Come salvarsi la vita... psichica
Sembra incredibile: nell’epoca della più veloce, ampia ed esaustiva
informazione possibile, messa a disposizione di chiunque desiderasse averla,
sono invece pochissime le persone che potrebbero affermare di conoscere la differenza
che intercorre tra gli ambiti operativi della psichiatria, della psicologia,
della psicanalisi o della psicoterapia. Pochissimi conoscono le profonde
differenze che intercorrono tra molti di questi “strumenti” terapeutici…
strumenti che solo l’etimologia della prima componente del nome - Psyké - rende
similari. Eppure, se non proprio di tutti gli uomini o di tutte le donne
moderne, questo dovrebbe pur essere un interesse specifico se non altro di
quanti intendessero usufruire di un “trattamento” psicologico.
Un attento
esame della realtà ci dice, tuttavia, che le cose non stanno affatto così, e
che molte persone, pur nella massima buona fede, spesso si affidano ciecamente
a terapeuti di cui non conoscono né la formazione né, soprattutto, i
presupposti conoscitivi della loro formazione.
Dovrebbero?
Credo di si! L’epoca
della fiducia nel “ruolo” è tramontata da un bel pezzo, e così come essere
madri o padri naturali non garantisce della capacità di svolgere adeguatamente
i propri compiti, così come essere insegnati o professori di ruolo non
certifica della capacità di educare dei giovani, così come l’appartenenza
stessa ad un genere, maschile o femminile, non rivela un gran che della
capacità di essere Uomini o Donne, così, tanto più, essere psicologi o psicoterapeuti
- oggi più che mai – non racconta nulla dell’equilibrio psichico raggiunto, dei
presupposti conoscitivi appresi nel corso della propria formazione o della
“padronanza dell’arte” necessaria per strappare i propri simili dalle
difficoltà nelle quali essi versano.
Di qui l’idea di questo piccolissimo
breviario che possa servire come “guida di viaggio” agli intrepidi argonauti
che vogliano ancora credere e sperare di poter conquistare il “Vello d’oro”
(termine arcaico con cui veniva indicata la Realizzazione Interiore e la Salute
dell’Anima).
La neurologia è quella branca della medicina
che studia le patologie inerenti il SNC/Sistema
Nervoso Centrale (cervello, cervelletto,
tronco encefalico e midollo
spinale); il Sistema Periferico Somatico (radici e gangli spinali, plessi
e tronchi nervosi) ed il SNA/Sistema Nervoso
Periferico Autonomo (gangli simpatici e parasimpatici, plessi extraviscerali ed intraviscerali). Fino agli anni
settanta in Italia la trattazione delle malattie del Sistema Nervoso
includeva in un unico "corpus" sia le patologie della mente che le
patologie "organiche", per cui la disciplina allora professata era
definita "neuropsichiatria". Anche grazie alla
riforma ispirata da Franco Basaglia, i due ambiti vennero
articolati, scientificamente, clinicamente e didatticamente, in neurologia e psichiatria.
Il vero e proprio ambito della neurologia sarebbe perciò rappresentato dalle
patologie organiche del sistema nervoso centrale e periferico, come ad esempio
il morbo di Parkinson, la sclerosi a placche, la cefalea, il coma o la SLA.
La psichiatria
è la branca specialistica della medicina che si occupa della prevenzione,
della cura
e della riabilitazione dei Disturbi Mentali di origine
Organica , dal punto di vista teorico e pratico. Essa è definibile come una
"disciplina di sintesi" poiché il mantenimento e il perseguimento
della salute mentale, che è lo scopo fondamentale
della psichiatria, viene ottenuto prendendo in considerazione diversi ambiti:
medico-farmacologici, psicologici, sociologici, politici, giuridici. La
psichiatria è una pratica medica focalizzata prevalentemente sull'uso dei
farmaci ma con l'utilizzo accessorio di metodologie altrimenti tipiche della
psicologia, che invece è la disciplina che studia il comportamento degli
individui e i loro processi mentali. La psichiatria si distingue inoltre dalla
psicologia anche per il diverso corso di studi. E, infatti, volendo essere
rigorosi, uno psichiatra che volesse usare le tecniche psicanalitiche, dovrebbe
prima superare uno specifico training analitico, e non “improvvisare” come
invece, purtroppo, spesso accade nel nostro bel paese. Come che sia, il campo
di specifica competenza della psichiatria dovrebbe rimanere circoscritto alle
Psicosi (schizofrenie, depressioni endogene, distimie monopolari e bipolari,
disturbi borderline), alle sindromi dissociative e derealizzanti, ai disturbi
della personalità (depersonalizzazione, personalità multiple, psicopatie ecc…)
e ai disturbi da stress post-traumatico.
La psicologia è la scienza
che studia il comportamento degli individui e i loro processi mentali. Tale
studio riguarda in maniera solo approssimativa le dinamiche interne dell'individuo
(che sono invece di spettanza della psicanalisi), e in maniera approfondita i
rapporti che intercorrono tra l’individuo e l'ambiente,
il comportamento umano e i processi mentali che intercorrono tra gli
stimoli sensoriali e le relative risposte (percezione, rappresentazione,
motivazione, ecc….) Attualmente la psicologia è una disciplina
composita, i cui metodi di ricerca vanno da quelli strettamente
sperimentali (di laboratorio o sul campo) a quelli più etnograficamente
orientati (ad esempio: alcuni approcci della psicologia culturale); da una dimensione
strettamente individuale (ad esempio: studi di psicofisica,
psicoterapia
individuale, etc.), a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto sociale e
di gruppo (ad esempio: lo studio delle dinamiche psicologiche nelle
organizzazioni, la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti
"gruppi focali", etc.). Queste diversità di approcci ha prodotto
un'articolazione di sottodiscipline psicologiche, con differenti matrici epistemologico
- culturali di riferimento.
La psicoanalisi (da psiche, anima,
più comunemente "mente", e -analisi: analisi della mente) è la
teoria dell'inconscio su cui si fondano una prassi e una
disciplina psicoterapeutiche, e che ha preso l'avvio dal lavoro di Sigmund
Freud. Innanzitutto essa è una teoria dell'inconscio.
Nell'indagine dell'attività mentale umana essa si rivolge soprattutto a quei
fenomeni psichici che risiedono al di fuori della coscienza. Viene perciò
implementato il concetto di inconscio, introdotto nella riflessione
teoretica già da Cartesio, Locke
e Leibniz,
e che Freud rielaborò da un punto di vista descrittivo e topico sulla base
delle sue esperienze con Jean-Martin Charcot. Si basa sullo studio dei meccanismi
inconsci di difesa, sulle dinamiche evolutive della psiche e sull’interazione
delle istanze che concorrono alla creazione dell’equilibrio della personalità.
In secondo luogo la psicoanalisi è una prassi terapeutica. Avrebbero
perciò il diritto di appellarsi “psicanalitici” solo ed esclusivamente quei
trattamenti fondati sulle dinamiche inconsce e sull’analisi del Transfert come
ad esempio è per la Psicanalisi classica di Freud, la Psicologia del Profondo
di Jung, la Bioenergetica di Reich o quella di Lowen, la Logoterapia di Frankl
e tante altre ancora. L’ambito di competenza specifico dovrebbe essere quello
riguardante alcuni disturbi sessuali (disfunzione erettile, eiaculazione
precoce, anorgasmia, perversioni, esibizionismo, voyerismo), nevrosi ansiose
(attacchi di panico, disturbi fobici, disturbi ossessivo-compulsivi,
ipocondria, depressioni reattive), disturbi alimentari (anoressia, bulimia),
dipendenze (affettive, da sostanze, dal gioco, dai nuovi mezzi tecnologici),
immaturità e fragilità psicologica.
La psicoterapia è molto più recente
e, spesso, di origini trans-oceaniche (Stati Uniti d’America). Si occupa della
cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità che vanno
dal modesto disadattamento all'alienazione profonda e possono manifestarsi in
sintomi nevrotici
tali da nuocere al benessere di una persona fino ad ostacolarne lo sviluppo
causando fattiva disabilità; a tal fine si avvale di tecniche applicative della
psicologia
dalle quali prende specificazione: psicoterapia cognitivo-comportamentale,
psicoterapia della gelstat, psicoterapia transazionale, psicoterapia
strategica breve, ecc. Volendo essere rigorosi, tutte queste tecniche
affrontano in maniera diretta il sintomo senza chiedersi quale sia il senso o
il significato dello stesso e, in fondo, senza saperlo fare. In Italia, con
l’istituzione dell’Albo degli Psicoterapeuti, la psicanalisi è stata fatta
rientrare un po’ forzatamente nelle psicoterapie con il termine di psicoterapia
psicanalitica. Professionalmente, sempre in Italia, la psicoterapia è una
specializzazione sanitaria riservata a Medici
e Psicologi
iscritti ai rispettivi Ordini professionali e si consegue mediante un
percorso formativo presso scuole di specializzazione universitarie ovvero in
scuole di specializzazione private. Etimologicamente
la parola psicoterapia - "cura dell'anima"
- riconduce alle terapie della psiche
realizzate con strumenti psicologici quali la parola,
l'ascolto,
il pensiero,
la relazione,
nella finalità del cambiamento consapevole
dei processi psicologici dai quali dipende il malessere o lo stile di vita
inadeguato e connotati spesso da sintomi come ansia,
depressione,
fobie,
etc.
****
Sperando con tutto il cuore di essere stato fin qui sintetico
e, soprattutto, comprensibile, mi permetterò ora di complicare ulteriormente le
cose riportando non solo le differenze di fondo che separano le terapie
psicanalitiche da tutte le altre, bensì anche quelle più significative che
separano una prassi psicanalitica dall’altra.
Tanto per cominciare credo che
sia fondamentale sapere che mentre le terapie psicanalitiche partono dal
presupposto che il disturbo – quale che esso sia – affonda le sue origini nello
sviluppo evolutivo della nostra psiche, e che perciò abbia un senso e un
significato che bisogna comprendere se si vuole davvero liberarsene, non è
necessariamente così per la maggior parte delle psicoterapie che si sforzano
invece di affrontare il sintomo prescindendo dalle sue origini e, dunque,
necessariamente, da qualunque suo possibile significato.
Non è questo il luogo
per alimentare sterili polemiche, ma è fondamentale sapere che mentre nessun
psicanalista “aggredirebbe” un sintomo (per quanto doloroso) finché continua ad
esercitare la sua funzione all’interno dell’equilibrio psichico del paziente,
non è così per la psicoterapia che tenta di liberare il paziente dal sintomo
partendo dal presupposto che esso sia un “accidente” più o meno occasionale
intervenuto a disturbare la vita psichica di quest’ultimo. Per dovere di
correttezza bisogna ammettere che “guarigioni” di questa natura di fatto
avvengono (con un risparmio più che considerevole di tempo e denaro sul
percorso psicanalitico)… resta solo da vedere – e lo resterà sempre – se il
risultato ottenuto sia, in effetti, il migliore possibile per la vita
(organica, psichica e morale) delle persone così curate. Ma su questo ognuno è
libero di pensarla come meglio crede.
Entriamo ora nel vivo delle psicoterapie psicanalitiche e proviamo ad
immaginare che, lungi dall’esaurirsi nel maggiore o minore risvolto dato alla
sessualità o alla volontà di potenza, oppure ancora nella diversissima
impostazione del setting terapeutico, le varie scuole di psicanalisi si
distinguono soprattutto per i polari ed opposti presupposti antropologici da
cui prendono l’avvio. Cosa che, se avete capito bene a cosa alludo, non si può
certo considerare marginale.
Così – tanto per fare alcuni esempi – se per la
Psicanalisi Classica (S.Freud) l’uomo è un animale evoluto che ha trovato
conveniente sacrificare la propria istintualità (gratificante ma pericolosa)
alla organizzazione sociale (poco gratificante ma molto più sicura), per la
Logoterapia (V.Frankl) o la Psicosintesi (R.Assagioli) invece, l’uomo è una
creatura spirituale che attraverso le vicissitudini della vita cerca di ricongiungersi
al proprio Creatore. Tra queste due estreme ed opposte visioni se ne trovano
ovviamente molte intermedie, come la Psicologia del Profondo (C.G.Jung) che
vede nell’uomo un essere misterioso nella cui anima è depositata la possibilità
di decifrare il segreto della propria esistenza, o la stessa Bioenergetica
(A.Lowen) che vede trasparire nella funzionalità corporea una dimensione
spirituale rispetto alla cui natura, tuttavia, non prende alcuna
posizione.
Potrei continuare - spero sia ovvio - ma preferisco fermarmi qui,
sperando che questi pochi, estremi esempi siano sufficienti a far comprendere
quanto possano essere essenziali i presupposi filosofici o, se preferiamo, la
visione del mondo, da cui ogni terapeuta prende l’avvio per aiutare i propri
pazienti. A prescindere dai risultati ottenuti essa risulterà determinante…
Sempre! Anche nel deprecabile caso in cui un terapeuta si considerasse
emancipato da qualunque presupposto filosofico, perché ciò vorrebbe solo dire
che in lui tali presupposti esistono comunque ma sono inconsci. E anche se oggi
è l’epoca della inconsapevolezza diffusa, non augurerei a nessuno di
confrontarsi con un terapeuta che ignori i presupposti conoscitivi da cui muove
il proprio pensiero.
Per completare il quadro si tenga in considerazione un’ultima cosa: oggi
gli psicoterapeuti più onesti e spregiudicati sono concordi nel ritenere che
l’elemento decisivo ai fini di una cura sia la Qualità della relazione
terapeuta-paziente. In altre parole ciò sembrerebbe sconfessare tutto ciò che
fin qui mi sono sforzato di illustrare, rimandando la “guarigione” non tanto
alla teoria di riferimento o alla tecnica usata dal terapeuta, quanto piuttosto
alla “bontà” dell’Incontro tra persona e persona.
In effetti, è così (o,
almeno, questo è anche il mio convincimento). Ciò tuttavia non toglie valore
alle specificazioni sopra riportate, bensì le rinforza, mostrando come, in
realtà, la terapia psichica possa funzionare solo nei limiti in cui si trovino
a coincidere le scelte di vita profonde (teoriche e pratiche) sia degli uni che
degli altri. In altre parole ciò significa che ognuno “incontra” l’Altro che è
davvero predisposto ad “incontrare”, pena la squalifica del proprio operato.
Terminerei
perciò questo breviario con un esplicito invito: qualora dovesse servire,
scegliete con cura il terapeuta nella cui anima riversare le difficoltà
irrisolte. Sceglietelo con avvedutezza e, qualora dovessero mancare elementi
evidenti su cui basarsi, fate parlare il vostro istinto: vi dirà se restare o
invece fuggire a gambe levate.
Nessun commento:
Posta un commento