Del legame occulto, più che
“simbolico”, tra il Principio Femminile, le donne e la bellezza, ho già scritto
più volte in articoli, saggi e brevi racconti. Sarebbe sciocco da parte mia
ripetermi, perciò, presumendo che chi mi conosce abbia letto almeno qualcuno
dei miei precedenti lavori (consultare ad esempio: http://www.pieropriorini.it/index_file/ladonnasalverailmondo.html)
partirò dall’assunto che, di tale legame, si conoscano le radici. Tuttavia, per
correttezza verso nuovi e occasionali lettori, mi si conceda di ricapitolare in
sintesi tali presupposti.
Punto di partenza delle mie
ricerche è sempre stata la Realtà Archetipica e l’osservazione degli elementi e
delle qualità che la caratterizzano nel suo dispiegarsi nel mondo fenomenico. E
questo perché, in sintonia con la psicologia del profondo di C. G. Jung e il
convincimento di molti suoi esegeti, sono convinto che siano questi elementi e
queste qualità ad imprimersi nella realtà quotidiana e, almeno in parte, a
condizionarla. Non viceversa! In altre parole, ciò significa che il Principio
Femminile e il Principio Maschile, con le loro specifiche qualità, oltre a
condizionare molti dei processi del mondo fenomenico, soprattutto presiedono
all’essere fisico e psichico delle donne e degli uomini i quali poi, a seconda
di numerose variabili tra loro indipendenti (facoltà e attitudini innate,
educazione, condizionamenti ambientali, ecc…), possono respingere oppure
accogliere tali qualità. E possono farlo in maniera più o meno parziale o
assoluta.
Sottolineando, ancora una volta,
che le sintesi riassuntive non sono mai in grado di restituire un immagine
esaustiva dei fenomeni che, appunto, vogliono solo riassumere, sarà tuttavia
opportuno qui ricordare che se l’asse portante dell’identità del Maschile può
essere considerata La Forza e i suoi
derivati (coraggio, determinazione, aggressività, attività, ecc…), e che tutti
si riassumono nel Fallo Eretto, centro gravitazionale del Femminile può essere
invece considerata La Bellezza e i
suoi specifici derivati (recettività, affettività, duttilità, creatività,
vitalità, ecc…), che tutti si riassumono nelle Rotondità Corporee della donna.
Sono questi elementi archetipici
che, in quanto universali e perenni, si dispiegano nel destino di tutti gli
uomini e di tutte le donne, e ciò a prescindere – come ho già tentato di
spiegare - dall’accoglimento o dal rifiuto, totale o parziale, che ogni
individuo può liberamente esercitare nei loro confronti. A prescindere dalle
forme contingenti che essi di volta in volta assumeranno nel tempo e nello
spazio. E, infine, a prescindere dalle innumerevoli variazioni culturali e
cultuali. Perciò, l’influenza del Principio Archetipico, Maschile o Femminile,
può essere percepita tra gli Inuit che hanno trascinato la loro esistenza tra i
ghiacci perenni, così come tra gli Himba che hanno invece popolato la costa
nord della Namibia; si è fatta sentire negli usi e nei costumi degli antichi romani,
così come in quelli della più rigida cultura anglosassone, ha condizionato le
usanze della secolare cultura cinese così come quelli della più moderna
popolazione newyorkese. Le donne sempre sensibili alla propria estetica; gli
uomini sempre impegnati a dimostrare il proprio vigore.
Dato tutto ciò per provato,
cos’altro aggiungere? Quale bisogno di ricamare su dati di realtà che a tutti
dovrebbero apparire incontrovertibili? Nessuno! Se non forse quello di voler
sottolineare l’incredibile fedeltà della donna moderna al proprio mandato
archetipico.
Mi spiegherò meglio. La visione
della portata e dello spessore del fenomeno che sto per descrivere si è accesa
all’improvviso in me, che da anni tratto queste tematiche, soltanto poche
settimane or sono, durante un ultimo viaggio in India. Da giorni mi compiacevo
di osservare i magnifici colori dei Sari indossati dalle donne indiane quando,
come se fossi stato colpito da un lampo, mi resi conto del fatto che, forse,
più del novantacinque per cento delle donne che osservavo vestivano con i
costumi tradizionali, mentre si e no il dieci per cento della popolazione
maschile faceva altrettanto. Così, al fianco di donne giovani o vecchie, povere
o ricche, disimpegnate oppure intente nei più duri e umili lavori, tutte però
in sari e veli, in un tripudio di accesissimi colori, al loro fianco, dicevo,
c’erano uomini grigi, vestiti all’occidentale, con jeans, scarpe da ginnastica
Nike o Reebok, magliette di calcio con i numeri di Totti, Ronaldo o di Lionel
Messi, maglioni dai colori scuri, smorti e tristi, oppure con giacche a vento nere
e informi.
Perché?
Mentre me lo chiedevo, mi resi
conto però che la stessa cosa avevo sempre osservato ovunque nel mondo: in
Medio Oriente, in Africa, in America Latina… Forse non con la stessa
schiacciante proporzione percentuale ma, comunque, pur sempre esorbitante. Le
donne bellissime nei loro abiti o vesti tradizionali, con le acconciature, i
trucchi e i gioielli che le avevano celebrate nel corso della storia. Gli
uomini inguardabili, dentro abiti che non gli appartenevano, brutti anche nei
rari casi in cui si trattava di vestiti di prestigio. Smunti. Tristi.
Inadeguati.
Ancora una volta… Perché?
Come era possibile che nessuno
avesse mai rilevato l’assurdità del fenomeno? O, almeno, la sua dissonanza
percettiva?
Non feci in tempo a stupirmi
della mia osservazione che già mi stavo rispondendo: è probabile che il
fenomeno che stavo contemplando non fosse altro che la riprova di quella
differenza sostanziale tra il Principio Femminile e quello Maschile di cui
sempre mi sono interessato al livello professionale. È innegabile, infatti, che
anche gli uomini moderni sono fedeli alle Qualità Archetipiche proprie del
Maschile. Anzi, le stanno acuendo ed esasperando: gonfiando i muscoli in palestra,
imponendo alle donne il proprio egocentrismo o devastando il mondo con guerre
assurde il cui unico scopo è il raggiungimento del Potere e della Ricchezza.
Che, a loro volta, sono un modo come un altro per dimostrare a tutti quanto
grosso e duro sia il loro fallo.
La donna, dunque, vestendo così
come si veste, sorridente, sempre carica di bambini, un po’ dovunque nel mondo,
non fa che raccontare la sua fedeltà a se stessa: testimone della Bellezza,
dispensatrice di Vita, messaggera di Pace, interprete della Gioia e della
Speranza. Innovativa, scaltra, sempre attenta, competente, sagace e smaliziata…
nonostante tutte le difficoltà che un Maschile, non troppo degno di essere alla
sua altezza, scarica da tempo sulle sue spalle.
Perciò la carrellata di fotografie
che seguono, scattate da mia moglie, vogliono essere un omaggio a tutte le
donne che, in un momento così drammatico come quello che il mondo intero sta
attraversando, con questa tacita fedeltà a se stesse, offrono un esempio
vivente delle poche alternative possibili che abbiamo per ritrovare il senso e
il significato del nostro esistere in questo mondo.
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