soli tre mesi mi laureai presentando una tesi sull’Archetipo del Padre in Psicologia del profondo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">“La realtà della realtà”, battuta a macchina su una Olivetti 32 portatile, fu da me riposta in un cassetto e lì rimase fino a un paio di anni or sono.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Fu nel corso del 2018, parlando con un mio anziano paziente il quale, a suo tempo, era stato curatore di stampa di diverse testate giornalistiche, che mi venne da chiedergli se sarebbe stato di in grado di trasformare i fogli ingialliti della mia vecchia tesi in un più moderno file digitale sul quale poter intervenire o, addirittura… fantasticare di completare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Mi rispose che la cosa era fattibile e così, per un equo compenso, in un paio di mesi mi consegnò la mia vecchia tesi in un Word di facile accesso. Compiaciuto la rilessi… per la prima volta dopo trenta cinque anni che l’avevo scritta… e, diamine… dovetti convenire che era un buon lavoro. Sempre senza togliere nulla alle affermazioni fatte nelle prime righe di questa prefazione, dovevo ammettere che avevo fatto il possibile per radunare i passaggi più importanti dei testi di Steiner e Scaligero in modo che potessero allettare altri ricercatori e sollecitarli verso più ampi orizzonti della conoscenza umana.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Dopo quella lettura, da qualche parte, nella mia anima, risorse il desiderio di portare a compimento quel lavoro. Tanti anni prima quel giovanile compendio mi aveva regalato momenti di vera e propria estasi e il tema, quello della fondatezza del pensiero in sé stesso, era sempre stato e ancora rimaneva l’argomento verso il quale provavo il più entusiastico interesse. Se non avessi paura di essere mal interpretato, oserei dire che quello era l’argomento che più profondamente amavo di tutta la scienza dello spirito.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">E tuttavia… dove trovare il tempo in una dimensione della quotidianità così diversa da quella dei miei trent’anni? E poi, quali erano gli argomenti specifici con i quali, all’epoca, avrei voluto portare a compimento i capitoli finali della mia vecchia tesi? Me la sentivo davvero di imbarcarmi in una simile impresa?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">In realtà feci passare quasi un anno, baloccandomi tra: “Ora mi ci metto” e un “Ma che vado a pensare, lasciamo perdere”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Sapevo benissimo che il mio sforzo non sarebbe stato destinato a nessuna pubblicazione, né, peraltro, ci tenevo più di tanto. Ma il fascino irresistibile era rappresentato dal fatto di tornare a mettermi alla prova, dopo così tanti anni; di verificare fino a che punto quei pensieri fossero maturati in me; e, infine, di testimoniare la mia fedeltà allo spirito (Michael) che di quei pensieri è il Paladino.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Non ultimo, poi, sentivo risuonare nel mio animo le stesse identiche parole del paratesto che il mio terapeuta di un tempo, anch’egli antroposofo, aveva usato per il suo personale commentario a “Filosofia della libertà”:<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 12pt 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Amor, che nella mente mi ragiona<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 12pt 0cm 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Sì, l’amore sospingeva anche me… e così mi rimboccai le maniche e detti inizio alla fine della mia opera.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Ma quanta fatica… non avevo immaginato quanto fosse difficile a settant’anni suonati, ancora dedito al lavoro di terapia, piacevolmente impegnato in una relazione d’amore con la compagna di questi ultimi vent’anni, distratto da mille altri interessi (alcuni, ahimè, anche superflui), trovare la concentrazione necessaria per portare a termine un lavoro iniziato nell’esuberanza giovanile dei trent’anni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">E poi… quante maggiori informazioni e quant’altri riferimenti scientifici avevo accumulato in tutti quegli anni? In realtà, avrei potuto ricominciare tutto da capo e avallare il mio dire con ben più corposi riferimenti. Decisi, però, di non farlo e di lasciare le prime 150 pagine così come le avevo scritte, senza cambiarne nemmeno una virgola.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Mi fu tuttavia impossibile rintracciare e mantenermi fedele a quello stile essenziale, asciutto e rigoroso che ero riuscito a esprimere in quegli anni. Non ero più il ragazzino di una volta, troppe esperienze e troppe conoscenze si erano accumulate, cambiando me e lo stile letterario con il quale da troppo tempo, oramai, mi esprimevo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="margin-top: 12pt; text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="font-family: "calisto mt" , serif;">Tuttavia, ci provai… e se il lettore-amico che un giorno leggerà queste pagine troverà, nonostante i miei sforzi, che il salto sia comunque eccessivo… non me ne voglia. Sappia che davvero mi sono sforzato e, dove ho mancato, lo addebiti piuttosto alla immaturità del mio pensare di fronte al compito che ha osato immaginare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p><br /></o:p></div>
<h5 align="center" style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span style="font-size: 16pt; line-height: 24.533334732055664px;">INDICE<o:p></o:p></span></b></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-size: 14pt; line-height: 21.466665267944336px;"><br /></span></b></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-size: 14pt; line-height: 21.466665267944336px;">Prefazione </span></b><span style="font-size: 14pt; line-height: 21.466665267944336px;"> </span> pag.7<b><o:p></o:p></b></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>INTRODUZIONE </b>pag.13<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>I. L’ERRORE GNOSEOLOGICO E LE SUE RIPERCUSSIONI NELLA RICERCA SCIENTIFICA.<o:p></o:p></b></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
1.1. L’impostazione gnoseologica di Kant pag.39<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
1.2. Le conseguenze dell’errore pag.46<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
1.3. Contraddizioni insuperabili pag.54<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>II. UNA CORRETTA IMPOSTAZIONE GNOSEOLOGICA.<o:p></o:p></b></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
II.1. Il momento dell’esperienza pag.63<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
II.2. Il pensare sconosciuto pag.76<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
II.3. Il pensare e la realtà pag.90<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
II.4. Percezione, Rappresentazione, Pensiero pag.108<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>III. LA REALTA’ DELLA REALTA’<o:p></o:p></b></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
III.1. Oggettività delle sensazioni pag.119<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
III.2. Il mistero della materia pag.135<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
III.3. Per una futura scienza del percepire pag.143<o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<o:p> </o:p><span style="font-size: 12pt;"> </span></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-size: 14pt;">SECONDA PARTE<o:p></o:p></span></b></h5>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle">
<b><span style="font-family: "calisto mt" , serif;">IV. VERSO UNA NUOVA SCIENZA</span></b> pag. 153</div>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>V. LA CONOSCENZA DELL’ INORGANICO </b>pag.163<b> </b><o:p></o:p></h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>VI. LA CONOSCENZA DELL’ ORGANICO </b>pag.179</h5>
<h5 style="break-after: avoid; color: #252c2f; font-family: "Calisto MT", serif; font-size: 12pt; font-weight: normal; line-height: 18.399999618530273px; margin: 10pt 0cm 0.0001pt;">
<b>VII. LA CONOSCENZA DELL’UOMO </b>pag.193<o:p></o:p></h5>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<b><span style="font-family: "calisto mt" , serif;">CONCLUSIONI </span></b><span style="font-family: "calisto mt" , serif;">pag. 207<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-34780985411662420802020-03-13T02:08:00.000-07:002020-03-13T02:08:09.448-07:00<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-J8ywDccHhM0/XmtLxsSjnlI/AAAAAAAAAPg/Ukmp-Bjqb88I3O0J3ndNGgpJ_9ZVXAc7ACK4BGAYYCw/s1600/coronavirus3.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="225" src="https://3.bp.blogspot.com/-J8ywDccHhM0/XmtLxsSjnlI/AAAAAAAAAPg/Ukmp-Bjqb88I3O0J3ndNGgpJ_9ZVXAc7ACK4BGAYYCw/s400/coronavirus3.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Tutto e il contrario di tutto</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
La visione del mondo antroposofica di Rudolf Steiner mi ha insegnato molte cose e, quasi tutte, si sono incise in maniera profonda e significativa nella mia anima. Ma ad una, in particolare, mi sono sempre sentito legato e in tutte le più svariate occasioni mi sono sforzato di applicarla.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
È una regolina apparentemente molto semplice e potrebbe essere riassunta così: “Se vuoi davvero comprendere o conoscere una cosa, un fatto o una qualsivoglia realtà, bisognerebbe imparare a osservarla da tutti i punti di vista, perché solo un tale sguardo potrebbe coglierne la verità. E 360° gradi potrebbero addirittura non essere sufficienti… bisognerebbe piuttosto osservare quella cosa, o fatto, o particolare realtà, come se fosse al centro di una sfera sulla cui superficie interna potesse liberamente vagare il nostro sguardo ripieno di pensiero, e così abbracciare l’oggetto esaminato da tutti i più possibili punti di vista”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Certo… Non è facile accogliere e rendere vivente una tale capacità di riflessione ma io credo che se ognuno di noi non si sforzerà di farlo, sempre più difficile sarà la nostra capacità di intenderci e di portare a compimento l’esperimento Uomo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
E adesso tutti noi abbiamo un’occasione straordinaria, forse unica, di maturare in un tal senso. Ce la sta offrendo il Corona-Virus.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Vediamo come:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
1) Ci sono persone che, bloccate a casa, inneggiano all’occasione più unica che rara di riappropriarsi del proprio tempo, di ritrovarsi tutti in famiglia e di mangiare insieme, seduti allo stesso tavolo, come non facevano più da molto tempo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
2) Ci sono piccoli imprenditori che, impotenti, stanno osservando andare in pezzi la loro già precaria situazione lavorativa e finanziaria. Hanno una moglie (o un marito) e dei figli e sanno, con assoluta certezza, che entro un tempo brevissimo potrebbero ritrovarsi senza più un tetto sulla testa e senza più nulla da poter mangiare. sono in uno stato di vera e autentica disperazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
3) Ci sono giornalisti che elencano il numero dei morti che si verificano ogni giorno e raccontano lo sforzo immane che medici e personale infermieristico stanno compiendo per tentare di arginare una pandemia come non si vedeva oramai da molto tempo. Almeno in Occidente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
4) Altri giornalisti, tuttavia, confrontano i dati statistici con quelli di altri anni, esaminano le procedure con cui il virus è stato affrontato, e denunciano il fatto che i dati clinici non sono poi così diversi da quelli degli altri anni e che, senza una comunicazione panica, forse si sarebbe potuto intervenire con più efficienza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
5) Ci sono anime belle, spregiudicate, che colgono l’occasione per intravedere nel Male che sta diffondendosi una buona occasione per ricollegarsi con quella dimensione spirituale che da troppo tempo è stata obliata e, appunto per questo, piegare il capo, penitenti e rendere omaggio al Dio della propria fede.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
6) Ci sono anime altrettanto spregiudicate, che senza pudore alcuno, denunciano la possibilità di una pandemia strategica, organizzata per fini economico-finanziari, politici e militari al livello globale. Hanno rintracciato laboratori segreti dove si pratica ingegneria genetica per guerre batteriologiche a basso o ad alto impatto, hanno correlato tra loro gli squilibri in atto tra le massime potenze del momento (U.S.A., Israele e Gran Bretagna da una parte e Russia, Cina e Corea dall’altra), hanno sottolineato il ruolo politico ed economico fallimentare della vecchia Europa e l’uso sperimentale di “terra di nessuno” che ne stanno facendo le Grandi Potenze Mondiali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
7) Ci sono persone sorridenti dalle finestre o dai balconi delle case nelle quali si sono segregati e che dispiegano al vento striscioni improvvisati sui quali campeggia un arcobaleno e la scritta, fiduciosa: Noi ce la faremo! Passerà anche questa!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
8) Altri soffrono la segregazione forzata e sfidano il proprio destino passeggiando per le strade o nei parchi delle città. Hanno letto tutto quello che potevano sulle mascherine commerciali, sanno che non servono a nulla e se ne vanno in giro con il volto scoperto osservando un mondo che sembra andare a rotoli.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
9) Alcuni inneggiano alla prova di fermezza e coerenza data dall’attuale governo italiano, ne apprezzano i provvedimenti e sono orgogliosi di rispettarne le disposizioni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
10) Altri, però, intravedono in tutti questi provvedimenti una sorta di prova generale per l’istituzione di un totalitarismo assoluto, costruito sulla fiducia e sull’amore dello schiavo nei confronti dei propri padroni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Bene… potrei continuare. Avrei ancora molti altri punti di vista da elencare, ma per rendere l’idea di ciò che voglio dire quelli riportati possono bastare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Perché, in fondo, davvero tutte queste osservazioni e riflessioni sono in un contrasto insolubile tra loro? Davvero la drammatica realtà nella quale stiamo tutti vivendo è solo bianca o nera, rossa o blu, gialla o verde, senza alcuna mediazione di sorta?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
E se il Corona-Virus fosse tutto questo e ancora molto di più?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
E se fosse una realtà indefinita che solo un pensare vivente, mobile e creativo potesse alla fine comporre correlando tra loro tutti i dati in suo possesso e contemplarlo, alla fine, nella sua verità in divenire?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Ecco… adesso, magari, qualcuno concorderà con questi miei pensieri e, con titubanza e molta, molta cautela, potrebbe addirittura provare ad accordarvisi. Ma non è questo il punto. Il punto è: riuscirà a farlo in maniera sentita, e autentica, e veritiera? Riuscirà ad essere così mobile interiormente da abbracciare come se fossero le sue tutte le posizioni che sul fenomeno in atto sono state dette e su tutte quelle che ancora si diranno?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Perché il vero problema, almeno per quello che mi è stato dato di osservare, non è il fatto che persone diverse, con destini diversi, cognizioni e coscienze diverse, vedano l’attuale pandemia così tanto diversamente… No! Il vero problema consiste nel fatto che la maggior parte delle persone sarebbe pronto a uccidere e a squartare chiunque osasse esporre in sua presenza una visione dissimile da quella da lui sostenuta. Il vero problema è che quelli che girano con mascherine e guanti di lattice strozzerebbero volentieri chi se ne va in giro a volto scoperto. E quelli che inneggiano al “Buon Governo” vorrebbero in galera tutti coloro che si sforzano di comprovare gli sporchi giochi di potere che serpeggiano sotto la situazione che tutti stiamo vivendo. Gli “Io-sto-a-casa” odiano con ferocia tutti coloro che si muovono, i più coraggiosi odiano i più timorosi, quelli più semplici e ingenui odiano tutti quelli che si impegnano a cercare di svelare gli aspetti nascosti sotto la superficie delle apparenze.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Questo è il vero problema! Questo è il vero fallimento del “progetto Uomo”: che siamo ancora lontanissimi dalla capacità di comprenderci l’uno con l’altro e di capire che ognuno di noi, ognuno con la sua piccola verità acclarata, è solo una piccola parte di un quadro molto più ampio all’interno del quale nessun particolare, per quanto piccolo, dovrebbe essere considerato inutile o del tutto errato. Siamo lontanissimi dal sentirci tutti fratelli di sangue, ancora una volta intrappolati in una terribile prova che se non riusciremo a superare tutti insieme sarà invalidata per tutti. Siamo lontanissimi da quella capacità di amarci davvero l’uno con l’altro dalla quale dipende il successo o il fallimento dell’esperimento umano del quale, volenti o nolenti, tutti facciamo parte.<o:p></o:p></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-68238895188446155612019-07-27T07:58:00.001-07:002019-08-01T23:37:09.088-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: 14pt;"></span></b><br />
<b><span style="font-size: 14pt;">Ma di cosa stiamo parlando - </span></b><b><span style="font-size: 14pt;">Seconda puntata</span></b><br />
<b><span style="font-size: 14pt;"><br /></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-XK5L18TnTSk/XTxmD14KBFI/AAAAAAAAAOU/_u445bQeRP4CdXaenryGYPM1uhfBKGUVACLcBGAs/s1600/shh-Stanlio-e-Ollio-466x218.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="187" data-original-width="400" height="185" src="https://1.bp.blogspot.com/-XK5L18TnTSk/XTxmD14KBFI/AAAAAAAAAOU/_u445bQeRP4CdXaenryGYPM1uhfBKGUVACLcBGAs/s400/shh-Stanlio-e-Ollio-466x218.jpeg" width="400" /></a></div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<div align="center" class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br />
<br />
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<br />
Nell’ottobre del 2015 scrissi un articoletto, intitolato: Ma di cosa stiamo parlando? Di cui allego il link: http://pieropriorini.blogspot.com/2015/10/ma-di-che-cosastiamo-parlando-e.html<br />
<br />
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
L'articolo finiva con timide speranze. Ero disposto a credere che l’uomo moderno occidentale, prima o poi, ce l’avrebbe fatta a uscire da baratro dell’insipienza del pensiero. Sì… volevo crederci.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Adesso, a distanza di quattro anni, registro che anche quella timida speranza si sta affievolendo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E così, colgo l’occasione e provo a fare il punto… ancora una volta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Da un paio di decenni stiamo vivendo in un’epoca che la maggior parte degli osservatori, in linea di massima, è d’accordo nel definire <i>Complessa</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Solo che: Complessa non vuol dire: complicata.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Il concetto di complessità deriva dal latino <i>complector</i>, che vuol dire cingere, tenere avvinto strettamente, abbracciare, comprendere, riunire tutto in sé… ed è utilizzato come sinonimo di epistemologia della complessità, una branca della filosofia della scienza. Le sue radici concettuali affondano nell’800 ma la Complessità entrò prepotentemente nella moderna teoria dei sistemi quando i suoi studiosi smisero di “fingere” che, appunto, tali sistemi fossero lineari, cioè a dire scomponibili in sottosistemi indipendenti tra loro, e accettarono di studiarli nella loro complessità. Dove la complessità consiste appunto in sottosistemi che interagiscono di continuo gli uni con gli altri così da rendere fittizia e aleatoria qualunque separazione volta a risolvere i problemi passo-passo e a blocchi separati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Oggi si può con tutta tranquillità definire complesso un sistema quando esso è composto da diverse componenti (o sottosistemi) che possono interagire tra loro in maniera dinamica, e dunque non lineare, non prevedibile a livello matematico o statistico, ma solo attraverso una sorta di creatività olistica. Tipici di questi sistemi complessi sono infatti le imprevedibili auto-riorganizzazioni e, addirittura, i comportamenti emergenti. In altre parole, situazioni nuove, improvvise, inspiegabili sulla base delle leggi che governano le singole componenti del sistema, ma piuttosto emergenti dalla situazione caotica creatasi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Naturalmente, maggiore è la quantità e la varietà delle relazioni fra gli elementi del sistema, maggiore è la sua complessità. E, di conseguenza, più frequenti saranno i fenomeni di auto-riorganizzazione e le probabilità di imprevedibili fenomeni emergenti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Di fatto, oggi come oggi, si possono definire sistemi complessi (tra i tanti altri) soprattutto quelli sociali, quelli economici e quelli politici.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Così definita la complessità della realtà che ci attornia, dovrebbe essere evidente a chiunque che per comprenderla bisognerebbe saper esercitare un pensare mobile, vivo e sempre creativo. Un pensare spregiudicato, curioso e, soprattutto, coraggioso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
In verità, e con altre parole, oggi più che mai servirebbe un “Pensare Vivente”, scollegato dal supporto neuro cerebrale e capace di osservare la realtà come minimo a livello <i>Immaginativo </i>(nel senso con cui lo intende la scienza dello spirito antroposofica).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Questo pensare, però, fa difetto alla maggior parte delle persone che mi circondano, ancorché sedicenti antroposofi, e con i quali “virtualmente” mi confronto. Perciò, se devo dire la verità, proprio tutta la verità, la cosa mi sconcerta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Perché anche ammesso che pochissimi si fossero davvero conquistati la <i>Coscienza Immaginativa</i>, mi sarei comunque aspettato una mobilità, una curiosità e una spregiudicatezza di pensiero di ben altro livello da quella espressa dai personaggi più o meno blasonati sui quali la coscienza collettiva ripone la propria attenzione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Da questo punto di vista i <i>Social Network </i>sono un termometro di estrema precisione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Quale che sia l’argomento in esame, basta soltanto che il suo autore appaia riferirsi a una data concezione del mondo (ma ho scritto: <i>appaia</i>), basta che le parole da lui usate alludano (anche alla lontana) a un qualsivoglia indirizzo politico, filosofico o scientifico diversi da quelli dell’ascoltatore-lettore, e più nessuno sembra essere in grado di esaminare la sostenibilità o meno di quel ragionamento di pensiero. Nessuno ne verifica l’attendibilità, magari parziale e incompleta, da far poi fluire in una propria visione appunto più complessa e articolata della realtà. Non se ne parla neppure. I pregiudizi dogmatici sono oramai padroni della coscienza collettiva e quasi tutti si sentono in diritto di difendere con qualunque mezzo le proprie piccine idee. Piccine non perché false… Attenzione… bensì perché limitate, circoscritte, ristrette, condizionate. Riflesse! Piccine, appunto. Ma ogni volta inneggianti per il loro sostenitore di turno alla Giustizia (ovviamente con la G maiuscola), alla Verità, alla Vita, alla Scienza, allo Spirito, ecc…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Ma la cosa ancora più risibile è che ognuno di questi strenui difensori delle più blasonate verità accusa tutti gli altri di essere caduti in errore, di essere stati condizionati, oppure di malafede, di egoismo, di stupidità o, peggio ancora, di essere criminali, infami, disumani, mostri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Quando ero ancora studente alla facoltà di Psicologia (anni luce fa) si era soliti fare un esperimento con le giovani matricole. Si radunavano una decina di loro e gli si dava un foglio con su scritte delle frasi chiedendo di apporvi un commento. Tra queste ce ne erano alcune il cui autore era stato scambiato, così che alcune frasi del Che Guevara, ad esempio, erano falsamente firmate Adolf Hitler, e alcune di quest’ultimo erano state attribuite al primo. Era sconcertante osservare come, immancabilmente, tutti gli studenti di sinistra lodassero le frasi di Hitler e quelli di destra lodassero le frasi del Che.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Mai nessuno che si fosse chiesto quale fosse il più ampio contesto di quelle frasi e ne avesse mai verificato l’attendibilità al di fuori di una propria personale idolatria politica. Era desolante. L’unica speranza era che un giorno sarebbero cresciuti, maturati, e che sarebbero stati capaci di valutare l’attendibilità di un pensiero non dico su base iniziatica, ma almeno sulla base di una minima oggettività.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Non è accaduto. Dispiace riconoscerlo… la speranza non si è realizzata né per i giovani di quella generazione né per quelli delle successive.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E così oggi viviamo nella cultura dell’insulto, del disprezzo reciproco, dell’odio di parte, senza che nessuno si accorga della assoluta reciprocità delle ragioni parziali dell’una fazione e dell’altra.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E sia pure… possibile però che questo accada anche tra coloro che perseguono (o almeno tentano di perseguire) una Coscienza Altra da quella coscienza ordinaria che oramai è morta ed è perciò giunta al suo punto di non ritorno? <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Prendiamo un tema scottante: quello dell’immigrazione più o meno clandestina nel nostro paese. Non dovrebbe esserci alcun dubbio: è un tema <i>COMPLESSO</i>. Vi ruotano intorno la sacralità della vita umana e la capacità, in ognuno di noi, di una sana risonanza empatica. La consapevolezza del mancato fondamento genetico del concetto di "razza" e l'universalità del genoma umano. L’educazione alla conoscenza attenta e rispettosa delle diverse etnie e culture del mondo, compresa però la propria... Una visione a trecentosessanta gradi sui giochi di potere del liberalismo finanziario globale e sui loschi individui che vi stanno dietro. La conoscenza esatta delle più che innumerevoli cause che hanno promosso e amplificato il fenomeno migratorio e che, quasi mai, sono naturali. La libertà di analizzare con spregiudicatezza la diversità di genere, religione, cultura e paese di provenienza di tutte queste persone, ponendo in essere misure appropriate a tale diversità. La valutazione dei mezzi reali con i quali il nostro paese può supportarli e la creazione di strategie economiche funzionali e funzionanti. La capacità di riconoscere se e quali giochi politici vi si nascondano. Lo smascheramento delle mille menzogne che ognuna delle parti in gioco ha creato ad arte e che sbandiera, ad oltranza, solo per inficiare le ragioni altrui o per mantenere alto lo stato di confusione e di incertezza generale. Provare ad osservare con equanimità la diversa statura morale di coloro che ne parlano, come quelle così discordi di Laura Boldrini o di Federico Rampini, ad esempio, oppure quelle di Oriana Fallaci o di Tiziano Terzani, provando ad estrapolare da ognuno di loro le osservazioni migliori così come quelle peggiori.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<div style="text-align: start;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">E, per finire, cosa non da poco, provare a chiedersi quali possano essere i risvolti spirituali implicati in una vicenda così complessa come quella di cui stiamo parlando. Perché, se la nostra esperienza di uomini su questo pianeta non si limita ad essere una occasionale avventura di atomi e molecole che si sono incontrati per caso, allora, forse, la posta in gioco è molto più alta di quanto non appaia al pensiero ingenuo del materialista uomo moderno occidentale. Perché </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; text-align: start;">la religiosità che i popoli hanno espresso, e ancora esprimono, non è mera sovrastruttura, bensì misura della loro evoluzione spirituale all’interno del divenire cosmico.</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; text-align: start;"> </span><span style="text-align: start;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">E se dietro le parvenze dell’Induismo, del buddismo così come dell’ebraismo, dell’islam o del cattolicesimo (oggi tutte queste confessioni si sono ridotte ad essere l’ombra risibile di ciò che furono), c’è pochissima sostanza spirituale, è anche vero che avrebbe un suo significato il fatto che almeno l’Europa fosse capace di mantenersi fedele a quell’evento spirituale nel quale, fino a qualche secolo fa, bene o male si riconosceva e che aveva riconosciuto essere il punto culminante dell’intera storia cosmica e terrena.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: start;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: start;">
Solo una possente e sentita adesione alla propria spiritualità, infatti, potrebbe giustificare una autentica permissività e tolleranza nei confronti di tutti gli altri credi trasportati dai flussi migratori, là dove l’ingenuità, la fiacchezza interiore, l’indifferenza o, peggio ancora, la vacuità agnostica tipica dell’intellettuale europeo radical-shic ne relativizzano il messaggio equiparando il suo significato a quello di tutti gli altri e, di fatto, preparando il terreno al fallimento dell’esperimento umano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: start;">
Perché se la realtà terrena è in guerra, quella spirituale non lo è da meno, ed è assai probabile che ci siano vere e proprie Entità Spirituali che, attraverso l’uomo, le sue guerre e le sue incomprensioni, si contendono il futuro prossimo della creazione.<o:p></o:p></div>
<div style="font-family: calibri, sans-serif;">
E se mai questo fosse vero, allora potremmo considerare con maggiore attenzione le parole con le quali Rudolf Steiner si sforzava di mettere in guardia l’Europa (ed era solo il 1919) da tutti quegli impulsi che avrebbero cercato con ogni mezzo di impedirne il ruolo di centralità stabilizzante tra Potenze Oscure solo in apparenza Contendenti.</div>
<div style="font-family: calibri, sans-serif;">
<o:p></o:p></div>
<div style="font-family: calibri, sans-serif;">
Questo avrebbe dovuto essere il sacro compito di una Europa unita, perciò contro di lei si sono accaniti sia l'immenso potere del materialismo anglo-americano (sostenuto dalle Nazioni Unite), sia l'altrettanto immenso potere del materialismo socialista internazionale.</div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
"<i>In un certo senso sarà difficile da capire</i> - aveva avvertito Rudolf Steiner, da Dornach, già nel 1917 - <i>ma bisogna comunque apprendere che i veri e giusti pensieri per la struttura sociale nasceranno soltanto quando gli uomini si rivolgeranno allo spirito... Altrimenti gli uomini nulla creeranno nel campo dei principi politici, delle strutture e delle idee sociali."</i><br />
E nel 1919, a Stoccarda, fu ancora più intransigente affermando che: <i>"solo se l'Europa troverà la strada di un rinnovato pensare lo spirito sarà in grado di non far tramontare la civiltà del mondo... altrimenti tutti ci avvieremo verso la barbarie."</i></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Dispiace dirlo, ma questo <i>Vivente Pensare</i> che avrebbe dovuto nascere nel cuore dell'Europa, come eredità di una grandiosa epoca passata e di uomini straordinari che lo avevano pre-figurato, non solo sembra abortito ma, con la sua assenza, sembra aver corrotto anche quel tanto o quel poco di ragionevolezza che alcuni hanno tentato invano di conservare.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Insomma… ritornando all'attuale problema dell'immigrazione, bisognerebbe osservare e conoscere tutto questo, anche più di questo, e poi, semmai, arrischiarsi in una possibile soluzione del problema, tenendo conto che variabili imprevedibili tenderanno di continuo a spostare l’equilibrio che ci si sarà sforzati di raggiungere soprattutto se si ignoreranno le Grandi Intelligenze che dietro a tutti questi movimenti si nascondono.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E invece… nulla di tutto questo. Piuttosto improperi, insulti, accuse infamanti degli uni verso gli altri in nome della Sicurezza, della Patria, del Nazionalismo (più becero), oppure, ma tanto è la stessa cosa, della Vita, della Fratellanza, dell’autentico Spirito Cristiano e chi più ne ha più ne metta. Tanto, poi, chi vuole la sicurezza ruba e degli altri se ne frega, chi ama la patria è pronto a svenderla al miglior offerente, e chi proclama in nome della Vita, se guardasse nel fondo oscuro della propria anima, scoprirebbe di essere subito pronto ad ammazzare i propri avversari.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Ora… è anche vero che non si può pretendere che tutti riescano a realizzare esperienze concrete sulla <i>Via Immaginativa</i>, né che tutti gli altri si diano la pena di esaminare ogni singolo problema da tutti i punti di vista possibili e immaginabili… ma la consapevolezza della complessa articolazione della realtà dovrebbe suggerire ai più onesti, ai più sensibili, ai più colti o a quelli più intelligenti, di trattenere le proprie opinioni, fare silenzio, contemplare la realtà e attendere che da questa – come suggeriva Goethe - gli giunga infine una risposta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Che quando arriva - perché prima o poi arriverebbe se fossimo capaci di arrestare il nostro narcisistico "pensiero riflesso" e fare silenzio - non potrà mai essere rigida, dogmatica né tantomeno intollerante.<o:p></o:p></div>
</div>
<o:p></o:p>Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-91211454846685397442018-12-24T00:28:00.001-08:002018-12-24T00:28:26.249-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">The Game: un invito alla riflessione<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-TK4PmI6yi9E/XCCYQIZnBdI/AAAAAAAAANY/fbvYkYTbjaIGEL0Eq2sn9jXUwhEiHWeuACK4BGAYYCw/s1600/1*Bd7BpVuuRQHRJHzoP1I2FQ.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://2.bp.blogspot.com/-TK4PmI6yi9E/XCCYQIZnBdI/AAAAAAAAANY/fbvYkYTbjaIGEL0Eq2sn9jXUwhEiHWeuACK4BGAYYCw/s320/1*Bd7BpVuuRQHRJHzoP1I2FQ.jpeg" width="320" /></a>Nell’anno 2010 pubblicai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">C’era una volta la psicanalisi</i>. Era un
testo che - dalla privilegiata finestra dalla quale, come psicanalista, mi era
concesso di osservare l’anima dell’uomo contemporaneo - registrava la fine di
un’epoca e l’inizio di una nuova. Ero scettico sulla valenza positiva dei
valori e dei principi dei quali questo Mondo Nuovo sembrava farsi portavoce, ma
non volendo rischiare di dare voce allo scontato malcontento degli anziani -
per i quali: “Eh… ai miei tempi…” è sempre stata la frase più ricorrente - mi
volli confrontare con alcuni dei migliori rappresentanti del pensiero moderno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E, tra questi, per primo, scelsi
Alessandro Baricco e il suo allora emergente: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">I barbari</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Devo confessare che adoro
Baricco. Adoro i suoi romanzi – anche se ho sempre distinto tra forma (sublime)
e contenuti (spesso evanescenti) – adoro le sue <i style="mso-bidi-font-style: normal;">performance</i> teatrali (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cyrano
de Bergerac</i> tra tutte) – e senza dubbio lo apprezzo come uomo di cultura e
come docente. Ma non sono quasi mai andato d’accordo con i pensieri a cui
approda.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">I Barbari</i>, comunque, era un testo brillante e provocatorio che
costringeva al dubbio qualunque lettore onesto e coerente con sé stesso. In
sostanza, accusava tutti coloro che avevano paura dei nuovi paradigmi che si annunciavano
alla porta della storia di essere reazionari e pusillanimi, di non avere forza
e intelligenza sufficienti per comprendere il futuro, e di riciclare
quell’accusa di barbarie con la quale da sempre il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Vecchio</i> ha tentato di difendersi dal <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Nuovo</i> che avanza. Tutto questo raccontato con maestria, grazia,
ironia e tanto acume, come solo Baricco sa fare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come non vacillare?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Nel mio libro misi a confronto il suo pensiero
con le tesi di Zygmunt Bauman, di <span style="color: black;">Benjamin Barber</span>
e di Umberto Galimberti… riflettei non poco su tutta la faccenda ma, alla fine,
lasciai la cosa in sospensione. Non ero convinto! Ammesso e non concesso che la
civiltà greca incarnò “i barbari” per la luminosa cultura egiziana morente,
quella romana “i barbari” per la raffinata ma esausta cultura greca e quella
germanica “i barbari” per la possente, pragmatica ma agonizzante civiltà romana,
non riuscivo proprio a convincermi che “semplice, leggero e sempre più veloce”,
come valori della nuova epoca storica che stava soppiantando il ‘900, potessero
rappresentare qualcosa di valido in sé. Cioè a dire, valori e parametri capaci
di dare senso e significato alla nostra avventura umana.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Certo… poteva benissimo darsi che
fosse proprio questa negazione di senso, significato e più profonda coscienza
il Valore di cui non riuscivo a riconoscere il valore… ma se così era, mi stava
bene essere ritenuto (e ritenermi) un dinosauro che – pur non essendo mai stato
un reazionario ancorato al passato - criticava l’avvento del nuovo mondo edeplorava
l’estinzione del proprio. E, approfittando del lavoro che facevo, alla fine mi
convinsi che, come sempre, sarebbe stato l’Uomo ad emettere la sentenza finale
perché, in genere, chi si nutre in modo sano gode di una discreta salute, mentre
chi si nutre di cibi adulterati spesso fa una gran brutta fine.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Spero che la metafora sia chiara
per tutti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Passano nove anni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dalla mia speciale finestra di
osservazione vedo ombre sempre più oscure dilungarsi nell’anima umana… e sì che
sono quarant’anni che la osservo, e di nefandezze ne ho sempre vedute molte… ma,
finora, mai così ampie, e dense, e spesse… ombre che tutto sembrano avvolgere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In libreria esce il nuovo libro
di Alessandro Baricco: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">The game</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È uno studio attento e minuzioso
del Nuovo Mondo che i barbari hanno appena instaurato, dopo aver distrutto e
fatto a pezzi il vecchio. Alessandro ne è entusiasta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Inutile dirlo… compro il libro e
lo leggo, tutto di un fiato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Bellissimo! Impeccabile! Scritto
con uno stile coinvolgente e colloquiale… come se il suo autore stesse parlando
proprio con te e solo con te che lo leggi. Innovativo nella forma – basta
guardare la cura e la raffinatezza con cui sono proposte e disegnate le mappe
del Nuovo Mondo – brillante, ironico e graffiante come solo lui sa fare e, cosa
del tutto nuova, ricco di percezioni acute e originali sulla nuova realtà.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Impossibile non complimentarsi
con il suo autore. Impossibile non consigliarlo a quanti amano (e sanno)
pensare con la propria testa e confrontarsi a viso scoperto con i temi della
propria epoca.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Peccato che, ancora una volta,
non mi trovo d’accordo con lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma è un degno avversario. Un uomo
che stimo e un artista di tutto rispetto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Merita perciò, per quello che può
valere, che io spenda due parole per giustificare il mio dissenso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E mi fa piacere iniziare ratificando
quella che, forse, è la sua più geniale e innovativa osservazione. Perché,
scrive Alessandro - spero non si dispiaccia se da ora in poi lo citerò per
nome... Io sono pur sempre un dinosauro e lui un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Puer Aeternus</i> (è un complimento) - presentando il Game, non è la
rivoluzione tecnologica che sta modificando la coscienza dell’uomo, piuttosto è
stata proprio una Coscienza Altra, nuova, inedita, giovane e diversa, come
emergente dal sottosuolo, che ha generato il sommovimento tellurico che ha
fatto sprofondare il vecchio mondo e che ha sospinto verso l’alto nuove costole
montagnose. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il digitale, dunque, sarebbe
l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">effetto</i> e non la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">causa</i> del mondo futuro che tutti
abiteremo un giorno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Bellissima immagine!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Straordinaria, nella sua capacità
evocativa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“Un nuovo tipo di intelligenza,
come emergente dal sottosuolo…”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quella di Alessandro è
un’intuizione visionaria. Va presa con estrema attenzione. È possibilissimo che
ci fosse un mutamento coscienziale in atto, precedente la scoperta del Game…
Sì, è possibile! Una mutazione sotterranea che ha cavalcato l’immane sofferenza
umana derivante dalla rigidità ed esclusività che le <i style="mso-bidi-font-style: normal;">élite</i> del potere politico, della cultura, della economia e della
religione del ‘900 avevano imposto alla maggioranza degli uomini.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sì! È possibile… solo che,
abituato come sono a ritenere “una intelligenza” sempre spettante ad un
soggetto che la esercita, mi è venuto subito da chiedermi a Chi potesse
appartenere tale Intelligenza sotterranea? Chi fosse il Soggetto che, come
Ades, prorompendo dal sottosuolo, fosse venuto a rapire la già tormentata anima
(Persefone) dei nostri tempi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Naturalmente mi si potrebbe
contestare che il “Chi” con la maiuscola rende manifesta la visione del mondo
sulla quale mi fondo. Ma è ovvio! Non oserei mai negarlo. Sono pienamente
consapevole della visione “scientifico spirituale” del mondo sulla quale fondo
i miei pensieri. Ma si dovesse mai credere che Alessandro non ne abbia una sua
e che per chissà quale miracolo possa invece parlare come un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Deus ex macchina</i>. Anche lui, come tutti
d'altronde, possiede una visione del mondo sulla quale fonda i propri pensieri…
solo non sarei così sicuro che lui conosca i presupposti gnoseologici ed
epistemologici sui quali si basa, così come io conosco i miei.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma affrontare questa diatriba ci
porterebbe troppo lontano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Torniamo piuttosto al Game e alla
bella descrizione di come una misteriosa forza sotterranea abbia scavato tunnel
sotto le torri di potere del vecchio mondo e le abbia fatte crollare, spingendo
poi verso l’alto nuove costole montagnose. Massicci, cime e rilievi che oramai,
a distanza di anni, hanno finito per costituire un territorio del tutto nuovo. Davvero
stupende le mappe di questo Nuovo Mondo tratteggiate da Alessandro… <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>distribuite in modo progressivo nel testo e, dunque,
nel tempo, così da permettere a chiunque di visualizzare il fluire del
movimento sotterraneo che le avrebbe generate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E la visione d’orizzonte che
dalla cima di quelle vette si lascia ammirare è sublime…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Peccato, ancora una volta, che io
rimanga dubbioso sullo spettacolo che il testo offre ai miei occhi perché, in
un certo senso, è come se i miei peggiori incubi avessero preso forma. E vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Proverò a descriverne qualcuno.
Chissà che non mi riesca di esorcizzarli.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dunque… le particolarità
specifiche del Game sono la semplicità, la leggerezza e la velocità delle
informazioni che, in pratica, prima hanno diluito il vecchio mondo e infine lo hanno
smaterializzato. Alessandro ne è entusiasta… mentre a me, qui, sembra di
riconoscere l’intenzionalità di Qualcun Altro il cui scopo, non dichiarato,
potrebbe essere proprio quello di sedurre i più poveri di spirito e relegarli per
sempre nel virtuale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di fatto, bisogna riconoscere che
la nuova postura, uomo-tastiera-schermo, che con l’IPhone – ci racconta Alessandro
– si spinge a realizzare quasi una protesi bio-meccanica dell’organismo umano, in
molti casi diviene totale dipendenza. Ma io non parlo qui dell’infarto che
quasi mi coglie (a me, adulto e vaccinato) se per caso esco di casa per andare
al lavoro e ho dimenticato il cellulare sul comodino (e pensare che fino al
2000 ancora non ne avevo mai comprato uno). No! Mi riferisco a tantissimi di
quei giovani che nel Game ci sono nati, ne fanno un uso quasi solo godereccio e
vi stazionano perennemente, con ciò amplificando la propria originaria stupidità.
Non dovrebbe essere un caso, infatti, se ovunque, nel mondo, sono cominciate a
sorgere vere e proprie cliniche per tentare di curare con l’astensione forzata
la “dipendenza dal virtuale” di questi poveri giovani. D’altra parte, mettere
un qualsiasi <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Tool</i> elettronico in mano
a ragazzini di quattro o cinque anni (a volte anche più piccoli) significa
svilupparne sì l’intelligenza, ma solo quella associativa, a discapito di
quella creativa e di quella concettuale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Pensavo che Alessandro lo sapesse
ma, forse, l’entusiasmo lo ha distratto da questo particolare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Un altro punto interessante: ci sarebbe da
parlare della verità-veloce che, almeno secondo il nostro autore, andrà
sostituendo quel tormentone di cui gli uomini si sono sobbarcati dal giorno in
cui sono apparsi su questo mondo: qual è la Verità?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Troppo macchinosa e faticosa una
ricerca in tal senso. Vuoi mettere – scrive Alessandro, e l’esempio che porta
(quello del libraio di Lorient) è un capolavoro di letteratura – prendere una
notizia errata, lanciarla a velocità vertiginosa nel Web, e poi assistere a uno
strano fenomeno di conferma che è però l’effetto dell’errore iniziale. Caspita
se è geniale Alessandro. Che ce ne facciamo di una Verità presunta Vera, difficile
da rintracciare, immobile, ferma nel tempo, quando sarà possibile crearne a
dismisura di veloci, snelle, valide finché durano e funzionali alla nostra
superficialità? Il Game è troppo fluido per potersi permettere la ricerca della
Verità e troppo avanzato (sic!) per potersene accontentare. Perciò, scrive
Alessandro, ha prodotto un suo proprio modello di verità (mi dev’essere
sfuggito che la Verità fosse relativa e che ognuno potesse costruirsene una
propria) e ne ha modificato il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">design</i>
che, così facendo, ha perso esattezza e precisione ma ha guadagnato in sintesi
e velocità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Bah…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Se davvero Alessandro è convinto
di ciò che dice, mi sembra inutile starne a discutere. Non posso negare,
tuttavia, che in me la cosa genera una certa inquietudine.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Passiamo quindi ad un altro argomento,
anche questo scottante.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sembrerebbe, infatti, che anche
il nostro autore si sia accorto di come, nel processo di liberazione dalle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">élite</i> del passato, dai vecchi sacerdoti,
dagli esperti, dai padri e dai padroni, la nuova umanità ne abbia tratto una
rinnovata concezione di sé… una grandiosa e ingiustificata concezione di sé,
azzarderei io, che non trovando più contenitori né confini, ha superato un
certo limite e si è tramutata prima in “Individualismo di massa” e, infine, in “Egoismo
di massa”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Alessandro, però, sostiene che i
padri della rivoluzione tecnologica non avessero tale egoismo… “Individualismo
sì, ma egoismo no!” - scrive lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Che dire? Ancora una volta sembra
convinto. E il fatto che Mark Zuckerberg, Larry Page, Sergey Brin, Bill Gates,
Jeff Bezos, Steve Jobs e Lerry Ellison (l’ordine è casuale, non va per miliardi
di dollari accreditati) in realtà si siano sostituiti alle vecchie élite e chi
più chi meno siano intenzionati ad implementare i loro possedimenti, per Alessandro
sembra normale. A me, vecchio dinosauro, sembrano uguali agli altri e, come ipotetica
diagnosi, azzarderei: “bulimia egoica”… o, almeno, “bulimia monetaria”. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma, appunto, io non faccio più
testo. E ringrazio l’autore, con sincerità, per la geniale percezione del
concetto di “egoismo di massa” (perché qui devo confessare che io ne avevo
intuito i contorni, ma il concetto non ero riuscito a metterlo a fuoco).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come che sia: un egoismo che,
oramai, sta contaminando il Nuovo Mondo sfornando masse di giovani nullafacenti
e nulla sapienti i quali, però, sognano di diventare miliardari quasi per
magia, inventando una App o sfondando il banco dei Bitcoin. Io e i miei
colleghi ne incontriamo a decine, e centinaia sono invece le famiglie che di
questa indifferenza culturale dei figli ci parlano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Insomma… potrei continuare ancora
per molto con le mie perplessità rispetto al Game e al Mondo Nuovo che ne è
scaturito. Più che mai Alessandro non mi ha convinto ma, anzi, ha fortificato i
miei dubbi sull’aurea di quest’epoca. La realtà però è questa e, dunque, potrei
finirla qui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma un’ultima critica mi sembra
d’obbligo. Quella sul suo tema di fondo: “Venivamo da un disastro…” scrive
Alessandro, perché in nome di valori e principi irrigiditi e letali, guidati da
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">élite</i> di potere chiuse e
inaccessibili, verso la metà dell’ultimo secolo fummo trascinati in due guerre
mondiali letali che produssero milioni e milioni di morti. L’incubo del ‘900
giustifica il Game - scrive sempre Alessandro – che, tuttavia, non fu una
rivoluzione frontale bensì sotterranea. Una rivoluzione che sostituì allo
scontro violento e sanguinoso (proprio di tutte le rivoluzioni passate) il
rifiuto di ubbidire alle vecchie regole. I suoi creatori smisero semplicemente
di giocare al vecchio gioco e si inventarono un gioco nuovo, apparentemente
senza altre regole che non fossero quelle della semplicità, leggerezza e
velocità. L’incubo del ‘900 era stato debellato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Che bel racconto! Davvero
fantastico…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma… Ohi… Alessandro… ci sei? Ma
in quale pianeta vivi? Davvero ti sembra che i primi diciotto anni del Mondo
Nuovo non siano stati abbastanza violenti e feroci?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Diciassette anni di guerra in
Afghanistan, come ritorsione del popolo più guerrafondaio del mondo a un
attentato sul quale, oltretutto, pesano gravi sospetti di autenticità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- La nascita dell’ISIS e del
terrorismo globale, a tutto campo (anche, e soprattutto, grazie alle nuove
possibilità offerte dal Game).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- La gratuita aggressione della
Libia e l’uccisione di Gheddafi, solo per evitare che sorgesse una moneta
africana in grado di contrastare il monopolio del dollaro americano e
permettere ai soliti stati canaglia di allungare le mani sui suoi giacimenti di
petrolio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Il vergognoso e sanguinoso
attacco della Siria da parte dei soliti noti, solo per spodestare Bashar
al-Assad colpevole di non volersi proprio piegare – ma come si permette? - ai <i style="mso-bidi-font-style: normal;">desideranda</i> economici di coloro che
ancora dominano il mondo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- La guerra nella Repubblica
Democratica del Congo, ben più orribile, violenta e sanguinosa di tutte quelle
mai combattute su quel tormentato continente. Non a caso denominata “Guerra
Mondiale Africana” per la presenza di ben sei Paesi estranei (e sono sempre gli
stessi) che si contengono i ricchi giacimenti di oro, di diamanti e,
soprattutto – ascolta bene Alessandro – di coltan. Proprio quello che serve al
Nuovo Mondo per costruire sempre più Tool elettronici con i quali dilettarsi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- La recentissima guerra nello
Yemen dove, indifferenti alla strage di migliaia di civili indifesi e bambini
innocenti, nove paesi arabi sunniti, guidati dall’Arabia Saudita e appoggiati
dagli Stati Uniti (ma guarda… sempre loro) e dai guerriglieri dell’ISIS,
combattono i ribelli sciiti Huthi, appoggiati (si suppone) dall’Iran e dalla
Russia. La contesa, al di là di tante menzogne, riguarda il controllo delle
rotte del petrolio. Dimenticavo… la guerra si combatte anche grazie alle
ingenti forniture di armi italiane, distribuite a destra e a manca. Perché per
noi, come un po' per tutti in questo Nuovo Mondo, quello che conta è il
profitto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- L’ancor più recente
recrudescenza del conflitto tra Israele e Palestina.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E poi ci sono la guerra in
Ucraina, in Somalia, in Sudan, in Kurdistan, in Iraq, in Nepal, in Indonesia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Che c’è… Alessandro, visto che
non è più in Europa (almeno per ora) la guerra è meno guerra?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
O forse ti sei fatto incantare
dal termine: “Guerre di Pace”?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
O solo perché Obama è stato il
primo giocatore al mondo a vincere al Game, vogliamo chiudere gli occhi di
fronte al numero delle guerre che tale esimio premio Nobel per la Pace ha
scatenato?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Insomma… il Mondo Nuovo non si
presenta proprio bene…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E non mi basta, sai, che in
chiusura del tuo bellissimo libro (perché un bellissimo libro rimane, al di là
di tutto, e le persone intelligenti dovrebbero leggerlo) non mi basta che tu te
n’esca auspicando che presto un'altra intelligenza ancora, Femminile questa
volta, Umanistica, di memoria non americana, composta da talenti cresciuti
nella sconfitta e da menti emarginate, possa riuscire ad entrare nei processi
di produzione del Game futuro. Perché non sono sicuro che proprio il Game lo
permetterà. Perché tutta la memoria e le figure mentali che, come dici tu, gli
abitanti del Game si sono messi a raccogliere, non sono poi così sicuro che
potranno essere rielaborate da uomini e donne che, magari a causa del cattivo
uso del Game, rischiano però, di fatto, di essere diseducati a pensare con la
propria testa e di riuscire a compensare la dissoluzione dell’Infinito, la
perdita della Verità e l’insostenibile leggerezza dell’essere che finora ne
sono risultati. Non sono convinto che la post-esperienza (o vibrazione, come la
chiami tu) sia accessibile a tutti i fruitori del Game… di certo non a quelli
che solo ci si baloccano (e sono molti), né a quelli che hanno imparato a <i style="mso-bidi-font-style: normal;">surfare</i> leggeri tra la data di nascita
di Platone e il supposto numero delle stringhe nei multiversi della meccanica
quantistica… piuttosto, io credo invece che la post-esperienza sarà possibile solo
a quelli che, almeno in parte, saranno stati ri-educati alla lentezza, alla
profondità e alla paziente e faticosissima ricerca della Verità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Vedremo…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come scrisse Manzoni: “Ai posteri
l’ardua sentenza”.<o:p></o:p></div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-47985634771831709662017-11-23T03:09:00.000-08:002017-11-23T03:09:14.646-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Due “sottili”
esperienze napoletane<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-oobosq9Dugo/Whaq4L_gJLI/AAAAAAAAAL8/58A8jNbZdgEeWxeIUWeR_v7StbohbvUKQCLcBGAs/s1600/Museo_Cappella_Sansevero.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="900" height="425" src="https://1.bp.blogspot.com/-oobosq9Dugo/Whaq4L_gJLI/AAAAAAAAAL8/58A8jNbZdgEeWxeIUWeR_v7StbohbvUKQCLcBGAs/s640/Museo_Cappella_Sansevero.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La prima:</b> Abbiamo deciso di regalarci
un fine settimana artistico-culturale nella meravigliosa città di Napoli. Così,
sabato mattina, dopo aver vagato tra i palazzi del centro storico della città,
ci rechiamo alla cappella di Sansevero, per contemplare il capolavoro di
Giuseppe Sanmartino, il “Christo velato”. Ammetto che non ci eravamo informati
affatto sul “dove” avremmo trovato la scultura marmorea e “cosa” rappresentasse
quel luogo. Così la sorpresa è totale, perché l’ideatore della cappella fu il
principe Raimondo di Sangro, massone, alchimista, scienziato e inventore che
intese farne un “luogo iniziatico”. Cioè a dire un luogo architettonico in cui
gli spazi, gli affreschi, le statue e ogni minimo altro particolare, avessero
la proprietà di occasionare nel visitatore un’esperienza trascendente. Non a
caso, perciò, nel suo testamento, il principe pregò gli eredi di non modificare
il più piccolo dettaglio della cappella. Peccato che nel 1889 un’infiltrazione
d’acqua facesse crollare il camminamento posto tra la dimora privata del
principe e la cappella, rovinando tutto il pavimento di quest’ultima.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Si trattava di un mosaico di marmoree
tarsie policrome all’interno delle quali era incastrata una linea di marmo
bianco, continua e senza giunture. L’opera, ideata dallo stesso principe,
rappresentava un “Labirinto” (il labirinto dell’anima) ed era così complessa e
articolata che nessun restauratore, in seguito, fu più capace di ricostruire.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Nonostante
questa ragguardevole mancanza e l’ingombrante afflusso di pubblico, che
impedisce qualunque raccoglimento su se stessi, l’affresco del soffitto (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gloria del Paradiso</i> di Francesco Maria
Russo), le statue delle virtù (tra cui spiccano <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La Pudicizia</i> e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Disinganno</i>),
tutto il resto dell’impianto statuario e, infine, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Christo velato</i> al centro della sala, hanno conservato qualcosa
della loro sublime capacità evocativa. E mi permetto di credere che la statua
centrale alludesse alla possibilità che il visitatore preparato realizzasse una
ben precisa esperienza occulta. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Tuttavia,
mentre ci guardavamo attorno stupiti e commossi, ancor più siamo stati rapiti
da un particolare quasi nascosto, pur nella sua ostentata evidenza, contenuto
nell’altorilievo dell’altare maggiore. Un’opera, guarda caso e chissà perché,
che nessun turista presente degnava di uno sguardo. Si tratta di una bellissima
e impressionante <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Deposizione</i> di
Francesco Celebrano che, in pratica, occupa tutta l’altezza della parete di
fondo della cappella. In basso e al centro, piccoli rispetto all’intera
scultura, due Putti offrono, al visitatore attento, una sorta di Sindone (o
meglio una Veronica) che, essendo di metallo dorato su sfondo marmoreo, “sembra
forare” la scena. Tralascio di dilungarmi sull’uso dell’oro, nell’arte, come
rimando diretto a dimensioni spirituali “altre” rispetto a quelle fisico
sensibili.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Come se non
bastasse, però, il Putto in secondo piano solleva in alto il dito indice della
mano destra, nello stesso identico modo con cui Raffaello raffigurò Platone nel
suo celeberrimo quadro “La scuola di Atene”. Un gesto che, nella simbologia
occulta, in genere richiama la presenza dell’Io.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Insomma… ci
sono tutti i presupposti affinché, dopo la visione del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Christo velato”</i> al centro della sala, l’esperienza che il principe
di Sangro voleva provocare potesse e dovesse essere completata dalla devota
contemplazione del volto aurico del Cristo che “buca” la parete scultorea della
Deposizione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-NYoulyYKiKs/WharL1hcJRI/AAAAAAAAAMA/6EGnF5tKUvYbxoOaNXG9mkf2xy9jAWtPgCLcBGAs/s1600/Veiled-Christ-in-the-Cappella-San-Severo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="222" data-original-width="595" height="148" src="https://1.bp.blogspot.com/-NYoulyYKiKs/WharL1hcJRI/AAAAAAAAAMA/6EGnF5tKUvYbxoOaNXG9mkf2xy9jAWtPgCLcBGAs/s400/Veiled-Christ-in-the-Cappella-San-Severo.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-ISLM2Fe-uH8/WharTyRaXiI/AAAAAAAAAME/PC2R9XMyB5MiGyeIk6o6Qvx__cYBfAXlQCLcBGAs/s1600/Altare_maggiore%252C_Cappella_Sansevero.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="667" height="640" src="https://3.bp.blogspot.com/-ISLM2Fe-uH8/WharTyRaXiI/AAAAAAAAAME/PC2R9XMyB5MiGyeIk6o6Qvx__cYBfAXlQCLcBGAs/s640/Altare_maggiore%252C_Cappella_Sansevero.jpg" width="426" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><br /></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-IzbTagKOY-w/WhardtHQ3bI/AAAAAAAAAMM/6IUo_Z78454NhUd9VG9XdPBffOFtT_VBgCLcBGAs/s1600/s-severo-napoli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="518" height="400" src="https://3.bp.blogspot.com/-IzbTagKOY-w/WhardtHQ3bI/AAAAAAAAAMM/6IUo_Z78454NhUd9VG9XdPBffOFtT_VBgCLcBGAs/s400/s-severo-napoli.jpg" width="345" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><br /></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><br /></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><br /></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><br /></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La seconda:</b> la mattina seguente, prima
di ripartire per Roma, decidiamo di andare ai locali del Pio Monte della
Misericordia dove, ci avevano detto che avremmo trovato il meraviglioso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Sette Opere di Misericordia”</i> di
Caravaggio e altri prestigiosi dipinti sullo stesso tema realizzati da alcuni
grandi artisti della “scuola napoletana” del seicento.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Contemplare un
“Caravaggio” suscita sempre una certa emozione… ma le sette opere che
circondano il quadro (la chiesa è a pianta ottagonale) non sono certo da meno.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-vR2SRS35Hno/Whar3282kCI/AAAAAAAAAMQ/M4l9ti4i9dMzhtqXW6OF3Y2NWzH395CoQCLcBGAs/s1600/67cf0c8d-c492-439f-b258-20beeb913d51_large.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="954" data-original-width="1280" height="476" src="https://3.bp.blogspot.com/-vR2SRS35Hno/Whar3282kCI/AAAAAAAAAMQ/M4l9ti4i9dMzhtqXW6OF3Y2NWzH395CoQCLcBGAs/s640/67cf0c8d-c492-439f-b258-20beeb913d51_large.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="text-indent: 14.2pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<span style="text-indent: 14.2pt;">La visita però
prosegue nelle sale superiori dove, nella così detta Quadreria sono conservate
all’incirca 144 grandi opere che vanno dal XV al XX secolo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
In realtà sono
quasi tutte opere pittoriche classiche, salvo alcune modernissime, raccolte in
un paio di sale. Quest’ultime spaziano da una serie di tele con colori
mischiati e sparpagliati con molta cura (dicono) a una lastra semimetallica con
una piccola pietra dorata incastrata ad un terzo dell’altezza. Oppure da due
materassi usati, sdruciti, ripiegati e legati con uno spago ad un espositore
per abiti con sette stampelle e sette canottiere di diverso colore con su
scritto: “dar da bere agli assetati”, “seppellire i morti”, “soccorrere i
bisognosi” e così via.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Ora… se
proprio si vuol scherzare, lo si faccia pure. Non c’è motivo alcuno per
scandalizzarsi. Gli artistoidi da strapazzo che in questo modo sbarcano il
lunario nelle “personali” di New York o di Berlino hanno pur diritto alla loro
libera espressione a alla presa per il culo di quanti si lasciano incantare
dalle loro cialtronerie.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Quello che abbiamo
trovato invece raccapricciante sono gli “scappellamenti critici” che
accompagnavano quelle presunte opere e che rimpiango di non aver fotografato
con il cellulare per poterle riportare integralmente.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Ma il senso era
pressappoco questo: “Colore a olio versato in abbondanza sulla tela, per essere
poi spatolato come percorso artistico che va da Piero della Francesca al
Caravaggio in un susseguirsi di dolcezza, fermezza e violenza che l’artista ha
poi sublimato”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Oppure: “
Canottiere della Misericordia che, nella loro pochezza espressiva, raccontano
la condizione di abbandono e trascuratezza di queste qualità nell’anima
dell’uomo moderno”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Naturalmente,
per ogni così detta opera, l’accuratezza della disamina critica era ben più
corposa e articolata, dipanandosi in un susseguirsi di metafore astratte la cui
creatività fantasiosa era ben superiore alle opere di cui si occupavano.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
E noi ci siamo
dovuti chiedere: “Possibile? Fino a queste assolute astrusità può arrivare il
pensiero astratto, decerebrato e vuoto dell’uomo contemporaneo? Davvero nessuno
si scandalizza, non tanto per queste così dette opere, quanto piuttosto per la
pseudo-dignità che un pensiero autocelebrantesi vorrebbe loro conferire?
Nessuno si ritira, inorridito, di fronte alla contemplazione di un pensare che
ha totalmente perduto se stesso e che ora vaga, applaudito da una folla di
mentecatti, senza più rammentare il significato e il senso del proprio brillare
nella coscienza dell’uomo?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
<br /></div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 14.2pt;">
Insomma… a
Napoli abbiamo così realizzato due “sottili” esperienze: quella di un “vuoto”
che contiene il Tutto (Io sono la Via, la Verità e la Vita) e quella di un
“tutto dialettico” che, invece, contiene il Grande Vuoto. Quello che aleggia
sulla nostra povera civiltà moderna.<span style="font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-79033167413201987052016-01-18T12:47:00.001-08:002016-01-19T22:29:51.739-08:00L’Arabismo e la Donna <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<!--EndFragment--></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">riflessioni scientifico-spirituali<o:p></o:p></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><br /></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-8_WFza7g-IM/Vp1MbOLiR_I/AAAAAAAAAKs/rSLl-31xPrI/s1600/Burqa2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="427" src="http://4.bp.blogspot.com/-8_WFza7g-IM/Vp1MbOLiR_I/AAAAAAAAAKs/rSLl-31xPrI/s640/Burqa2.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Premesso: </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
1) che ho viaggiato per più di
dieci anni in Medio Oriente e che ho conosciuto musulmani dall’animo dolce e
gentile che mi hanno onorato delle loro confidenze.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
2) che ho studiato l’Islam per
tre anni e che, fin dall’inizio, mi convinsi della fenomenologia occulta cui si
deve la “rivelazione” del Corano al suo profeta Maometto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
3) che conosco bene le opere di
Qassim Amin, Ghaleb Bencheikh, Rita El Kayat, Fatema Mernissi, Magdi Allam,
Chahdortt Djavann, Leila Ahmed, Jean P. Sasson e quelle critiche, pro e contro
l’integrazione, di Abdelwahab Meddeb, Oriana Fallaci, Tiziano Terzani e Dacia
Maraini.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
4) che sono persuaso del dato
scientifico che nega l’esistenza delle “razze” umane e della loro presunta
diversità. Mentre sono convintissimo dell’estremo valore che si cela nel
destino delle “Anime di popolo” e nell’intenso condizionamento operato dai
fattori culturali e ambientali…</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sperando di non essere frainteso
vorrei condividere le riflessioni che seguiranno.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">****<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Buffo però che oggi, prima ancora
di dire soltanto A, ci si senta in obbligo di proteggersi le spalle come io ho
fatto nella speranza di promuovere una discussione approfondita e non animosa
sui fatti storici di cui siamo testimoni. Ironico – o forse drammatico - che
abbia sentito l’esigenza di farlo, ben sapendo che servirà a poco in questo
clima di “bassa tifoseria” che imperversa nel web o sui giornali (virtuali o
meno), dove non c’è traccia alcuna di un’autentica riflessione del pensiero e
tutto è rimandato a quel che resta dell’antica appartenenza a una ideologia
anziché ad un'altra. Dove allo sforzo di una penetrazione conoscitiva dei
fenomeni in atto si sostituisce lo scontro tra il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fare</i> grossolano, reattivo ed esagitato della Destra e il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dire </i>solo<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>politicamente-corretto della Sinistra. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Peccato sia così! Perché se
l’immigrazione islamica in Europa è un fatto, il problema dell’estrema
difficoltà dell’integrazione di queste genti non potrà essere risolto se non si
penetrerà il suo più profondo significato e non si arriverà ad intravedere a
quale livello spirituale la battaglia dovrebbe essere condotta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">****<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel 1915, nel cuore della prima
guerra mondiale, il fondatore del movimento scientifico spirituale
antroposofico, Rudolf Steiner, portò in numerose città (Zurigo, Hannover,
Brema, Lipsia, Norimberga) delle conferenze che riecheggiavano sempre lo
stesso, identico contenuto. Affranto e turbato per il costo di vite umane che
la guerra esigeva, Stainer si sentì responsabilizzato dagli eventi a svelare
agli uomini predisposti a comprenderlo quale fosse il motivo occulto di quel
drammatico contendere. E riallacciandosi a un precedente ciclo di conferenze
che lui stesso aveva tenuto nel 1912 a Kristiania sulla missione delle Anime di
Popolo, ricordò come al popolo tedesco e, più in generale a tutta la
Mitteleuropa, fosse stato affidato il compito di incarnare e perfezionare lo
sviluppo dell’anima cosciente. Forte del contributo di artisti e pensatori
quali furono Goethe, Novalis, Schelling, Fichte, Hegel e quant’altri, la
Mitteleuropa, infatti, avrebbe dovuto arginare il gretto materialismo allora
appena emergente nella corrente anglo-americana e contenere lo spiritualismo
profondo ma ancora vacuo, intenso ma privo di una “forma espressiva” adeguata
(e dunque <i style="mso-bidi-font-style: normal;">indicibile</i>), da sempre
presente nella corrente slava.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perciò la tragedia del 1915,
sempre secondo le investigazioni di Steiner, non sarebbe stata altro se non
l’espressione sensibile di quella ben più terribile guerra che nei mondi superiori
vedeva il “Serpente di Midgard” tentare di stritolare tra le proprie spire (una
alimentata dalle correnti del nord-ovest anglo-americano, l’altra da quelle del
sud-est slavo) i viventi valori e i viventi principi della più spirituale
Mitteleuropa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Steiner morì nel 1927 e mancano
perciò sue ulteriori investigazioni, ma è più che probabile che gli eventi
denunciati abbiano continuato il loro corso fin oltre la seconda guerra
mondiale e che l’attuale Europa (quella dei nostri giorni) abbia quasi completamente
smarrito il ruolo di centralità spirituale che avrebbe invece dovuto saldamente
tenere. Almeno fin tanto che la Grande Madre Russia non fosse stata pronta a
darle il cambio assumendo quel ruolo centrale che, sempre secondo previsioni
occulte, le spetterà nella futura epoca evolutiva terrestre.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di fatto, gli attuali governanti
europei sono già stati completamente asserviti all’immoralità del neo-liberismo
finanziario anglo-americano che sta tentando di stritolare il mondo, e solo qua
e là, celate nelle pieghe del corrotto mercato europeo, ancora sopravvivono
sparute frange di cultura e di pensiero davvero degni di chiamarsi tali.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È in questo quadro di possibile,
totale disfatta spirituale dell’Occidente che io credo si possa, anzi, che si
debba, tentare di interpretare e comprendere il fenomeno dell’immigrazione dei
popoli musulmani nel cuore della vecchia Europa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Su questo processo in atto tanto
si è detto, tanto si è scritto e tanto ci si è accapigliati. Ingiuriandosi l’un
l’altro nei modi più feroci, com’è consuetudine nella peggiore tifoseria
calcistica di uomini e donne decerebrati. Difficile, se non impossibile, che
qualcuno ascolti il proprio presunto nemico, che valuti con animo sereno quel
che ha da dire e sia pronto, almeno in parte, a correggere i propri
inderogabili assunti. Già alcuni mesi fa, in un articolo intitolato “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ma di che cosa stiamo parlando</i>?”
denunciavo questa patetica situazione e, provocatoriamente, avevo proposto una
riflessione sui temi lanciati dalle due opposte fazioni sul tema
dell’integrazione islamica rappresentate da Oriana Fallaci, da una parte, e
Tiziano Terzani e Dacia Maraini dall’altra. Perché mi sembrava, già allora, che
la penetrazione conoscitiva del fenomeno non stesse da una parte o dall’altra,
bensì al centro, in una combinazione creativa delle due tesi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’Analisi della Fallaci, infatti,
nonostante un margine di ampia distorsione, dovuta alla sua caratteriale
animosità e a quell’inconsapevole parzialità che le ha sempre impedito anche
solo di intravedere l’arroganza e la violenza occulta dell’imperialismo
americano, contiene alcune osservazioni che meriterebbero comunque di essere
prese in considerazione. Come quella sulla più che evidente fragilità delle
varie intellighenzie europee che, in virtù di un buonismo di principio, si sono
sempre dimostrate incapaci di dialogare con l’Islam ad armi pari. Infatti,
nessuna delle libertà che sono state concesse all’Islam sul territorio europeo
hanno mai avuto la sacrosanta pretesa di un corrispettivo. I musulmani edificano
moschee in tutta Europa mentre nessun’altro popolo ha ottenuto la medesima
libertà di espressione nei loro “sacri” territori. Loro possono permettersi di
criticare o offendere in tutti i modi i costumi e il Dio propri della cultura
nella quale si vanno insediando, ma guai se qualcuno di quella stessa cultura,
a loro estranea, si mostra irrispettoso nei confronti dei costumi e del Dio che
essi invece venerano.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questo senso ho paura che
fosse corretta l’analisi di Giovanni Sartori quando, nell’articolo apparso nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Corriere della Sera</i> del 20. 12. 2009,
rilevava come in nessun paese del mondo la penetrazione islamica, una volta
compiutasi, avesse mai accettato l’integrazione. Ma come, piuttosto, avesse
sempre preteso la resa incondizionata delle altre culture alla propria. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come se non bastasse, il
politologo italiano avvertiva, in tempi non ancora del tutto sospetti,
basandosi sugli scricchiolii che la moderna Turchia voluta da M. K. Ataturk già
lasciava presagire, quanto difficile fosse per i popoli musulmani accettare
fino in fondo la divisione tra stato laico e stato religioso.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
D’altra parte, però, non si può
negare che qualsivoglia critica dovrebbe pur sempre riguardare la cultura<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>o, se proprio vogliamo, i principi e i
valori della religione islamica e non gli uomini che li esprimono riunendoli
sotto l’antico e assai dubbio concetto di razza.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Personalmente faccio fatica a credere che ancor oggi, dopo
gli studi di così tanti scienziati - tra i quali spicca il genetista italiano
Luigi Cavalli-Sforza - qualcuno possa fare ancora appello a quella fumosa
nozione, mancando invece di osservare come gli esseri umani - al di là di
insignificanti tratti corporei dissimili - sviluppino quelle credenze e quegli
atteggiamenti che la famiglia, la scuola e l’ambiente sociale propone loro.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le razze non esistono, come
provava a far osservare Dacia Maraini a Oriana Fallaci.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E su questa base scientifica,
oggi più che accreditata, mi sento di affermare che non esistono bambini che,
alla loro nascita, possano essere definiti cristiani, induisti, ebrei o
musulmani. Piuttosto credo che nascano solo dei bambini… i quali, purtroppo,
saranno educati a un credo religioso senza alcuna autentica possibilità di
scelta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le religioni dovrebbero poter
essere giudicate. Tutte! Non gli uomini che poi le esprimeranno!</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Allo stesso modo non credo sia
corretto mancare di prendere in considerazione i drammatici percorsi di vita
attraversati da ogni singolo essere umano, anche quelli dei più pericoloso
guerrigliero o kamikaze… non solo perché – come ha fatto notare Terzani - sono
quei percorsi che li hanno condizionati e plasmati, ma anche perché potremmo
scoprire che in un qualche modo siamo stati noi occidentali ad imporglieli.
Poco importa se a causa di nostri egoistici e specifici interessi o solo a
causa della consueta indifferenza che caratterizza la nostra vita di distratti,
pigri e ben pasciuti occidentali. Il risultato è sempre lo stesso. Fu il
presidente americano George W. Bush a ordinare la seconda Guerra del Golfo (la
prima fu opera del padre) che portò all’uccisione di Saddam Hussein e che,
oltre a migliaia di morti, gettò nella miseria più nera un’intera nazione. E il
processo “farsa” cui in seguito Saddam fu sottoposto, e la sua frettolosa,
ignobile, esecuzione non sono certo riusciti a fugare i sospetti sui vergognosi
interessi economici e geo-politici che mossero l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">intelligence</i> americana a falsificare l’inchiesta su una sua
illecita detenzione di armi nucleari e chimiche. Così come non c’era solo
l’interesse di Sarkozy e della Francia nella guerra inscenata contro Gheddafi,
bensì come sempre anche quello dell’America. Entrambe non potevano permettere
che il Ras libico stesse progettando di liberarsi del CAF (la moneta ufficiale
francese valida in tutto il nord-Africa) sostituendolo con una moneta
Pan-Africana alternativa, già pronta a entrare in funzione perché sostenuta
dall’ingente patrimonio d’oro e d’argento messo a disposizione dell’operazione
dallo stesso Gheddafi. Una moneta che, nell’immediato futuro, avrebbe potuto
sostituirsi addirittura al petrol-dollaro.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sui tavoli del “Potere” si sono
perciò mischiate le carte e approntate le contromisure.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La verità è che l’Europa, del
tutto dimentica della missione che avrebbe dovuto rivestire nell’epoca
dell’anima cosciente, serva accattona dell’imperialismo anglo-americano, dopo
averne appoggiato le sporche guerre si trova ora invasa da quella stessa massa
di povera gente che ha contribuito ad allontanare dai propri territori.
All’interno di questa massa si agita di tutto: disperazione, paura, miseria,
fame, rabbia, violenza e sete di vendetta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma non è questo il punto.
Centinaia, forse migliaia di reportage e articoli ben documentati parlano di
tutto questo, e con ben più ampio respiro. Sarebbe sciocco, oltre che inutile
da parte mia, riproporre analisi che già sono state fatte sulle complesse cause
di questo esodo e sui pericoli che sta generando.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma, appunto, non sono i soliti
punti di vista che in quest’articolo mi interessa mettere in evidenza. Perché
di là dall’impossibile integrazione o meno dei popoli musulmani nella cultura
dei popoli ospitanti, di là dalle loro più o meno esorbitanti pretese e anche
oltre i pericoli incombenti, rappresentati dagli attentati terroristici
realizzati dal fondamentalismo islamico e ora dai ben più motivati guerriglieri
dell’Isis, in realtà sono sempre stato convinto che il vero pericolo per tutti
noi europei risieda, come aveva indicato Rudolf Steiner, ad un altro livello: quello
di perdere definitivamente la forza interiore necessaria per realizzare - nel
pensiero vivente - la spiritualità immanente dell’Io. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“L’arabismo - avvertiva a questo
proposito Massimo Scaligero in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Lotta di
classe e Karma</i>, ancora nel 1970 - penetrò in Occidente come sottile impulso
a separare l’elemento spirituale dal conoscere rivolto al mondo fisico, onde al
conoscere divenne impossibile trovare in sé il proprio Principio”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Non a caso, specificava Scaligero:
“L’Io effimero, secondo Avicenna (che può essere considerato uno dei padri dell’impulso
filosofico arabico), è un raggio del divino, che dopo la morte si riassorbe nel
divino”. Da qui, come si può capire, la negazione di qualunque valore
spirituale intrinseco alla sacralità della singola individualità umana, a tutto
vantaggio dell’immenso valore rappresentato dalla comunità dei fedeli. Di qui,
le basi metafisiche dell’estremo sacrificio di sé per la realizzazione del Bene
Supremo (Allah), immaginato in una realtà trascendente l’umana comprensione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma come ho già detto, non è
questo che soprattutto mi interessa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come può ben comprendere
qualunque moderno ricercatore dello spirito, la rivelazione araba è l’eco
tardiva di una remota conoscenza sovrasensibile che, inoculata come germe nel
cuore dell’Europa, ha sempre operato occultamente affinché l’Io umano venisse
trasceso prima ancora che, grazie all’esperienza del pensare vivente, fosse
riuscito ad afferrarsi come Spirito, in piena coscienza di veglia e nella
propria immanenza. Almeno in parte, e a ben vedere, l’arabismo fu il
responsabile del fallimento della filosofia Mitteleuropea che, con Hegel, seppe
intravedere l’esaurirsi della funzione del pensiero riflesso, ma non seppe
superarla. Perciò mi sento di aderire pienamente a Scaligero quando sostiene
che l’insolubilità dei problemi del presente tempo possa essere fatta risalire
all’influenza che l’arabismo esercitò in Occidente, preparando un’inconscia
opposizione dell’Io alla percezione di sé, paradossalmente, proprio nell’epoca
dell’anima cosciente.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Massimo Scaligero morì nel 1980.
Fu risparmiato ai suoi occhi terreni di vedere il degrado in cui si trascina
oggi, a soli trentacinque anni di distanza temporale, quell’anima cosciente
della quale la Mitteleuropa avrebbe dovuto farsi protettrice.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ed è in questo degrado che mi
sembra di poter cogliere ulteriori, drammatici sviluppi, derivanti dal rapporto
che da sempre, e non a caso, il mondo arabo ha intrattenuto con la Donna. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’aumento esponenziale
dell’immigrazione araba nei territori europei e l’incapacità, o comunque la non
volontà, dell’arabo esule di “mediare” tra i propri valori culturali e quelli
dei popoli ospitanti, soprattutto in merito al rapporto con il mondo femminile
rappresenta, a mio avviso, un ulteriore attacco alla missione spirituale
dell’uomo europeo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Prima di andare avanti, però,
vorrei ancora una volta provare a proteggermi le spalle: non voglio fare un
riferimento specifico, in questa mia ricerca, solo ai presunti fatti del
capodanno 2016 a Colonia, Zurigo, Salisburgo, Amburgo, Helsinki e in altre
città del nord Europa. Anche se mi sembra ovvio la relazione tra quelle
molestie e il “problema” femminile che io credo espresso dall’intero mondo
arabo. E ai lettori più curiosi consiglierei comunque l’interessante articolo
di Ida Magli su “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Libero Quotidiano</i>”
di cui allego il link:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sottomessi-ida-magli-autorit-bruxelles-hanno-accelerato-116555.htm">http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/sottomessi-ida-magli-autorit-bruxelles-hanno-accelerato-116555.htm</a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma ancora una volta, ribadisco,
non è questo il punto del mio interesse, quanto piuttosto cogliere il nesso tra
il momentaneo ristagno dello sviluppo dell’anima cosciente in tutto il
territorio europeo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e gli impulsi
presenti nel mondo arabo. Impulsi tra i quali il più pericoloso in assoluto
dovrebbe essere ritenuto quello relativo agli aspetti occulti della
considerazione che il mondo arabo riserva all’essere della Donna.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel 2007, in tempi non ancora
sospetti, di ritorno da un lungo viaggio in Turchia, Siria e Giordania, scrissi
sull’argomento un lungo articolo intitolato “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il segreto del velo</i>” e in seguito pubblicato come capitolo autonomo
nel mio libro “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">AfricAzonzo</i>”. In
quell’articolo, tuttavia, dopo essermi scusato in tutti i modi per la pretesa
di voler interpretare gli usi e costumi di una cultura con i paradigmi propri
di un’altra, avevo prediletto il taglio psicanalitico. Anche se, per farlo nel
più corretto dei modi, avevo comunque usato le riflessioni di autori arabi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Invitando il lettore interessato
alla lettura integrale del mio articolo - del quale allego il link: <a href="http://www.pieropriorini.it/index_file/ilsegretodelvelo.html">http://www.pieropriorini.it/index_file/ilsegretodelvelo.html</a><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- mi fa piacere ricordare che già
allora, nella speranza di essere riuscito a camminare sulla corda tesa sopra
l’abisso dei pregiudizi, avevo sentito necessario concluderlo con le parole: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">[Senza l’incontro libero con l’Essere della
Donna]”…il cammino che separa oggi il mondo islamico dal traguardo della
reintegrazione spirituale sarà ben più lungo e tormentato del nostro</i>.”</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Oggi, tuttavia, alla fine del
mese di gennaio del 2016, sento la necessità di condividere con i miei lettori
pensieri che vanno ben oltre il taglio di una psicologia del profondo, sperando
con ciò di riuscire a illustrare perché - almeno a mio avviso - la chiusura del
mondo arabo nei confronti del Femminile rappresenta il più potente attacco mai
lanciato contro la missione spirituale della Mitteleuropa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per farlo, però, dovrò partire da
lontano: dalla visionaria speranza che Dostoevskij - ne <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’idiota</i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- mette in
bocca al principe Miskin: </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">La Bellezza salverà il
mondo!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La speranza, infatti - suggerisce
l’architetto Stefano Zecchi nel suo bellissimo saggio: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Le promesse della Bellezza</i> - è che di fronte al Bello che si
esprime nella natura, nell’arte e nel corpo umano (soprattutto di Donna, io
aggiungo) l’anima dell’uomo difficilmente potrà essere sedotta dal Male e, in
esso, rimanere rattrappita. Circondato, sopraffatto, violato dal Bello,
l’essere umano stupisce… e si ritrova capace di crescere, di migliorare se
stesso, perseguendo così quell’unità del Vero e del Giusto cui la Bellezza
allude.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ovviamente, la tentazione di
trattenere in una dimensione solo “intellettuale” questi concetti è per tutti
noi, ricercatori smarriti, molto forte. Cedervi, però, sarebbe un grave errore.
In realtà i tempi sarebbero maturi perché i più coraggiosi tentassero di
penetrare conoscitivamente, con un pensiero vivente, il segreto che lega la
donna alla Bellezza.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Uno dei primi che azzardò
l’impresa fu Pavel Evdokimov nel suo meraviglioso, straordinario libro: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La donna e la salvezza del mondo</i>. E nel
testo, l’autore - uno dei maggiori teologi ortodossi del secolo passato - forse
ispirato in anticipo da quello stesso Spirito di Popolo Russo cui Rudolf
Stainer accennava - non mancò di farlo. È vero- scrive Evdokimov - “la bellezza
salverà il mondo; non una bellezza qualsiasi, ma quella dello Spirito Santo,
quello della Donna avvolta di Sole”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma se lo sguardo visionario
dell’autore è rivolto verso il Paraclito, egli non manca di coglierne il
riflesso nascosto in ogni donna, perché: “…ogni donna - scrive Evdokimov -
quando è veramente una nuova creatura, ha la capacità di generare Dio nelle
anime devastate”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Qualche decina di anni dopo, in
pieno Occidente, Massimo Scaligero - poco prima della propria scomparsa terrena
- con una poetica sublime che nacque dalla purezza vivente del proprio pensare,
dedicò alla Vergine-Sofia il suo saggio più toccante. In esso, l’autore
invitava tutti coloro che volessero tentare di uscire subito dalle tenebre di
una situazione disperata ad osare la via più semplice: rivolgersi all’immagine
della Vergine… la Quale può darsi come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">autentica
esperienza percettiva</i> soltanto in quanto “vestita di sole”. Che è poi la
trascendenza del pensiero, la resurrezione dell’idea.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I due ricercatori, quello russo e
quello italiano, operavano ad altissimi livelli… tuttavia non persero mai di
vista il filo segreto che unisce ogni donna, per quanto comune la si voglia
immaginare, alla natura della Sofia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dalla lettura attenta,
approfondita e meditata dei loro pensieri emerge infatti, a chiare lettere,
come la Bellezza possa incarnarsi in maniera del tutto naturale e spontanea
nelle donne. La Bellezza è Donna… e tutte le donne, allora, sono belle se, con
tale termine, tutti noi fossimo capaci di intendere una Qualità Dinamica che
dalla fisicità esteriore può giungere fino alla pre-figurazione immaginativa
dello Spirito Santo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Stando così le cose, non dovrebbe
stupire allora la totale chiusura del mondo arabo a questa latente qualità
superiore della donna e alla forza che da essa emana. Né dovrebbe stupire la
dinamica solo apparentemente banale delle molestie e delle violenze esercitate
in quest’oscuro periodo storico contro le donne occidentali. Dietro la banalità
degli illeciti sessuali si nasconde, infatti, il bisogno di scongiurare
attraverso l’offesa, il sopruso e la paura, il potere immenso che si cela in
ogni donna. Il potere della Vergine che, vittoriosa, pone il piede sulla testa
del Serpente Antico.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’Islam, in quanto eco distorto
di una antica trascendenza, ha il sacrosanto terrore di questo potere. Per
questo si è irrigidito in un patriarcato duro e violento di cui il burka, la
preclusione di qualsiasi diritto alle donne, la lapidazione della vittima in caso
di stupro e l’imposizione della poligamia non sono, come si vorrebbe fare
credere, delle patologiche distorsioni del messaggio originario, bensì
l’inevitabile degenerazione di una tensione spirituale oramai morta e che
sopravvive come mummia di se stessa.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tuttavia, è questa Entità Morta
che sta tentando di infettare il cuore già asfittico dell’Europa colpendola là
dove ancora potrebbe opporre una pericolosa resistenza: nel corpo della donna.
E spero sia chiaro a tutti i miei lettori che l’Entità Morta responsabile di
quest’ultimo ignobile attacco alle speranze di resurrezione spirituale della
Mitteleuropa non va necessariamente identificata nei rappresentanti di una
nazionalità piuttosto che di un'altra, bensì nello spirito morto che da sempre
anima gli uomini ottusi. Ancor fossero di pelle bianca, biondi e con gli occhi
azzurri. Tuttavia, è doveroso ammettere come una predisposizione
cultural-religiosa si esprima nell’arabismo e in quasi tutti coloro che vi sono
stati educati. Se non altro come giustificazione rituale dei propri atti,
anziché come colpa grave per crimini che meriterebbero di essere severamente
puniti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La libertà della donna avrebbe
bisogno di essere salvata dall’uomo-eroe moderno. E protetta! Perché dalla sua
salvezza dipende quella del suo salvatore e di tutta quanto l’umanità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando i Principi Sauditi
confinano le proprie donne dentro le quattro mura della propria casa e
impediscono loro di uscire se non rigorosamente nascoste dal burka e
accompagnate da un uomo, mentre loro - i Principi - si dilettano in orge
inenarrabili con prostitute d’alto bordo fatte venire con jet privati da Parigi
o da Berlino, più o meno inconsciamente sanno che cosa stanno facendo. Stanno
infettando l’Occidente, il loro acerrimo nemico che, se si svegliasse, potrebbe
distruggerli con un solo sguardo. Il loro nemico è l’uomo europeo che fosse
capace di sperimentare nella propria immanenza la trascendenza del “Io sono
l’Io sono”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È a questo mistero cui allude
Rudolf Steiner quando svela il genio segreto della lingua tedesca che nel
pronome “Io” (Ich, in tedesco) si collega direttamente al Cristo (I-Ch = Jesus
Christus). Come se il genio stesso del linguaggio premesse affinché l’uomo
centro-europeo potesse realizzare: “Non Io, ma il Cristo in me”, come autentica
e reale esperienza interiore.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel tempo presente pochi esseri
in Occidente sono arrivati a sviluppare fino in fondo l’anima cosciente, ma il
rischio c’è e per questo motivo gli Ostacolatori dell’evoluzione umana devono
premunirsi spingendo i portatori inconsci di un’arcaica conoscenza
sovrasensibile a umiliare e violare le donne occidentali. Perché in ogni donna
giace dormiente, prigioniera o sepolta la prefigurazione immaginifica della
Vergine-Sofia. Che tale deve restare, se il Male vuol sopravvivere.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E sia chiaro che non immagino
neanche lontanamente che tutti questi fatti, nel loro valore occulto, siano
agiti dai vari attori con predisposizione e in piena coscienza. Purtroppo, da
questo punto di vista, aggressori e aggrediti, siamo tutti burattini. Almeno per
ora.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di fatto, l’Europa di oggi sta
soffocando tra le spire del Serpente di Midgard: l’unione dei suoi popoli è
stata resa una farsa da istituzioni che non rappresentano assolutamente nulla e
da una moneta unica che ha generato solo la speculazione degli stati più forti
sui più deboli. Con l’inevitabile ritorno di odio reattivo. La cultura
languisce, sotto gli sferzanti attacchi della seduzione tecnologica e
l’abbattimento di qualunque confine etico. I padroni della grande finanza
anglo-americana, attraverso la corruzione di tutti i capi di stato europei,
stanno per aggredire e distruggere quelle poche conquiste di trasparenza e
onestà dei mercati che, conquistate in un recente passato, ancora a stento
sopravvivono. L’intimidimento delle donne europee, la diminuzione delle loro
ordinarie libertà di movimento e di espressione – quelle stesse cui alludeva,
condannandole, il nostro vergognoso politicante Matteo Salvini, all’indomani
dei fatti del capodanno 2016 - la loro pur parziale segregazione per vergogna, paura
e sgomento, potrebbero rappresentare una nuova battaglia vinta dai nostri
comuni nemici. Che non sono, lo ripeto ancora per amor di chiarezza, i numerosi
singoli immigrati arabi con il proprio carico di miserie o di odio, bensì
quegli Esseri Ostacolatori che hanno infiacchito il nostro pensiero di uomini
occidentali.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In realtà i veri responsabili siamo tutti noi, uomini
occidentali, perché tutti noi siamo divenuti intellettualmente e spiritualmente
impotenti. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A) È un’impotenza intellettuale
quella che ci impedisce di comprendere, fino in fondo, verità che alcuni degli
stessi intellettuali arabi riconoscono, e cioè che:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- <span style="mso-bidi-font-family: "Microsoft Sans Serif"; mso-bidi-font-size: 14.0pt;">"<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il rapporto con la donna</i> - come denuncia Kamel Daoud (non a caso
condannato a morte da una</span><span style="font-family: "helvetica"; mso-fareast-language: IT;"> </span><span style="mso-fareast-language: IT;"><a href="https://fr.wikipedia.org/wiki/Fatwa"><span style="color: windowtext; mso-bidi-font-family: Helvetica; mso-bidi-font-size: 14.0pt; text-decoration: none; text-underline: none;">fatwa</span></a></span><span style="mso-bidi-font-family: Helvetica; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;"> lanciatagli
contro dall’Imam Abdelfattah Hamadache Zeraou</span><span style="color: #1c1c1c; font-family: "helvetica"; font-size: 14.0pt;">i) -</span><span style="mso-bidi-font-family: "Microsoft Sans Serif"; mso-bidi-font-size: 14.0pt;"> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rappresenta il nodo gordiano del mondo di Allah, ove la donna è negata,
uccisa, velata, rinchiusa e posseduta. [Perché] è l'incarnazione di un
desiderio necessario, per quanto ritenuto colpevole di un crimine orribile: la
vita</i>”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: "Microsoft Sans Serif"; mso-bidi-font-size: 14.0pt;">La vita umana e la realtà
del mondo, infatti, per l’Islam sono un inganno, un crimine; l’unica verità è
quella trascendente di Allah.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: "Microsoft Sans Serif"; mso-bidi-font-size: 14.0pt;">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La donna</i> - continua Daoud - <i style="mso-bidi-font-style: normal;">è
la posta in gioco senza volerlo, sacralità senza rispetto per la propria
persona, desiderio di tutti senza un desiderio proprio. Il suo corpo è il luogo
dove tutti si incontrano. È questa la libertà che il rifugiato, l'immigrato
desidera ma non accetta</i>".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
B) È invece una grave impotenza
spirituale quella che ci impedisce di vedere il vero volto del nostro Nemico e
fa sì che, contro di lui, schieriamo combattenti deboli e vulnerabili, perché
divisi da mille opinionismi, sdolcinati buonismi, manierismi politichesi o,
quel che è peggio, vacui spiritualismi d’altri tempi. Peccato che senza un
pensare chiaro e redento dalla propria riflessità, senza un’autentica
realizzazione interiore della spiritualità dell’Io, non si andrà da nessuna
parte e nessuna battaglia potrà mai essere vinta. E qualunque stratagemma, per
quanto ingegnoso o politicamente corretto, cozzerà contro i suoi stessi limiti.</div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perciò, devo ammetterlo… Sì, devo
proprio confessarlo: non vedo per il momento grandi possibilità di opposizione
al Nemico che incalza se non quello della testimonianza più lucida possibile e
dell’attesa paziente che, nel tempo e nella più fitta oscurità della buia notte
di questa nostra anima occidentale, la “Vergine vestita di sole” torni a
partorire in tutti noi una scintilla di Luce. Che è poi il mistero della Pentecoste.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-6HVIOywQ4i8/Vp1MiTByxgI/AAAAAAAAAK0/REtxYBwAwxk/s1600/07_rubens_941-705_resize.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://3.bp.blogspot.com/-6HVIOywQ4i8/Vp1MiTByxgI/AAAAAAAAAK0/REtxYBwAwxk/s400/07_rubens_941-705_resize.jpg" width="280" /></a></div>
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<div class="MsoNormal" style="margin-left: 262.25pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: Verdana; mso-bidi-font-size: 13.0pt; mso-fareast-language: IT;">“In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati
ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà
bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno…" Mc 3,28 - 30<o:p></o:p></span></div>
</h3>
<h3>
</h3>
<!--EndFragment-->Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-89506861095425351812015-12-01T00:28:00.000-08:002015-12-01T00:29:46.507-08:00La Morte Rubata<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Si può rubare una morte?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ebbene sì! Per quanto assurdo o
paradossale il fatto possa sembrare, la morte può essere rubata. Può essere
sottratta alla persona direttamente chiamata a farne umana esperienza e a tutti
i suoi cari aventi diritto di commossa partecipazione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La morte può essere rubata! È un
tentativo di furto bello e buono quello che in queste ore abbiamo vissuto io,
mio fratello… due uomini adulti, consapevoli e responsabili, cui il sistema
sanitario italiano, nella sua ristrettezza di vedute, ha tentato di sottrarre
la partecipazione composta e serena alla morte della propria madre.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La donna in questione avrebbe
compiuto tra pochi giorni novantun anni, vissuti tutti nella grazia della piena
salute, nella profonda autenticità del rapporto d’amore con il proprio marito e
nel raggiungimento di significativi successi familiari e sociali. Sarebbe
difficile immaginare una vita altrettanto piena e soddisfacente. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questa donna, alcuni mesi or
sono, accusò il sanguinamento di un vecchio cavernoma al cervello che, agendo
sul sistema neurovegetativo, in pochissimo tempo aggredì le sue funzioni. Dopo
un minuzioso controllo in una costosa clinica privata, che scartò la
possibilità di un intervento chirurgico drammatico sia per l’età della paziente
che per la delicatezza oggettiva dell’intera operazione, nostra madre venne
portata in una casa di riposo di recente costituzione: signorile, discreta e,
soprattutto, molto umana. Il personale è gentile, accogliente, comprensivo…
anche se non del tutto rispondente alle normative vigenti. La loro umanità,
tuttavia, sembrava impagabile.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dopo soli due mesi di degenza,
nostra madre però peggiora: il cavernoma continua a sanguinare e si espande da
12 a 15 mm. La non abitudine alla malattia, l’invecchiamento e l’affaticamento
naturale di tutti gli organi interni, la comprensiva angoscia di fronte
all’esperienza del trapasso imminente, più una serie di concause di difficile
individuazione fanno precipitare la situazione. La pressione della donna si
abbassa, viene a mancare l’apporto di sangue e di ossigeno a vari organi e il
cuore, in un tentativo naturale di compensazione, va in fibrillazione
rendendole difficile il respiro.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Da giorni parlavamo con nostra
madre per prepararla alla dipartita: le ricordavamo i suoi momenti più belli, i
viaggi fatti con nostro padre, le loro forti amicizie, gli affetti, lo stuolo
di nipoti, i suoi personali successi come donna di una generazione lontana anni
luce da quella attuale. Le anticipavamo l’imminente re-incontro con nostro
padre, la rassicuravamo sull’altra vita che presto avrebbe sperimentato e,
scherzosamente, la pregavamo di non scordarsi di darci i numeri buoni per una
straordinaria vincita al lotto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Domenica 29 novembre ho un
impegno di lavoro. Mi da il cambio mio fratello che resta con nostra madre fino
al primo pomeriggio. Poi torna a casa. Io sono impegnato fino a tarda sera, ma
quando finalmente mi libero la situazione di nostra madre precipita. L’affanno
respiratorio mette in agitazione il personale della casa di riposo che,
spaventato da possibili responsabilità legali, preme per chiamare la guardia
medica. Quando il medico arriva, pur se bravo e competente, si lascia andare a
una serie di accuse nei confronti della casa di riposo, responsabile - a suo
avviso - di non aver dato l’allarme almeno un giorno prima, perché privo di
personale infermieristico competente.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Gentile ma rigido, il medico
esige che si chiami il 118. Mia madre sta solo morendo, con me vicino… ma
questo non è contemplato nella cura ossessiva della vita fisica.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È notte, non mangio da dieci ore,
sono stanco… e ho un cedimento di fronte all’arroganza dell’autorità medica. È
tutta colpa mia e così, senza rendermene chiaramente conto, entro in una
spirale di subdoli inganni. Nostra madre viene portata all’ospedale più vicino.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lo so! Lo so benissimo… sono
senza personale, senza posti letto e senza attrezzature; i medici e tutto il
personale infermieristico fanno turni massacranti e straordinari, spesso senza
essere nemmeno pagati. E so anche che su mille persone, novecentonovantanove di
fronte alla possibile morte di una persona cara, esigono tutte le cure del caso
e il rinvio all’infinito dell’esito finale. E che quasi tutti sono pronti a
muovere guerra penale e civile contro chiunque non ottemperi con solerzia a
quelli che credono essere i loro sacrosanti diritti: il diritto alla vita “più
eterna possibile” e alle cure miracolose. Lo so: medici e infermieri vivono nel
terrore continuo di assurde denunce.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tutto ciò, tuttavia, non dovrebbe
offuscare la loro più profonda umanità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non dovrebbe… ma questo purtroppo
accade.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E così, dopo ore di attesa in un
atrio del pronto soccorso – dove nessuno si perita di darmi la benché minima
informazione, ci mancherebbe altro – alla fine un medico solerte s’impegna
nell’accurata descrizione del circolo vizioso patologico nel quale è caduta
nostra madre. Il risultato è che, così in fibrillazione, non può essere
dimessa. Tuttavia, in reparto non ci sono letti disponibili… e non ce ne sono
in nessun altro ospedale del circondario, per cui nostra madre dovrà restare
parcheggiata lì, su una lettiga del pronto soccorso, mezza nuda, spaventata, con la luce
accesa in faccia, dove nessuna voce amica potrà esserle di conforto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Alle tre di notte, inebetito dal
sonno, vengo pregato sgarbatamente, da una infermiera con il volto arcigno, di
lasciare la sala d'aspetto del pronto soccorso.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La mattina dopo ci rendiamo conto
di essere caduti in un girone infernale, fatto di paura, ipocrisia e totale
mancanza di umanità. L’ospedale non ha posti liberi, ma non vuole dimetterla in
quelle condizioni per paura di nostre possibili ritorsioni penali qualora,
dopo poche ore, nostra madre dovesse morire. Firmiamo noi l’uscita dal pronto
soccorso ma, con quel foglio, la casa di cura afferma di non poterla riprender
in carico, sempre per paura di ritorsioni penali. In casa non possiamo
portarla, perché non siamo organizzati con personale e strumenti adeguati.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per alcune ore fronteggiamo la
follia di una cultura che è incapace di contemplare la morte e che,
paradossalmente, presume che i malati debbano morire sanati da qualunque male.
La malattia deve essere curata, sempre e comunque, a prescindere dall'avere i
luoghi, i tempi e il personale per poterlo fare. L’imperativo è categorico, e
indifferente all’abissale solitudine spirituale del malato, trattenuto come un
oggetto dismesso in luoghi desolati e desolanti, esposto all’indifferenza del
via vai affannato di un pronto soccorso sempre intasato.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma in quale civiltà viviamo?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In quale incivile civiltà si ha
così paura della morte da esorcizzarla in tutti i modi possibili immaginabili
e, in nome della vita, si offende e si ingiuria senza riguardo la dignità
morale di un essere umano? Quale vuoto interiore abita l’anima di questi
insulsi professionisti sanitari, medici e infermieri, il cui compito specifico
sembra essere solo quello di fare al meglio il proprio lavoro, come ligi
impiegatucci di un sistema che ha del tutto rimosso la precarietà della vita
umana? Quale ottusità si è impossessata di tutti noi che non sappiamo più
guardare, non dico occhi negli occhi, ma nemmeno di sfuggita il pallido volto
di Nostra Signora Morte?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Alla fine della nuova giornata,
mia moglie, battendosi come una furia contro l’insensibilità della segreteria
ospedaliera, riesce ad ottenere da un’anima pia un certificato di dimissione
“taroccato” e, con quello, riporta nostra madre nella casa di cura che “a
torto collo” l’accetta. Quando l’ambulanza la deposita sul suo letto, il
personale si accorge che all’uscita dall’ospedale le hanno lasciato il catetere
inserito. Fantastico paese l’Italia… Tanta accortezza burocratica… poca
professionalità, e assenza totale di anima. Che il Signore abbia pietà di tutti
voi, perché in questo momento a noi risulta difficile.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nostra madre spira verso le 18,
in quella che da mesi considera la sua camera, tra le sue cose, dopo aver
salutato nipoti e pronipoti che sono venuti a salutarla, con le mani tra quelle
di mia cognata. Io e mio fratello arriviamo tardi, dal lavoro, ma con il
pensiero eravamo lì.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nonostante tutto e contro tutti nostra
madre se ne è andata tranquilla, invitata e accolta nel nuovo mondo dall’unico
uomo che lei ha amato per tutta la vita.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non ce l’avete rubata questa
morte, non siete stati all’altezza del vostro Padrone.</div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-42555990625715353042015-10-22T04:12:00.000-07:002015-10-22T04:12:25.053-07:00Al cuore dell'imperialismo americano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-KEmd3WRFPeY/VijEWrI84gI/AAAAAAAAAKY/V2V--WoiqC4/s1600/The-martian.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="http://4.bp.blogspot.com/-KEmd3WRFPeY/VijEWrI84gI/AAAAAAAAAKY/V2V--WoiqC4/s400/The-martian.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ieri sera sono voluto andare al
cinema per vedere “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">The Martian</i>”,
tradotto in Italiano con “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sopravvissuto</i>”.
Sapevo bene che mi sarei ritrovato a vedere un mediocre prodotto da
intrattenimento. Insomma: una di quelle piacevoli “americanate” che a Hollywood
riescono così bene e che, quando sei stanco o comunque non ti va di spremerti
le meningi, ti regalano un paio d’ore di relax.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Lo ripeto: a occhio e croce potevo ben immaginare la qualità
del prodotto, ma ci sono andato lo stesso: Matt Damon, come attore, mi è sempre
piaciuto molto; l’avventura fantascientifica su Marte avrebbe potuto essere
interessante; sapevo, inoltre, che il film era stato girato in buona parte a
Wadi Rum, il deserto rosso nel quale avevo trascorso alcuni giorni stupendi
durante il mio viaggio in Siria e Giordania, nel lontano 2007… e mi faceva
piacere ritrovare quegli orizzonti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Insomma… ero ben disposto, ma il
film mi ha deluso lo stesso. Soprattutto, però, mi ha annoiato (tempi lunghi e
lenti delle riprese, atteggiamento serafico del protagonista in una situazione
panica) e così, poco stimolato da quello che vedevo, mi sono messo a pensare.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Era proprio quello che non
volevo, ma non ho potuto fare altrimenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perché, per la miliardesima
volta, mi sono trovato di fronte al solito messaggio che sempre traspare nelle
opere cinematografiche statunitensi, quando il protagonista rimane isolato in
un qualche territorio selvaggio o, meglio ancora, dietro le linee nemiche.
Perché è allora che tutti gli altri protagonisti del racconto, se non
addirittura tutto il popolo americano, viene afferrato e determinato da una
sola idea: “È uno di noi… non possiamo abbandonarlo… andiamo a prenderlo!”
Questo, ovviamente, perché il disperso è un americano. È uno di loro… e
l’America non è una madre da abbandonare i propri figli.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ora, non voglio neanche
lontanamente entrare nel merito di quante volte il governo degli Stati Uniti
d’America abbia offerto prove evidenti d’ipocrisia a riguardo (si pensi al
Vietnam, tanto per dirne una). Quest’argomento non m’interessa. Piuttosto sono
interessato a penetrare nel cuore della comunicazione emotiva che, più o meno
di proposito, viene ogni volta riproposta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di fatto, il messaggio
subliminale che passa in molti documentari, commedie e, soprattutto, film
d’azione americani è sempre lo stesso: martellante, ossessivo, esaltato… una
sorta di coinvolgente: “Uno per tutti, tutti per uno”. Un messaggio neanche
troppo criptico ma, soprattutto, intenso, viscerale, entusiastico, eroico,
spesso sublime. E non importa, poi, se il proibitivo sistema della loro sanità
nazionale lasci morire con indifferenza qualunque cittadino non abbia soldi a
sufficienza per pagarsi un medico né tantomeno un ricovero ospedaliero. Non
importa se il neo-capitalismo finanziario cannibalico, che è l’anima nera del
“sogno americano”, è legittimato a gettare sul lastrico centinaia di lavoratori
dipendenti per favorire una “fusione” societaria utile solo agli azionisti. Non
importa il contrasto, ancora feroce, tra le diverse etnie che formano il
substrato di quell’immenso paese. Non importa l’efferata criminalità che
esplode improvvisa in tutti gli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">States</i>.
Nulla importa della vita vera. Il retorico messaggio: “È uno di noi… andiamo a
salvarlo, costi quel che costi…” passa per il cuore e raggiunge le budella di
tutti i cittadini americani.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma non solo le loro. Mentirei se
non ammettessi il fascino che quello stesso messaggio ha sempre esercitato su
di me. Come negare il valore immenso rappresentato dall’idea, o meglio dal sentimento,
di appartenenza fraterna, di intima e solidale comunione con tutti gli altri,
di amicizia a prescindere, di aiuto e solidarietà? Sarà forse per il contrasto
rappresentato dalla cultura dell’Italia, il paese nel quale vivo, e che è
fondata sulla totale mancanza del più elementare senso civico,
sull’individualismo più gretto e sull’ostilità più feroce riservata a chiunque
esprima un parere diverso dal proprio. Sarà forse per il clima d’insicurezza e
apprensione creatosi in questi ultimi vent’anni di oscena politica, di mancanza
di lavoro, di abusi mafiosi, d’immigrazioni clandestine, di terrorismi vari…
Sarà per il fallimento evidente del grande sogno di una Europa Unita… non so,
sarà per questi e tanti altri motivi… Ma ho sempre avvertito il fascino del commovente
messaggio ripetuto come una ossessione compulsiva dall’industria
cinematografica hollywoodiana. Anche perché in America ci sono stato, almeno
tre volte, e ho dovuto riconoscere che quel messaggio è stato davvero ben
interiorizzato dal popolo americano. Nonostante tutte le sue evidenti
contraddizioni è presente e vivo nello sguardo orgoglioso delle persone comuni,
nell’aria che ovunque si respira e nello sventolio festoso di milioni di
bandierine a stelle e a strisce che adornano quasi ogni negozio, ogni casa,
ogni balcone, ogni giardino.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“Io amo il mio paese” è la frase
più scontata e retorica che si possa immaginare ma che, negli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">States</i>, vive sovrana nell’anima e nel
cuore di tutti i cittadini, compresi quelli da poco acquisiti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Se anche fosse stata abilmente
confezionata dalla vergognosa <i style="mso-bidi-font-style: normal;">élite</i>
che governa politicamente e finanziariamente il paese, bisognerebbe ammettere
che ha funzionato perfettamente. E che al di là del fatto di assicurare a tale <i style="mso-bidi-font-style: normal;">élite</i> un materiale umano pronto a
gettarsi in qualsiasi inferno, perché convinto di immolarsi per il bene del
proprio paese, resta però che il profondo sentimento di appartenenza alimenta e
guida gli intenti di ogni singolo individuo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perciò… lo ammetto: ho invidiato
spesso tale spirito di solidarietà, pur senza che questo desiderio di
emulazione m’impedisse di riconoscervi il volto del nostro Nemico Comune.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perché cosa diavolo mai
significa, oggi, alle soglie del nuovo millennio, distinguersi come americano?
Così come italiano, o europeo, o arabo o cinese? Come diavolo si fa a dare
valore, dignità e significato al fatto puramente occasionale e fortuito di
essere nati in un territorio anziché in un altro? Quale sortilegio è stato
lanciato, e da chi, affinché anche le persone più colte e istruite siano divenute
del tutto incapaci di vedere oltre la punta del loro naso?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perché dovrebbe essere evidente a
tutti che il corollario del messaggio americano: “È uno di noi… salviamolo e
riportiamolo a casa” è che quel povero soldato scomparso o avventuriero disperso
è meritevole di qualunque sforzo e sacrificio per il solo fatto di essere un
cittadino degli Stati Uniti… mentre tutti gli altri, ovviamente, no. Gli altri
sono persone qualsiasi di altre qualsiasi nazioni, alle quali non viene
riconosciuta alcuna dignità o valore. O, almeno, nessun valore paragonabile a
quello che avrebbero invece i cittadini degli Stati Uniti d’America. Tutti gli
altri sono semplici, odiosi nemici che piuttosto andrebbero sterminati, anche
solo perché probabilmente renderanno difficile il recupero del compagno
perduto. Sono nemici a prescindere! Per il semplice fatto di non essere
americani.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Eppure, dovrebbe essere evidente
a tutti gli uomini di libero pensiero che, quando si combatte una guerra
(militare ma anche scientifica o culturale), sia del tutto ovvio che ogni
combattente si illuda di essere dalla parte della ragione, altrimenti lo
scontro non ci sarebbe. Ma come la storia ha testimoniato più volte, non sempre
la Verità o la Giustizia o la Libertà sono stati rappresentati dai vincitori.
Anzi, più spesso è stato vero il contrario.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come si fa a credere di essere
nel giusto o nella verità solo perché si è nati americani? Come si fa a credere
che la propria (discutibile) democrazia sia quella che vada imposta a tutto il
resto delle nazioni? Come si fa a presumere che essendo i più ricchi del mondo,
quelli in possesso della tecnologia scientifica più avanzata e dell’esercito
più agguerrito e preparato che si possa immaginare, per antonomasia si
rappresenti allora la migliore umanità possibile?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Piuttosto è vero il contrario,
perché le persone più evolute dovrebbero essere quelle in grado di riconoscere
il valore sacro rappresentato dalla Vita di ogni essere umano. Di qualunque
nazionalità, di qualunque colore, di qualunque religione esso sia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perché il nazionalismo – scrisse
una volta la nostra scrittrice Dacia Maraini – corre sul filo di rasoio del
razzismo, e la sacrosanta difesa anche estrema delle leggi, della religione e
della cultura che un popolo si è conquistato non ha nulla a che vedere con la
soprafazione degli altri e con la condanna della loro identità umana.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Anche perché, lo ripeto, le
migliaia di bambini che nascono ogni giorno non meriterebbero di essere
considerati americani, o cinesi, o arabi, o australiani, o europei. Così come
nel momento della nascita non dovrebbero essere considerati cristiani, o ebrei,
o buddhisti, o islamici o animisti bensì, appunto, solo bambini. Bambini che
acquisiranno un’identità culturale e religiosa secondo il condizionamento del
paese nel quale sono nati e del percorso interiore che intraprenderanno da
adulti. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La verità, difficile da
riconoscere e scomoda da digerire, è che tutti, indistintamente tutti quei
bambini “Sono uno di noi”. Come uomini, infatti, condividiamo lo stesso
identico destino, tutti abitiamo questo stesso identico pianeta, che a tutti
appartiene e a nessuno nello stesso tempo… e tutti nasciamo, cresciamo, amiamo,
soffriamo e infine moriamo, portando nel mondo dello spirito il valore della
vita che abbiamo vissuto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non credo che dall’altra parte
Qualcuno ci chiederà il passaporto, o che vorrà sapere se siamo stati italiani,
o messicani, o giapponesi, o africani. Al contrario, se è vero quello che hanno
sempre insegnato i grandi saggi di ogni tempo e di ogni luogo, ci chiederanno
soltanto: “Quanto avete amato?” E dalla risposta dipenderà il nostro futuro
destino.</div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perciò, quando mi commuovo
sentendo gli attori americani recitare: “Io amo il mio paese!” oppure: “È uno
di noi, non possiamo abbandonarlo, andiamo a prenderlo!” mi chiedo quanto mi
commuoverei di più se tutti, ma proprio tutti potessimo un giorno dire: “Io amo
la Terra, amo questo nostro bellissimo Pianeta!” e ancora: “Siamo tutti uomini,
siamo tutti fratelli, anche se molto diversi gli uni dagli altri… diamoci una
mano… salviamoci!</div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-16261393682534879172015-10-03T06:44:00.001-07:002015-10-22T02:56:27.807-07:00Ma di cosa stiamo parlando?<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-c3uYxS3jBDg/Vg_bCXviLpI/AAAAAAAAAJc/7N4Oic3Fy2U/s1600/shh-Stanlio-e-Ollio-466x218.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="186" src="http://1.bp.blogspot.com/-c3uYxS3jBDg/Vg_bCXviLpI/AAAAAAAAAJc/7N4Oic3Fy2U/s400/shh-Stanlio-e-Ollio-466x218.jpeg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È accaduto piano, piano e, quasi,
non ce ne siamo accorti. È stata come una marea montante ma graduale, un
allagamento impercettibile eppure costante, continuo e inarrestabile. Era sotto
gli occhi e le orecchie di tutti, ma quasi nessuno se n’é accorto; e quei pochi
più sensibili che seppero registrarlo forse non lo credettero pericoloso più di
tanto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E così, adesso, ce ne stiamo
tutti qui, impantanati in questa palude di chiacchiere assurde, inutili,
condizionate e condizionanti, quasi mai veritiere, ma sempre aggressive,
violente, livide di odio mal celato.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Faccio riferimento a quella
pratica oramai quasi globale di parlare e sparlare di tutto, a proposito e a
sproposito, ma sempre con una convinzione assoluta e inattaccabile che non si
perita di dare il minimo ascolto ad alcuna voce discordante.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sospetto che Internet e i vari <i style="mso-bidi-font-style: normal;">social network</i> ne siano stati i maggiori
responsabili: in maniera graduale le persone scoprirono un giorno che potevano
dire la loro, che disponevano dei mezzi per esprimere i propri giudizi e far
valere le proprie opinioni. Molti iniziarono a farlo. Dapprima con cautela e
circospezione… Il fenomeno debuttò in sordina, trattenuto all’inizio dal pudore
e dalla vergogna. Dovrei dire: da un sano pudore e da una giustificata
vergogna. Presto, però, uomini e donne trovarono il coraggio di superare questi
orpelli della coscienza di altri tempi, e sospinti dall’arroganza, dalla
presunzione, dal narcisismo e dalla vanagloria, senza più limiti e confini se
non quelli dell’immagine grandiosa di sé, si sentirono legittimati a “dire la
propria”. Be’, non proprio “a dirla”, quanto piuttosto a sbraitarla ai quattro
venti, urlando forte per imporla agli altri e giustificandola coprendo di
accuse e d’insulti chiunque osasse avversarla. Il fenomeno, lo ripeto, iniziò
in sordina, piano piano… per poi è esplodere, superando ogni immaginabile
previsione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Allo stato attuale non è più
questione di temi importanti o secondari, di episodi o eventi da cui dipendono
chissà quali conseguenze. No! Quello che è interessante, fondamentale e
significativo osservare è l’immediata stura di rigurgiti emotivi incontrollati
e incontrollabili che, a ben vedere, non si capisce nemmeno che scopo possano
avere. Se non quello dell’affermazione ingiustificata di se stessi. Vorrebbero
sembrare pensieri… magari non eccessivamente complessi o ben strutturati… ma
comunque pensieri. E invece sono solo stati emozionali, sensazioni di bassa
lega se non, addirittura, istinti camuffati da pensiero.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Potrebbe anche darsi, come
sostengono in molti, che buona parte di questa gazzarra sia stata orchestrata
ad arte da chi trae grandi vantaggi dall’immensa confusione nella quale versa
l’attuale comunicazione umana. Di sicuro buona parte della babele nella quale ci
conduciamo non è altro che l’effetto di quell’orchestrazione se è vero, come è
vero, che ci sono persone stipendiate per gettare false notizie in rete, per
confutare quelle più veritiere e creare tendenze di pensiero del tutto
discutibili. Resta però il fatto che la maggior parte delle persone vi ha
aderito senza alcun minimo cenno di resistenza ma, anzi, convinta di
appartenere a quella sofisticata elite dallo sguardo acuto e dal pensiero fine
grazie ai quali poter sparare a zero su qualunque avversario.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La ragione o la causa del
dissenso ha poca importanza. Tutto è motivo di accuse e discussioni infinite,
condite con menzogne, insulti e improperi vari. Dalla celebrazione corretta o
ingiusta di un qualche personaggio politico, sportivo o del mondo dello spettacolo,
alla immigrazione che sta sommergendo l’Europa, dalle “guerre di pace” che
sconvolgono l’Africa ai tatuaggi sull’inguine di Belen. Tutto fa brodo, non c’è
notizia che non abbia il potere di sconvolgere qualcuno, di toccarlo nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sancta sanctorum</i> delle sue rigide
certezze e quindi amareggiarlo offenderlo e inorridirlo… oppure confermarlo
ed esaltarlo… ma comunque facendogli sentire la necessità di testimoniare al
mondo la propria verità distruggendo quella degli altri.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Alcuni esempi:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Verso la primavera del 2015,
almeno qui da noi in Italia, si accende prima e divampa poi una vera e propria
guerra di principio sulla così detta “Teoria del Gender”, secondo la quale
l’appartenenza al genere sessuale maschile o femminile sarebbe un evento
culturale e non biologico. Esiste o non esiste una teoria del genere? Quali
sarebbero le sue basi scientifiche? E se esiste, come andrebbe interpretata?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In verità convincimenti simili a
quelli attribuiti alla teoria del gender erano presenti fin dalla seconda metà del
‘900 (penso al libro della Elena Gianini Belotti “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Dalla parte delle bambine</i>” uscito in Italia nel 1973) e che creò,
anche allora, assensi e dissensi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Io fui, e sono tuttora, uno dei
convinti contestatori di quel libro.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma non è questo il punto. È che all’epoca
i toni erano molto più pacati e, quasi sempre, si cercava il conforto nell’equanimità
della ricerca scientifica e di un ragionamento pacato. Quello che oggi sgomenta
(o almeno dovrebbe sgomentare) non è tanto l’asservimento di una teoria
all’ideologia politica, ai grandi interessi finanziari o alla fede religiosa
(questo, in verità, accadeva anche allora), quanto piuttosto la totale
ignoranza e non conoscenza dei suoi complessi presupposti da parte di chi poi
presume di difenderla o di oltraggiarla, la sua strumentalizzazione
fraudolenta, la manipolazione o la distorsione dei dati, la loro
de-contestualizzazione e, soprattutto l’intensità dell’odio che caratterizza la
discussione. E che, bisogna ammettere, è tanto più violento e intransigente
quanto più è espresso da persone che non hanno alcuna preparazione specifica ma
che, con la loro partecipazione al dibattito (dibattito?) scaricano piuttosto
condizionamenti e frustrazioni personali.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Il dottor Angelo Consoli è il
presidente del CETRI e ha dedicato tutta la propria vita alla ricerca delle
energie sostenibili o rinnovabili. In occasione dello scandalo Volkswagen,
scrive un articolo, per altro molto pacato, nel quale si prefigge di spostare
l’attenzione del lettore dal fattaccio vero e proprio delle centraline truccate
agli interessi delle lobbie del combustibile fossile. In questo contesto
riporta la notizia dell’esistenza di case automobilistiche (GM, Honda e Toyota)
che già dal 2004 avrebbero messo a punto modelli di auto ibride innovative, che
sfruttando l’elettrolisi e l’energia elettrica potrebbero sostituire del tutto
le auto con il motore a scoppio. Di ognuna di queste case automobilistiche il
dot. Consoli riporta<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>link e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>video dove potersi accertare della
veridicità delle sue affermazioni. Le sue riflessioni sono interessanti… forse
fin troppo ottimistiche e magari mancanti di comparazioni politiche e
finanziarie, ma comunque hanno il carisma della professionalità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nonostante ciò, sotto la pagina
Internet sulla quale è riportato il suo articolo, subito prendono la parola un
paio di Quaquaraquà che, pur ammettendo la propria totale mancanza di
cognizioni tecniche nel settore, con una faccia tosta che ha dell’incredibile
lo tacciano di superficialità e ingenuità, di gratuita e sommersa ideologia
anti-americana, e si sforzano di farlo passare per un sognatore ecologista poco
aderente alla realtà. In poco tempo le voci a favore e contrarie si
moltiplicano, degenerando in una rissa virtuale di insulti e improperi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Alice Sabatini viene eletta Miss
Italia 2015. Alice è una ragazzina di diciotto anni che, come tutti i ragazzi a
quell’età, non può, né dovrebbe esibire chissà quale profondità di pensiero. È
una ragazza bella, spensierata, impegnata nello sport e nel godimento della
vita. Che male c’è? Qualcuno, però, si ostina a voler pretendere da lei, oltre
alla bellezza sfolgorante della gioventù, anche una qualche forma di saggezza.
Perciò, alle solite, insulse domande dei giornalisti: “Quale tuo desiderio
vorresti veder realizzato?” tutti si aspettano stereotipate risposte, tipo: “La
fine di tutte le guerre e della fame nel mondo!”. Per poi, ovviamente,
rilevarne con malcelata superiorità intellettuale la consueta stereotipia. Ma
Alice risponde in maniera originale, anche se bambinesca: “Mi piacerebbe vivere
nel 1942, all’epoca della seconda guerra mondiale. Tanto, come donna, la guerra
non la farei.”</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È ovvio che è una scemenzuola,
una fantasia bizzarra che chissà in quali meandri psichici affonda le sue
radici, ma la stampa, la TV e i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">network</i>
si scatenano montando una vicenda che, al massimo, avrebbe dovuto risolversi
con un sorriso complice di circostanza. E, invece, giù cattiverie, prese in
giro, sermoni dotti e moraleggianti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Massimo Mazzucco è uno dei
tanti o pochi giornalisti (insieme a Michael Moore, Giulietto Chiesa, <span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Simon Shack e altri ancora) che sospettano del fatto che l’attentato
dell’undici settembre alle torri gemelle si sia realizzato come le fonti
ufficiali vogliono fare credere. Mazzucco ha documentato le sue perplessità con
un film di cinque ore, riportando le convinzioni di numerosi tecnici nel campo
dell’ingegneria, della demolizione di edifici, di architetti, di fisici, di
piloti di linea e quanti altri. Contro la teoria del complotto sostenuta da
Mazzucco e dagli altri, si battono numerose altre personalità del mondo
dell’informazione (giornalisti, scrittori, opinionisti), chiamate The Bunkers,
attive ognuna nel proprio paese d’origine (come mai non mi meraviglio che in
Italia, tra le loro file, ci siano Piero Angela e Umberto Eco?). Comunque,
quello che davvero conta è che chiunque davvero volesse potrebbe tentare di
farsi un’idea dei fatti o delle forze in gioco, chiunque potrebbe approfondire
alcuni argomenti e cercare conferme o contraddizioni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Ma la maggioranza
delle persone comuni che, per chissà quale motivo, sentono il bisogno di
prendere parte al decennale dibattito, quasi sempre partono da una ignoranza di
fondo degli argomenti trattati e da inconsapevoli adesioni di parte che
affondano le loro radici nella simpatia o nell’antipatia nei confronti della
politica americana, nella convenienza personale, in motivi privati di amore o
odio e così via. E come sempre, oramai, lo scontro usa l’ingiuria, l’offesa, la
demolizione sistematica della credibilità professionale dell’altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">- E poi ancora: “I
cannabinoidi sconfiggono il cancro!” È quanto sostiene da anni la ricercatrice
spagnola Christina Sanchez… e i suoi studi sono stati avallati dal dott.
Vincenzo Di Marzo (direttore dell’Istituto di ricerca Biomolecolare del CNR), dal
prof. Burkhard Hinz e altri numerosi studiosi di spicco. Per capire davvero
come stanno le cose bisognerebbe fare una ricerca non da poco… troppo faticoso.
Meglio schierarsi a prescindere della verità, basandosi sull’eco
impressionistica (a favore o a sfavore) che il nome “Cannabis” evoca.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Vegani e Fruttiani -
buon per loro - si stanno guadagnando un posto nel mercato alimentare. Gli
onnivori se la ridono, adducendo considerazioni mediche di tutto rispetto e
sano buon senso. Poi però eccedono non riuscendo a sostenere l’indifferenza
ascetica degli altri nei confronti dell’attrazione, spesso irresistibile, che
la buona tavola esercita su di loro. E montano la crociata del buon gusto
contro la scipitezza dei loro nemici. Vegani e Fruttiani reagiscono e tentano
addirittura di “dimostrare” la natura vegetariana dei grandi carnivori. Se non
facesse ridere, tutta questa situazione dovrebbe far piangere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Oriana Fallaci, dopo
anni di silenzio, sconvolta dall’11 settembre, pubblica “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La rabbia e l’orgoglio</i>” in cui spara a zero sulla cultura islamica.
Tiziano Terzani, un altro grandissimo giornalista italiano, le scrive una
lettera aperta nella quale, con toni molto pacati, da grande estimatore della
collega, le contesta alcune sue prese di posizione. La stessa cosa fa la
scrittrice Dacia Maraini. Quanti profondi pensieri e motivi di riflessione in
tutti loro. Quante verità ed errori in ognuno. E quanta fatica bisognerebbe
fare per impossessarsi di un libero convincimento su un tema così ampio. Ma la
campagna pubblica, come al solito, è fatta solo di invettive, insulti pesanti e
menzogne la cui ragion d’essere è solo l’appartenenza aprioristica a uno
schieramento o ad un altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">La stessa campagna,
in questi giorni, si è scatena sul sindaco di Roma Ignazio Marino. È un ingenuo,
un inetto, un approfittatore o una vittima designata? Per capirlo davvero
bisognerebbe essere addentro alle mille losche manovre di Mafia-Capitale.
Bisognerebbe avere l’onestà di ammettere la propria ignoranza di fondo sui
grandi giochi di potere e riconoscere di poter essere ingannati con estrema
facilità. Chi è così onesto da farlo? Meglio schierarsi secondo i propri moti
viscerali, alzare i pugni al cielo e gridare più forte degli altri.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Forza Roma!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Noooo… Forza Lazio!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Perché ormai siamo
tutti alla stadio! In uno stadio virtuale, ma pur sempre uno stadio, dove si
ama la propria squadra prima ancora di conoscerne e valutarne l’autentico
valore. Dove le proprie frustrazioni vengono espresse e dissipate, scaricate
sui gladiatori nell’arena del circo pubblico e così distratte dai Poteri Oscuri
che, proprio grazie a questa babele così abilmente alimentata, continuano
indisturbati nelle proprie iniquità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">È come se, oramai,
si fosse del tutto persa o dimenticata quella profonda fiducia nel pensiero che
da Socrate a Tommaso d’Aquino aveva sempre sostenuto le sfide dialettiche
dell’uomo sulla ricerca della verità. Quella fiducia che portava gli sfidanti a
considerare il peso e il valore della concatenazione di pensieri
dell’avversario e a non emettere giudizi gratuiti sul tema da lui proposto solo
sulla base della sua appartenenza a uno stato straniero, a una confessione
religiosa o a un partito politico. Il nemico, poi, il vero nemico era la
costruzione di pensiero dell’altro. Non l’altro, con la sua inevitabile, e
perciò comprensibile, fallace umanità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Adesso però, per non
incorrere nello stesso errore che questo articolo vorrebbe denunciare,
permettetemi di alzarmi in volo e guardare le cose dall’alto: forse tutta
questa gazzarra si rivelerà fine a se stessa. Forse è solo l’inizio di quella
degradazione finale verso la quale lo Spirito dei Nuovi Tempi vorrebbe condurci
e verso la quale tutti noi ci stiamo precipitando gridando a squarciagola, con
i pugni alzati e un sorriso beota dipinto sul volto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Tuttavia c’è una
speranza… è fioca fioca, come la luce emanata da uno striminzito fiammifero
acceso al centro di una buia caverna. È appena un barlume… ma c’è.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">La speranza è che
questo impulso di autonomia, questo voler parlare per forza a proprio nome,
usato e abusato finora in modalità così sguaiate, non sia che il primo vagito
di quella ben più ampia facoltà di libero pensiero che, ci auguriamo, un giorno
l’uomo potrebbe raggiungere. La speranza è che sempre più persone arrivino a
provare disgusto per questa sarabanda di chiacchiere inutili e si rifiutino di
ascoltarle e di generarle.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Basterebbe poco.
Basterebbe che accettassero l’idea che non si nasce con la capacità di pensare
acquisita una volta per tutte ma che, al contrario, tutti dobbiamo imparare a
farlo, possibilmente prima di aprire bocca. Basterebbe riconoscere che il sano
pensare è difficile e costa fatica, mentre rivestire di pensieri la propria
animosità è molto, molto più semplice e gratificante. Peccato sia inutile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Oltre a ciò,
bisognerebbe trovare il coraggio di abbandonare qualunque partito preso,
qualunque fideismo, per quanto nobile possa sembrare - materialismo,
spiritualismo, comunismo, fascismo, cattolicesimo, buddhismo, islamismo o
invece ateismo, pacifismo, razzismo, femminismo, maschilismo, perbenismo o
nichilismo<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>- insomma,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>basterebbe smettere di tifare per una
squadra o per l’altra solo per partito preso e riconoscere che la verità è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Un Essere</i> in continuo movimento. <o:p></o:p></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;">Già… La Verità è un
Essere Vivente e, se Lo si vuole anche solo intravedere, </span><span style="mso-bidi-font-family: Helvetica; mso-fareast-language: IT;">bisogna che il
nostro pensiero si muova alla sua stessa velocità, liberandosi da tutto ciò che
vorrebbe invece imprigionarlo nei limiti di una qualsivoglia categoria.</span><span style="mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 14.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-23756428836280318682015-01-23T06:59:00.003-08:002015-01-24T06:47:17.995-08:00La Luce che venne dall'Oriente<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 20.0pt;">Birmania<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Io che corro a perdifiato, con l’ansia che mi attanaglia il cuore, lo
sguardo avido, proteso ad afferrare paesaggi umani o naturali ancora
sconosciuti. Alle mie spalle il fronte della nube oscura avanza veloce e, presto,
inevitabilmente, mi sorpasserà oscurando e uniformando tutto quello che ancora
avrei potuto e voluto scoprire…”<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questo non è un sogno. Piuttosto
è l’immagine simbolica della mia vita di viaggiatore alla ricerca di quel bene
inestimabile e prezioso che è (anzi, che era) la Diversità: la diversità
biologica e, soprattutto, quella culturale. La nube oscura che sta per
raggiungermi rappresenta, invece, la modernità occidentale nei suoi aspetti più
distorti, depravati e, per ciò stesso, invasivi. Ma come lessi nell’illuminato
libro di un altro disperato viaggiatore, non c’è più un Altrove nel quale
rifugiarsi. Il globalismo finanziario e mercantile ha vinto su tutti i fronti,
almeno per ora, e presto della Diversità non resteranno che pallidi ricordi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Godiamoci quel poco di luce che
resta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Yangoon è una capitale anonima:
né bella né brutta, molto ampia ed estesa, buia di notte (per la mancanza di
lampioni) e con un traffico automobilistico costantemente paralizzato e
paralizzante. Se è vero che l’attuale governo aprirà le frontiere agli
investitori stranieri, la città potrebbe essere destinata a modernizzarsi, come
è accaduto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Bankog, Kuala Lampour,
Seoul, e molte altre, perdendo così quasi tutto ciò che le caratterizzava.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di prima mattina, dopo uno sguardo
fugace alla Sule Paya, raggiungiamo a piedi la Botataung Paya. Dagli anni
lontani in cui visitammo il Nepal, il Tibet, la Cambogia e la Tailandia, è la
prima volta che rimettiamo i piedi in un tempio buddhista. La prima impressione
è tiepida: l’architettura degli edifici che si bilancia a stento in un
sincretismo tra quella indiana e quella cinese, gli specchi e gli specchietti
decorativi, i colori brillanti degli intonaci, l’abbondanza della tinta oro, le
statue colorate di grifoni dorati, serpenti, draghi, orchi, orchesse e esseri
elementari (qui conosciuti come Nat), le decine e decine di piccoli Zedi
(stupa) raccolte intorno ad un gigantesco pinnacolo centrale, è inevitabile che
appaiano kitch ai nostri occhi europei. Tuttavia le centinaia di statue del
Buddha, di tutte le misure e di tutti i materiali emanano un loro indiscutibile
fascino. Magnifici, nella Botataung Paya, il corridoio d’oro zecchino finemente
intarsiato e una gigantesca statua in bronzo del Buddha benedicente.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-S6PFlcN6svc/VMJHWj1gQxI/AAAAAAAAAEA/O9-x3AbJLBs/s1600/DSC_0051.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-S6PFlcN6svc/VMJHWj1gQxI/AAAAAAAAAEA/O9-x3AbJLBs/s1600/DSC_0051.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ci colpisce poi l’intensità della
devozione dei fedeli che ovunque si inginocchiano, pregano e versano acqua
consacrata sulle effigi del Buddha predisposte a questo specifico rito.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La seconda visita della mattina è
dedicata al padiglione di un’altra pagoda, la Chaukhtatgy Paya, sotto il cui
tetto giace un’enorme statua del Buddha sdraiato.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Siamo fortunati… e arriviamo nel
pieno di una cerimonia simbolica annuale nel corso della quale la popolazione
birmana ritualizza la consueta offerta che ogni giorno viene fatta ai monaci:
il padiglione rigurgita di fiori, frutta, riso e altro cibo cucinato.
Curiosiamo in giro mischiandoci alla folla dei monaci e dei fedeli, scattiamo
foto… e prendiamo definitivamente atto del fatto che ovunque, più che
tollerati, siamo ben accolti. In un angolo appartato del padiglione con la
videocamera riprendiamo un’artistica ricostruzione di tutte le innumerevoli
vite del Buddha precedenti a quella nella quale, infine, raggiunse il Nirvana.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-cW-_vhcc0eQ/VMJLsE-apDI/AAAAAAAAAEQ/Fqys2cNtLXw/s1600/P1120468.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-cW-_vhcc0eQ/VMJLsE-apDI/AAAAAAAAAEQ/Fqys2cNtLXw/s1600/P1120468.JPG" height="240" width="320" /></a></div>
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-5lKXsLA5O6c/VMJKjib1b4I/AAAAAAAAAEI/__5RrvMEL20/s1600/DSC_0071.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-5lKXsLA5O6c/VMJKjib1b4I/AAAAAAAAAEI/__5RrvMEL20/s1600/DSC_0071.jpg" height="640" width="424" /></a><br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando finalmente usciamo
chiediamo al nostro autista di portarci al grande mercato di Yangoon dove
compriamo qualche souvenir e mangiamo qualcosa dei tipici cibi birmani.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Subito dopo il frugale pasto,
nelle prime ore del pomeriggio entriamo nel parco del lago Kandaweyi e facciamo
una pigra camminata sulla passerella lignea che lo circonda. Da lontano
s’intravede la grande cupola dorata della Shwedagon Paya che – sappiamo -
essere la più grande, la più bella e la più ricca di tutte le pagode birmane.
La visiteremo verso il tramonto, come suggerito dalla guida, ma intanto,
passeggiando, ci lasciamo tentare da un piccolo padiglione sacro eretto a bordo
del lago. Anche qui piccoli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Zedi</i>,
leoni alati, draghi e serpenti colorati, Nat, ieratiche statue del Principe
Sachiamuni e curiosi servi e aiutanti delle varie divinità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’ora del tramonto si avvicina.
Parcheggiamo l’auto vicino all’ingresso ovest della Shwedagon Paya e, dopo
essere passati tra i due giganteschi leoni alati, saliamo le scale che ci
porteranno alla grande terrazza basale. Quando finalmente arriviamo, rimaniamo
folgorati: la terrazza – dal cui centro s’innalza il pinnacolo dorato centrale,
la cui sommità è rivestita d’oro puro e tempestata di pietre preziose – è
immensa. La sua circonferenza sarà pari al colonnato che il Bernini progettò
per Roma, davanti a piazza San Pietro. E’ pavimentata di piastrelle bianche
smaltate e, sul lato più esterno, rigurgita di piccoli stupa secondari, di
tempietti e padiglioni sacri. Centinaia di statue di Siddarta Gotamo Buddha, di
tutti i materiali e di tutte le dimensioni, si offrono all’adorazione dei
fedeli. Il luogo è meraviglioso e merita la fama che lo contraddistingue. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-UZE1jtilHg8/VMJOZvmY8PI/AAAAAAAAAEY/w9zSCeqmygk/s1600/DSC_0171.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-UZE1jtilHg8/VMJOZvmY8PI/AAAAAAAAAEY/w9zSCeqmygk/s1600/DSC_0171.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-z4yNjiTtN7I/VMJOj9rRABI/AAAAAAAAAEg/gZVYnfdrD3Y/s1600/DSC_0170.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-z4yNjiTtN7I/VMJOj9rRABI/AAAAAAAAAEg/gZVYnfdrD3Y/s1600/DSC_0170.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Passeggiamo a lungo sulla
terrazza, almeno finché il sole calante non tinge di rosa l’oro della cupola
centrale, e cogliamo bellissime scene di ordinaria devozione al Buddha di
questo dolcissimo popolo birmano. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il giorno successivo, in un paio
d’ore di auto raggiungiamo Bago. Visitiamo prima il grande tempio di Four
Figures Paya costituito da quattro enormi statue del Buddha posti schiena
contro schiena, assisi nella posizione del fiore di loto e rivolti ognuno verso
un diverso punto cardinale. Quando usciamo ci fermiamo ad assaggiare uno
sconosciuto frutto tropicale e, subito dopo, arriviamo ad un grande recinto
sacro, all’aperto, dove giace un’altra enorme statua del Buddha sdraiato. Ci
chiediamo come mai non sia protetta da alcuna tettoia e lasciata così esposta
agli agenti atmosferici… ma non riusciamo a trovare una valida risposta. La
soluzione ci si presenterà da sola alla visita successiva, dedicata a una
pagoda che si presenta come una sorta di gigantesca piramide d’oro. Quattro
rampe di scale si inerpicano sui suoi fianchi scoscesi e, in via del tutto
eccezionale, agli uomini è concesso salire fino ad una considerevole altezza.
Mi cimento nell’impresa e potete immaginare il mio stupore quando, lasciando
vagare all’intorno il mio sguardo, vedo comparire in lontananza l’enorme statua
del Buddha sdraiato che sembra fluttuare sopra gli alberi della giungla che lo
circonda.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-0YZAecfbf7g/VMJOw-o5eiI/AAAAAAAAAEo/k4pCASpFIfo/s1600/DSC_0230.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-0YZAecfbf7g/VMJOw-o5eiI/AAAAAAAAAEo/k4pCASpFIfo/s1600/DSC_0230.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Davvero fantastico!</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Scendo dalla pagoda e, tutti
insieme, andiamo a visitare un altro singolare, piccolo tempio che avevo
avvistato dall’alto. La struttura esterna è deliziosa, tutta in<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>pietra grezza finemente cesellata e
decorata di statue. Ma l’interno riuscirà ancora una volta a stupirci: una
foresta di colonne alte, lisce e dorate sostiene una volta al cui centro si
erge una sorta di santuario dove quattro Buddha dorati, in piedi, si rivolgono
verso i quattro punti cardinali. L’atmosfera è unica e anche nei giorni a
venire non ne troveremo più una simile.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La giornata si conclude con la
visita di una ennesima pagoda, la Shwethalyaung Paya, che nonostante presenti
caratteri ed elementi suoi propri, non riesce a stupirci più di tanto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Forse per questo, mentre torniamo
in albergo, io e mia moglie ci chiediamo se in soli due giorni non abbiamo già
raggiunto un punto di saturazione. Un apice di meraviglia e interesse oltre il
quale difficilmente potremo riuscire ad andare. Le giornate sono state così
piene, e così tanti sono stati i motivi di curiosità per elementi religiosi,
artistici e culturali a noi del tutto estranei, che la paura di rimanere
indifferenti nei prossimi giorni ci sembra legittima. Sarà tutto sempre e solo
così?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In nessun precedente nostro
viaggio avevamo avuto simili dubbi, ma, per fortuna, si dimostreranno del tutto
infondati.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il 23 dicembre, alle cinque del
mattino, prendiamo il volo interno per Mandaly. Arriviamo verso le sei e
trenta, distrutti dal sonno, ma l’autista che ci viene a prendere elude la
nostra speranza di essere condotti all’albergo e ci conduce sulla strada verso
Sagain, una piccola regione di territorio collinare dove sono raccolte decine
di pagode. L’alba è sorta da poco e dal ponte sospeso sullo Ayeryarwady River
ci appaiono le morbide forme delle colline che delimitano la sua riva
occidentale. Su ogni altura una pagoda dorata o un tempio bianco e immacolato
svettano sulla vegetazione sottostante composta di banani, tamarindi, palme da
cocco e fiori colorati.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-JCW6S4_RY3M/VMJQO_Zl2-I/AAAAAAAAAEw/5K49knUkET4/s1600/DSC_0253.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-JCW6S4_RY3M/VMJQO_Zl2-I/AAAAAAAAAEw/5K49knUkET4/s1600/DSC_0253.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’atmosfera lattiginosa del primo
mattino e la quiete profonda del luogo ci tolgono il fiato.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando lasciamo il ponte andiamo
a visitare un monastero di cui non ricordo il nome: sembra edificato a pianta
circolare e caratterizzato da due cerchie murarie dove eleganti nicchie
ospitano decine e decine di statue del Buddha raccolto in meditazione. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Siamo immersi nella natura,
lontani da qualunque centro abitato. Fuori dal monastero solo alberi frondosi,
fiori colorati e cielo azzurro. Tutto è pervaso da una grande pace. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sta per accaderci qualcosa… ci
sembra di avvertirlo con chiarezza.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando infine lasciamo il
monastero, l’autista affronta una dura salita e ci deposita all’entrata di uno
dei templi più famosi di Sagain. Saliamo delle lunghe scale e, alla fine,
entriamo in una corte che sembra deserta. Alla nostra destra su un muro bianco,
basso, disposto a mezza luna, ma lungo cento, centocinquanta metri, si aprono
decine di piccoli archi impreziositi da temi decorativi verde brillante. Oltre
il muro un lungo corridoio dove, ancora una volta, troviamo decine di statue
del principe Gotamo Buddha seduto nella posizione del loto. L’atmosfera è
sublime.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dentro di noi si compie uno
scatto. All’improvviso comprendiamo che la saturazione di immagini vissuta a
Yangoon era una prova. Una sorta di soglia riuscendo a superare la quale
l’anima avrebbe potuto avere accesso all’atmosfera sacrale che l’onnipresente
effige del Buddha prima evoca, e poi amplifica, all’infinito, di
rispecchiamento in rispecchiamento. Siamo entrati in una diversa dimensione. In
essa il messaggio del Buddha e il suo serafico sorriso si rivelano per quello
che sono: una vibrazione spirituale che compenetra ogni cosa. Una realtà dello
spirito a cui il popolo birmano ha saputo aprire il cuore con autenticità e devozione.
Alla fine intuiamo che l’ossessiva e solo apparentemente monotona ripetizione
dell’immagine sacra del Buddha in meditazione nasconde una sua specifica
funzione e un suo occulto significato. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-O1zn4Wz-PBg/VMJQfecTI2I/AAAAAAAAAE4/H5GGPeEMc4o/s1600/DSC_0292.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-O1zn4Wz-PBg/VMJQfecTI2I/AAAAAAAAAE4/H5GGPeEMc4o/s1600/DSC_0292.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In un qualche modo anche noi ci
lasciamo rapire: finalmente lontani dal traffico caotico delle città e dalla
folla che le abita, vaghiamo con calma da una pagoda all’altra e con gioia ci
soffermiamo sulle infinite riproposizioni delle immagini sacre. Sempre
coinvolti, interessati, curiosi, incantati…</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma la Birmania è generosa e la
giornata ci riserverà ben altre sorprese.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Subito dopo un frugale pasto,
infatti, l’autista ci accompagna sull’argine sabbioso di uno dei tanti
affluenti dell’Ayaryerwadi River e ci invita a salire sulla lancia a motore che
fa da spola da una riva all’altra. Giungiamo sull’altra sponda, ci accordiamo
con uno dei tanti vetturini locali in attesa e, con una carrozzella a cavallo,
ci facciamo condurre tra i sentieri della piana dove, molti secoli addietro,
sorgeva Inwa, antica capitale del regno. Ed ecco, tra una capanna solitaria o
un misero villaggio su palafitte, ecco materializzarsi antichi stupa e templi
semi-diroccati risalenti al XII° o XIII° secolo. Incontrarli così, abbandonati
nella giungla, spesso divorati e quasi digeriti dal regno vegetale, ci regala
intense emozioni. Molto “in piccolo”ci ricorda Angkor Vat, in Canbogia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Poi dal nulla, ecco comparire un antichissimo monastero
buddista realizzato esclusivamente in legno di tek: al suo interno, una foresta
di scure colonne arboree nasconde un piccolo altare e, ancora attiva, una
scuola per giovanissimi futuri monaci.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La nostra carrozzella riprende il
cammino, attraversa un magnifico bananeto, supera un passaggio tra antiche mura
e si ferma infine davanti ad un enorme palazzo abbandonato, confinante con un
gruppo di piccole pagode bianche e oro di raffinata eleganza architettonica.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La giornata è stata piena e
soddisfacente, ma non è ancora finita: alle 17,30, prima di dirigerci verso
l’hotel che abbiamo prenotato a Mandalay, facciamo in tempo a goderci uno
spettacolare tramonto dal vecchio ponte in legno di tek che ad Amarapura
attraversa il grande fiume.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La mattina del giorno successivo
costeggiamo le mura dell’antico forte della vecchia città e saliamo al tempio
di Mandalay Hill. Siamo fortunati, perché giunti alle porte della Kyauktawagyi
Paya assistiamo alla coloratissima cerimonia con la quale le famiglie<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>birmane presentano al Buddha i bambini
che, appunto con quella cerimonia, abbandoneranno la vita mondana e si faranno
monaci. All’interno del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sancta Sanctorum</i>
della pagoda, un gigantesco Buddha d’oro è reso ancor più prezioso e quasi
irriconoscibile dalle sottilissime scaglie d’oro che i fedeli, per devozione,
usano incollarvi sopra. Sarebbe tutto perfetto se non avessimo oramai preso
atto, definitivamente, che tutti i monaci sotto i quaranta, quarantacinque
anni, posseggono e armeggiano con un Iphon o un Ipad di tutte le marche e
dimensioni. Pensavamo fosse una moda presente solo nella capitale, ma ci
sbagliavamo. Scopriremo che ovunque, anche nei monasteri più remoti, oramai è
così! E in fin dei conti non è che sia un vero e proprio scandalo, ma certo è
che mina alle fondamenta l’idea romantica del monaco che si è ritirato dal
mondo e vive di elemosina per seguire una sua propria luce interiore. Anche
loro fotografano, riprendono le scene più interessanti e le spediscono ai loro
amici e parenti.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-tjAp8f82j_M/VMJRN8WK3pI/AAAAAAAAAFA/_Eiyp0zqIKQ/s1600/DSC_0654.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-tjAp8f82j_M/VMJRN8WK3pI/AAAAAAAAAFA/_Eiyp0zqIKQ/s1600/DSC_0654.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-8WbVl3fly9Q/VMJRUdN21NI/AAAAAAAAAFI/-67lY5GH8g8/s1600/DSC_0642.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-8WbVl3fly9Q/VMJRUdN21NI/AAAAAAAAAFI/-67lY5GH8g8/s1600/DSC_0642.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-MblSjiVuHd0/VMJRbvoGHCI/AAAAAAAAAFQ/Ss3H9i3UfuY/s1600/DSC_0446.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-MblSjiVuHd0/VMJRbvoGHCI/AAAAAAAAAFQ/Ss3H9i3UfuY/s1600/DSC_0446.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<br />
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<br />
Come che sia… alla fine lasciamo
Mandalay Hill e raggiungiamo di nuovo la riva del grande fiume: traghettiamo su
un piccolo battello e raggiungiamo Mingun. Qui si trovano i resti di quello
che, se fosse stato terminato, sarebbe stato il palazzo più grande del regno di
Birmania. Un terremoto ne ha interrotto la costruzione, minandone le
fondamenta. Ma dai centocinquanta metri del suo primo piano la vista sul fiume
è superba. Quando scendiamo visitiamo la campana di bronzo più grande del mondo
e, cosa di certo più interessante, la bellissima Pagoda bianca costruita a
imitazione del Monte Meru. Poi, di corsa e affannati – come richiede il nostro
destino di occidentali - torniamo al battello appena in tempo per goderci un
ennesimo, splendido tramonto sul fiume.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il 24 dicembre ci svegliamo
ancora una volta prima dell’alba e ci rechiamo all’imbarcadero dal quale
salperà il battello che, con dodici ore di navigazione sulle placide acque
dello Ayaryerwadi River, aggirando centinaia di banchi di sabbia dovuti alla
stagione secca, ci porterà alla mitica piana di Bagan. Il giorno di natale
scorrerà piacevolmente tra mille esotici paesaggi. Arriveremo solo nel tardo
pomeriggio, dopo il tramonto del sole… Appena in tempo per andare in albergo a
dormire. L’indomani mattina, ancora una volta sveglia alle cinque, per andare a
fotografare l’alba che spunta su una pianura che vanta ben 2500 pagode,
costruite tutte tra il XI° e il XII° secolo. Lo spettacolo della luce del sole
che gradualmente svela i segreti dell’immensa pianura, impreziosito dal volo di
30 mongolfiere, è a dir poco sublime.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Ut5DMPTHz2Q/VMJRiNjG5CI/AAAAAAAAAFY/8kQ8J2PvjIc/s1600/DSC_1080.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-Ut5DMPTHz2Q/VMJRiNjG5CI/AAAAAAAAAFY/8kQ8J2PvjIc/s1600/DSC_1080.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-FbqzUjd4uAo/VMJSNF9UfZI/AAAAAAAAAFg/6pCCM5cEyQ0/s1600/DSC_0996.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FbqzUjd4uAo/VMJSNF9UfZI/AAAAAAAAAFg/6pCCM5cEyQ0/s1600/DSC_0996.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-jhfYQvwRhUg/VMJSaj0BPEI/AAAAAAAAAFo/8I4r6b7NKHU/s1600/DSC_1098.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-jhfYQvwRhUg/VMJSaj0BPEI/AAAAAAAAAFo/8I4r6b7NKHU/s1600/DSC_1098.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Passiamo il resto di quella
giornata e tutto il 26 dicembre a visitare quante più pagode possibili,
scegliendo tra le più originali e meno affollate.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La sera ci sorprende sul terrazzo
di una di quelle più defilate, insieme a pochi altri viaggiatori. Immobili e
silenziosi, assistiamo al calare del sole tra le migliaia di guglie della piana
di Bagan.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ancora un sintomo dei danni
prossimi a venire: sotto alcuni templi scorgiamo parcheggiati grossi autobus
turistici. Quasi sempre sono torpedoni giapponesi. Perché anche qui, come in
tante altre parti del mondo, compresa la nostra Europa, il Giappone ricatta i
governi locali minacciando la sospensione o il blocco definitivo del loro ricco
turismo qualora i propri autobus dovessero vedersi interdetto l’accesso ad
alcuni scomodi siti. Inutile sottolineare l’orrore estetico di quegli enormi
bus parcheggiati davanti agli ingressi di alcune delle pagode più famose.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il 29 dicembre lasciamo Bagan e
viaggiamo un giorno intero sulle strettissime strade, non sempre asfaltate, di
questo meraviglioso paese. Occorreranno due giorni per coprire una distanza di
350, 400 km. Durante il primo giorno di viaggio visitiamo il celeberrimo tempio
del Monte Popa, dedicato ai Nat (Esseri Elementari, Signori di vari elementi).
Nonostante le nostre aspettative, la visita sarà deludente… migliaia di persone
adoranti, “pupazzi” dal gusto discutibile (almeno per il nostro gusto
occidentale) e un’architettura che più Kitch non si potrebbe ci spingono ad
affrettare la partenza.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel corso della seconda mattina,
invece, ci fermiamo a visitare le grotte di Pindaya, un cunicolo naturale che
si immerge nel cuore della montagna per cinque o seicento metri, dove sono
state ammassate più di 80000 statue del Buddha. Vista l’esperienza del giorno
precedente, siamo indecisi se entrare o meno. Per fortuna alla fine ci lasciamo
convincere, e viviamo così a una delle esperienze più pazzesche, e suggestive e
commoventi di tutto il nostro viaggio. Per più di tre ore ci perdiamo in un
dedalo di cunicoli naturali che la pietà dei birmani ha costipato fino
all’inverosimile, ma pur sempre in un ordine artistico e ricercato, di statue
piccole, medie e grandi realizzate in oro, argento, tek dipinto, ceramica,
mattoni colorati, avorio e bronzo.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Es35ugegX1E/VMJmM07BRHI/AAAAAAAAAHE/T6d_Hm33n6M/s1600/DSC_0119.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Es35ugegX1E/VMJmM07BRHI/AAAAAAAAAHE/T6d_Hm33n6M/s1600/DSC_0119.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-zY7e5Tp24ok/VMJmN3eb0fI/AAAAAAAAAHI/eWfzGY7WTZc/s1600/DSC_0126.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-zY7e5Tp24ok/VMJmN3eb0fI/AAAAAAAAAHI/eWfzGY7WTZc/s1600/DSC_0126.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando finalmente ripartiamo da
Pindaya, in poche ore raggiungiamo la meta finale del nostro viaggio: Inle
Lake, il lago Inle, dove passeremo i nostri ultimi tre giorni di vacanza. La
sera andiamo a dormire molto presto e la mattina del giorno successivo
affittiamo una caratteristica piroga del luogo, a fondo piatto e albero motore
orizzontale sull’acqua. Con quella, insieme a tanti altri turisti e viaggiatori
che, come noi, si sono imbarcati su altre piroghe, lasciamo il porto, superiamo
un lungo e stretto canale e alla fine usciamo sull’immensa superficie dell’Inle
Lake. Prima ci dirigiamo verso il centro stesso del grande lago, per osservare
il complicato metodo di remare dei pescatori del luogo… che, in pratica, stanno
in piedi sulla prua dell’imbarcazione e, per avere il libero utilizzo di
entrambe le mani, incastrano un remo tra l’ascella, l’anca e la caviglia del
piede e, con un movimento serpentino, ottengono la vogata necessaria per far
procedere la barca.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-IStwCxJGtYs/VMJSiTB_kZI/AAAAAAAAAFw/nredIthlY54/s1600/DSC_0137.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-IStwCxJGtYs/VMJSiTB_kZI/AAAAAAAAAFw/nredIthlY54/s1600/DSC_0137.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-69S-Tk72wcc/VMJeWIHkOVI/AAAAAAAAAGQ/Jnc1XICQP00/s1600/DSC_0196.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-69S-Tk72wcc/VMJeWIHkOVI/AAAAAAAAAGQ/Jnc1XICQP00/s1600/DSC_0196.jpg" height="212" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quando il nostro stupore si
placa, riprendiamo a navigare, accostiamo la riva occidentale del lago e ci
inoltriamo in sinuosi canali per visitare alcuni dei villaggi galleggianti che
animano le paludi che lo delimitano. In uno si fabbrica quello stesso tipo di
piroghe in tek sul quale noi stiamo navigando, in un altro si tesse la seta e
il filo di loto, in un altro ancora si producono originali sigari al tabacco
dolce mentre, nell’ultimo, troviamo al tornio alcune donne Padaung, meglio
conosciute con il nome di “donne giraffa”. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-hNRhmXAb-Ns/VMJSp2eozbI/AAAAAAAAAF4/u0HdKY6Ty2Y/s1600/DSC_0104.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-hNRhmXAb-Ns/VMJSp2eozbI/AAAAAAAAAF4/u0HdKY6Ty2Y/s1600/DSC_0104.jpg" height="436" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per piacere agli uomini della
propria etnia queste donne, fin da bambine, vengono educate ad inanellare sul
proprio collo stretti cerchi di bronzo dorato. Uno sopra e dopo l’altro, progressivamente
nel tempo. Così facendo, i cuscinetti intervertebrali delle cervicali si
allungano e i muscoli si atrofizzano. Dopo una certa età nessuna di loro
potrebbe più vivere senza quei pesantissimi collari (circa otto chili), perché
il loro collo si spezzerebbe e loro morirebbero.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un altro mirabile esempio della
follia dell’immaginario erotico maschile, che fa il paio con i piedini
deformati delle geishe giapponesi, delle labbra tagliate e deformate dai
piattelli labiali delle donne mursi e dal burka delle donne dei fondamentalisti
islamici.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-1dWcLO10Yu8/VMJevcRLPwI/AAAAAAAAAGg/x88-VFPxu5A/s1600/DSC_0213.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-1dWcLO10Yu8/VMJevcRLPwI/AAAAAAAAAGg/x88-VFPxu5A/s1600/DSC_0213.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<a href="webkit-fake-url://f0af76b5-486f-4426-861c-d39af6d3d2e4/application.pdf" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Wo0-CjMUyfE/VMJewoT7TkI/AAAAAAAAAGo/cF1X8UWDXWo/s1600/DSC_0251.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Wo0-CjMUyfE/VMJewoT7TkI/AAAAAAAAAGo/cF1X8UWDXWo/s1600/DSC_0251.jpg" height="424" width="640" /></a><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<a href="webkit-fake-url://f0af76b5-486f-4426-861c-d39af6d3d2e4/application.pdf" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Di canale in canale, costeggiando
mirabili orti galleggianti, alla fine raggiungiamo Inthein, all’estremo
sud-ovest del lago. Dietro la piazza del mercato parte una lunga scalinata che
si inerpica su una lussureggiante collina; ma a metà strada la vegetazione si
dirada per lasciare spazio a una foresta di… antichissimi Zedi (stupa)
edificati intorno al XVII° secolo. La maggior parte è in rovina e, come al
solito, ostentano il fascino irresistibile del tempo; tuttavia, verso la cima,
molti dei restanti 1000 Zedi sono stati restaurati e si impongono con la loro
perfezione stilistica e la varietà dei colori: oro, bianco, grigio e arancione
scuro.<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Verso l’ora del tramonto
scendiamo e torniamo alla piroga: occorrerà più di un’ora e mezza per tornare
al porto dal quale siamo partiti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il terzo e ultimo giorno, infine,
con tre biciclette prese a nolo, gironzoliamo per la campagna circostante e
riusciamo a catturare bellissime immagini di una civiltà rurale che entro pochi
anni sarà destinata a scomparire per sempre, inghiottita dal globalismo del
modernismo occidentale. Molte capanne su palafitte, infatti, ostentano
l’antenna parabolica: quanto tempo occorrerà prima che la “TV spazzatura”
proveniente da tutto il resto del mondo riesca a corrompere l’animo gentile,
aperto e fiducioso di un popolo che neanche il pugno di ferro della più feroce
dittatura è riuscita a mutare? Non a caso, sia a Yangoon, che in tutte le altre
cittadine dove abbiamo soggiornato, qua e là già circolavano adolescenti con i
capelli colorati di giallo, creste da moicano e vistosi tatuaggi sulle braccia.
</div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non c’è nulla da fare… E’ solo
questione di pochi anni e la nube oscura di cui accennavo nelle prime righe mi
avrà raggiunto e sorpassato, distruggendo qualunque ultimo accenno di diversità
e originalità.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-_BnFIcEY8gE/VMJS23QX3DI/AAAAAAAAAGA/zPqXe1UUTUU/s1600/DSC_0019.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-_BnFIcEY8gE/VMJS23QX3DI/AAAAAAAAAGA/zPqXe1UUTUU/s1600/DSC_0019.jpg" height="424" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-8BgMIHvnEBE/VMJkX8ScSkI/AAAAAAAAAG0/u92YcTvVTGs/s1600/DSC_0305.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-8BgMIHvnEBE/VMJkX8ScSkI/AAAAAAAAAG0/u92YcTvVTGs/s1600/DSC_0305.jpg" height="326" width="640" /></a></div>
<br /></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-3408759635053710242014-04-10T22:50:00.000-07:002014-04-10T22:50:21.548-07:00La Penultima Spiaggia<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"> </span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"> </span><span style="font-family: Garamond; font-size: x-large;"><b> Dove Femminile e Maschile si incontrano</b></span><br />
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-zWoCdO0auf8/U0a3xfbGFtI/AAAAAAAAADI/YQ7R9MUdwkk/s1600/fotocover.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-zWoCdO0auf8/U0a3xfbGFtI/AAAAAAAAADI/YQ7R9MUdwkk/s1600/fotocover.jpg" height="400" width="264" /></a><span style="font-family: Garamond;"></span><br />
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>Il romanzo è acquistabile in formato cartaceo e in e-book formato EPab su: <span style="color: blue;">www.lulu.com</span></b></span></span></div>
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b><br /></b></span></span></div>
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond;"><b><span style="font-size: medium;">E in e-book </span><span style="font-size: 19px;">format</span><span style="font-size: medium;"> Kindle su: <span style="color: blue;">www.amazon.it</span></span></b></span></span><br />
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><b><br /></b></span></div>
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></span></div>
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></span></div>
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14pt;"> </span><span style="font-family: Garamond;"><b> <span style="font-size: x-large;">Sinossi</span></b></span></span><br />
<div style="font-size: 14pt;">
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></span></div>
<span style="font-family: Garamond;"><span style="font-size: medium;"><b>Perché uomini e donne si cercano
sempre con tanta caparbietà? E perché, di là dalle apparenze, è tanto difficile
che riescano davvero a incontrarsi? Che cosa significa, oggi più che mai,
divenire uomini o donne? E quali sono le qualità essenziali e
irrinunciabili che ci contraddistinguono gli uni dalle altre?<o:p></o:p></b></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>Sesso, Eros e amore sono
esperienze così diverse? Quando e come l’uno sconfina e trasmuta nell’altro?
Oggi, nell’epoca del consumo frenetico e compulsivo di ogni cosa, è
realizzabile l’amore fedele e duraturo?<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>E a cosa allude la sua realizzazione?<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>A queste e ad altre cruciali
domande si diverte a rispondere l’autore di questo romanzo che occulta così,
nelle vicende dei suoi personaggi, le conoscenze maturate in quarant’anni di
attività psicoterapica.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>Il romanzo, infatti, e non a
caso, ruota intorno all’incontro fortuito tra una giovane donna, Sara Fabriani,
e un anziano “strizzacervelli” – molto più folle che saggio, almeno
all’apparenza – ritiratosi a vita privata in una casetta prospiciente una
spiaggia del Tirreno, in una zona residenziale vicino Roma.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>Sara ha ventotto anni, è stata
abbandonata dal padre quando ne aveva sei, è in contrasto con la propria madre,
si è laureata in letteratura moderna, fa la cameriera in un pub, è schiava di
una travolgente storia d’amore con un uomo sposato e soffre di sporadici
attacchi di bulimia, seguiti da vomito compulsivo.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>L’anziano psicoanalista - che lei
incontrerà sempre sulla spiaggia, in condizioni di confine tra l’assurdo e il
ridicolo – sembrerà ogni volta giocare con lei, come il gatto col topo, ma in
realtà, pur senza darlo a vedere, la guiderà a scoprire l’origine delle sue
nevrosi e a trovare un’autentica centralità.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; tab-stops: 481.6pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>La storia è
raccontata da una voce narrante che, in maniera distaccata ed equanime,
descrive le caratteristiche psicologiche e i moventi dei vari personaggi. In
realtà, l’unico personaggio effettivamente “raccontato” è quello di Sara e, in
alcuni momenti, infatti, la voce narrante si confonde con la sua. L’anziano
terapeuta, invece – dal bizzarro nome di Bartolomeo Maria del Poggio – non
viene affatto “raccontato”, bensì lasciato immaginare al lettore. Quasi fosse,
anche lui, più un Archetipo - quello del Curatore - che non un uomo in carne e
ossa. Volendo, potrebbe essere immaginato come una sorta di Don Juan in campo
psicoanalitico, anziché magico-esoterico.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><b>Il racconto inizia quasi fosse un romanzo rosa ma poi,
capitolo dopo capitolo, cresce d’intensità e si arricchisce di significato,
esprimendo contenuti sempre più complessi e inusitati. Hanno questa funzione
propedeutica i provocanti incontri erotici vissuti dalla protagonista i quali,
oltre ad essere essenziali e significativi all’interno delle sue vicende
amorose, raccontano piuttosto l’approfondimento conoscitivo che Sara farà di se
stessa e dei misteri dell’Eros.</b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Garamond; font-size: 14.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-32845012956870523052014-04-02T06:11:00.000-07:002014-04-02T06:11:58.126-07:00Articoli di psicoanalisi<div align="center" class="Corpo" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p> <b> <span style="font-size: large;">LA PERDITA DI CONFINI</span></b></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p><br /></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-jRiv9DEGlGk/UzwJJRpU7MI/AAAAAAAAAC4/6a_klHgxFgU/s1600/1337070048-speciale-antivirus-per-cellulari-veramente-necessari.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-jRiv9DEGlGk/UzwJJRpU7MI/AAAAAAAAAC4/6a_klHgxFgU/s1600/1337070048-speciale-antivirus-per-cellulari-veramente-necessari.jpg" height="223" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Soltanto
quindici anni fa molti italiani non possedevano ancora un cellulare. I più
evoluti potevano contare su una segreteria telefonica che, al massimo, avrebbe
registrato i messaggi di quanti avessero osato lasciarli sfidando la vergogna
di parlare a un 'marchingegno elettronico'. Tutti gli altri uscivano da casa, o
dall'ufficio, e in pratica erano irreperibili. Solo che era normale essere
irreperibili. Amici, conoscenti o clienti sapevano che se qualcuno aveva deciso
di passare il sabato e la domenica fuori casa, quel qualcuno non sarebbe stato
rintracciabile finché non fosse tornato. La sua sparizione dalla scena era non
solo comprensibile ma addirittura legittima all'interno della vita privata di
ognuno. Chi lasciava l'abitazione, o l'ambiente lavorativo, entrava perciò in
una sfera di libera espressione all'interno della quale solo il proprio Io
avrebbe deciso con chi, come, quando, dove e soprattutto se comunicare.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Sono
passati solo quindici anni e se qualcuno, oggi, esce da casa scordando il proprio
cellulare già sa che pagherà la sua dimenticanza con attacchi di ansia,
preoccupazione e vaghi sensi di colpa. Non è una sindrome generazionale. Non a
caso, per la strada, in autobus o in metropolitana, s’incontrano con una certa
frequenza uomini e donne di settanta o più anni che, nonostante gestiscano a
malapena una tecnologia per loro aliena, comunque non si risparmiano l'uso del
cellulare. Magari, come loro stessi affermano, solo per fare o ricevere
semplici telefonate.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Tuttavia,
se gli anziani si limitano all'uso dell'uno per cento del potenziale
tecnologico del più stupido cellulare, tutti gli altri si sono lasciati sedurre
dalle sue infinite potenzialità. Internet con relative mail, Facebook, YouTube,
Twitter, WhatsApp e quant'altro sono solo alcune delle tante applicazioni che
permettono, ma più che altro obbligano, alla connessione costante.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">In
pratica, quella della reperibilità continua è una sindrome globale sulla quale
si è detto e scritto tutto e il contrario di tutto: bene e male, costi e guadagni,
vantaggi e svantaggi.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Legittima
perciò la domanda: perché continuare a scriverne?</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> </span><span style="font-family: "Times New Roman";">Presto
detto: per la presunzione di aver rintracciato una prospettiva nuova del
fenomeno o, almeno, non ancora esplorata a sufficienza.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Come
molti concorderanno questa è un'epoca strana, decadente, malata. È l'epoca
degli attacchi di panico, del bullismo, della prostituzione giovanile
volontaria, dell'abbandono degli studi, della ricerca del business facile, del
successo ad ogni costo, dell'estetica priva di contenuto, della liquidità dei
rapporti. Tutte realtà che, almeno all'apparenza, non dovrebbero avere nulla a
che spartire con il tema della reperibilità continua. La quale, al massimo,
potrebbe essere considerata una dei tanti elementi dello sfondo culturale
tecnologico sul quale tutti ci muoviamo.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Ma
ne siamo così sicuri? Possiamo essere davvero certi che la connessione continua
sia solo un elemento marginale e descrittivo di un'epoca piuttosto che una
con-causa partecipante alla produzione del malessere che ci attanaglia?</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Per
tentare di rispondere a queste domande dobbiamo partire da lontano e sforzarci
poi di tener sempre presente alcune considerazioni fondamentali.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Cominciamo,
allora, dalla prima legge della comunicazione umana scoperta da Gregory Batson
nel lontano 1940. Tale legge recita che, dato l'incontro di due o più
individui, questi non abbiano in alcun modo la facoltà di NON COMUNICARE. Tutto
è comunicazione e anche il tentativo di eluderla può essere tradotto per ciò
che è: la volontà di non comunicare. Così, ad esempio, se due persone
sconosciute entrano in un ascensore e una delle due inizia a fissare con
ostentazione il mazzo di chiavi che ha in mano, il messaggio analogico che
trasmette è: "Non ho alcuna intenzione di parlare con te! Non m’interessa!"
La dove un semplice: "Buongiorno! A che piano scende?" è indice di
disponibilità e apertura.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Ma se è vero che, data la
semplice vicinanza e/o frequentazione di due o più esseri umani, è impossibile
sfuggire alla comunicazione, se è vero che la contiguità obbliga alla
trasmissione di significati, è pur vero che fino a poco tempo fa esisteva un
territorio spazio-temporale privato nel quale chiunque avrebbe potuto ritirarsi
senza, per questo, essere obbligato a comunicare alcunché. Come ho già scritto,
fino a quindici anni fa era "normale" uscire da casa o dall'ufficio,
partire per un fine settimana o per le proprie vacanze e, appunto perciò,
essere impossibilitati a contattare o a essere contattati da chicchessia.
Sottolineo: era normale... Ciò significa che, entro certi margini,
l'irreperibilità non poteva essere interpretata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">"Sarà fuori casa...",
"Non avrà trovato un telefono funzionante...", "Se la starà
godendo...", sono solo alcune delle tante supposizioni che avrebbero
potuto essere formulate da chiunque si aspettasse notizie e non le avesse
ricevute. O non avesse trovato il proprio referente.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Oggi non è più così. La
reperibilità continua dei cellulari - per non parlare di Internet - non concede
alcuna giustificazione: se qualcuno spegne o si dimentica il cellulare qualcosa
dovrà pur significare e, a seconda delle relazioni nelle quali è implicato
(lavoro, amicizia, amore), il fatto di non poter essere trovato legittima tutta
una serie di altre interpretazioni: "Mio Dio, cosa gli sarà
successo?", "Questa sparizione è sospetta!", "Avrà qualcosa
da nascondere?", "Non mi vuole né parlare né sentire, sarà
arrabbiato/a...", "Strano... Non l'ha mai fatto!" E, a seguire,
tutta una serie di effetti collaterali: ansia, paura, curiosità, sospetto,
collera, odio, desiderio di ritorsione o di vendetta. Perché la connessione
continua oggi è data per scontata, talmente ovvia da essere considerata
naturale, e la sua mancanza legittima qualunque congettura. Che il cellulare
possa essersi guastato, che la rete mobile sia sovraccarica o che la persona
possa aver deciso deliberatamente di spegnerlo non è una ipotesi a cui si è
disposti a dare credito.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Non ce ne rendiamo conto, ma
viviamo quasi tutti così, dando per certa e assoluta la connessione continua
con le persone che conosciamo e dannandoci l'anima se per un caso qualsiasi
questa risulta elusa. Gli effetti più oscuri e inquietanti determinati da
questo stato di fatto, però, non sono quelli sopra elencati. Alla radice di
tutto, infatti, c'è una perdita dei confini dell'Io.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Mi rendo benissimo conto di
ciò che ho scritto: ai più questa idea sembrerà eccessiva. Possibile che un
fenomeno tecnologico come quello sotto esame abbia il potere di aggredire,
ferire e, a volte, addirittura distruggere le forze di coesione interiore dell'essere
umano che, a ben vedere, sono di tutt'altra natura? Come può una semplice
innovazione tecnologica e di costume sociale attaccare e annichilire l'istanza
superiore delle funzioni umane?</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Comprendo le perplessità.
Eppure, a ben vedere, questo è esattamente l'obiettivo che raggiungono molti
altri fenomeni droganti, quali le sostanze alcoliche, gli stupefacenti, alcuni
psicofarmaci e - ultime arrivate - alcune innovazioni tecnologiche, quali la
televisione e il computer. Non credo, infatti, sia un mero caso se, in molte
parti del mondo, siano sorte cliniche specializzate per la difficile
disaffezione dalle dipendenze che tali innovazioni tendono a generare.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Si dirà: "Ma non sono
forse quelle individualità che avevano fin dall’inizio una fragilità dell'Io a
rimanerne soggiogate? Là dove individualità più forti e ben strutturate
riescono benissimo a gestire tutte queste innovazioni."</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">C'è qualcosa di vero in tali
affermazioni, solo che le mezze verità non sono la verità e, molto spesso,
rischiano di confondere il campo d’indagine. Perché se anche è innegabile che
le individualità più labili siano quelle che maggiormente possono rimanere
intrappolate nel condizionamento di queste innovazioni tecnologiche, primo: non
si vede perché tali fragili individualità non debbano essere protette, secondo:
si ha davvero idea di quanto esse siano diffuse e, terzo: chi può essere così
sicuro che la propria forte centralità non posa essere corrotta e violata da
una condizione di ripetitività che alla fine si traduce in una dipendenza
strisciante e inconsapevole?</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Chiunque abbia lavorato, o
comunque avuto a che fare con delle personalità dipendenti, sa bene con quanta
sicumera e violenza essi decantino il loro presunto controllo della situazione.
"Io sono padrone di me stesso: bevo, oppure mi drogo, oppure gioco, oppure
ancora vedo la TV solo quando davvero lo voglio!" Peccato che non sia mai
vero.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Il risultato di questa
tecnologia è che viviamo tutti a stretto contatto gli uni con gli altri e,
sebbene solo virtualmente, la nostra intimità può essere di continuo violata.
L'Io sperimenta una labilità dei propri confini che spesso non è in grado di
riparare.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Un mio giovane paziente
l'altra settimana mi ha raccontato di non essere potuto uscire con i suoi
soliti amici. Il perché risiedeva nel fatto che da alcune settimane sta flirtando
con una ragazza, conoscente alla lontana degli altri ragazzi del suo gruppo, sperando
di coinvolgerla in una più stabile e durevole storia sentimentale. Uscire con
tutti gli altri, proprio quella sera in cui lei non ci sarebbe stata, avrebbe
significato poter essere fotografato con il cellulare, magari anche per
sbaglio, o per gioco, e magari in un momento di semplice confidenzialità con
qualche altra amica, e vedere poi la foto in questione girare per il web,
attraverso Facebook. La ragazza per la quale spasima avrebbe potuto vederla e,
magari, trarne delle conclusioni sbagliate, che sarebbero andate a suo danno.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">In sé e per sé l'episodio
sembra una ragazzata. Il risultato di un eccesso di prudenza da parte del mio
giovane paziente, forse un po' troppo auto-referente. Può darsi. Tuttavia,
quante situazioni di vita, in questi ultimi tempi, sono state registrate con
foto scattate al volo da un cellulare e usate per compromettere la
rispettabilità di questa o quella persona? Né ci interessa l'obiezione che in
molti casi possa essere stata colta sul fatto una persona nel pieno di una sua
azione poco edificante, scandalosa o, addirittura, delittuosa. Questo potrebbe
essere il tema di un'altra trattazione. Quello che qui mi preme rilevare è il
sentimento di violazione della propria privacy che chiunque di noi potrebbe
sperimentare in un qualunque momento della propria vita.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Per non parlare degli sms e
delle telefonate pubblicitarie che ci giungono in qualunque ora della giornata,
della paura di poter essere intercettati o della consapevolezza di poter essere
rintracciati in qualsiasi momento e in qualunque angolo del mondo ci si fosse
nascosti.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Naturalmente, il cellulare è
solo uno dei tanti varchi, anche se forse il più abusato, che la società
moderna ha imposto alla membrana protettiva del nucleo dell'Io. In aggiunta c'è
Internet, la TV e tutte le tecnologie che a queste ultime girano attorno.</span></div>
<div class="MsoTitle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; font-weight: normal;">Come paradosso, ma forse per
reazione alla perdita di confini certi, molte persone hanno finito per
auto-confinarsi in casa e avere relazioni solo virtuali. In questi ultimi pochi
anni, nella modesta statistica del mio lavoro privato, ho conosciuto almeno tre
casi di ragazzi tra i venti e i trenta anni che da lungo tempo vivevano
confinati nella propria camera, con il cellulare e il PC come unici strumenti
di mediazione con il mondo. La loro vita interiore si alimentava di film,
programmi televisivi spazzatura, giochi virtuali, pornografia, addirittura
sesso virtuale e contatti video-telefonici con altri membri del club dei
diseredati. Un piccolo numero di esseri umani forse destinato ad aumentare,
abbandonati a se stessi e al vuoto allucinante di un’epoca che solo una sorta
di pudore mi impedisce di inserire tra quelle più buie che il genere umano
abbia mai attraversato. Al di là del presunto progetto per il controllo del
mondo da parte di una élite di scellerati psicopatici, al di là dei disastri
finanziari, ecologici, e culturali che tutti stiamo subendo, la mia convinzione
è che stiamo assistendo ad un attacco diretto alle forze dell'Io umano da parte
di quello che, con un eufemismo, mi piace chiamare lo Spirito dei Nuovi Tempi. </span><span style="color: windowtext; font-family: "Times New Roman"; font-size: 10.0pt; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
Piero Priorinihttp://www.blogger.com/profile/15426593716591360083noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-34376092548422767132014-01-13T11:09:00.000-08:002014-04-01T04:54:30.681-07:00Testimonianaza dal Chapas<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div align="center" class="Corpo" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="Corpo" style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt; mso-hansi-font-family: "Arial Unicode MS";">Una Luce improvvisa nell'anima</span></b><b><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Devo fare una premessa: la vita mi ha concesso
il dono prezioso di poter realizzare molti grandi viaggi. Non tanti quanti la
mia sfacciata e pretenziosa fantasia avrebbe desiderato ma, indubbiamente,
davvero tanti. Dal Tibet alla Terra del fuoco, in Patagonia; dall'Islanda a
Cuba; dal Vietnam al Medio Oriente; dai più straordinari e assolati paesi
dell'Africa agli Stati Uniti d'America. </span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Scrivo questo non per mero autocompiacimento o
per gratuita ostentazione, ma solo per dare spessore e intensità alla
testimonianza che in questa rubrica voglio lasciare. Perché, pur avendo avuto
infinite opportunità, rare sono state le volte nelle quali la commozione ha
inondato la mia anima in maniera così intensa e assoluta da farmi quasi
dimenticare chi io fossi e dove, di fatto, mi trovassi. Come quel lontano
giorno, a Pashupatinath, sulle rive del Bagmati, in cui mi persi osservando il
fumo denso e acre delle pire funerarie offuscare lo splendore delle cupole dorate
del tempio dedicato a Shiva. O come quella volta che le note di una fuga di
Bach mi sorpresero sgorgando all'improvviso, maestose e solenni, dalle canne
d'organo della cattedrale di Canterbury. Oppure ancora ad Aleppo, quando mi
lasciai coinvolgere nel fervore dei fedeli musulmani che pregavano nella
splendida moschea verde degli Omayyadi. O a Lhasa, quando nascosto tra le mille
colonne rosso sangue del Jo-Kang, potei spiare i pellegrini che vi giungevano
stremati dopo mesi di estenuante camino e si gettavano proni, distesi con tutto
il corpo, a baciarne il pavimento. Così come rapito ed estasiato rimasi a
Istanbul, in un locale nascosto e un po' fuori mano, durante una cerimonia dei
Dervishi ruotanti; o sull'isola di Chiloé, in Cile, nell'atmosfera austera e
riservata della piccola chiesa lignea di Castro, realizzata dai mastri
carpentieri dell'isola sotto la guida dei missionari gesuiti. O, ancora, ad
Assisi, nella cattedrale di Santa Chiara, ascoltando il coro celestiale delle
clarisse nella notte di Natale di tanti anni fa. O, per finire, nello sperduto
villaggio di Possotomé, in Benin, quando fui invitato ad assistere a
un’improvvisata cerimonia voodoo e, non so come, mi ritrovai a suonare uno
jambé mentre intorno a me i feticci ruotavano e le donne ballavano entrando in <i>trance</i>.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Sí... lo so! Queste esperienze, riassunte in
poche righe, sembrano molte e dunque frequenti... ma in realtà sono pochissime
se si considera che sono state realizzate nell'arco di un'intera vita di
viaggi. A testimonianza del fatto che sono sempre inconsuete e straordinarie le
occasioni in cui l’animo di un viaggiatore può realizzare esperienze così
coinvolgenti da permettergli di scavalcare le proprie ordinarie difese
psichiche e farsi scaraventare nel mistero.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">In Chapas, nella piccola cittadina di San Juan
de Chamula, questo è di nuovo accaduto.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Ma andiamo con ordine.</span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<!--EndFragment--><br />
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Dicembre 2013. Dopo aver rimandato per anni il
viaggio in Messico, quasi a voler protestare contro la psicosi collettiva
relativa alla fine del mondo prevista (secondo discutibili interpretazioni) dal
calendario Maya, alla fine io e mia moglie decidemmo di regalarci il tanto
sospirato viaggio.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Arrivati a Cancun, nello Yucatan, prenotammo una
piccola utilitaria e partiamo. Sorvolerò sulle nostre tappe più ovvie:
Valladolid, Chichen-Itza, Uxmal, Lebna, Edzna, Palenke, Yaximal e, alla fine,
San Cristobal, in Chapas, posta a 2200 metri di quota. Arriviamo in questa
splendida cittadina tutta in stile coloniale – molto simile a Trinidad, se
immaginata almeno 100 volte più grande - nella notte del 24 dicembre. Ci ha
guidato il caso, spingendoci a seguire i capricci del sole in una stagione che
si comporta in maniera anomala rispetto agli standard stagionali. Alloggiamo in
un bellissimo hotel che, senza alcuna pressione da parte nostra, ci pratica uno
sconto irrinunciabile. Andiamo a letto presto, dopo una cena frugale, perché
alle ventuno tutti i locali e i ristoranti avrebbero chiuso per concedere al
personale di passare in famiglia il santo Natale.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">La mattina del 25, prestissimo, siamo già in
piedi e usciamo all'aperto in una giornata di sole sfolgorante. La città, com’era
da aspettarsi, è deserta. Decidiamo perciò di prendere un
"collettivo" (un taxi cumulativo) e di recarci a San Juan Chamula,
una piccolissima cittadina a soli 15 km di distanza da San Cristobal, abitata
quasi esclusivamente da Tzotzil, una delle poche sopravvissute etnie Maya.
Chamula è famosa per la piccolissima chiesa di architettura coloniale al cui
interno sopravvive, immutato nei secoli, il sincretismo tra gli antichi culti
pagani e la religione cattolica.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Il "collettivo" ci scarica all'inizio
del viale che conduce alla piazza principale, “Quella laggiù - ci indica il
conducente - quella che s’intravede in basso, alla fine delle bancarelle di
souvenir che incorniciano il viale”. Curiosando tra un banco e l'altro
percorriamo la distanza che ci separa dalla nostra meta. All'improvviso la
piazza si apre ai nostri occhi: lo slargo è enorme e, alla luce del sole basso
e radente delle prime ore del giorno, a 2200 metri di quota, risulta
amplificato e impreziosito da una mescolanza di vividi colori. Davanti alla
piccola chiesa che occupa lo sfondo, infatti, i Tzotzil stanno montando il
mercato e la piazza sembra la tavolozza di un pittore naif: il giallo delle
banane, il rosso vivido dei pomodori, il verde delle papaie, il nero e il
bianco delle pelli di capra, i ricami colorati delle coperte e delle tovaglie
artigianali.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Sui pochi alberi che
circondano la piazza sono legati migliaia di palloncini colorati. Lo spettacolo
è magnifico, ma noi siamo ben vaccinati. Per quanto piacevole e sorprendente,
la scena non si discosta poi di molto da quella che abbiamo ammirato sull'isola
di Djiené, in Mali, ai piedi della più grande moschea di fango del mondo. Dobbiamo
tuttavia riconoscere che i costumi locali sono straordinari: gli uomini
indossano giubbotti di pelo lungo di capra nero o bianco, chiamati chujes, e
larghi cappelli bianchi da cowboy. Le donne, invece, indossano camicette
bianche ricamate con fiori di tutti i colori e lunghe gonne di pelo di capra,
sempre nera o bianca. In capo hanno un buffo cappello di stoffa ripiegata. In
un certo qual modo ricordano i nostri "mamuthones" sardi, anche se le
fattezze del loro volto sembrano incartapecorite dal tempo. Girovaghiamo tra i
banchi della frutta scattando qualche foto e ci avviciniamo all'ingresso della
chiesa. Da questo punto in poi macchine fotografiche e videocamere sono ‘vietatissime’,
se non si vuole rischiare una solenne bastonatura da parte dei guardiani e
della gente del posto. La facciata della chiesa è bianca con delle modanature
verdi che fanno da cornice al portale e ai motivi ornamentali del tetto.
Davanti all'ingresso un piccolo gruppo di Tzoltzil, con stravaganti ed enormi
strumenti musicali, officia un antico rituale maya. A dieci metri dagli
officianti alcuni fedeli sono in ginocchio e, alla fine di ogni strofa, si
avvicinano di un paio di metri. Un odore intenso d’incenso aleggia nell'aria.
Ammetto di aver tentato di "rubare" qualche immagine, ma la
maledizione dei Maya ha mandato fuori campo l’obiettivo della mia cinepresa.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Alla fine, facendoci largo tra la folla varchiamo
l'ingresso della chiesa e... rimaniamo senza fiato. L'interno - trentacinque
metri per quindici - è completamente vuoto. Il pavimento, presumibilmente di
marmo bianco, è ricoperto da uno spesso strato di aghi di abete. A destra e a
sinistra, per tutta la lunghezza dei lati, si avvicendano dei tavolini bassi
sormontati da teche di legno e vetro al cui interno si trovano dei santi, in
grandezza naturale, realizzati in legno o ceramica ma con vestimenti di stoffa.
Tra una teca e l'altra, il muro è tappezzato di fiori bianchi. Sopra i
tavolini, più larghi di almeno venti centimetri delle teche, ardono migliaia e
migliaia di candele. Sul pavimento, tra gli aghi di abete, alcuni Maya sono
accucciati in piccoli cerchi e officiano strani riti accendendo decine di altre
candele. In fondo, l'abside è un tripudio di fiori bianchi e palloncini
colorati. All'altezza dell'altare solo quattro cerchi concentrici al neon,
rosso, giallo, verde e bianco che si accendono e spengono in alternanza creando
un senso di convergenza verso il centro. Il significato è inequivocabile: qui è
nata la Vita. Qui è nata la Luce. Dall'unica finestra posta sul lato destro, in
direzione sud, un raggio di sole penetra obliquo a testimonianza che: "Dio
c'è!"</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Non credo che si possa immaginare nulla di più
kitsch e pacchiano... ma l'insieme è sconvolgente. La luce e il fumo delle
candele, l'odore resinoso degli aghi di abete, lo sguardo dei santi dalle
teche, il profumo dei fiori, il mormorio confuso e disarmonico dei Tzoltzil, il
messaggio ovvio dei cerchi al neon, non concedono dubbi: qui il Divino è
immanente!</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">L'atmosfera è satura di forze magiche che
vibrano sull’onda della devozione incondizionata e assoluta di questo semplice
e antichissimo popolo.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">La mia compagna, una donna pragmatica e disincantata,
ma con un animo purissimo, dopo pochi minuti da che siamo entrati, spontaneamente
s’inginocchia tra gli aghi di abete, abbassa la testa sul petto e chiude gli
occhi, lucidi per la commozione. La mia anima intellettuale, invece, complicata
e fin troppo sovrastrutturata, accenna a un moto di resistenza. Ma l'atmosfera
magica della chiesa è troppo potente e, in breve, mi ritrovo inerme, il
pensiero vuoto, gli occhi gonfi di lacrime. Restiamo così non so più quanto
tempo. Non riusciamo a staccarci. Non riusciamo a deciderci di muoverci, uscire
dalla chiesa e porre fine a quello straordinario evento interiore. Senza esserci
scambiati una sola parola, entrambi stiamo vivendo la medesima identica
esperienza di rapimento interiore, prigionieri consenzienti di questo natale
maya che il destino ha voluto regalarci.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Quando dopo molto tempo riusciamo a strapparci
dall’incantesimo e a uscire all’aperto mi metto a riflettere: alcune leggende
esoteriche asseriscono che l'umanità – nonostante tutte le sue nefandezze -
sarà risparmiata dal giusto furore divino, e il pianeta sarà risparmiato dalla
distruzione, fintantoché nel mondo sopravviveranno almeno sette saggi che, con
la loro devozione, intercederanno per tutti coloro che non lo meritano. Mi
viene spontaneo pensare che, oltre all'opera dei sette sconosciuti saggi, una
buona parte delle intercessioni possa giungere agli dei dalle preghiere di
popoli semplici e devoti come appunto i Tzoltzil che, con la purezza dei loro
intenti, hanno mantenuto la grazia di parlare al cuore degli dei.</span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Rifletto ancora e, per quanto convinto foto-amatore,
per la prima volta sono costretto a chiedermi: "Ma non sarà, davvero, che
le fotografie rubino l'anima ai luoghi e alle persone, per poi disperderla,
strumentalizzarla e, infine, banalizzarla? Non sarà che l'atmosfera magica
della chiesa di Chamula sia così potente proprio perché protetta - anche con la
violenza, se necessario - dagli stupidi impulsi che imperversano negli animi
dei tanto evoluti uomini moderni occidentali che, come noi, non conoscono
davvero l’umiltà e il timor di Dio?”<o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">Assorti nei nostri pensieri, riprendiamo a
girovagare nella piazza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
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<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;">- Grazie, Spirito del popolo Maya… grazie del
meraviglioso Natale che hai voluto donarci.</span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span></div>
<div class="Corpo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Times New Roman;"><br /></span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<o:p></o:p></div>
Anonymousnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-38431681139481275312013-03-26T09:27:00.001-07:002015-10-22T03:44:41.569-07:00Il futuro dell'anima<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Non
c’è dubbio! Il Futuro è dietro l’angolo. Il Futuro sta arrivando – come sempre
d’altronde – ma, questa volta, porta con sé un’equivoca novità: sarà sempre più
veloce.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Per
l’essere umano – nonostante il fatto che sul piano cosciente possa aderire con
entusiasmo ed eccitazione all’accelerazione degli stimoli - le conseguenze
inevitabili sul piano inconscio saranno: un’accresciuta superficialità, uno
stato di perenne disorientamento e agitazione, la perdita della capacità di
produrre sforzi di volontà prolungati nel tempo e, infine, l’indebolimento
dell’immagine di sé, costantemente minacciata dal “nuovo” che avanza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Non
credo che sbaglierei più di tanto se affermassi che, a breve termine, si
verificherà un aumento delle più classiche sintomatologie psichiche di tutti i
tempi e l’irrompere di sindromi del tutto nuove (come, ad esempio, la già
perniciosa “dipendenza da PC o dal virtuale”).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-MuuCIzHYYNs/Vii9-hx8NKI/AAAAAAAAAJ8/ObAmlwE3kaI/s1600/Sell_your_soul_to_the_Devil_by_Morphee.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/-MuuCIzHYYNs/Vii9-hx8NKI/AAAAAAAAAJ8/ObAmlwE3kaI/s320/Sell_your_soul_to_the_Devil_by_Morphee.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "Times New Roman";">Quali
saranno le cure? Difficile dire, perché la psicanalisi – che storicamente ha
rappresentato il primo significativo accesso alle profondità dell’anima umana e
che, appunto per questo, presumeva di poter raffinare i propri strumenti ed
estendere a molti le proprie conoscenze – in realtà è stata esautorata,
destituita, spodestata… a favore di prassi terapeutiche che, nella migliore
delle ipotesi, possono essere<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>considerate solo delle caricature della prima.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">I
motivi del suo fallimento sono molteplici e complessi, ma se dovessi azzardare
una sintesi estrema oserei dire che la fine della psicanalisi e della
psicologia del profondo sia stata decretata dallo svilimento della cultura
mitteleuropea e dall’affermarsi, in antitesi, di quella americana. Una cultura
– quest’ultima - che, nella sua più intima essenza, è priva di radici,
superficiale, ingenua e, soprattutto, drasticamente materialistica (anche là
dove proprio non sembra). Le conseguenze dello sradicamento della ricerca
psicologica dalla profondità della tradizionale cultura mitteleuropea e
l’adesione acritica alla superficialità materialistica della cultura americana,
di fatto, ha introdotto nei percorsi di formazione dei nuovi terapeuti
(soprattutto italiani) tecniche terapeutiche che hanno il privilegio di
apparire intelligenti, sintetiche, efficaci e di facile acquisizione ma che
sono risibili di fronte alla profondità e alla complessità dell’animo umano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Lo
svilimento culturale dell’università italiana, gli interessi economici e
politici dei soliti “baroni” che la governano e l’ignoranza sostanziale da cui
muovono gli studenti provenendo dalla scuola superiore hanno così creato una
situazione per la quale non so trovare aggettivi appropriati: in pratica, oggi
è sufficiente per chiunque superare una manciata di esami per essere
legittimati “Psicologi” e basta pagare (profumatamente) uno qualsiasi dei tanti
corsi di formazione psicoterapica ratificati dalla Facoltà di Psicologia per
essere riconosciuti come psicoterapeuti e iscritti regolarmente all’albo
regionale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Siamo
lontani anni luce da quella base culturale che, in un recente passato, era <i style="mso-bidi-font-style: normal;">condicio sine qua non</i> della formazione
di uno psicoanalista e che, ben oltre alla materia clinica, gli permetteva di
spaziare dalla conoscenza della storia delle religioni alla meccanica
quantistica, dalla letteratura classica e moderna alla storia dell’arte, alla
filosofia e all’antropologia. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Come
se non bastasse, nessuna istituzione scolastica si sognerebbe più, oggi, di
giudicare le capacità empatiche del futuro terapeuta, le sue doti di creatività
e improvvisazione, le sue qualità morali e – soprattutto – il suo equilibrio
psicologico. In altre parole, la sua sanità psichica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Così,
nonostante il parere espresso dai più eminenti trainer di tutti i tempi (una
fra tutti: Hilde Bruch) che annoverano l’empatia, la creatività e la moralità
tra le doti essenziali di un terapeuta, oggi qualunque studente può pretendere
di diventarlo. Per lui sarà sufficiente studiare quel minimo che oggi serve a
superare gli esami e pagare la retta delle scuole di formazione convenzionate.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Il
risultato è che migliaia di titolati psicoterapeuti si sono riversati sul
“mercato della salute psichica” (anche l’anima, oggi, si sottomette alla
nomenclatura economica corrente), inconsapevoli o, forse, incuranti di essere
poco più che dei miseri tecnici e, giustamente, pretendono di avere a
disposizione luoghi di lavoro riconosciuti dallo stato (lo psicologo nelle
scuole, lo psicologo di famiglia, ecc…) o di potersi comunque affermare
professionalmente. Uno su dieci di queste migliaia sa di che cosa sta parlando
quando pratica. Uno su cento conosce davvero se stesso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Il
risultato è che sulle vetrine delle farmacie o delle erboristerie di ogni città
o paese italiano, sulle bacheche di compiacenti medici della mutua o medici
specialisti, sulle metropolitane, sugli autobus e sulle finestre virtuali di
Internet, singoli terapeuti o sedicenti associazioni terapeutiche si presentano
sbandierando i più nobili e sacrosanti ideali (ad esempio, il diritto di ogni
cittadino alla salute psichica) e offrono i propri servizi al ribasso, come in
una vera e propria economia di mercato: le prime due sedute gratis, un
“pacchetto” iniziale a costi ridotti, offerte su Groupon di imperdibili
occasioni… Il messaggio aggiuntivo è che l’intervento sarà mirato, efficace e
soprattutto breve. Anzi brevissimo!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">La
presunzione di tutte queste affermazioni è pari soltanto alla loro stupidità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Peccato
che gli utenti (come tutti gli psicoterapeuti oramai sono soliti chiamare le
persone sofferenti di un qualche sintomo psichico) della complessità di queste
problematiche non si rendano neanche lontanamente conto. Per la maggior parte
delle persone pressate da un qualche disagio, un terapeuta è un terapeuta. O,
almeno, così dovrebbe essere. Nessuno potrebbe mai sospettare che dietro tutta
questa offerta si cela un vuoto di contenuto e di spessore che non ha uguali in
nessun altra specialistica professionale. Per molti, in oltre, che forse sono
quegli stessi che patiscono le maggiori difficoltà economiche in questo paese
devastato dalla criminalità di chi ci governa, l’onorario stracciato è una
tentazione troppo forte. È difficile per loro applicare nel mercato dell’anima
lo stesso lungimirante proverbio che, di fatto, invece, sono soliti usare nel
mercato dei beni materiali: “Poco pagare, poco valere!”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In altre parole, molti si lasciano
abbindolare, confidando in una rapida soluzione dei loro problemi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Così,
se ancora fino a qualche anno fa erano gli uomini o le donne sofferenti che
sentivano il bisogno di rintracciare il terapeuta più competente o più esperto
al quale affidare la propria anima e, una volta trovatolo, potevano solo
sperare che questi avesse delle ore libere a disposizione, oggi sono i
terapeuti ad essere obbligati a scendere nel “mercato” e a cercare i loro
possibili pazienti. Accettando il gioco di: “vediamo chi si mette più in
mostra” o, meglio ancora, di: “vediamo chi si offre al minor prezzo”. Questa è
la realtà della decadente epoca mercantile alla quale tutti partecipiamo e alle
cui ferree regole nessuno – ma proprio nessuno - può sperare di sottrarsi. Tutto
è stato ridotto a merce: anche la cura dell’Anima. E come merce, appunto, tanto
la cura, quanto coloro che la praticano, vanno pubblicizzati se vogliono
sperare di essere acquistati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Speranze
per un prossimo futuro? Nessuna!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">La
violenza delle forze storiche in gioco è immensa e presto, almeno così
sospetto, della grande cultura umanista e spirituale europea non rimarrà che un
pallido ricordo. C’è solo da augurarsi che qua e là permangano dei piccoli,
occulti cenacoli ove l’anima possa nascondersi. L’augurio è che pochi e sparuti
individui riescano a conservane il ricordo in vista di un più lontano futuro…
quando un’Altra Umanità, liberatasi dalla Peste Economica che oggi devasta e
corrompe il mondo, sentirà di nuovo la necessità di conoscere infine se stessa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<!--EndFragment--></div>
Anonymousnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-37893966372892484312013-03-18T07:01:00.000-07:002014-04-01T04:48:56.984-07:00Disturbi...complessi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">La scissione dell’immaginario<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">erotico maschile<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ha senso continuare a dibattere
un tema così dibattuto, appunto, come quello della latente scissione
dell’immaginario erotico maschile? Probabilmente no! Ricercatori e colleghi
hanno già sviscerato il problema esponendolo poi in relazioni, articoli e saggi
di raro acume. Di fatto, tutto quello che poteva essere detto è stato detto e
questo articolo potrebbe giustamente sembrare una pedissequa e inutile
ripetizione. Credo tuttavia che non si insisterà mai abbastanza nella denuncia
della tematica in questione. Non tanto perché si debba o si possa aggiungere,
ogni volta, qualcosa di nuovo, quanto piuttosto perché molti degli uomini di
oggi, che neppure sospettano la problematicità del proprio vissuto, trovandosi sempre
più spesso di fronte a tali denuncie, alla fine possano cominciare a
sospettarla.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Se la disamina è abusata, non è
detto, però, che non si possa tentare di essere originali: ad esempio
rovesciando i consueti nessi di causa ed effetto e presentare alcuni di quegli
atteggiamenti interiori ed esteriori che spesso sono considerati “conseguenza”
di un determinato agire maschile, piuttosto come spinte e motivi inconsci che
quello stesso agire determinano. L’esercizio potrà sembrare sterile, o comunque
gratuito – posso immaginarlo… sono tuttavia convinto che alla fin fine ne
possano nascere spunti interessanti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E allora vediamo: cominciando
dalla fine, mi sentirei di affermare che il processo evolutivo della psiche
maschile, oggi come oggi, è del tutto mancante di almeno un paio di paradigmi
che sarebbero invece indispensabili a definirne la progettualità. In altre
parole, forse più semplici, direi che l’attuale immagine di “virilità” sia
completamente distorta, se non addirittura caricaturale e, dunque, inadeguata a
far realizzare ai giovani quella maturità e quell’equilibrio interiore che
sarebbero invece indispensabili in una vita adulta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
I motivi di questo stato di fatto
sono molteplici e, come ho già dichiarato in apertura di questo articolo,
colleghi e ricercatori ben più titolati hanno individuato nella sostanziale
mancanza della figura (simbolica e reale) del Padre nella nostra società la
radice ultima di tutti questi problemi. Mi fa qui piacere segnalare ai più
curiosi dei miei lettori i pregevoli lavori di Claudio Risé: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il Padre, l’assente inaccettabile</i>” e “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il mestiere di Padre</i>”; il testo di
Massimo Recalcati: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cosa resta del Padre</i>”,
quello di Luigi Zoja: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il gesto di
Ettore: preistoria, storia, attualità e scomparsa del Padre</i>”; e, per
finire, il bel racconto autobiografico di Stefano Zecchi: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Dopo l’infinito cosa c’è, Papà</i>”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come già detto, non ho intenzione
di ripetere – magari male – ciò che altri hanno già detto. Più interessante mi
sembra, invece, provare a raccogliere le osservazioni e i pensieri espressi da
tutti questi autori per individuare i due principali paradigmi la cui assenza –
anche secondo me – è responsabile del mancato processo “individuativo”
dell’uomo contemporaneo. Questi due paradigmi sono: 1) il senso di
responsabilità nei confronti della comunità e 2) il senso di protezione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Guardiamoci spregiudicatamente
intorno… giriamo lo sguardo… ma proviamo a farlo con gli occhi di un giovane di
quattordici, quindici, sedici anni… Cosa vediamo? Anzi, no! Cominciamo da ciò
che non vediamo: molto spesso – come già detto – non c’è traccia di un Padre
degno di questo nome. Di un uomo adulto che si faccia incarnazione del presente
storico e che, pur partecipando alla creazione di un prossimo futuro, sappia
indicare al figlio, con l’esempio e non con vuote parole, l’importanza del
proprio impegno personale nel tessuto sociale. Manca l’uomo adulto che con
infinito amore prenda la mano del ragazzino e, adeguando il proprio passo, lo
accompagni sulla soglia di uno dei tanti possibili sentieri che il figlio
potrebbe scegliere di percorrere per avvicinarsi a quell’orizzonte lontano
oltre il quale si nasconde la meta di ognuno di noi. Che lo accompagni fin
sulla soglia, e non oltre, trasmettendogli la sua fede incrollabile nelle
capacità del figlio di poter raggiungere la meta grazie alle risorse che in lui
egli intravede. Manca l’uomo adulto come Presenza amica, come punto di
riferimento fisso, certo, indubitabile, inamovibile, inattaccabile… permissivo
ma, nello stesso tempo, protettivo, sicuro, difensivo. Porto protetto, faro di
luce, rocca granitica da cui il figlio possa muovere verso l’incertezza del
proprio domani.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ecco. Tutto questo, oggi, molto
spesso non c’è.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Al suo posto Padri distratti,
assenti, lontani, occupati… molto spesso ancora impegnati a ricercare il
significato della loro stessa vita. Padri ancora bambini – a volte nonostante
l’età avanzata – padri insicuri… oppure ancora padri mancanti di quei contenuti
ideali di cui i figli avrebbero invece un bisogno assoluto. Se i Padri
biologici sono assenti non meno distorti, però, risultano quelli simbolici:
insegnanti demotivati, incapaci e, a volte, autoritari ed arroganti; professori
impreparati, oppure assolutisti e dispotici, più interessati al sapere
nozionistico dei propri allievi che non alla loro formazione umana e
professionale. E, per finire, politici corrotti, bugiardi, spregevoli in
qualunque loro manifestazione; ladri, narcisisti, donnaioli di infima
categoria.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sul versante opposto i modelli
della notorietà: calciatori strapagati con il fisico palestrato e accuratamente
tatuato; rok star dai costumi scostumati e dissacranti; indossatori e modelli
dalla bellezza ricercata e vagamente effeminata (nonostante sia volutamente
maschilista). E poi ancora attorucoli, paparazzi, show man, ballerini,
opinionisti e “tronisti” vari che in un qualche modo hanno occupato la ribalta
pubblica e da lì, con un carisma fondato sull’ignoranza e la presunzione,
dettano le proprie opinioni come se fossero verità rivelate.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In altre parole è come se
l’immaginario delle nuove generazioni fosse colonizzato dal culto della
personalità di omuncoli indegni che della propria vuota avvenenza, del pensiero
senza fondamento, della furbizia e della mancanza di qualunque scrupolo morale
hanno fatto business. Questo è quello che offre il mercato culturale. Sui
banchi dell’immaginario non c’è null’altro se non il successo pubblico ed
economico dell’esaltazione narcisistica. Il rovescio della medaglia è
rappresentato dal fallimento, se non addirittura dall’assenza, dell’Eroe Solare,
del Padre le cui gesta ruotano intorno ai valori dell’impegno personale,
dell’assunzione di responsabilità, dell’affidabilità certa, granitica, fedele
nel tempo… della partecipazione completa fino al sacrificio totale di sé.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Eppure, l’archetipo dell’Eroe
Solare non appartiene solo alla storia del tempo che fu. Non è una leggenda
“datata” dell’epoca mitica. Piuttosto, è una configurazione archetipa
inalienabile, reale e concreta di cui la psiche maschile ha avuto, ha e
continuerà ad avere sempre bisogno. Mille analogie e sfumature la collegano
all’archetipo del Cavaliere che incarna l’interiorizzazione e la difesa di
alcuni valori basilari: quali la purezza, la lealtà, l’onore, l’impegno, la
difesa del più debole e, infine, la fedeltà a una donna amata, ad una causa o a
Dio.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><span style="color: #535353; mso-bidi-font-family: Arial;">“La cavalleria </span></i><span style="color: #535353; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-style: italic;">– scriveva a tal proposito
Chevallier-Geerbrant -<i> dà uno stile alla <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">guerra</b> come all’<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">amore</b> e
alla <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">morte</b>: l’amore è vissuto come
un combattimento, la guerra come un amore e ad ambedue il cavaliere si
sacrifica fino alla <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">morte</b> lottando
contro tutte le forze del male…L’ideale cavalleresco sembra inseparabile da un
certo fervore religioso”</i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questi, insomma, erano i
paradigmi sui quali, soltanto fino a poco tempo fa, si modellava la virilità
dei ragazzi durante la crescita… paradigmi che oggi – per tutta una serie di
motivi che sarebbe troppo lungo illustrare – sono precipitati nelle tenebre
dell’inconscio collettivo e individuale.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il risultato di questa mancanza
sul piano della coscienza ordinaria è che il modello di virilità a cui possono
ispirarsi i ragazzi di oggi nel corso della loro evoluzione non è più quello
della Virilità Olimpica (secondo l’accezione del termine usata da Bachofen)
bensì quello della Virilità Ctonia o Fallico-narcisitica (così ben descritta da
Alexander Lowen).</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Molte attuali patologie del
vissuto erotico maschile, pur non originando direttamente da quanto sopra
descritto, traggono tuttavia nutrimento e rafforzamento da questo modello
distorto di virilità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È il caso, ad esempio, della
sindrome dell’amatore compulsivo che abbraccia tutte le gradazioni che vanno
dal “Casanova” al “Don Giovanni”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ora sia chiaro: i primi passi
mossi dai ragazzi in quella che sarà la loro vita adulta futura non possono (e
non dovrebbero) evitare di essere condizionati e spinti dalla Libido – anche in
maniera cieca e violenta – verso la volubilità, l’instabilità e addirittura la
promiscuità delle prime esperienze erotiche. Occorre molto tempo al giovane
uomo per sentirsi sicuro delle proprie capacità virili e per soddisfare la
propria naturale curiosità verso quel “misterioso pianeta” rappresentato dalle
donne. Questa perciò sarà l’epoca “fisiologica” delle mille avventure, degli
incontri mordi-e-fuggi, oppure degli “amori eterni” bruciati nel giro di poche
settimane. Questa è l’epoca della leggerezza nonostante tutto, della novità ad
ogni costo, della passione “a tempo determinato”, della frenesia,
dell’ingordigia, e della voluttà insaziabili.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma ciò che è fisiologico a una
certa età diviene patologico ad un’altra… Non c’è ovviamente un limite d’età
vero e proprio ma, in generale, dovremmo immaginare che il fuoco della Libido
dovrebbe pian piano andare scemando di estensione e aumentare invece di calore
e di stabilità. E’ un momento magico nella vita di un uomo o, almeno, dovrebbe
esserlo: è il momento in cui egli dovrebbe saper convogliare il suo
“desiderare” verso un’unica donna che diverrà così il simbolo vivente di tutte
le donne possibili e immaginabili. Verso quest’unica, sola donna dovrebbero
allora potersi dirigere le sue forze di uomo adulto maturando responsabilità,
affidabilità e protezione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Solo queste qualità realizzano la
pienezza della virilità maschile rivelandosi, a lungo termine, non solo o non
tanto doni benefici per la donna e i figli che li ricevono, quanto piuttosto
motivi intimi e segreti di stabilità, equilibrio e dignità per l’uomo capace di
esprimerli.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È ovvio che – alla luce dei nuovi
tempi - c’è sempre spazio per accorgersi di possibili errori di valutazione, di
scelte avventate, di inganni subiti o di speranze mal riposte. Nell’epoca
dell’anima cosciente, il cammino che conduce all’amore sacro è complesso e irto
di errori. Tuttavia la stella cometa che indica il cammino dell’uomo virile
dovrebbe risuonare della capacità di sacrificare le parti egoiche e infantili
di sé e del naturale desiderio di proteggere gli esseri amati. Solo queste
potenzialità possono giustificare gli eventuali errori commessi e legittimare
il desiderio, ogni volta, di ricominciare una nuova avventura.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Molto spesso, però, non è questo
il caso. Piuttosto gli uomini moderni si attardano nell’età della spensierata
giovinezza cumulando storie, incontri e avventure delle quali è difficilissimo,
se non impossibile, cogliere un qualunque autentico significato. Come ho
accennato all’inizio di questo articolo, l’impulso può derivare sia da un
atteggiamento ludico e giocoso fine a se stesso – come quello che viene
descritto metaforicamente nelle sindromi di Peter Pan e Casanova – e che Jung
ha legato invece all’archetipo del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Puer
Aeternus</i>, così come da un atteggiamento compulsivo di rapina e conquista –
come quello espresso dalla figura di Don Giovanni – il quale ultimo, al di
sotto di un evidente collezionismo numerico, mal nasconde un’ansia di
prestazione che rasenta l’impotenza vera e propria. Tra questi due estremi,
tutte le gradazioni possibili e immaginabili che oggi sono rintracciabili nel
vissuto più o meno sconclusionato di molti uomini moderni.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La patologia opposta, almeno per
quello che mi è dato sapere, non risponde ad una nosografia clinica specifica,
anche se presenta un margine di diffusione altrettanto significativo della
prima e sottende una maggiore pericolosità. Per subito intenderci, mi riferisco
qui a quella scissione dell’immagine femminile presente nella struttura psichica
di molti uomini a causa della quale essi distinguono e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>separano - più o meno coscientemente –
la “brava donna” di famiglia, casta e pura, spesso madre dei propri figli,
dalla donna di piacere e dai facili costumi. La prima forzatamente immaginata virtuosa
e morigerata, interprete di una sessualità “accademica”, inadeguata a
realizzare giochi trasgressivi e priva di qualunque licenziosità erotica. In
pratica una “santa donna” che non dovrebbe neanche lontanamente essere offesa
costringendola a chissà quali capriole. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Queste, piuttosto, sono la
specialità della seconda, la donna di piacere, la meretrice, la sgualdrina
vogliosa, la cui turpe colpa – è incredibile questa fantasia maschile - sarebbe
proprio quella di desiderare le stesse cose che l’uomo desidera e di provare
(anche lei) piacere nel realizzarle. Con ciò, ovviamente, esaltando la voglia e
il desiderio dell’uomo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Credo che al fondo di questa
ignominiosa “capriola psichica” di alcuni uomini moderni si nasconda, in
verità, una terribile paura dell’eros femminile che, appunto per questo, deve
essere depotenziato e offeso attraverso un pre-giudizio moralistico. La paura
però – si badi bene – non riguarda l’esuberanza o gli eccessi dell’eros
femminile in quanto tali (da questi infatti si viene sedotti), quanto piuttosto
dal fatto che “tutte le donne” possano esprimerli. Questo, infatti, è il
pensiero tremendo: che tutte le donne possano nascondere un’incontenibile
focosità erotica. D’altra parte, un libero riconoscimento e un sano
apprezzamento dell’universalità dell’eros femminile costringerebbe l’uomo a
dover fare i conti con la figura della madre e a riconoscerla – in quanto donna
– portatrice potenziale di quegli stessi impulsi. Questo è il pensiero
inconscio, ma inaccettabile, di molti uomini che – incapaci di portarlo a
coscienza - lo risolvono spesso operando una terribile scissione nel proprio
immaginario.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Da una parte le Madri, caste e
pure, desessualizzate, “angeli del focolare” con le quali si può copulare solo
per mettere “su” famiglia e ottemperare così alle aspettative della Patria o di
Dio; dall’altra parte le “Poco-di-buono”, le donne di malaffare, quelle
“facili” e puttane proprio perché capaci di desiderare il sesso e di provarvi
piacere.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ed è ovvio, allora, come solo con
queste ultime l’uomo possa lasciarsi davvero andare e mostrare tutta la propria
esuberanza, la propria fantasia, la propria lascivia…</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La verità, anche se nessun uomo
“scisso” lo ammetterebbe mai sul piano cosciente, è che la loro stessa
sessualità è ambivalente. E anziché essere sempre percepita da questi uomini
come un’espressione di gioia, di piacere e di rispetto – anche là dove si
esprime nella fantasie più azzardate – si scinde appunto in una “sessualità
sporca” che viene però proiettata sulle donne con cui essi riusciranno ad
esprimerla, e una “sessualità pulita” che viene invece condivisa con le donne
che saranno le madri dei loro figli.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non è incredibile? Siamo nel
2012… ostentiamo una modernità che sarebbe il risultato di una lunga evoluzione
culturale, politica e religiosa… e alcuni di noi uomini si comportano né più né
meno come i più fanatici dei Talebani. Qualcosa non deve aver funzionato in
occidente se nel mio studio di psicoterapia, soprattutto in questi ultimi anni,
sono sfilati non pochi uomini con manifeste problematiche di questo tipo.
Certo… non sempre la gravità della situazione è ai massimi livelli. Molti
uomini vivono la propria maturità “accontentandosi” delle proprie
donne-mogli-madri dei propri figli e solo occasionalmente si lasciano afferrare
da una qualche tentazione trasgressiva. In apparenza saremmo lontani anni luce
da coloro che, invece, relegano la propria donna in casa e dividono il loro
tempo tra mille e una fidanzate. Ma, appunto, è solo apparenza. In realtà il
tema di fondo è il medesimo: l’incapacità di con-dividere con la propria donna
le fantasie più segrete, i giochi più azzardati, i bisogni più vergognosi. Come
conseguenza di questa mancata con-divisione, la scissione interna ed esterna
dei due partner si allarga e si approfondisce, andando ad interessare ambiti
sempre più significativi di quella che dovrebbe essere considerata una vita in
comunione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lentamente, ma inesorabilmente,
gli interessi e i desideri dell’una e dell’altro si andranno diversificando, le
forze migliori dei due partner verranno impiegate per inseguire progetti fin
troppo distanti e alla fine - non sempre, ma molto spesso - i due coniugi,
piuttosto che con-vivere, finiranno per coa-bitare sotto lo stesso tetto. Con
ciò perpetuando la patologia di generazione in generazione: perché l’uomo-padre
tenderà sempre più a scomparire e ad assentarsi dal vissuto dei propri figli
(maschi o femmine che siano... anche se qui ci interessa solo il vissuto dei
figli maschi). Mancherà di trasmettere loro, attraverso le parole, gli sguardi
e i gesti quotidiani, quel sano desiderio che un uomo dovrebbe sempre riversare
sulla propria donna. E i figli così abbandonati, cresciuti da una madre privata
del proprio uomo, dovranno difendersi dalle aspettative incestuose (ancorché inconsce)
che essa proietterà su di loro. Si difenderanno come potranno: spesso scindendo
il proprio immaginario, che si comporrà così di “Femmine caste e pure”,
intoccabili come le proprie madri, e “Femmine lascive”, sulle quali proiettare
la parte migliore e la parte peggiore della propria libido.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Con ciò il cerchio si chiude,
lasciando ognuno dei protagonisti del dramma da solo con i propri fantasmi.
Solo la presa di coscienza dell’uomo divenuto finalmente adulto potrebbe
spezzare il “cerchio malefico”… La presa di coscienza di un uomo che divenisse
perciò capace di esprimere impegno civile, fedeltà ai propri cari e protezione…
ma che non mancasse di fondare tali qualità interiori sulla spregiudicatezza,
sulla curiosità e sul rinnovato desiderio di esplorare insieme alla propria
compagna di vita gli orizzonti infiniti dell’Eros.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per quanto possa sembrare
incredibile in un’epoca intellettualizzata come quella di oggi, un tale uomo –
che vivesse tali contenuti più che pensarli - non avrebbe bisogno di molte parole
o di chissà quali gesta per educare i propri figli: gli basterebbe essere loro
vicino.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<!--EndFragment--></div>
Anonymousnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-26373351134938966352013-02-08T09:47:00.001-08:002013-02-08T09:52:31.746-08:00CHI SONO<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<o:p><br /></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Dott. Piero Priorini, psicanalista junghiano e sessuologo <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Con studio a Roma, a
Bracciano e a Trevignano Romano. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman";">Iscritto all’Albo degli
Psicoterapeuti del Lazio al N° 655<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt; text-align: justify;">
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alt="P1040637.jpg" style='position:absolute;left:0;text-align:left;
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span style="font-family: "Times New Roman";">Il dott. Piero Priorini è nato a Roma il
03. 05. 1949. Si è laureato in giurisprudenza nel 1974 e in psicologia nel 1983
presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Nel 1970 inizia un
training di psicologia del profondo presso l’Istituto junghiano G.A.P.A.
(Gruppo Autonomo Psicologia Analitica), divenendone socio ordinario nel 1980.
Dal 1976 lavora come psicanalista junghiano libero professionista. Nel corso
degli anni ha frequentato corsi di formazione in Sessuologia, Bioenergetica,
Psicologia Transazionale e Ipnosi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Una vita ricca di esperienze culturali
(conferenze sulla psicanalisi tenute in varie città italiane, rassegne
cinematografiche ad indirizzo psicanalitico, corsi presso l’università e in
scuole di formazione privata), esperienze artistiche (giovane batterista in una
rock-band, corsi di Teatro, di Danza, di Fotografia e Multivisioni), esperienze
sportive (sci estremo, alpinismo, parapendio, arti marziali) e di viaggi in 4x4
(Estremo e Medio Oriente, Africa, Stati Uniti e America Latina), gli hanno
permesso di scrivere e pubblicare cinque libri: tre saggi psicanalitici e due
taccuini di viaggio e di antropologia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman";">Visita il sito ufficiale del Dott. Piero
Priorini:<o:p></o:p></span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman';">www.piero.priorini.it</span><br />
<span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman';"><br /></span>
<span class="Apple-style-span" style="font-family: 'Times New Roman';">Tel 328 0572102</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: 127.2pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<!--EndFragment--></div>
Anonymousnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-33646685172921564042013-02-07T09:11:00.000-08:002013-02-08T06:08:08.088-08:00Antropologia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="font-weight: bold; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="font-weight: bold; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="font-weight: bold; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;"><br /></span></b>
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; font-weight: bold; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">La Bellezza della Donna<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Del legame occulto, più che
“simbolico”, tra il Principio Femminile, le donne e la bellezza, ho già scritto
più volte in articoli, saggi e brevi racconti. Sarebbe sciocco da parte mia
ripetermi, perciò, presumendo che chi mi conosce abbia letto almeno qualcuno
dei miei precedenti lavori (consultare ad esempio: <a href="http://www.pieropriorini.it/index_file/ladonnasalverailmondo.html">http://www.pieropriorini.it/index_file/ladonnasalverailmondo.html</a>)
partirò dall’assunto che, di tale legame, si conoscano le radici. Tuttavia, per
correttezza verso nuovi e occasionali lettori, mi si conceda di ricapitolare in
sintesi tali presupposti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Punto di partenza delle mie
ricerche è sempre stata la Realtà Archetipica e l’osservazione degli elementi e
delle qualità che la caratterizzano nel suo dispiegarsi nel mondo fenomenico. E
questo perché, in sintonia con la psicologia del profondo di C. G. Jung e il
convincimento di molti suoi esegeti, sono convinto che siano questi elementi e
queste qualità ad imprimersi nella realtà quotidiana e, almeno in parte, a
condizionarla. Non viceversa! In altre parole, ciò significa che il Principio
Femminile e il Principio Maschile, con le loro specifiche qualità, oltre a
condizionare molti dei processi del mondo fenomenico, soprattutto presiedono
all’essere fisico e psichico delle donne e degli uomini i quali poi, a seconda
di numerose variabili tra loro indipendenti (facoltà e attitudini innate,
educazione, condizionamenti ambientali, ecc…), possono respingere oppure
accogliere tali qualità. E possono farlo in maniera più o meno parziale o
assoluta.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sottolineando, ancora una volta,
che le sintesi riassuntive non sono mai in grado di restituire un immagine
esaustiva dei fenomeni che, appunto, vogliono solo riassumere, sarà tuttavia
opportuno qui ricordare che se l’asse portante dell’identità del Maschile può
essere considerata <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La Forza</b> e i suoi
derivati (coraggio, determinazione, aggressività, attività, ecc…), e che tutti
si riassumono nel Fallo Eretto, centro gravitazionale del Femminile può essere
invece considerata <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La Bellezza</b> e i
suoi specifici derivati (recettività, affettività, duttilità, creatività,
vitalità, ecc…), che tutti si riassumono nelle Rotondità Corporee della donna.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sono questi elementi archetipici
che, in quanto universali e perenni, si dispiegano nel destino di tutti gli
uomini e di tutte le donne, e ciò a prescindere – come ho già tentato di
spiegare - dall’accoglimento o dal rifiuto, totale o parziale, che ogni
individuo può liberamente esercitare nei loro confronti. A prescindere dalle
forme contingenti che essi di volta in volta assumeranno nel tempo e nello
spazio. E, infine, a prescindere dalle innumerevoli variazioni culturali e
cultuali. Perciò, l’influenza del Principio Archetipico, Maschile o Femminile,
può essere percepita tra gli Inuit che hanno trascinato la loro esistenza tra i
ghiacci perenni, così come tra gli Himba che hanno invece popolato la costa
nord della Namibia; si è fatta sentire negli usi e nei costumi degli antichi romani,
così come in quelli della più rigida cultura anglosassone, ha condizionato le
usanze della secolare cultura cinese così come quelli della più moderna
popolazione newyorkese. Le donne sempre sensibili alla propria estetica; gli
uomini sempre impegnati a dimostrare il proprio vigore.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; font-weight: bold; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Dato tutto ciò per provato,
cos’altro aggiungere? Quale bisogno di ricamare su dati di realtà che a tutti
dovrebbero apparire incontrovertibili? Nessuno! Se non forse quello di voler
sottolineare l’incredibile fedeltà della donna moderna al proprio mandato
archetipico.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Mi spiegherò meglio. La visione
della portata e dello spessore del fenomeno che sto per descrivere si è accesa
all’improvviso in me, che da anni tratto queste tematiche, soltanto poche
settimane or sono, durante un ultimo viaggio in India. Da giorni mi compiacevo
di osservare i magnifici colori dei Sari indossati dalle donne indiane quando,
come se fossi stato colpito da un lampo, mi resi conto del fatto che, forse,
più del novantacinque per cento delle donne che osservavo vestivano con i
costumi tradizionali, mentre si e no il dieci per cento della popolazione
maschile faceva altrettanto. Così, al fianco di donne giovani o vecchie, povere
o ricche, disimpegnate oppure intente nei più duri e umili lavori, tutte però
in sari e veli, in un tripudio di accesissimi colori, al loro fianco, dicevo,
c’erano uomini grigi, vestiti all’occidentale, con jeans, scarpe da ginnastica
Nike o Reebok, magliette di calcio con i numeri di Totti, Ronaldo o di Lionel
Messi, maglioni dai colori scuri, smorti e tristi, oppure con giacche a vento nere
e informi.</div>
<span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="ALL" style="mso-special-character: line-break; page-break-before: always;" />
</span><!--EndFragment-->
<br />
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-TKcKaPDAFmM/URO16GfvPbI/AAAAAAAAAGc/pFgvUMwuiro/s1600/DSC_0791.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="http://3.bp.blogspot.com/-TKcKaPDAFmM/URO16GfvPbI/AAAAAAAAAGc/pFgvUMwuiro/s400/DSC_0791.JPG" width="400" /></a><br />
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; font-weight: bold; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perché?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Mentre me lo chiedevo, mi resi
conto però che la stessa cosa avevo sempre osservato ovunque nel mondo: in
Medio Oriente, in Africa, in America Latina… Forse non con la stessa
schiacciante proporzione percentuale ma, comunque, pur sempre esorbitante. Le
donne bellissime nei loro abiti o vesti tradizionali, con le acconciature, i
trucchi e i gioielli che le avevano celebrate nel corso della storia. Gli
uomini inguardabili, dentro abiti che non gli appartenevano, brutti anche nei
rari casi in cui si trattava di vestiti di prestigio. Smunti. Tristi.
Inadeguati.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ancora una volta… Perché?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come era possibile che nessuno
avesse mai rilevato l’assurdità del fenomeno? O, almeno, la sua dissonanza
percettiva?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non feci in tempo a stupirmi
della mia osservazione che già mi stavo rispondendo: è probabile che il
fenomeno che stavo contemplando non fosse altro che la riprova di quella
differenza sostanziale tra il Principio Femminile e quello Maschile di cui
sempre mi sono interessato al livello professionale. È innegabile, infatti, che
anche gli uomini moderni sono fedeli alle Qualità Archetipiche proprie del
Maschile. Anzi, le stanno acuendo ed esasperando: gonfiando i muscoli in palestra,
imponendo alle donne il proprio egocentrismo o devastando il mondo con guerre
assurde il cui unico scopo è il raggiungimento del Potere e della Ricchezza.
Che, a loro volta, sono un modo come un altro per dimostrare a tutti quanto
grosso e duro sia il loro fallo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La donna, dunque, vestendo così
come si veste, sorridente, sempre carica di bambini, un po’ dovunque nel mondo,
non fa che raccontare la sua fedeltà a se stessa: testimone della Bellezza,
dispensatrice di Vita, messaggera di Pace, interprete della Gioia e della
Speranza. Innovativa, scaltra, sempre attenta, competente, sagace e smaliziata…
nonostante tutte le difficoltà che un Maschile, non troppo degno di essere alla
sua altezza, scarica da tempo sulle sue spalle.</div>
<!--EndFragment--><br />
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perciò la carrellata di fotografie
che seguono, scattate da mia moglie, vogliono essere un omaggio a tutte le
donne che, in un momento così drammatico come quello che il mondo intero sta
attraversando, con questa tacita fedeltà a se stesse, offrono un esempio
vivente delle poche alternative possibili che abbiamo per ritrovare il senso e
il significato del nostro esistere in questo mondo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<!--EndFragment--><br />
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-di6MfmuW_w8/URO2ieYvR_I/AAAAAAAAAGk/o68xv5DBOuY/s1600/DSC_0422.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://1.bp.blogspot.com/-di6MfmuW_w8/URO2ieYvR_I/AAAAAAAAAGk/o68xv5DBOuY/s640/DSC_0422.JPG" width="640" /></a><br />
<br />
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<a href="http://4.bp.blogspot.com/-9tfOqM77jpM/URO3CZRIgLI/AAAAAAAAAG0/aBb_Lgi080I/s1600/DSC_1114.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://4.bp.blogspot.com/-9tfOqM77jpM/URO3CZRIgLI/AAAAAAAAAG0/aBb_Lgi080I/s640/DSC_1114.JPG" width="640" /></a><br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-ivTJUVPyx3A/URPZ3TCvSsI/AAAAAAAAAHU/NE3264lvff0/s1600/DSC_1100.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://4.bp.blogspot.com/-ivTJUVPyx3A/URPZ3TCvSsI/AAAAAAAAAHU/NE3264lvff0/s640/DSC_1100.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-iiFLOo6DzUA/URO26jDjGLI/AAAAAAAAAGs/eUfR4XaaJ24/s1600/DSC_0242.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://3.bp.blogspot.com/-iiFLOo6DzUA/URO26jDjGLI/AAAAAAAAAGs/eUfR4XaaJ24/s640/DSC_0242.JPG" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-jgzoQV9uMso/URO03cJ9MzI/AAAAAAAAAGM/fmpQFS1HiWg/s1600/DSC_1104.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://4.bp.blogspot.com/-jgzoQV9uMso/URO03cJ9MzI/AAAAAAAAAGM/fmpQFS1HiWg/s640/DSC_1104.JPG" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-iiFLOo6DzUA/URO26jDjGLI/AAAAAAAAAGs/eUfR4XaaJ24/s1600/DSC_0242.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="http://3.bp.blogspot.com/-hav8XVqXEAg/UROusziVJMI/AAAAAAAAAEQ/0MDCdlKIoIg/s1600/DSC_0886.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a><a href="http://3.bp.blogspot.com/-hav8XVqXEAg/UROusziVJMI/AAAAAAAAAEQ/0MDCdlKIoIg/s1600/DSC_0886.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a><a href="http://3.bp.blogspot.com/-hav8XVqXEAg/UROusziVJMI/AAAAAAAAAEQ/0MDCdlKIoIg/s1600/DSC_0886.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://3.bp.blogspot.com/-hav8XVqXEAg/UROusziVJMI/AAAAAAAAAEQ/0MDCdlKIoIg/s640/DSC_0886.JPG" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-ZdtxotexF4I/UROvL8IcTLI/AAAAAAAAAEc/re4Ncxg80bk/s1600/Donna+Samburu.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://2.bp.blogspot.com/-ZdtxotexF4I/UROvL8IcTLI/AAAAAAAAAEc/re4Ncxg80bk/s400/Donna+Samburu.jpg" width="295" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-22u5UhOjWdw/URO1sP3u8_I/AAAAAAAAAGU/0jGa4xd8ymc/s1600/P1040082.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://3.bp.blogspot.com/-22u5UhOjWdw/URO1sP3u8_I/AAAAAAAAAGU/0jGa4xd8ymc/s400/P1040082.jpg" width="300" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-PQZndo9T3yU/UROx1P8q9CI/AAAAAAAAAFc/dXZtNyH03Vo/s1600/Donne+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="387" src="http://1.bp.blogspot.com/-PQZndo9T3yU/UROx1P8q9CI/AAAAAAAAAFc/dXZtNyH03Vo/s640/Donne+2.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-FJM77DIXqL0/UROv8O-ll7I/AAAAAAAAAEs/kAYpR-ALeAQ/s1600/Hammer+6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://2.bp.blogspot.com/-FJM77DIXqL0/UROv8O-ll7I/AAAAAAAAAEs/kAYpR-ALeAQ/s400/Hammer+6.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Bc_-agy3cDM/UROwWKFsMzI/AAAAAAAAAE0/SSkoqh4kpt8/s1600/Hammer+7.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://1.bp.blogspot.com/-Bc_-agy3cDM/UROwWKFsMzI/AAAAAAAAAE0/SSkoqh4kpt8/s400/Hammer+7.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-lnVAWOngS_c/UROwmmBi05I/AAAAAAAAAFE/LECLmNfMhCY/s1600/Mursi+4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://2.bp.blogspot.com/-lnVAWOngS_c/UROwmmBi05I/AAAAAAAAAFE/LECLmNfMhCY/s400/Mursi+4.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Lctb531fp5Y/UROvl72Wn4I/AAAAAAAAAEk/MK8YMUPooUM/s1600/Mursi+6.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://1.bp.blogspot.com/-Lctb531fp5Y/UROvl72Wn4I/AAAAAAAAAEk/MK8YMUPooUM/s400/Mursi+6.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-abOphwdRZxw/URPcsP4bBHI/AAAAAAAAAHk/yXvnIj_hWZg/s1600/Mursi+3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://2.bp.blogspot.com/-abOphwdRZxw/URPcsP4bBHI/AAAAAAAAAHk/yXvnIj_hWZg/s400/Mursi+3.jpg" width="300" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-U5kN87IbcC8/URO3pbjUkPI/AAAAAAAAAHE/zIPXGOS8epg/s1600/P1000685.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://4.bp.blogspot.com/-U5kN87IbcC8/URO3pbjUkPI/AAAAAAAAAHE/zIPXGOS8epg/s400/P1000685.jpg" width="300" /></a><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-zQOAQq8GLts/URO3j82b8gI/AAAAAAAAAG8/ps8bBUSqylc/s1600/Acconciatura.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://3.bp.blogspot.com/-zQOAQq8GLts/URO3j82b8gI/AAAAAAAAAG8/ps8bBUSqylc/s400/Acconciatura.jpg" width="287" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-M96DwcHfriQ/UROw7jPWZRI/AAAAAAAAAFU/qF9IzIMgjoE/s1600/DSC_0385.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://1.bp.blogspot.com/-M96DwcHfriQ/UROw7jPWZRI/AAAAAAAAAFU/qF9IzIMgjoE/s400/DSC_0385.jpg" width="250" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-_ReX1jbt8TQ/UROwvzfzhZI/AAAAAAAAAFM/m0jzvss_qn8/s1600/DSC_0379.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="http://1.bp.blogspot.com/-_ReX1jbt8TQ/UROwvzfzhZI/AAAAAAAAAFM/m0jzvss_qn8/s400/DSC_0379.JPG" width="292" /></a><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Z02CvrimpOM/UROznKRgSII/AAAAAAAAAFs/3U-XlJiB7mU/s1600/LaPazPersonaggi-005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="419" src="http://2.bp.blogspot.com/-Z02CvrimpOM/UROznKRgSII/AAAAAAAAAFs/3U-XlJiB7mU/s640/LaPazPersonaggi-005.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-xM8Ciu-wH-4/URO0FswcAUI/AAAAAAAAAF0/3mGgQ5aoguY/s1600/LaPazPersonaggi-001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="419" src="http://4.bp.blogspot.com/-xM8Ciu-wH-4/URO0FswcAUI/AAAAAAAAAF0/3mGgQ5aoguY/s640/LaPazPersonaggi-001.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-VTyGM4isgKM/URO0SLMMM3I/AAAAAAAAAF8/mqYhBb4PW98/s1600/LaPazPersonaggi-011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="419" src="http://2.bp.blogspot.com/-VTyGM4isgKM/URO0SLMMM3I/AAAAAAAAAF8/mqYhBb4PW98/s640/LaPazPersonaggi-011.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-1UUfaVn0wzs/URO0wZ9wwpI/AAAAAAAAAGE/n6C70la5lXs/s1600/LaPazPersonaggi-002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="419" src="http://4.bp.blogspot.com/-1UUfaVn0wzs/URO0wZ9wwpI/AAAAAAAAAGE/n6C70la5lXs/s640/LaPazPersonaggi-002.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-ZYgeYi2lDaU/URUFc6MqvtI/AAAAAAAAAIM/w_5sQbjA55o/s1600/3.bmp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="424" src="http://1.bp.blogspot.com/-ZYgeYi2lDaU/URUFc6MqvtI/AAAAAAAAAIM/w_5sQbjA55o/s640/3.bmp" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-sOIPgY_YPaE/URUFlY_TWnI/AAAAAAAAAIU/3SSqShFfWZ8/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="http://2.bp.blogspot.com/-sOIPgY_YPaE/URUFlY_TWnI/AAAAAAAAAIU/3SSqShFfWZ8/s640/2.jpg" width="500" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-Cmp3k4omoDQ/URUFS1sDudI/AAAAAAAAAIE/OCSP08_ivR8/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="http://4.bp.blogspot.com/-Cmp3k4omoDQ/URUFS1sDudI/AAAAAAAAAIE/OCSP08_ivR8/s640/1.jpg" width="614" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br /></div>
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<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 36.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 14.0pt; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 36.0pt;">Quale
Terapeuta?<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 20.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;">"Cento
anni di psicanalisi - è intitolato uno dei libri di J. Hilmann - e il mondo va
sempre peggio." Certamente… quella di Hilmann è una provocazione bella e
buona. Ma qualcosa di vero la contiene. Soprattutto se ammettiamo il fatto che
al di là dei limiti ordinari della psicoterapia - comuni a qualunque forma di
medicina o pratica terapeutica - e di quelli poi invalicabili del destino
ultimo di ogni essere umano, un numero incredibilmente alto di psicoterapeuti
sono purtroppo inadeguati. Non tanto per mancanza di formazione, preparazione
culturale, serietà o buona volontà, quanto piuttosto per basilare mancanza di
attitudine (e mi verrebbe voglia di aggiungere: terapeutica e morale). Che fare
allora? Buttare tutto nella spazzatura, o imparare a navigare nel periglioso
mare scegliendo magari il capitano giusto (o comunque quello meno sbagliato) a
cui affidare il compito di condurre la navicella della nostra psiche fuori dal
gorgo nel quale si trova a rigirare su se stessa? Convivere con il proprio
disagio, o sciogliere i nodi che uniscono impropriamente la teoria clinica alla
pratica, e ri-appropiarsi del diritto di scegliere il proprio terapeuta? Il
fatto è che la psicoterapia (in tutte le sue variegate forme) può essere
considerata uno dei fenomeni più contraddittori e paradossali che l'umanità
abbia prodotto nel corso dell'ultimo secolo del trascorso millennio, e che
appunto, in quanto paradossale, non è stato ancora compreso nella sua più
profonda natura. Soprattutto dal pensiero ingenuo "dell'uomo della
strada" il quale, altrettanto paradossalmente, è proprio colui che di
questo strumento dovrebbe servirsi per arrivare a conoscere meglio se stesso.. Proviamo
allora ad osservarla meglio e a trovare un senso tra queste sue mille
contraddizioni.<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 20.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;">****</span></b><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 20.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;">Quando vide la
luce, sul finire dell'ottocento e i primi del novecento, ad opera del genio
indiscusso del maestro viennese, la psicanalisi rappresentò la risposta più
coerente ed adeguata ai bisogni dell'anima malata dell'uomo moderno
occidentale. Come è ovvio fu figlia della sua epoca ma, crescendo, era
inevitabile che continuasse a fare i conti con la storia; ed è lungo questo
percorso che ha più volte rischiato - e ancora continua a farlo - di perdere
contatto con le proprie radici. Difatti, contravvenendo alle indicazioni del
suo stesso ideatore (che intuitivamente aveva auspicato la futura emancipazione
della sua creatura dalla matrice medica) la maggior parte dei suoi successori
operò in senso contrario e - vittime inconsapevoli di un vero e proprio
complesso di inferiorità nei confronti della scienze esatte - diedero vita ad
un processo (non ancora terminato) di sistemazione e inquadramento rigoroso
della teoria originale. Lo scopo - più o meno confessato - era quello di
ottenere il pieno riconoscimento del loro stesso operare e l'iscrizione della
psicanalisi appunto nell'albo delle scienze. Ma - haimé - la psicanalisi non è
una scienza. Non ne possiede i requisiti, e quando qualche ricercatore
preparato ha voluto sottoporla alle prove del caso in pratica l'ha fatta a
pezzi, scoprendo che è autoassertiva e dogmatica, né più nemmeno come tutte
quelle sette pseudo-religiose, esoteriche e/o comunque salvifiche di cui è
pieno il nostro variopinto mondo. Ovviamente una differenza c'è, e sostanziale.
Perché la psicoterapia in una alta percentuale statistica dei casi funziona…
funziona davvero; ma al di là della fondatezza delle teorie della personalità
(che sono quello che sono), dell'esattezza rigorosa dei protocolli nosografici,
dell'accurato studio e della continua verifica dei principi psicodinamici, se
la psicoterapia funziona ciò è dovuto alle capacità e alle motivazioni profonde
di ogni singolo operatore. Tant'è vero che ci sono state occasioni (e purtroppo
ancora ce ne sono e forse sempre ce ne saranno) in cui singoli terapeuti -
usando sostanzialmente lo stesso materiale clinico di riferimento e il gergo
più o meno esoterico, ma corretto, di tutti gli altri - hanno finito per creare
piccoli o grandi gruppi di discepoli e adepti fanatici a cui nessuno riuscirà
mai a dimostrare la condizione di plagio psicologico nella quale si sono venuti
a trovare. Ma attenzione: a ben vedere, la responsabilità di questo stato di
cose non dipende della rigorosità scientifica o meno della teoria di
riferimento del terapeuta, né tantomeno dal titolo accademico di quest'ultimo,
perché tutte le teorie psicologiche (nessuna esclusa) sono auto-referenti, non
falsificabili (vedi Popper) e auto-dimostrative, mentre nessuna laurea ha mai
potuto, né mai potrà, garantire la sanità mentale, l'attitudine terapeutica e
la solidità morale di un terapeuta. Di fatto non c'è teoria che non presumi una
vera e propria capacità intuitiva (e oserei aggiungere "visionaria")
da parte dell'operatore, e che, appunto in quanto capacità intuitiva, non può
essere certamente insegnata. E' pur vero che i più grandi didatti si sono sempre
raccomandati di considerare la terapia più un'arte che una scienza, e come tale
di insegnarla, ma è poi anche vero che queste loro raccomandazioni non hanno
trovato un grande riscontro nelle scuole di formazione. All'arte si guarda con
sospetto negli ambienti scientifici, e non si è disposti ad ammettere che essa
possa essere una forma ben più evoluta di "conoscenza del reale";
troppo inafferrabili i suoi presupposti, assolutamente non condivisibile come
esperienza e senz'altro non riproducibile. E poi come gestirla nell'ambito
delle scuole di formazione? E soprattutto (problema vecchio come il mondo)
senza un parametro di riferimento oggettivo, chi potrebbe mai garantire dei
garanti? Non dimentichiamoci che fu proprio in nome di una maggiore rigorosità
scientifica e, soprattutto, di una maggiore garanzia dei così detti
"utenti" (termine orribile) che negli anni novanta vennero chiuse le
scuole psicanalitiche private e la formazione terapeutica monopolizza
dall'università. Con il risultato che - se prima chiunque poteva spacciarsi
psicoterapeuta - oggi occorrono invece 24 esami alla facoltà di Psicologia e lo
sborso di svariati milioni alle scuole che gestiscono ufficialmente la
formazione per raggiungere lo stesso traguardo. Resta da chiedersi se l'utente
fosse più protetto quando vagava nella giungla della psicanalisi selvaggia ed
era perciò legittimamente sospettoso, o lo sia invece ora che, giustamente, fa
affidamento sulla garanzia di un albo. Come se questo potesse effettivamente
garantire alcunché. Ma c'è di più: se è fondamentale che ogni terapeuta
possegga una buona conoscenza della materia medica, e che tale conoscenza
sappia poi arricchire e movimentare grazie ad una innata attitudine artistica,
non meno importante dovrebbe essere poi la sua levatura spirituale (o morale,
che è la stessa cosa); non tanto come aderenza fideistica a questa o a quella
confessione, bensì come apertura incondizionata ai più profondi bisogni
dell'essere umano, che di spiritualità sono intrisi. In altre parole ciò vuol
dire che l'individualità del terapeuta è il vaso alchemico in cui le conoscenze
intellettuali apprese, le capacità creative innate e gli slanci morali
conquistati si incontrano, e le sue esperienze di vita rappresentano il fuoco al
cui calore tutto questo materiale continua ad amalgamarsi. Come dire, insomma,
che non esiste nessuna psicanalisi o psicoterapia in quanto tale, bensì
piuttosto singoli terapeuti. La terapia è un Incontro - intellettuale,
emozionale e spirituale - tra due esseri umani e ciò che ne può scaturire, come
in tutti gli incontri, è unico e irripetibile.<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 20.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;">****</span></b><span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 20.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-family: Times; mso-bidi-font-size: 20.0pt;">Ma se è vero
che il "terapeuta è la terapia", come rintracciare quello
giusto? Ogni tanto arriva nel mio studio qualche paziente che mi racconta di
sue precedenti esperienze psicanalitiche: è stato mesi (a volte anni) seduto di
fronte ad un terapeuta che sentiva emotivamente distaccato, oppure sdraiato su
un lettino dietro il quale un altro terapeuta non pronunciava mai una parola,
oppure ancora in relazione con qualcuno che non usava il suo stesso codice
verbale ed esperenziale… e sempre mi sento confessare che ha pensato:
"Deve essere colpa mia, forse è una resistenza che dovrei superare…" Quando
mi accade cerco di spiegare alla persona che ho davanti che la psicoterapia è
sostanzialmente un Incontro, una esperienza emozionale tra due persone, e che
non ha senso abdicare il proprio giudizio a favore di dogmi teoretici e luoghi
comuni. E' senz'altro vero: il lavoro analitico prevede il difficoltoso
superamento di molte resistenze inconsce, ma non tutte le resistenze sono
"resistenze" e occorre intuito da parte di entrambi per riconoscere
le une dalle altre. L'aderenza incondizionata alla tecnica o alla teoria di
turno è pericolosa. Perché sono le teorie che dovrebbero sforzarsi di aderire
alla realtà dell'uomo, non l'uomo alle teorie, per quanto corrette quest'ultime
possano apparirgli. Nessun terapeuta - spiego ancora - solo in virtù dei suoi
attestati, dovrebbe essere considerato appunto un buon terapeuta o, comunque,
il terapeuta adatto per chiunque; e dopo anni e anni di lavoro e di esperienze
raccolte sul campo mi spingo certe volte a dire che non conta neppure il suo
orientamento teorico (freudiano, junghiano, bioenergetico, cognitivista,
relazionale, ipnotista o quant'altro…), bensì solo ed esclusivamente quello che
è come persona. Ma come scoprirlo? A chi me lo chiede in genere rispondo:
"Soprattutto con la pancia…. Lasciate parlare il vostro istinto, dategli
credito, e otto volte su dieci quello vi darà la risposta giusta." Ma se
la persona davanti a me non si fidasse del proprio istinto, e fosse perciò
indeciso, gli suggerirei allora di contattare quanti più terapeuti possibili,
rivolgere loro una sola innocente domanda: "Dottore, lei crede nella
psicanalisi?" e scartare immancabilmente tutti coloro che rispondono: "Si!" Perché
la Certezza uccide e solo il Dubbio lascia spazio alle speranze.<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 16.0pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<!--EndFragment--></div>
Anonymousnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2431643330161437712.post-85709511952366364642013-02-07T05:00:00.001-08:002014-04-01T05:19:23.493-07:00Articoli di psicoanalisi<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<br />
<div class="MsoNormal" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="mso-outline-level: 1; text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">L’uomo
è un essere invisibile<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-ctXuF86_EdY/URVABpg7iAI/AAAAAAAAAJk/wRFxNaSffzk/s1600/invisible_man.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="http://4.bp.blogspot.com/-25Gg9KtzJKw/UzquVafSuyI/AAAAAAAAACo/uvoMC8fuezU/s1600/uomo_invisibile_01.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-25Gg9KtzJKw/UzquVafSuyI/AAAAAAAAACo/uvoMC8fuezU/s1600/uomo_invisibile_01.jpg" height="320" width="218" /></a>Garantisco il lettore che
questo non è un articolo di fantascienza né tantomeno di New Age, bensì un
articolo di psicologia del profondo il cui autore non è affetto da psicosi
delirante, è sobrio e vanta una formazione scientifica di tutto rispetto. Solo
che, per quanto pazzesca, assurda o azzardata quest’affermazione possa
sembrare, la verità è che tutti noi, uomini e donne che abitiamo questo
pianeta, essenzialmente siamo gli uni invisibili agli altri. Questa però non è
una metafora, un’allegoria o un’immagine retorica, bensì un fatto. Un dato
incontestabile, anche se pochissimo evidente – bisogna ammetterlo – della
natura ultima delle realtà.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma procediamo con ordine, e
verifichiamo l’attendibilità di questa mia affermazione.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Potrei cominciare rimandando il
lettore interessato agli ultimissimi paradigmi della ricerca scientifica i
quali - in contraddizione con quelli propri dell’oramai superata scienza
newtoniana – riconsiderano il ruolo dell’<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">osservatore</b>
in relazione alla <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">natura</b>
dell’oggetto osservato. In altre parole ciò significa, contrariamente a quanto
supposto dalla vecchia scienza, che nessun ricercatore (osservatore) può
presumere di prendere le distanze dall’oggetto osservato e, da una tale
asettica posizione, studiarlo come ente fatto e finito, incondizionato e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>non condizionabile dall’intervento che
su di lui egli stesso compie. Al contrario, oggi sappiamo che l’osservazione
condiziona l’ente osservato, lo modifica nella sua natura più profonda, a
testimonianza del fatto che un “quid” più o meno invisibile collega tutti al
Tutto e, dunque, ognuno ad ogni cosa. Solo che questo “quid” non è più, oggi,
un fluido magico e misterioso, come quello supposto verso la fine dell’800, né
tantomeno un etere invisibile e incommensurabile. Al contrario sembrerebbe
rimandare ad un legame di natura subatomica – lo stesso che è responsabile del
cambiamento <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">istantaneo</b> del senso di
rotazione dello splin di due neutrini gemelli ancorché distanti miliardi di km
nello spazio siderale – e che rimanda alle forze presenti nell’Ordine Implicato
(supposto da David Bohm) o al Vuoto Quantomeccanico di Massimo Corbucci. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Spero di non aver di nuovo
spaventato il mio lettore. Non c’è alcun bisogno di conoscere le attuali
diatribe che dividono i fisici della meccanica quantistica per comprendere il
mio assunto iniziale. Se ne ho riportato alcuni spunti era solo per introdurre
l’idea che la realtà del mondo, quella realtà così solida, concreta e
incontestabile che si dispiega sotto i nostri sensi, in verità non è affatto
così solida, così concreta e così incontestabile come ci fa tanto comodo
credere, bensì molto più evanescente e, in ultima analisi, occulta. Nessuno di
noi percepisce la Realtà nella sua totalità! Ma ognuno di noi percepisce
piuttosto quella porzione (piccolissima) di realtà che siamo stati educati – ma
anche condizionati – a percepire.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Giunto a questo punto, prima di
proseguire, potrei suggerire un facile esperimento: prendete tre, quattro,
venti o cento persone specializzate in un qualche settore. Che so? Un botanico,
un etologo, un pittore, un alpinista, un architetto e via discorrendo. E
portateli ora, tutti insieme, in un grosso parco naturale. Fateglielo girare in
lungo e in largo e a proprio piacimento. E alla fine provate a fare un’indagine
profonda e scrupolosa di ciò che hanno visto: sicuramente risulterà che il
botanico ha visto piantine di notevole interesse, l’etologo avrà individuato
chissà quante colonie di animaletti, il pittore sarà rimasto colpito da
cromatismi insospettati, l’alpinista avrà individuato appigli e appoggi su
alcuni alberi che si prestavano per essere scalati e l’architetto avrà
individuato la pianta organica del parco. Ma il bello è che nessuno avrà visto
nulla, ma proprio nulla, di ciò che ogni altro ha invece percepito e gustato in
ogni minimo particolare.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sapete cosa significa tutto
questo? Che ognuno di noi percepisce quel tanto di realtà che abbiamo imparato
a conoscere attraverso l’educazione, la cultura alla quale apparteniamo, le
esperienze che abbiamo fatto e gli strumenti interiori che abbiamo a
disposizione. E infine ciò significa che la realtà a cui tutti facciamo
riferimento quando parliamo, quando ci muoviamo nel mondo, quando interagiamo
con gli altri, in verità è una <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Convenzione</b>!
Tutti noi viviamo immersi in una <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Realtà
Convenzionata</b>, che siamo abituati a credere uguale per tutti ma che, al
contrario, è profondamente diversa e Altra per ognuno di noi.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Fino a pochi decenni fa il
fenomeno non appariva che in situazioni eccezionali, non tanto perché erano
ancora da scoprire le leggi della nuova fisica, o le dinamiche psicologiche del
linguaggio, della percezione sensoria o dell’esperienza emotiva. Piuttosto sono
portato a credere che quanto meno l’essere umano era differenziato, quanto meno
il suo Io era individuato, tanto più coesa appariva la convenzione di realtà
della quale tutti partecipavano. Tra le popolazioni primitive, ad esempio, la
cui vita interiore ed esteriore era scandita da rituali e tabù inderogabili,
c’era poco spazio per la manifestazione dell’individualità specifica ed
autonoma, e la sovrapposizione delle singole realtà fino a costituire quella
realtà convenzionale che tutti poi avrebbero data per scontata, era perciò
facile e immediata. Bene o male tutti partecipavano della medesima realtà.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma se ora partiamo da quelle
primordiali aggregazioni umane e risaliamo la storia, su su attraverso le
famiglie, i clan, le tribù, gli stati, le nazioni e l’attuale cosmopolitismo,
ci accorgeremmo che all’ampliarsi del riferimento sociale fa tuttavia riscontro
l’emanciparsi della individualità egoica dalla collettività nella quale un
tempo era contenuta. Oggi, almeno in occidente, c’è la massima espressione
della singolarità della struttura interiore di ogni individuo la quale, in
massima parte, si scosta per tutta una serie di cause e di concause dalla
condivisione della realtà. E questo nonostante l’appartenenza ad un medesimo
territorio, la comune educazione - laica o religiosa - la cultura di fondo e
l’incalzare della comunicazione di massa. La quantità di segnali, stimoli e
impressioni che agiscono su tutti noi sono talmente tanti e diversificati che
nessuno è in grado di appropriarsene e di elaborarli nella loro totalità Si
potrebbe perciò anche dire che ognuno accoglie ciò che può, oppure ciò verso
cui si sente attratto. Ognuno accoglie una parte infinitesimale dei dati a
disposizione e, su tali dati, edifica poi la propria realtà. Una realtà che gli
sembrerà concreta ed oggettiva, certa e unica, ma che non coinciderà più se non
marginalmente con quella del proprio congiunto, o con quella del proprio
vicino, o con quella di tutti gli altri. Ciò nonostante continuiamo a credere
in una Realtà Comune senza accorgerci della sua convenzionalità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questo inganno che tutti subiamo,
questa sorta di incantamento che ci illude di vivere nello stesso universo dove
tutti vivono e assoggettati alle stesse leggi naturali, è perciò dovuto al solo
fatto che la realtà che ognuno di noi si crea è si fondata su dati
inoppugnabili, solo che essi sono parziali. Sono dati minimi di una <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Trasmissione Dati</b> ben più vasta, ricca
e generosa ma che la nostra coscienza non è in grado di contemplare nella sua
interezza.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E così conviviamo, a stretto
contatto di gomito: il prete che ha dedicato tutta la propria vita alla ricerca
di Dio, convinto di salvare l’anima dei propri fedeli; l’amministratore
delegato della grande multinazionale che riduce alla fame migliaia di
lavoratori, convinto di rispettare il mandato dei propri azionisti; il grande
chirurgo che vive ogni giorno immerso nel sangue e negli organi asportati,
convinto di essere l’unico e il solo a salvare la vita ai propri simili (perché
l’unica vita è quella organica); il giocatore di pallone che incanta una
nazione con “l’intelligenza dei propri piedi” convinto di essere chissà quale
grande uomo; l’avvocato che vede motivi di contenzioso ovunque; lo sportivo che
vive solo per i propri record; il criminale che pensa esclusivamente a quali
colpi mettere a segno; il play boy inveterato convinto che le donne siano tutte
grandi puttane; l’astrologo che vede ovunque gli influssi delle stelle; la
mamma che vive solo per i propri figli… E gli “strizzacervelli” (per fortuna
non tutti) che a forza di contemplare le dinamiche più oscure dei loro pazienti
sono convinti di vedere l’Invisibile!</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Spero che si comprenda che sto
semplificando: nessuno si limita nel modo che ho descritto e tutti, chi più chi
meno, spaziano in altri ambiti. Ma per quanto vasti questi possano essere sono
pur sempre una povera cosa di fronte alla vastità della realtà ultima
dell’esperienza che condividiamo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Perciò provvediamo… continuando a
credere in una realtà comune. In una convenzione di realtà.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questa convenzione rientrano
le idee sulla nostra stessa natura. Chi potrebbe negare la nostra completa
visibilità? Eccoci tutti qua: una testa, due braccia, un torace, due gambe…
capelli, occhi, bocca. I caratteri sessuali maschili o femminili… alti o bassi,
magri o grassi, giovani o vecchi, bianchi, neri, gialli o rossi... Eccoci qui,
ben esposti alla vista.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sono sicuro che quanti si sentono
fini psicologi a questo punto avranno mangiato la foglia: </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Non basta – avranno pensato
sorridendo – c’è di più…</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E come dargli torto? Certo che
c’è di più.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Come si chiama questa persona?
Quanti anni ha? Che istruzione ha ricevuto? Quali talenti ha ricevuto dalla
vita? Quali sono state le sue esperienze più importanti? Che lavoro fa? E’ gay
o eterosessuale? Quale partito vota? E’ atea o credente? Vive da sola o in
compagnia? Quali sono i suoi hobby? Quali i suoi progetti futuri?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Prendiamo tutte queste
informazioni, sovrapponiamole a ciò che i nostri sensi percepiscono e… insomma,
potremmo dire di avere una più che discreta “vista” di insieme della persona
che abbiamo di fronte. Possiamo sentirci soddisfatti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Peccato che le cose non stiano
affatto così e che, ancora una volta, la realtà convenzionale offuschi non solo
il nostro sguardo, bensì anche la nostra coscienza. Siamo tutti convinti,
infatti, che l’essenza dell’essere umano che ci sta di fronte sia rinchiusa nel
tempo e nello spazio, che l’Io dell’ uomo finisca dove finisce la sua
epidermide e che, tutt’al più, nella massa cerebrale racchiusa nel suo cranio
si occultino i suoi ricordi, le sue capacità, i suoi talenti, le sue mancanze,
i suoi progetti, le sue fantasie, le sue speranze. Siamo convinti che l’uomo o
la donna che ci stanno di fronte si esauriscano nella loro corporeità e nei
tratti psicologici che ostentano.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma – lo ripeto – non è così. C’è
un territorio più profondo, c’è una zona più ampia, vagamente assimilabile
all’inconscio della psicanalisi, dove continuano ad esistere tutte le
esperienze che hanno fatto parte della vita di ogni persona. Solo che questo
territorio dell’anima non è “contenuto” nelle cellule nervose, né tanto meno
nel flusso molecolare delle sinapsi. Piuttosto rinvia a quella dimensione
extra-spaziale ed extra-temporale a cui sopra ho accennato e nella quale è
radicato l’apparire del mondo. Rimanda a quella dimensione invisibile dalla
quale trae alimento e sostanza quella visibile.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
Trenta raggi convergono
nel mozzo</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
Ma è il vuoto del
mozzo l’essenziale della ruota.</div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span><span style="font-size: 10.0pt;">(Dal <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Tao
Te Ching</b> di Lao Tzé)<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma il fatto che una dimensione
sia invisibile non vuol dire che non esista. Vuol solo dire che non è
rilevabile dalla nostra percezione sensoria che è tarata sulla spazialità. Ciò
nonostante l’invisibile ha una sua “consistenza”, una sua “dimensione” o, se
vogliamo, un suo “spessore”. Solo che, appunto, non si vede. C’è, ma non
appare.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Se fossimo in grado di
percepirlo, allora, guardando un uomo o una donna, vedremmo un “campo di forze”
immenso che – per così dire – alla sommità va condensandosi fino a costituire,
proprio all’apice, una piccolissima “perla”, ben solida e compatta. Quella
piccolissima perla è la nostra testa, gli elementi semi-condensati appena sotto
la testa rappresentano il nostro corpo fisico, mentre tutta la restante,
immensa parte di forze plastico-dinamiche è la nostra completa individualità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Sembra fantascienza, vero? Ma non
lo è. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Questa è la Realtà della realtà</b>.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Facciamo qualche esempio:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Anni fa si presentò al mio studio
un uomo di una certa età. Dopo essersi assicurato del vincolo del segreto
professionale, si presentò: era uno degli avvocati più famosi d’Italia. Era
stato rappresentante legale di non so più quali grandi industrie italiane a
partecipazione statale, era stato molto vicino ad alcuni degli uomini politici
ai vertici del potere e, potremmo dire, le sue idee avevano svolto un ruolo
importante nell’andamento politico del nostro paese per almeno alcuni decenni.
Ebbene, quest’uomo rispettato, invidiato e temuto, mi confidò alla fine il suo
segreto. Egli era ben consapevole di non valere assolutamente nulla, di essere
un incapace… di essere un inetto, incompetente, inadeguato, maldestro
pasticcione e di vivere nell’assoluto terrore di essere scoperto. - Prima o poi
– mi confidò quest’uomo con il panico negli occhi - tutti coloro che mi hanno
dato fiducia capiranno chi sono, scopriranno chi sono io veramente, e mi
cacceranno con infamia! </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non credo che ci sia bisogno di
molte parole da parte mia per confermarvi come il suo terrore fosse del tutto
infondato. Ve li immaginate i nostri più grandi imprenditori e i nostri più
importanti uomini politici – che non esiterei a definire veri e propri “Squali”
economici – presi per i fondelli da un millantatore? Per decenni?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ci sarebbe da ridere a
crepapelle. E invece quest’uomo, affetto da una sindrome di abbandono che lo
aveva convinto – fin da quando era piccolino - di essere “sbagliato”, cattivo,
sciocco e, dunque, indegno di autentica considerazione, quest’uomo che si era
laureato con i massimi voti in giurisprudenza (convinto di aver sempre avuto
“molto culo”), che si era specializzato alla Bocconi di Milano (secondo lui era
stato solo fortunato) e che aveva fatto guadagnare alle industrie di cui si era
occupato decine di miliardi (senza merito alcuno, sosteneva), quest’uomo
elegante, colto e raffinato era vissuto per sessant’anni nel terrore.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E adesso fate uno sforzo e
provate a visualizzare il suo inferno personale: un’ora dopo l’altra, un giorno
dopo l’altro, per mesi e per anni, per decenni… Sempre con il fiato trattenuto,
spesso con le pulsazioni cardiache alterate, bagnato di sudore freddo, invaso e
tormentato da fantasie: “Adesso mi scopriranno, adesso se ne accorgeranno… mi
cacceranno via e sarò additato al <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pubblico
lubrico</i>… che vergogna, Dio mio, che vergogna!”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Era conosciuto come persona brillante e affascinante… in
realtà spesso pagava belle donne che si prestavano ad accompagnarlo nelle
occasioni mondane, perché la sua vita affettiva ed erotica era stata
condizionata dalle stesse dinamiche, dalle stesse paure, dagli stessi fantasmi.
Era sempre stato davvero terrorizzato e, all’epoca in cui l’incontrai, era così
stanco di questo tormento interiore e della messa in scena che – almeno secondo
lui - aveva recitato per tutta la vita che stava seriamente pensando al
suicidio.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E adesso chiedetevi: ciò che si
vede all’esterno quanta parte di quest’uomo rappresenta?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Poco o nulla. Sulla superficie
dell’Oceano-Realtà galleggia la parte emergente di un iceberg. Per quanto
gigantesca essa possa essere, è pur sempre povera cosa rispetto a quella parte
di sé che la completa ma che giace, invisibile, sotto la superficie dell’Acqua.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="http://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2431643330161437712" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Una donna, non più giovanissima,
ma che doveva essere stata molto bella, si presenta un giorno al mio studio. E’
una professoressa universitaria, è singol, e vive perciò da sola in compagnia
di una gatta oramai molto vecchia. Da bambina aveva molto amato la madre e
guardato invece con sospetto un padre spesso assente e troppo scopertamente
interessato all’universo femminile. La paziente mi racconta che un giorno,
quando lei aveva 8 anni, tutta la famiglia fu coinvolta in un terribile
incidente stradale che causò la morte della madre. La piccola rimase perciò con
il padre il quale, inconsapevole che nell’immaginario della figlia egli era
colpevole della morte della madre (perché al momento dell’incidente era lui che
guidava l’auto), pensò bene di buttare benzina sul fuoco, facendole incontrare,
negli anni, una dopo l’altra, tutte le giovani donne con cui lui si
accompagnava. Donne “oggetto”, che il padre usava e gettava come se niente
fosse. La bambina crebbe con un odio feroce nei confronti degli uomini… crebbe,
sviluppò… divenne una bellissima ragazza e pensò bene di vendicarsi rendendo
agli uomini “pan per focaccia”. In breve tempo divenne una “mangiatrice di
uomini”. Uomini che anche lei “usava” cinicamente e “buttava” subito dopo
averli fatti innamorare. Tuttavia, quando aveva 35 anni, incontrò un uomo,
sposato, molto simile al proprio padre. Un uomo che da bambino era stato
testimone delle numerose relazioni amorose intrattenute dalla madre di nascosto
dal padre.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Tra la mia paziente e
quest’uomo fu subito “cortocircuito”… ne nacque una relazione turbolenta in cui
nessuno dei due contendenti era disposto a deporre le armi. Quando erano
insieme lui (rievocando la madre) la trattava come una prostituta, una
donnaccia poco di buono da usare per il proprio piacere. Con ciò vendicandosi
della madre e, indirettamente, di tutte le donne! La mia paziente subiva, come
affascinata (dal ricordo del padre), arrivava ad un estremo di umiliazione e
poi fuggiva, allontanandosi da lui. Dopo poco però lui tornava a cercarla,
promettendole di cambiare, di separarsi dalla moglie e di imparare ad amarla.
Lei credeva alle sue parole (bisognosa di conquistare l’immaginario
maschile-paterno inconquistabile) e il gioco ricominciava… perché dopo
pochissimo lui riprendeva a trattarla come una puttana. Un gioco sempre uguale,
sempre lo stesso… ognuno di loro due attratto e convinto a livello inconscio di
riuscire prima o poi a risolvere, nella relazione con l’altro, il nodo
nevrotico vissuto nel passato: lui perduto nel proprio amore-odio per la madre,
lei smarrita nel proprio odio-amore per il padre. Un gioco micidiale, perverso,
allucinante, senza scampo… che era durato 15 anni e che ancora era in piedi
quando la donna entrò nel mio studio. Quando mi lasciò, due anni dopo, avendo
conquistato solo una parziale autonomia da lui, mi disse:</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
- Se soltanto una volta lui mi
dicesse: “Ti amo” potrei finalmente lasciarlo e rifarmi una vita.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non riusciva a credere che quelle
parole, quell’uomo, non le avrebbe mai potute pronunciare perché troppo fiero e
vendicativo nei confronti della madre che lo aveva sempre tradito.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Vi invito ancora una volta a
immaginare la vita interiore di queste due persone: un’intera vita attraversata
da speranze, desideri, collere furibonde, odi profondissimi, bisogni, slanci
d’amore, decisioni irrevocabili, promesse mai mantenute, bugie, menzogne, sogni
infranti, progetti annullati e poi ogni volta ricostruiti, incontri d’amore,
sfide sessuali, attacchi improvvisi indirizzati a fare male, ad uccidere
l’avversario che poi, però, si cercherà di resuscitare. Un inferno! Un inferno
che durava 15 anni… ma i cui prodromi erano già iniziati 20 anni prima quando
sia lui che lei si erano persi, urlando, nei giardini della propria infanzia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Chi vorrà sostenere che
nell’integerrima professoressa o nel medico affermato che tutti i giorni si
sono aggirati per le strade della nostra città, e che hanno incontrato amici,
colleghi, studenti, pazienti, sconosciuti di passaggio, magari salutando e
sorridendo, chi vorrà sostenere che in queste due persone siano stati
riconoscibili e dunque visibili le loro più complete ed ultime realtà? Chi ha
mai contemplato il loro Io più profondo? Chi li ha davvero visti?</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un ultimo esempio, di sfuggita:
penso al prestigioso professore di università, sposato e con due figli, che mi
confessò la sua insuperabile attrazione per il masochismo. La sua mente, per
altro assai brillante, era quasi continuamente occupata da fantasie erotiche in
cui “Padrone Severe”, vestite di cuoio e lattice, armate di manette e frustini,
lo costringevano alle più umilianti torture portandolo solo infine ad un
orgasmo liberatorio. Anche qui: incontri segreti, menzogne, sperpero di denaro,
promesse di cambiamento fatte a se stesso, desideri morbosi, fantasie estreme,
vergogna… molta vergogna. Sempre. E poi ancora rassegnazione, pensieri suicidi,
voglia di riscatto, masturbazioni segrete, incontri umilianti, ricatti a volte…
e ancora vergogna…</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Cosa si vede di quest’uomo? Poco
o nulla. Il suo Io è invisibile agli occhi del mondo. Ciò che si vede è poca
cosa, una quisquilia, schiuma di mare sulla superficie dell’Oceano Profondo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 14.0pt;">****<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È ovvio… si potrebbe ora
obbiettare che la mia sia sempre stata una posizione particolare. Che lo studio
di uno “strizzacervelli” non sia un laboratorio giusto per simili esperimenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lo credevo anch’io, fino a pochi
anni fa. Credevo fosse la “Patologia” ad essere invisibile.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Poi, pian piano, man mano che
raccoglievo confidenze e testimonianze occasionali da uomini e donne
straordinari che mi capitava di incontrare fuori dal mio stretto ambito lavorativo,
mi sono accorto di quanti aspetti della vita interiore delle persone
rimanessero sempre e comunque celati alla vista degli altri. Negli anni sono
stato onorato, infatti, dalla fiducia di persone che mi hanno fatto partecipe
di rivelazioni segrete e informazioni riservate sulla loro vita privata. Vite
straordinarie, lo ripeto, nelle quali rilucevano generosità inimmaginabili,
abnegazione e senso della responsabilità, sacrifici, scelte eroiche e
coraggiose, progetti arditi, gesta spericolate e temerarie.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E allora ho capito. Con
l’esperienza e la “vecchiaia” ho capito.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Siamo tutti esseri invisibili</b>. Chi più chi meno. Abbiamo tutti le
nostre vicissitudini occulte e siamo tutti attraversati da paure, speranze,
bisogni, rimpianti, odi segreti, amori non confessati, fantasie perverse,
ferite vergognose, rinunce coraggiose, sacrifici eroici, altruismi
inimmaginabili. Tutti ci osservano, ma nessuno “ci vede” per quello che siamo.
Noi stessi, tuttavia, vediamo solo una parte piccolissima e superficiale della realtà
degli altri, perché quella che veramente conta è nascosta. Non appare, se non
per brevi lampi di intuizione immaginativa. Ad esempio quando “amiamo” - come
scoprì Oscar Wilde nei suoi ultimi giorni di vita passati in carcere per il
reato di omosessualità – perché allora, e solo allora, cogliamo con la forza
dell’immaginazione l’essere profondo e ideale dell’altro. Lo cogliamo in una
sorta di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Immagine Ideale</b> che non è
però, si badi bene, una costruzione arbitraria della fantasia, bensì
un’autentica <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">percezione visionaria</b>
dell’essere dell’altro colto nella sua completezza e nella sua verità.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Solo l’immaginazione d’amore può
arrivare a tanto e svelare l’occulto.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma essa – da sempre - appartiene
agli eletti! </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ai “Poveri di Spirito”.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Qualche volta, ma non sempre, e
non per sempre, agli amanti…</div>
<!--EndFragment--></div>
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