riflessioni scientifico-spirituali
Premesso:
1) che ho viaggiato per più di
dieci anni in Medio Oriente e che ho conosciuto musulmani dall’animo dolce e
gentile che mi hanno onorato delle loro confidenze.
2) che ho studiato l’Islam per
tre anni e che, fin dall’inizio, mi convinsi della fenomenologia occulta cui si
deve la “rivelazione” del Corano al suo profeta Maometto.
3) che conosco bene le opere di
Qassim Amin, Ghaleb Bencheikh, Rita El Kayat, Fatema Mernissi, Magdi Allam,
Chahdortt Djavann, Leila Ahmed, Jean P. Sasson e quelle critiche, pro e contro
l’integrazione, di Abdelwahab Meddeb, Oriana Fallaci, Tiziano Terzani e Dacia
Maraini.
4) che sono persuaso del dato
scientifico che nega l’esistenza delle “razze” umane e della loro presunta
diversità. Mentre sono convintissimo dell’estremo valore che si cela nel
destino delle “Anime di popolo” e nell’intenso condizionamento operato dai
fattori culturali e ambientali…
Sperando di non essere frainteso
vorrei condividere le riflessioni che seguiranno.
****
Buffo però che oggi, prima ancora
di dire soltanto A, ci si senta in obbligo di proteggersi le spalle come io ho
fatto nella speranza di promuovere una discussione approfondita e non animosa
sui fatti storici di cui siamo testimoni. Ironico – o forse drammatico - che
abbia sentito l’esigenza di farlo, ben sapendo che servirà a poco in questo
clima di “bassa tifoseria” che imperversa nel web o sui giornali (virtuali o
meno), dove non c’è traccia alcuna di un’autentica riflessione del pensiero e
tutto è rimandato a quel che resta dell’antica appartenenza a una ideologia
anziché ad un'altra. Dove allo sforzo di una penetrazione conoscitiva dei
fenomeni in atto si sostituisce lo scontro tra il fare grossolano, reattivo ed esagitato della Destra e il dire solo politicamente-corretto della Sinistra.
Peccato sia così! Perché se
l’immigrazione islamica in Europa è un fatto, il problema dell’estrema
difficoltà dell’integrazione di queste genti non potrà essere risolto se non si
penetrerà il suo più profondo significato e non si arriverà ad intravedere a
quale livello spirituale la battaglia dovrebbe essere condotta.
****
Nel 1915, nel cuore della prima
guerra mondiale, il fondatore del movimento scientifico spirituale
antroposofico, Rudolf Steiner, portò in numerose città (Zurigo, Hannover,
Brema, Lipsia, Norimberga) delle conferenze che riecheggiavano sempre lo
stesso, identico contenuto. Affranto e turbato per il costo di vite umane che
la guerra esigeva, Stainer si sentì responsabilizzato dagli eventi a svelare
agli uomini predisposti a comprenderlo quale fosse il motivo occulto di quel
drammatico contendere. E riallacciandosi a un precedente ciclo di conferenze
che lui stesso aveva tenuto nel 1912 a Kristiania sulla missione delle Anime di
Popolo, ricordò come al popolo tedesco e, più in generale a tutta la
Mitteleuropa, fosse stato affidato il compito di incarnare e perfezionare lo
sviluppo dell’anima cosciente. Forte del contributo di artisti e pensatori
quali furono Goethe, Novalis, Schelling, Fichte, Hegel e quant’altri, la
Mitteleuropa, infatti, avrebbe dovuto arginare il gretto materialismo allora
appena emergente nella corrente anglo-americana e contenere lo spiritualismo
profondo ma ancora vacuo, intenso ma privo di una “forma espressiva” adeguata
(e dunque indicibile), da sempre
presente nella corrente slava.
Perciò la tragedia del 1915,
sempre secondo le investigazioni di Steiner, non sarebbe stata altro se non
l’espressione sensibile di quella ben più terribile guerra che nei mondi superiori
vedeva il “Serpente di Midgard” tentare di stritolare tra le proprie spire (una
alimentata dalle correnti del nord-ovest anglo-americano, l’altra da quelle del
sud-est slavo) i viventi valori e i viventi principi della più spirituale
Mitteleuropa.
Steiner morì nel 1927 e mancano
perciò sue ulteriori investigazioni, ma è più che probabile che gli eventi
denunciati abbiano continuato il loro corso fin oltre la seconda guerra
mondiale e che l’attuale Europa (quella dei nostri giorni) abbia quasi completamente
smarrito il ruolo di centralità spirituale che avrebbe invece dovuto saldamente
tenere. Almeno fin tanto che la Grande Madre Russia non fosse stata pronta a
darle il cambio assumendo quel ruolo centrale che, sempre secondo previsioni
occulte, le spetterà nella futura epoca evolutiva terrestre.
Di fatto, gli attuali governanti
europei sono già stati completamente asserviti all’immoralità del neo-liberismo
finanziario anglo-americano che sta tentando di stritolare il mondo, e solo qua
e là, celate nelle pieghe del corrotto mercato europeo, ancora sopravvivono
sparute frange di cultura e di pensiero davvero degni di chiamarsi tali.
È in questo quadro di possibile,
totale disfatta spirituale dell’Occidente che io credo si possa, anzi, che si
debba, tentare di interpretare e comprendere il fenomeno dell’immigrazione dei
popoli musulmani nel cuore della vecchia Europa.
Su questo processo in atto tanto
si è detto, tanto si è scritto e tanto ci si è accapigliati. Ingiuriandosi l’un
l’altro nei modi più feroci, com’è consuetudine nella peggiore tifoseria
calcistica di uomini e donne decerebrati. Difficile, se non impossibile, che
qualcuno ascolti il proprio presunto nemico, che valuti con animo sereno quel
che ha da dire e sia pronto, almeno in parte, a correggere i propri
inderogabili assunti. Già alcuni mesi fa, in un articolo intitolato “Ma di che cosa stiamo parlando?”
denunciavo questa patetica situazione e, provocatoriamente, avevo proposto una
riflessione sui temi lanciati dalle due opposte fazioni sul tema
dell’integrazione islamica rappresentate da Oriana Fallaci, da una parte, e
Tiziano Terzani e Dacia Maraini dall’altra. Perché mi sembrava, già allora, che
la penetrazione conoscitiva del fenomeno non stesse da una parte o dall’altra,
bensì al centro, in una combinazione creativa delle due tesi.
L’Analisi della Fallaci, infatti,
nonostante un margine di ampia distorsione, dovuta alla sua caratteriale
animosità e a quell’inconsapevole parzialità che le ha sempre impedito anche
solo di intravedere l’arroganza e la violenza occulta dell’imperialismo
americano, contiene alcune osservazioni che meriterebbero comunque di essere
prese in considerazione. Come quella sulla più che evidente fragilità delle
varie intellighenzie europee che, in virtù di un buonismo di principio, si sono
sempre dimostrate incapaci di dialogare con l’Islam ad armi pari. Infatti,
nessuna delle libertà che sono state concesse all’Islam sul territorio europeo
hanno mai avuto la sacrosanta pretesa di un corrispettivo. I musulmani edificano
moschee in tutta Europa mentre nessun’altro popolo ha ottenuto la medesima
libertà di espressione nei loro “sacri” territori. Loro possono permettersi di
criticare o offendere in tutti i modi i costumi e il Dio propri della cultura
nella quale si vanno insediando, ma guai se qualcuno di quella stessa cultura,
a loro estranea, si mostra irrispettoso nei confronti dei costumi e del Dio che
essi invece venerano.
In questo senso ho paura che
fosse corretta l’analisi di Giovanni Sartori quando, nell’articolo apparso nel Corriere della Sera del 20. 12. 2009,
rilevava come in nessun paese del mondo la penetrazione islamica, una volta
compiutasi, avesse mai accettato l’integrazione. Ma come, piuttosto, avesse
sempre preteso la resa incondizionata delle altre culture alla propria.
Come se non bastasse, il
politologo italiano avvertiva, in tempi non ancora del tutto sospetti,
basandosi sugli scricchiolii che la moderna Turchia voluta da M. K. Ataturk già
lasciava presagire, quanto difficile fosse per i popoli musulmani accettare
fino in fondo la divisione tra stato laico e stato religioso.
D’altra parte, però, non si può
negare che qualsivoglia critica dovrebbe pur sempre riguardare la cultura o, se proprio vogliamo, i principi e i
valori della religione islamica e non gli uomini che li esprimono riunendoli
sotto l’antico e assai dubbio concetto di razza. Personalmente faccio fatica a credere che ancor oggi, dopo
gli studi di così tanti scienziati - tra i quali spicca il genetista italiano
Luigi Cavalli-Sforza - qualcuno possa fare ancora appello a quella fumosa
nozione, mancando invece di osservare come gli esseri umani - al di là di
insignificanti tratti corporei dissimili - sviluppino quelle credenze e quegli
atteggiamenti che la famiglia, la scuola e l’ambiente sociale propone loro.
Le razze non esistono, come
provava a far osservare Dacia Maraini a Oriana Fallaci.
E su questa base scientifica,
oggi più che accreditata, mi sento di affermare che non esistono bambini che,
alla loro nascita, possano essere definiti cristiani, induisti, ebrei o
musulmani. Piuttosto credo che nascano solo dei bambini… i quali, purtroppo,
saranno educati a un credo religioso senza alcuna autentica possibilità di
scelta.
Le religioni dovrebbero poter
essere giudicate. Tutte! Non gli uomini che poi le esprimeranno!
Allo stesso modo non credo sia
corretto mancare di prendere in considerazione i drammatici percorsi di vita
attraversati da ogni singolo essere umano, anche quelli dei più pericoloso
guerrigliero o kamikaze… non solo perché – come ha fatto notare Terzani - sono
quei percorsi che li hanno condizionati e plasmati, ma anche perché potremmo
scoprire che in un qualche modo siamo stati noi occidentali ad imporglieli.
Poco importa se a causa di nostri egoistici e specifici interessi o solo a
causa della consueta indifferenza che caratterizza la nostra vita di distratti,
pigri e ben pasciuti occidentali. Il risultato è sempre lo stesso. Fu il
presidente americano George W. Bush a ordinare la seconda Guerra del Golfo (la
prima fu opera del padre) che portò all’uccisione di Saddam Hussein e che,
oltre a migliaia di morti, gettò nella miseria più nera un’intera nazione. E il
processo “farsa” cui in seguito Saddam fu sottoposto, e la sua frettolosa,
ignobile, esecuzione non sono certo riusciti a fugare i sospetti sui vergognosi
interessi economici e geo-politici che mossero l’intelligence americana a falsificare l’inchiesta su una sua
illecita detenzione di armi nucleari e chimiche. Così come non c’era solo
l’interesse di Sarkozy e della Francia nella guerra inscenata contro Gheddafi,
bensì come sempre anche quello dell’America. Entrambe non potevano permettere
che il Ras libico stesse progettando di liberarsi del CAF (la moneta ufficiale
francese valida in tutto il nord-Africa) sostituendolo con una moneta
Pan-Africana alternativa, già pronta a entrare in funzione perché sostenuta
dall’ingente patrimonio d’oro e d’argento messo a disposizione dell’operazione
dallo stesso Gheddafi. Una moneta che, nell’immediato futuro, avrebbe potuto
sostituirsi addirittura al petrol-dollaro.
Sui tavoli del “Potere” si sono
perciò mischiate le carte e approntate le contromisure.
La verità è che l’Europa, del
tutto dimentica della missione che avrebbe dovuto rivestire nell’epoca
dell’anima cosciente, serva accattona dell’imperialismo anglo-americano, dopo
averne appoggiato le sporche guerre si trova ora invasa da quella stessa massa
di povera gente che ha contribuito ad allontanare dai propri territori.
All’interno di questa massa si agita di tutto: disperazione, paura, miseria,
fame, rabbia, violenza e sete di vendetta.
Ma non è questo il punto.
Centinaia, forse migliaia di reportage e articoli ben documentati parlano di
tutto questo, e con ben più ampio respiro. Sarebbe sciocco, oltre che inutile
da parte mia, riproporre analisi che già sono state fatte sulle complesse cause
di questo esodo e sui pericoli che sta generando.
Ma, appunto, non sono i soliti
punti di vista che in quest’articolo mi interessa mettere in evidenza. Perché
di là dall’impossibile integrazione o meno dei popoli musulmani nella cultura
dei popoli ospitanti, di là dalle loro più o meno esorbitanti pretese e anche
oltre i pericoli incombenti, rappresentati dagli attentati terroristici
realizzati dal fondamentalismo islamico e ora dai ben più motivati guerriglieri
dell’Isis, in realtà sono sempre stato convinto che il vero pericolo per tutti
noi europei risieda, come aveva indicato Rudolf Steiner, ad un altro livello: quello
di perdere definitivamente la forza interiore necessaria per realizzare - nel
pensiero vivente - la spiritualità immanente dell’Io.
“L’arabismo - avvertiva a questo
proposito Massimo Scaligero in Lotta di
classe e Karma, ancora nel 1970 - penetrò in Occidente come sottile impulso
a separare l’elemento spirituale dal conoscere rivolto al mondo fisico, onde al
conoscere divenne impossibile trovare in sé il proprio Principio”. Non a caso, specificava Scaligero:
“L’Io effimero, secondo Avicenna (che può essere considerato uno dei padri dell’impulso
filosofico arabico), è un raggio del divino, che dopo la morte si riassorbe nel
divino”. Da qui, come si può capire, la negazione di qualunque valore
spirituale intrinseco alla sacralità della singola individualità umana, a tutto
vantaggio dell’immenso valore rappresentato dalla comunità dei fedeli. Di qui,
le basi metafisiche dell’estremo sacrificio di sé per la realizzazione del Bene
Supremo (Allah), immaginato in una realtà trascendente l’umana comprensione.
Ma come ho già detto, non è
questo che soprattutto mi interessa.
Come può ben comprendere
qualunque moderno ricercatore dello spirito, la rivelazione araba è l’eco
tardiva di una remota conoscenza sovrasensibile che, inoculata come germe nel
cuore dell’Europa, ha sempre operato occultamente affinché l’Io umano venisse
trasceso prima ancora che, grazie all’esperienza del pensare vivente, fosse
riuscito ad afferrarsi come Spirito, in piena coscienza di veglia e nella
propria immanenza. Almeno in parte, e a ben vedere, l’arabismo fu il
responsabile del fallimento della filosofia Mitteleuropea che, con Hegel, seppe
intravedere l’esaurirsi della funzione del pensiero riflesso, ma non seppe
superarla. Perciò mi sento di aderire pienamente a Scaligero quando sostiene
che l’insolubilità dei problemi del presente tempo possa essere fatta risalire
all’influenza che l’arabismo esercitò in Occidente, preparando un’inconscia
opposizione dell’Io alla percezione di sé, paradossalmente, proprio nell’epoca
dell’anima cosciente.
Massimo Scaligero morì nel 1980.
Fu risparmiato ai suoi occhi terreni di vedere il degrado in cui si trascina
oggi, a soli trentacinque anni di distanza temporale, quell’anima cosciente
della quale la Mitteleuropa avrebbe dovuto farsi protettrice.
Ed è in questo degrado che mi
sembra di poter cogliere ulteriori, drammatici sviluppi, derivanti dal rapporto
che da sempre, e non a caso, il mondo arabo ha intrattenuto con la Donna.
L’aumento esponenziale
dell’immigrazione araba nei territori europei e l’incapacità, o comunque la non
volontà, dell’arabo esule di “mediare” tra i propri valori culturali e quelli
dei popoli ospitanti, soprattutto in merito al rapporto con il mondo femminile
rappresenta, a mio avviso, un ulteriore attacco alla missione spirituale
dell’uomo europeo.
Prima di andare avanti, però,
vorrei ancora una volta provare a proteggermi le spalle: non voglio fare un
riferimento specifico, in questa mia ricerca, solo ai presunti fatti del
capodanno 2016 a Colonia, Zurigo, Salisburgo, Amburgo, Helsinki e in altre
città del nord Europa. Anche se mi sembra ovvio la relazione tra quelle
molestie e il “problema” femminile che io credo espresso dall’intero mondo
arabo. E ai lettori più curiosi consiglierei comunque l’interessante articolo
di Ida Magli su “Libero Quotidiano”
di cui allego il link:
Ma ancora una volta, ribadisco,
non è questo il punto del mio interesse, quanto piuttosto cogliere il nesso tra
il momentaneo ristagno dello sviluppo dell’anima cosciente in tutto il
territorio europeo e gli impulsi
presenti nel mondo arabo. Impulsi tra i quali il più pericoloso in assoluto
dovrebbe essere ritenuto quello relativo agli aspetti occulti della
considerazione che il mondo arabo riserva all’essere della Donna.
Nel 2007, in tempi non ancora
sospetti, di ritorno da un lungo viaggio in Turchia, Siria e Giordania, scrissi
sull’argomento un lungo articolo intitolato “Il segreto del velo” e in seguito pubblicato come capitolo autonomo
nel mio libro “AfricAzonzo”. In
quell’articolo, tuttavia, dopo essermi scusato in tutti i modi per la pretesa
di voler interpretare gli usi e costumi di una cultura con i paradigmi propri
di un’altra, avevo prediletto il taglio psicanalitico. Anche se, per farlo nel
più corretto dei modi, avevo comunque usato le riflessioni di autori arabi.
Invitando il lettore interessato
alla lettura integrale del mio articolo - del quale allego il link: http://www.pieropriorini.it/index_file/ilsegretodelvelo.html - mi fa piacere ricordare che già
allora, nella speranza di essere riuscito a camminare sulla corda tesa sopra
l’abisso dei pregiudizi, avevo sentito necessario concluderlo con le parole: [Senza l’incontro libero con l’Essere della
Donna]”…il cammino che separa oggi il mondo islamico dal traguardo della
reintegrazione spirituale sarà ben più lungo e tormentato del nostro.”
Oggi, tuttavia, alla fine del
mese di gennaio del 2016, sento la necessità di condividere con i miei lettori
pensieri che vanno ben oltre il taglio di una psicologia del profondo, sperando
con ciò di riuscire a illustrare perché - almeno a mio avviso - la chiusura del
mondo arabo nei confronti del Femminile rappresenta il più potente attacco mai
lanciato contro la missione spirituale della Mitteleuropa.
Per farlo, però, dovrò partire da
lontano: dalla visionaria speranza che Dostoevskij - ne L’idiota - mette in
bocca al principe Miskin:
La Bellezza salverà il
mondo!
La speranza, infatti - suggerisce
l’architetto Stefano Zecchi nel suo bellissimo saggio: Le promesse della Bellezza - è che di fronte al Bello che si
esprime nella natura, nell’arte e nel corpo umano (soprattutto di Donna, io
aggiungo) l’anima dell’uomo difficilmente potrà essere sedotta dal Male e, in
esso, rimanere rattrappita. Circondato, sopraffatto, violato dal Bello,
l’essere umano stupisce… e si ritrova capace di crescere, di migliorare se
stesso, perseguendo così quell’unità del Vero e del Giusto cui la Bellezza
allude.
Ovviamente, la tentazione di
trattenere in una dimensione solo “intellettuale” questi concetti è per tutti
noi, ricercatori smarriti, molto forte. Cedervi, però, sarebbe un grave errore.
In realtà i tempi sarebbero maturi perché i più coraggiosi tentassero di
penetrare conoscitivamente, con un pensiero vivente, il segreto che lega la
donna alla Bellezza.
Uno dei primi che azzardò
l’impresa fu Pavel Evdokimov nel suo meraviglioso, straordinario libro: La donna e la salvezza del mondo. E nel
testo, l’autore - uno dei maggiori teologi ortodossi del secolo passato - forse
ispirato in anticipo da quello stesso Spirito di Popolo Russo cui Rudolf
Stainer accennava - non mancò di farlo. È vero- scrive Evdokimov - “la bellezza
salverà il mondo; non una bellezza qualsiasi, ma quella dello Spirito Santo,
quello della Donna avvolta di Sole”.
Ma se lo sguardo visionario
dell’autore è rivolto verso il Paraclito, egli non manca di coglierne il
riflesso nascosto in ogni donna, perché: “…ogni donna - scrive Evdokimov -
quando è veramente una nuova creatura, ha la capacità di generare Dio nelle
anime devastate”.
Qualche decina di anni dopo, in
pieno Occidente, Massimo Scaligero - poco prima della propria scomparsa terrena
- con una poetica sublime che nacque dalla purezza vivente del proprio pensare,
dedicò alla Vergine-Sofia il suo saggio più toccante. In esso, l’autore
invitava tutti coloro che volessero tentare di uscire subito dalle tenebre di
una situazione disperata ad osare la via più semplice: rivolgersi all’immagine
della Vergine… la Quale può darsi come autentica
esperienza percettiva soltanto in quanto “vestita di sole”. Che è poi la
trascendenza del pensiero, la resurrezione dell’idea.
I due ricercatori, quello russo e
quello italiano, operavano ad altissimi livelli… tuttavia non persero mai di
vista il filo segreto che unisce ogni donna, per quanto comune la si voglia
immaginare, alla natura della Sofia.
Dalla lettura attenta,
approfondita e meditata dei loro pensieri emerge infatti, a chiare lettere,
come la Bellezza possa incarnarsi in maniera del tutto naturale e spontanea
nelle donne. La Bellezza è Donna… e tutte le donne, allora, sono belle se, con
tale termine, tutti noi fossimo capaci di intendere una Qualità Dinamica che
dalla fisicità esteriore può giungere fino alla pre-figurazione immaginativa
dello Spirito Santo.
Stando così le cose, non dovrebbe
stupire allora la totale chiusura del mondo arabo a questa latente qualità
superiore della donna e alla forza che da essa emana. Né dovrebbe stupire la
dinamica solo apparentemente banale delle molestie e delle violenze esercitate
in quest’oscuro periodo storico contro le donne occidentali. Dietro la banalità
degli illeciti sessuali si nasconde, infatti, il bisogno di scongiurare
attraverso l’offesa, il sopruso e la paura, il potere immenso che si cela in
ogni donna. Il potere della Vergine che, vittoriosa, pone il piede sulla testa
del Serpente Antico.
L’Islam, in quanto eco distorto
di una antica trascendenza, ha il sacrosanto terrore di questo potere. Per
questo si è irrigidito in un patriarcato duro e violento di cui il burka, la
preclusione di qualsiasi diritto alle donne, la lapidazione della vittima in caso
di stupro e l’imposizione della poligamia non sono, come si vorrebbe fare
credere, delle patologiche distorsioni del messaggio originario, bensì
l’inevitabile degenerazione di una tensione spirituale oramai morta e che
sopravvive come mummia di se stessa.
Tuttavia, è questa Entità Morta
che sta tentando di infettare il cuore già asfittico dell’Europa colpendola là
dove ancora potrebbe opporre una pericolosa resistenza: nel corpo della donna.
E spero sia chiaro a tutti i miei lettori che l’Entità Morta responsabile di
quest’ultimo ignobile attacco alle speranze di resurrezione spirituale della
Mitteleuropa non va necessariamente identificata nei rappresentanti di una
nazionalità piuttosto che di un'altra, bensì nello spirito morto che da sempre
anima gli uomini ottusi. Ancor fossero di pelle bianca, biondi e con gli occhi
azzurri. Tuttavia, è doveroso ammettere come una predisposizione
cultural-religiosa si esprima nell’arabismo e in quasi tutti coloro che vi sono
stati educati. Se non altro come giustificazione rituale dei propri atti,
anziché come colpa grave per crimini che meriterebbero di essere severamente
puniti.
La libertà della donna avrebbe
bisogno di essere salvata dall’uomo-eroe moderno. E protetta! Perché dalla sua
salvezza dipende quella del suo salvatore e di tutta quanto l’umanità.
Quando i Principi Sauditi
confinano le proprie donne dentro le quattro mura della propria casa e
impediscono loro di uscire se non rigorosamente nascoste dal burka e
accompagnate da un uomo, mentre loro - i Principi - si dilettano in orge
inenarrabili con prostitute d’alto bordo fatte venire con jet privati da Parigi
o da Berlino, più o meno inconsciamente sanno che cosa stanno facendo. Stanno
infettando l’Occidente, il loro acerrimo nemico che, se si svegliasse, potrebbe
distruggerli con un solo sguardo. Il loro nemico è l’uomo europeo che fosse
capace di sperimentare nella propria immanenza la trascendenza del “Io sono
l’Io sono”.
È a questo mistero cui allude
Rudolf Steiner quando svela il genio segreto della lingua tedesca che nel
pronome “Io” (Ich, in tedesco) si collega direttamente al Cristo (I-Ch = Jesus
Christus). Come se il genio stesso del linguaggio premesse affinché l’uomo
centro-europeo potesse realizzare: “Non Io, ma il Cristo in me”, come autentica
e reale esperienza interiore.
Nel tempo presente pochi esseri
in Occidente sono arrivati a sviluppare fino in fondo l’anima cosciente, ma il
rischio c’è e per questo motivo gli Ostacolatori dell’evoluzione umana devono
premunirsi spingendo i portatori inconsci di un’arcaica conoscenza
sovrasensibile a umiliare e violare le donne occidentali. Perché in ogni donna
giace dormiente, prigioniera o sepolta la prefigurazione immaginifica della
Vergine-Sofia. Che tale deve restare, se il Male vuol sopravvivere.
E sia chiaro che non immagino
neanche lontanamente che tutti questi fatti, nel loro valore occulto, siano
agiti dai vari attori con predisposizione e in piena coscienza. Purtroppo, da
questo punto di vista, aggressori e aggrediti, siamo tutti burattini. Almeno per
ora.
Di fatto, l’Europa di oggi sta
soffocando tra le spire del Serpente di Midgard: l’unione dei suoi popoli è
stata resa una farsa da istituzioni che non rappresentano assolutamente nulla e
da una moneta unica che ha generato solo la speculazione degli stati più forti
sui più deboli. Con l’inevitabile ritorno di odio reattivo. La cultura
languisce, sotto gli sferzanti attacchi della seduzione tecnologica e
l’abbattimento di qualunque confine etico. I padroni della grande finanza
anglo-americana, attraverso la corruzione di tutti i capi di stato europei,
stanno per aggredire e distruggere quelle poche conquiste di trasparenza e
onestà dei mercati che, conquistate in un recente passato, ancora a stento
sopravvivono. L’intimidimento delle donne europee, la diminuzione delle loro
ordinarie libertà di movimento e di espressione – quelle stesse cui alludeva,
condannandole, il nostro vergognoso politicante Matteo Salvini, all’indomani
dei fatti del capodanno 2016 - la loro pur parziale segregazione per vergogna, paura
e sgomento, potrebbero rappresentare una nuova battaglia vinta dai nostri
comuni nemici. Che non sono, lo ripeto ancora per amor di chiarezza, i numerosi
singoli immigrati arabi con il proprio carico di miserie o di odio, bensì
quegli Esseri Ostacolatori che hanno infiacchito il nostro pensiero di uomini
occidentali.
In realtà i veri responsabili siamo tutti noi, uomini
occidentali, perché tutti noi siamo divenuti intellettualmente e spiritualmente
impotenti.
A) È un’impotenza intellettuale
quella che ci impedisce di comprendere, fino in fondo, verità che alcuni degli
stessi intellettuali arabi riconoscono, e cioè che:
- "Il rapporto con la donna - come denuncia Kamel Daoud (non a caso
condannato a morte da una fatwa lanciatagli
contro dall’Imam Abdelfattah Hamadache Zeraoui) - rappresenta il nodo gordiano del mondo di Allah, ove la donna è negata,
uccisa, velata, rinchiusa e posseduta. [Perché] è l'incarnazione di un
desiderio necessario, per quanto ritenuto colpevole di un crimine orribile: la
vita”.
La vita umana e la realtà
del mondo, infatti, per l’Islam sono un inganno, un crimine; l’unica verità è
quella trascendente di Allah.
“La donna - continua Daoud - è
la posta in gioco senza volerlo, sacralità senza rispetto per la propria
persona, desiderio di tutti senza un desiderio proprio. Il suo corpo è il luogo
dove tutti si incontrano. È questa la libertà che il rifugiato, l'immigrato
desidera ma non accetta".
B) È invece una grave impotenza
spirituale quella che ci impedisce di vedere il vero volto del nostro Nemico e
fa sì che, contro di lui, schieriamo combattenti deboli e vulnerabili, perché
divisi da mille opinionismi, sdolcinati buonismi, manierismi politichesi o,
quel che è peggio, vacui spiritualismi d’altri tempi. Peccato che senza un
pensare chiaro e redento dalla propria riflessità, senza un’autentica
realizzazione interiore della spiritualità dell’Io, non si andrà da nessuna
parte e nessuna battaglia potrà mai essere vinta. E qualunque stratagemma, per
quanto ingegnoso o politicamente corretto, cozzerà contro i suoi stessi limiti.
Perciò, devo ammetterlo… Sì, devo
proprio confessarlo: non vedo per il momento grandi possibilità di opposizione
al Nemico che incalza se non quello della testimonianza più lucida possibile e
dell’attesa paziente che, nel tempo e nella più fitta oscurità della buia notte
di questa nostra anima occidentale, la “Vergine vestita di sole” torni a
partorire in tutti noi una scintilla di Luce. Che è poi il mistero della Pentecoste.
Una riflessione rara da incontrare, dove tutto è chiaro e illumina le molteplici are della vita intorno all'uomo e la donna.
RispondiEliminaGrazie
Chapeau!!
RispondiEliminapossibilmente il più lucido scritto su un tema tanto importante e poco compreso. Interessante l'analisi in chiave steineriana di un fenomeno attuale e ripetitivo. Resta da domandarsi se la presa di coscienza da parte delle generazioni europee riesca a intravedere la sfida per quella che è, non cadendo nel tranello degli estremismi che ci hanno caratterizzato in passato. Steiner avvertiva di "una guerra di tutti contro tutti", preceduta da una perdita totale dei valori mitteleuropei per via di quel che lui definiva 'americanismo'... Utile anche approfondire l'opera The Influence of Spiritual Beings on Man http://wn.rsarchive.org/Lectures/GA102/English/AP1961/InfBei_index.html
RispondiEliminainteressante e affascinante il tema, al quale tutti apparteniamo. Esaustivo l'impegno e l'argomentazione del testo. Ringrazio e condivido, buon lavoro
RispondiEliminalucidissima analisi
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