The Game: un invito alla riflessione
Nell’anno 2010 pubblicai C’era una volta la psicanalisi. Era un
testo che - dalla privilegiata finestra dalla quale, come psicanalista, mi era
concesso di osservare l’anima dell’uomo contemporaneo - registrava la fine di
un’epoca e l’inizio di una nuova. Ero scettico sulla valenza positiva dei
valori e dei principi dei quali questo Mondo Nuovo sembrava farsi portavoce, ma
non volendo rischiare di dare voce allo scontato malcontento degli anziani -
per i quali: “Eh… ai miei tempi…” è sempre stata la frase più ricorrente - mi
volli confrontare con alcuni dei migliori rappresentanti del pensiero moderno.
E, tra questi, per primo, scelsi
Alessandro Baricco e il suo allora emergente: I barbari.
Devo confessare che adoro
Baricco. Adoro i suoi romanzi – anche se ho sempre distinto tra forma (sublime)
e contenuti (spesso evanescenti) – adoro le sue performance teatrali (Cyrano
de Bergerac tra tutte) – e senza dubbio lo apprezzo come uomo di cultura e
come docente. Ma non sono quasi mai andato d’accordo con i pensieri a cui
approda.
I Barbari, comunque, era un testo brillante e provocatorio che
costringeva al dubbio qualunque lettore onesto e coerente con sé stesso. In
sostanza, accusava tutti coloro che avevano paura dei nuovi paradigmi che si annunciavano
alla porta della storia di essere reazionari e pusillanimi, di non avere forza
e intelligenza sufficienti per comprendere il futuro, e di riciclare
quell’accusa di barbarie con la quale da sempre il Vecchio ha tentato di difendersi dal Nuovo che avanza. Tutto questo raccontato con maestria, grazia,
ironia e tanto acume, come solo Baricco sa fare.
Come non vacillare?
Nel mio libro misi a confronto il suo pensiero
con le tesi di Zygmunt Bauman, di Benjamin Barber
e di Umberto Galimberti… riflettei non poco su tutta la faccenda ma, alla fine,
lasciai la cosa in sospensione. Non ero convinto! Ammesso e non concesso che la
civiltà greca incarnò “i barbari” per la luminosa cultura egiziana morente,
quella romana “i barbari” per la raffinata ma esausta cultura greca e quella
germanica “i barbari” per la possente, pragmatica ma agonizzante civiltà romana,
non riuscivo proprio a convincermi che “semplice, leggero e sempre più veloce”,
come valori della nuova epoca storica che stava soppiantando il ‘900, potessero
rappresentare qualcosa di valido in sé. Cioè a dire, valori e parametri capaci
di dare senso e significato alla nostra avventura umana.
Certo… poteva benissimo darsi che
fosse proprio questa negazione di senso, significato e più profonda coscienza
il Valore di cui non riuscivo a riconoscere il valore… ma se così era, mi stava
bene essere ritenuto (e ritenermi) un dinosauro che – pur non essendo mai stato
un reazionario ancorato al passato - criticava l’avvento del nuovo mondo edeplorava
l’estinzione del proprio. E, approfittando del lavoro che facevo, alla fine mi
convinsi che, come sempre, sarebbe stato l’Uomo ad emettere la sentenza finale
perché, in genere, chi si nutre in modo sano gode di una discreta salute, mentre
chi si nutre di cibi adulterati spesso fa una gran brutta fine.
Spero che la metafora sia chiara
per tutti.
Passano nove anni.
Dalla mia speciale finestra di
osservazione vedo ombre sempre più oscure dilungarsi nell’anima umana… e sì che
sono quarant’anni che la osservo, e di nefandezze ne ho sempre vedute molte… ma,
finora, mai così ampie, e dense, e spesse… ombre che tutto sembrano avvolgere.
In libreria esce il nuovo libro
di Alessandro Baricco: The game.
È uno studio attento e minuzioso
del Nuovo Mondo che i barbari hanno appena instaurato, dopo aver distrutto e
fatto a pezzi il vecchio. Alessandro ne è entusiasta.
Inutile dirlo… compro il libro e
lo leggo, tutto di un fiato.
Bellissimo! Impeccabile! Scritto
con uno stile coinvolgente e colloquiale… come se il suo autore stesse parlando
proprio con te e solo con te che lo leggi. Innovativo nella forma – basta
guardare la cura e la raffinatezza con cui sono proposte e disegnate le mappe
del Nuovo Mondo – brillante, ironico e graffiante come solo lui sa fare e, cosa
del tutto nuova, ricco di percezioni acute e originali sulla nuova realtà.
Impossibile non complimentarsi
con il suo autore. Impossibile non consigliarlo a quanti amano (e sanno)
pensare con la propria testa e confrontarsi a viso scoperto con i temi della
propria epoca.
Peccato che, ancora una volta,
non mi trovo d’accordo con lui.
Ma è un degno avversario. Un uomo
che stimo e un artista di tutto rispetto.
Merita perciò, per quello che può
valere, che io spenda due parole per giustificare il mio dissenso.
E mi fa piacere iniziare ratificando
quella che, forse, è la sua più geniale e innovativa osservazione. Perché,
scrive Alessandro - spero non si dispiaccia se da ora in poi lo citerò per
nome... Io sono pur sempre un dinosauro e lui un Puer Aeternus (è un complimento) - presentando il Game, non è la
rivoluzione tecnologica che sta modificando la coscienza dell’uomo, piuttosto è
stata proprio una Coscienza Altra, nuova, inedita, giovane e diversa, come
emergente dal sottosuolo, che ha generato il sommovimento tellurico che ha
fatto sprofondare il vecchio mondo e che ha sospinto verso l’alto nuove costole
montagnose. Il digitale, dunque, sarebbe
l’effetto e non la causa del mondo futuro che tutti
abiteremo un giorno.
Bellissima immagine!
Straordinaria, nella sua capacità
evocativa.
“Un nuovo tipo di intelligenza,
come emergente dal sottosuolo…”
Quella di Alessandro è
un’intuizione visionaria. Va presa con estrema attenzione. È possibilissimo che
ci fosse un mutamento coscienziale in atto, precedente la scoperta del Game…
Sì, è possibile! Una mutazione sotterranea che ha cavalcato l’immane sofferenza
umana derivante dalla rigidità ed esclusività che le élite del potere politico, della cultura, della economia e della
religione del ‘900 avevano imposto alla maggioranza degli uomini.
Sì! È possibile… solo che,
abituato come sono a ritenere “una intelligenza” sempre spettante ad un
soggetto che la esercita, mi è venuto subito da chiedermi a Chi potesse
appartenere tale Intelligenza sotterranea? Chi fosse il Soggetto che, come
Ades, prorompendo dal sottosuolo, fosse venuto a rapire la già tormentata anima
(Persefone) dei nostri tempi.
Naturalmente mi si potrebbe
contestare che il “Chi” con la maiuscola rende manifesta la visione del mondo
sulla quale mi fondo. Ma è ovvio! Non oserei mai negarlo. Sono pienamente
consapevole della visione “scientifico spirituale” del mondo sulla quale fondo
i miei pensieri. Ma si dovesse mai credere che Alessandro non ne abbia una sua
e che per chissà quale miracolo possa invece parlare come un Deus ex macchina. Anche lui, come tutti
d'altronde, possiede una visione del mondo sulla quale fonda i propri pensieri…
solo non sarei così sicuro che lui conosca i presupposti gnoseologici ed
epistemologici sui quali si basa, così come io conosco i miei.
Ma affrontare questa diatriba ci
porterebbe troppo lontano.
Torniamo piuttosto al Game e alla
bella descrizione di come una misteriosa forza sotterranea abbia scavato tunnel
sotto le torri di potere del vecchio mondo e le abbia fatte crollare, spingendo
poi verso l’alto nuove costole montagnose. Massicci, cime e rilievi che oramai,
a distanza di anni, hanno finito per costituire un territorio del tutto nuovo. Davvero
stupende le mappe di questo Nuovo Mondo tratteggiate da Alessandro… distribuite in modo progressivo nel testo e, dunque,
nel tempo, così da permettere a chiunque di visualizzare il fluire del
movimento sotterraneo che le avrebbe generate.
E la visione d’orizzonte che
dalla cima di quelle vette si lascia ammirare è sublime…
Peccato, ancora una volta, che io
rimanga dubbioso sullo spettacolo che il testo offre ai miei occhi perché, in
un certo senso, è come se i miei peggiori incubi avessero preso forma. E vita.
Proverò a descriverne qualcuno.
Chissà che non mi riesca di esorcizzarli.
Dunque… le particolarità
specifiche del Game sono la semplicità, la leggerezza e la velocità delle
informazioni che, in pratica, prima hanno diluito il vecchio mondo e infine lo hanno
smaterializzato. Alessandro ne è entusiasta… mentre a me, qui, sembra di
riconoscere l’intenzionalità di Qualcun Altro il cui scopo, non dichiarato,
potrebbe essere proprio quello di sedurre i più poveri di spirito e relegarli per
sempre nel virtuale.
Di fatto, bisogna riconoscere che
la nuova postura, uomo-tastiera-schermo, che con l’IPhone – ci racconta Alessandro
– si spinge a realizzare quasi una protesi bio-meccanica dell’organismo umano, in
molti casi diviene totale dipendenza. Ma io non parlo qui dell’infarto che
quasi mi coglie (a me, adulto e vaccinato) se per caso esco di casa per andare
al lavoro e ho dimenticato il cellulare sul comodino (e pensare che fino al
2000 ancora non ne avevo mai comprato uno). No! Mi riferisco a tantissimi di
quei giovani che nel Game ci sono nati, ne fanno un uso quasi solo godereccio e
vi stazionano perennemente, con ciò amplificando la propria originaria stupidità.
Non dovrebbe essere un caso, infatti, se ovunque, nel mondo, sono cominciate a
sorgere vere e proprie cliniche per tentare di curare con l’astensione forzata
la “dipendenza dal virtuale” di questi poveri giovani. D’altra parte, mettere
un qualsiasi Tool elettronico in mano
a ragazzini di quattro o cinque anni (a volte anche più piccoli) significa
svilupparne sì l’intelligenza, ma solo quella associativa, a discapito di
quella creativa e di quella concettuale.
Pensavo che Alessandro lo sapesse
ma, forse, l’entusiasmo lo ha distratto da questo particolare.
Un altro punto interessante: ci sarebbe da
parlare della verità-veloce che, almeno secondo il nostro autore, andrà
sostituendo quel tormentone di cui gli uomini si sono sobbarcati dal giorno in
cui sono apparsi su questo mondo: qual è la Verità?
Troppo macchinosa e faticosa una
ricerca in tal senso. Vuoi mettere – scrive Alessandro, e l’esempio che porta
(quello del libraio di Lorient) è un capolavoro di letteratura – prendere una
notizia errata, lanciarla a velocità vertiginosa nel Web, e poi assistere a uno
strano fenomeno di conferma che è però l’effetto dell’errore iniziale. Caspita
se è geniale Alessandro. Che ce ne facciamo di una Verità presunta Vera, difficile
da rintracciare, immobile, ferma nel tempo, quando sarà possibile crearne a
dismisura di veloci, snelle, valide finché durano e funzionali alla nostra
superficialità? Il Game è troppo fluido per potersi permettere la ricerca della
Verità e troppo avanzato (sic!) per potersene accontentare. Perciò, scrive
Alessandro, ha prodotto un suo proprio modello di verità (mi dev’essere
sfuggito che la Verità fosse relativa e che ognuno potesse costruirsene una
propria) e ne ha modificato il design
che, così facendo, ha perso esattezza e precisione ma ha guadagnato in sintesi
e velocità.
Bah…
Se davvero Alessandro è convinto
di ciò che dice, mi sembra inutile starne a discutere. Non posso negare,
tuttavia, che in me la cosa genera una certa inquietudine.
Passiamo quindi ad un altro argomento,
anche questo scottante.
Sembrerebbe, infatti, che anche
il nostro autore si sia accorto di come, nel processo di liberazione dalle élite del passato, dai vecchi sacerdoti,
dagli esperti, dai padri e dai padroni, la nuova umanità ne abbia tratto una
rinnovata concezione di sé… una grandiosa e ingiustificata concezione di sé,
azzarderei io, che non trovando più contenitori né confini, ha superato un
certo limite e si è tramutata prima in “Individualismo di massa” e, infine, in “Egoismo
di massa”.
Alessandro, però, sostiene che i
padri della rivoluzione tecnologica non avessero tale egoismo… “Individualismo
sì, ma egoismo no!” - scrive lui.
Che dire? Ancora una volta sembra
convinto. E il fatto che Mark Zuckerberg, Larry Page, Sergey Brin, Bill Gates,
Jeff Bezos, Steve Jobs e Lerry Ellison (l’ordine è casuale, non va per miliardi
di dollari accreditati) in realtà si siano sostituiti alle vecchie élite e chi
più chi meno siano intenzionati ad implementare i loro possedimenti, per Alessandro
sembra normale. A me, vecchio dinosauro, sembrano uguali agli altri e, come ipotetica
diagnosi, azzarderei: “bulimia egoica”… o, almeno, “bulimia monetaria”.
Ma, appunto, io non faccio più
testo. E ringrazio l’autore, con sincerità, per la geniale percezione del
concetto di “egoismo di massa” (perché qui devo confessare che io ne avevo
intuito i contorni, ma il concetto non ero riuscito a metterlo a fuoco).
Come che sia: un egoismo che,
oramai, sta contaminando il Nuovo Mondo sfornando masse di giovani nullafacenti
e nulla sapienti i quali, però, sognano di diventare miliardari quasi per
magia, inventando una App o sfondando il banco dei Bitcoin. Io e i miei
colleghi ne incontriamo a decine, e centinaia sono invece le famiglie che di
questa indifferenza culturale dei figli ci parlano.
Insomma… potrei continuare ancora
per molto con le mie perplessità rispetto al Game e al Mondo Nuovo che ne è
scaturito. Più che mai Alessandro non mi ha convinto ma, anzi, ha fortificato i
miei dubbi sull’aurea di quest’epoca. La realtà però è questa e, dunque, potrei
finirla qui.
Ma un’ultima critica mi sembra
d’obbligo. Quella sul suo tema di fondo: “Venivamo da un disastro…” scrive
Alessandro, perché in nome di valori e principi irrigiditi e letali, guidati da
élite di potere chiuse e
inaccessibili, verso la metà dell’ultimo secolo fummo trascinati in due guerre
mondiali letali che produssero milioni e milioni di morti. L’incubo del ‘900
giustifica il Game - scrive sempre Alessandro – che, tuttavia, non fu una
rivoluzione frontale bensì sotterranea. Una rivoluzione che sostituì allo
scontro violento e sanguinoso (proprio di tutte le rivoluzioni passate) il
rifiuto di ubbidire alle vecchie regole. I suoi creatori smisero semplicemente
di giocare al vecchio gioco e si inventarono un gioco nuovo, apparentemente
senza altre regole che non fossero quelle della semplicità, leggerezza e
velocità. L’incubo del ‘900 era stato debellato.
Che bel racconto! Davvero
fantastico…
Ma… Ohi… Alessandro… ci sei? Ma
in quale pianeta vivi? Davvero ti sembra che i primi diciotto anni del Mondo
Nuovo non siano stati abbastanza violenti e feroci?
- Diciassette anni di guerra in
Afghanistan, come ritorsione del popolo più guerrafondaio del mondo a un
attentato sul quale, oltretutto, pesano gravi sospetti di autenticità.
- La nascita dell’ISIS e del
terrorismo globale, a tutto campo (anche, e soprattutto, grazie alle nuove
possibilità offerte dal Game).
- La gratuita aggressione della
Libia e l’uccisione di Gheddafi, solo per evitare che sorgesse una moneta
africana in grado di contrastare il monopolio del dollaro americano e
permettere ai soliti stati canaglia di allungare le mani sui suoi giacimenti di
petrolio.
- Il vergognoso e sanguinoso
attacco della Siria da parte dei soliti noti, solo per spodestare Bashar
al-Assad colpevole di non volersi proprio piegare – ma come si permette? - ai desideranda economici di coloro che
ancora dominano il mondo.
- La guerra nella Repubblica
Democratica del Congo, ben più orribile, violenta e sanguinosa di tutte quelle
mai combattute su quel tormentato continente. Non a caso denominata “Guerra
Mondiale Africana” per la presenza di ben sei Paesi estranei (e sono sempre gli
stessi) che si contengono i ricchi giacimenti di oro, di diamanti e,
soprattutto – ascolta bene Alessandro – di coltan. Proprio quello che serve al
Nuovo Mondo per costruire sempre più Tool elettronici con i quali dilettarsi.
- La recentissima guerra nello
Yemen dove, indifferenti alla strage di migliaia di civili indifesi e bambini
innocenti, nove paesi arabi sunniti, guidati dall’Arabia Saudita e appoggiati
dagli Stati Uniti (ma guarda… sempre loro) e dai guerriglieri dell’ISIS,
combattono i ribelli sciiti Huthi, appoggiati (si suppone) dall’Iran e dalla
Russia. La contesa, al di là di tante menzogne, riguarda il controllo delle
rotte del petrolio. Dimenticavo… la guerra si combatte anche grazie alle
ingenti forniture di armi italiane, distribuite a destra e a manca. Perché per
noi, come un po' per tutti in questo Nuovo Mondo, quello che conta è il
profitto.
- L’ancor più recente
recrudescenza del conflitto tra Israele e Palestina.
E poi ci sono la guerra in
Ucraina, in Somalia, in Sudan, in Kurdistan, in Iraq, in Nepal, in Indonesia.
Che c’è… Alessandro, visto che
non è più in Europa (almeno per ora) la guerra è meno guerra?
O forse ti sei fatto incantare
dal termine: “Guerre di Pace”?
O solo perché Obama è stato il
primo giocatore al mondo a vincere al Game, vogliamo chiudere gli occhi di
fronte al numero delle guerre che tale esimio premio Nobel per la Pace ha
scatenato?
Insomma… il Mondo Nuovo non si
presenta proprio bene…
E non mi basta, sai, che in
chiusura del tuo bellissimo libro (perché un bellissimo libro rimane, al di là
di tutto, e le persone intelligenti dovrebbero leggerlo) non mi basta che tu te
n’esca auspicando che presto un'altra intelligenza ancora, Femminile questa
volta, Umanistica, di memoria non americana, composta da talenti cresciuti
nella sconfitta e da menti emarginate, possa riuscire ad entrare nei processi
di produzione del Game futuro. Perché non sono sicuro che proprio il Game lo
permetterà. Perché tutta la memoria e le figure mentali che, come dici tu, gli
abitanti del Game si sono messi a raccogliere, non sono poi così sicuro che
potranno essere rielaborate da uomini e donne che, magari a causa del cattivo
uso del Game, rischiano però, di fatto, di essere diseducati a pensare con la
propria testa e di riuscire a compensare la dissoluzione dell’Infinito, la
perdita della Verità e l’insostenibile leggerezza dell’essere che finora ne
sono risultati. Non sono convinto che la post-esperienza (o vibrazione, come la
chiami tu) sia accessibile a tutti i fruitori del Game… di certo non a quelli
che solo ci si baloccano (e sono molti), né a quelli che hanno imparato a surfare leggeri tra la data di nascita
di Platone e il supposto numero delle stringhe nei multiversi della meccanica
quantistica… piuttosto, io credo invece che la post-esperienza sarà possibile solo
a quelli che, almeno in parte, saranno stati ri-educati alla lentezza, alla
profondità e alla paziente e faticosissima ricerca della Verità.
Vedremo…
Come scrisse Manzoni: “Ai posteri
l’ardua sentenza”.
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