sabato 3 ottobre 2015

Ma di cosa stiamo parlando?





È accaduto piano, piano e, quasi, non ce ne siamo accorti. È stata come una marea montante ma graduale, un allagamento impercettibile eppure costante, continuo e inarrestabile. Era sotto gli occhi e le orecchie di tutti, ma quasi nessuno se n’é accorto; e quei pochi più sensibili che seppero registrarlo forse non lo credettero pericoloso più di tanto.
E così, adesso, ce ne stiamo tutti qui, impantanati in questa palude di chiacchiere assurde, inutili, condizionate e condizionanti, quasi mai veritiere, ma sempre aggressive, violente, livide di odio mal celato.
Faccio riferimento a quella pratica oramai quasi globale di parlare e sparlare di tutto, a proposito e a sproposito, ma sempre con una convinzione assoluta e inattaccabile che non si perita di dare il minimo ascolto ad alcuna voce discordante.
Sospetto che Internet e i vari social network ne siano stati i maggiori responsabili: in maniera graduale le persone scoprirono un giorno che potevano dire la loro, che disponevano dei mezzi per esprimere i propri giudizi e far valere le proprie opinioni. Molti iniziarono a farlo. Dapprima con cautela e circospezione… Il fenomeno debuttò in sordina, trattenuto all’inizio dal pudore e dalla vergogna. Dovrei dire: da un sano pudore e da una giustificata vergogna. Presto, però, uomini e donne trovarono il coraggio di superare questi orpelli della coscienza di altri tempi, e sospinti dall’arroganza, dalla presunzione, dal narcisismo e dalla vanagloria, senza più limiti e confini se non quelli dell’immagine grandiosa di sé, si sentirono legittimati a “dire la propria”. Be’, non proprio “a dirla”, quanto piuttosto a sbraitarla ai quattro venti, urlando forte per imporla agli altri e giustificandola coprendo di accuse e d’insulti chiunque osasse avversarla. Il fenomeno, lo ripeto, iniziò in sordina, piano piano… per poi è esplodere, superando ogni immaginabile previsione.
Allo stato attuale non è più questione di temi importanti o secondari, di episodi o eventi da cui dipendono chissà quali conseguenze. No! Quello che è interessante, fondamentale e significativo osservare è l’immediata stura di rigurgiti emotivi incontrollati e incontrollabili che, a ben vedere, non si capisce nemmeno che scopo possano avere. Se non quello dell’affermazione ingiustificata di se stessi. Vorrebbero sembrare pensieri… magari non eccessivamente complessi o ben strutturati… ma comunque pensieri. E invece sono solo stati emozionali, sensazioni di bassa lega se non, addirittura, istinti camuffati da pensiero.
Potrebbe anche darsi, come sostengono in molti, che buona parte di questa gazzarra sia stata orchestrata ad arte da chi trae grandi vantaggi dall’immensa confusione nella quale versa l’attuale comunicazione umana. Di sicuro buona parte della babele nella quale ci conduciamo non è altro che l’effetto di quell’orchestrazione se è vero, come è vero, che ci sono persone stipendiate per gettare false notizie in rete, per confutare quelle più veritiere e creare tendenze di pensiero del tutto discutibili. Resta però il fatto che la maggior parte delle persone vi ha aderito senza alcun minimo cenno di resistenza ma, anzi, convinta di appartenere a quella sofisticata elite dallo sguardo acuto e dal pensiero fine grazie ai quali poter sparare a zero su qualunque avversario.
La ragione o la causa del dissenso ha poca importanza. Tutto è motivo di accuse e discussioni infinite, condite con menzogne, insulti e improperi vari. Dalla celebrazione corretta o ingiusta di un qualche personaggio politico, sportivo o del mondo dello spettacolo, alla immigrazione che sta sommergendo l’Europa, dalle “guerre di pace” che sconvolgono l’Africa ai tatuaggi sull’inguine di Belen. Tutto fa brodo, non c’è notizia che non abbia il potere di sconvolgere qualcuno, di toccarlo nel sancta sanctorum delle sue rigide certezze e quindi amareggiarlo offenderlo e inorridirlo… oppure confermarlo ed esaltarlo… ma comunque facendogli sentire la necessità di testimoniare al mondo la propria verità distruggendo quella degli altri.
Alcuni esempi:

- Verso la primavera del 2015, almeno qui da noi in Italia, si accende prima e divampa poi una vera e propria guerra di principio sulla così detta “Teoria del Gender”, secondo la quale l’appartenenza al genere sessuale maschile o femminile sarebbe un evento culturale e non biologico. Esiste o non esiste una teoria del genere? Quali sarebbero le sue basi scientifiche? E se esiste, come andrebbe interpretata?
In verità convincimenti simili a quelli attribuiti alla teoria del gender erano presenti fin dalla seconda metà del ‘900 (penso al libro della Elena Gianini Belotti “Dalla parte delle bambine” uscito in Italia nel 1973) e che creò, anche allora, assensi e dissensi.
Io fui, e sono tuttora, uno dei convinti contestatori di quel libro.
Ma non è questo il punto. È che all’epoca i toni erano molto più pacati e, quasi sempre, si cercava il conforto nell’equanimità della ricerca scientifica e di un ragionamento pacato. Quello che oggi sgomenta (o almeno dovrebbe sgomentare) non è tanto l’asservimento di una teoria all’ideologia politica, ai grandi interessi finanziari o alla fede religiosa (questo, in verità, accadeva anche allora), quanto piuttosto la totale ignoranza e non conoscenza dei suoi complessi presupposti da parte di chi poi presume di difenderla o di oltraggiarla, la sua strumentalizzazione fraudolenta, la manipolazione o la distorsione dei dati, la loro de-contestualizzazione e, soprattutto l’intensità dell’odio che caratterizza la discussione. E che, bisogna ammettere, è tanto più violento e intransigente quanto più è espresso da persone che non hanno alcuna preparazione specifica ma che, con la loro partecipazione al dibattito (dibattito?) scaricano piuttosto condizionamenti e frustrazioni personali.

- Il dottor Angelo Consoli è il presidente del CETRI e ha dedicato tutta la propria vita alla ricerca delle energie sostenibili o rinnovabili. In occasione dello scandalo Volkswagen, scrive un articolo, per altro molto pacato, nel quale si prefigge di spostare l’attenzione del lettore dal fattaccio vero e proprio delle centraline truccate agli interessi delle lobbie del combustibile fossile. In questo contesto riporta la notizia dell’esistenza di case automobilistiche (GM, Honda e Toyota) che già dal 2004 avrebbero messo a punto modelli di auto ibride innovative, che sfruttando l’elettrolisi e l’energia elettrica potrebbero sostituire del tutto le auto con il motore a scoppio. Di ognuna di queste case automobilistiche il dot. Consoli riporta  link e  video dove potersi accertare della veridicità delle sue affermazioni. Le sue riflessioni sono interessanti… forse fin troppo ottimistiche e magari mancanti di comparazioni politiche e finanziarie, ma comunque hanno il carisma della professionalità.
Nonostante ciò, sotto la pagina Internet sulla quale è riportato il suo articolo, subito prendono la parola un paio di Quaquaraquà che, pur ammettendo la propria totale mancanza di cognizioni tecniche nel settore, con una faccia tosta che ha dell’incredibile lo tacciano di superficialità e ingenuità, di gratuita e sommersa ideologia anti-americana, e si sforzano di farlo passare per un sognatore ecologista poco aderente alla realtà. In poco tempo le voci a favore e contrarie si moltiplicano, degenerando in una rissa virtuale di insulti e improperi.

- Alice Sabatini viene eletta Miss Italia 2015. Alice è una ragazzina di diciotto anni che, come tutti i ragazzi a quell’età, non può, né dovrebbe esibire chissà quale profondità di pensiero. È una ragazza bella, spensierata, impegnata nello sport e nel godimento della vita. Che male c’è? Qualcuno, però, si ostina a voler pretendere da lei, oltre alla bellezza sfolgorante della gioventù, anche una qualche forma di saggezza. Perciò, alle solite, insulse domande dei giornalisti: “Quale tuo desiderio vorresti veder realizzato?” tutti si aspettano stereotipate risposte, tipo: “La fine di tutte le guerre e della fame nel mondo!”. Per poi, ovviamente, rilevarne con malcelata superiorità intellettuale la consueta stereotipia. Ma Alice risponde in maniera originale, anche se bambinesca: “Mi piacerebbe vivere nel 1942, all’epoca della seconda guerra mondiale. Tanto, come donna, la guerra non la farei.”
È ovvio che è una scemenzuola, una fantasia bizzarra che chissà in quali meandri psichici affonda le sue radici, ma la stampa, la TV e i network si scatenano montando una vicenda che, al massimo, avrebbe dovuto risolversi con un sorriso complice di circostanza. E, invece, giù cattiverie, prese in giro, sermoni dotti e moraleggianti.

- Massimo Mazzucco è uno dei tanti o pochi giornalisti (insieme a Michael Moore, Giulietto Chiesa, Simon Shack e altri ancora) che sospettano del fatto che l’attentato dell’undici settembre alle torri gemelle si sia realizzato come le fonti ufficiali vogliono fare credere. Mazzucco ha documentato le sue perplessità con un film di cinque ore, riportando le convinzioni di numerosi tecnici nel campo dell’ingegneria, della demolizione di edifici, di architetti, di fisici, di piloti di linea e quanti altri. Contro la teoria del complotto sostenuta da Mazzucco e dagli altri, si battono numerose altre personalità del mondo dell’informazione (giornalisti, scrittori, opinionisti), chiamate The Bunkers, attive ognuna nel proprio paese d’origine (come mai non mi meraviglio che in Italia, tra le loro file, ci siano Piero Angela e Umberto Eco?). Comunque, quello che davvero conta è che chiunque davvero volesse potrebbe tentare di farsi un’idea dei fatti o delle forze in gioco, chiunque potrebbe approfondire alcuni argomenti e cercare conferme o contraddizioni.
Ma la maggioranza delle persone comuni che, per chissà quale motivo, sentono il bisogno di prendere parte al decennale dibattito, quasi sempre partono da una ignoranza di fondo degli argomenti trattati e da inconsapevoli adesioni di parte che affondano le loro radici nella simpatia o nell’antipatia nei confronti della politica americana, nella convenienza personale, in motivi privati di amore o odio e così via. E come sempre, oramai, lo scontro usa l’ingiuria, l’offesa, la demolizione sistematica della credibilità professionale dell’altro.

- E poi ancora: “I cannabinoidi sconfiggono il cancro!” È quanto sostiene da anni la ricercatrice spagnola Christina Sanchez… e i suoi studi sono stati avallati dal dott. Vincenzo Di Marzo (direttore dell’Istituto di ricerca Biomolecolare del CNR), dal prof. Burkhard Hinz e altri numerosi studiosi di spicco. Per capire davvero come stanno le cose bisognerebbe fare una ricerca non da poco… troppo faticoso. Meglio schierarsi a prescindere della verità, basandosi sull’eco impressionistica (a favore o a sfavore) che il nome “Cannabis” evoca.
Vegani e Fruttiani - buon per loro - si stanno guadagnando un posto nel mercato alimentare. Gli onnivori se la ridono, adducendo considerazioni mediche di tutto rispetto e sano buon senso. Poi però eccedono non riuscendo a sostenere l’indifferenza ascetica degli altri nei confronti dell’attrazione, spesso irresistibile, che la buona tavola esercita su di loro. E montano la crociata del buon gusto contro la scipitezza dei loro nemici. Vegani e Fruttiani reagiscono e tentano addirittura di “dimostrare” la natura vegetariana dei grandi carnivori. Se non facesse ridere, tutta questa situazione dovrebbe far piangere.
Oriana Fallaci, dopo anni di silenzio, sconvolta dall’11 settembre, pubblica “La rabbia e l’orgoglio” in cui spara a zero sulla cultura islamica. Tiziano Terzani, un altro grandissimo giornalista italiano, le scrive una lettera aperta nella quale, con toni molto pacati, da grande estimatore della collega, le contesta alcune sue prese di posizione. La stessa cosa fa la scrittrice Dacia Maraini. Quanti profondi pensieri e motivi di riflessione in tutti loro. Quante verità ed errori in ognuno. E quanta fatica bisognerebbe fare per impossessarsi di un libero convincimento su un tema così ampio. Ma la campagna pubblica, come al solito, è fatta solo di invettive, insulti pesanti e menzogne la cui ragion d’essere è solo l’appartenenza aprioristica a uno schieramento o ad un altro.
La stessa campagna, in questi giorni, si è scatena sul sindaco di Roma Ignazio Marino. È un ingenuo, un inetto, un approfittatore o una vittima designata? Per capirlo davvero bisognerebbe essere addentro alle mille losche manovre di Mafia-Capitale. Bisognerebbe avere l’onestà di ammettere la propria ignoranza di fondo sui grandi giochi di potere e riconoscere di poter essere ingannati con estrema facilità. Chi è così onesto da farlo? Meglio schierarsi secondo i propri moti viscerali, alzare i pugni al cielo e gridare più forte degli altri.
Forza Roma!
Noooo… Forza Lazio!
Perché ormai siamo tutti alla stadio! In uno stadio virtuale, ma pur sempre uno stadio, dove si ama la propria squadra prima ancora di conoscerne e valutarne l’autentico valore. Dove le proprie frustrazioni vengono espresse e dissipate, scaricate sui gladiatori nell’arena del circo pubblico e così distratte dai Poteri Oscuri che, proprio grazie a questa babele così abilmente alimentata, continuano indisturbati nelle proprie iniquità.
È come se, oramai, si fosse del tutto persa o dimenticata quella profonda fiducia nel pensiero che da Socrate a Tommaso d’Aquino aveva sempre sostenuto le sfide dialettiche dell’uomo sulla ricerca della verità. Quella fiducia che portava gli sfidanti a considerare il peso e il valore della concatenazione di pensieri dell’avversario e a non emettere giudizi gratuiti sul tema da lui proposto solo sulla base della sua appartenenza a uno stato straniero, a una confessione religiosa o a un partito politico. Il nemico, poi, il vero nemico era la costruzione di pensiero dell’altro. Non l’altro, con la sua inevitabile, e perciò comprensibile, fallace umanità.

Adesso però, per non incorrere nello stesso errore che questo articolo vorrebbe denunciare, permettetemi di alzarmi in volo e guardare le cose dall’alto: forse tutta questa gazzarra si rivelerà fine a se stessa. Forse è solo l’inizio di quella degradazione finale verso la quale lo Spirito dei Nuovi Tempi vorrebbe condurci e verso la quale tutti noi ci stiamo precipitando gridando a squarciagola, con i pugni alzati e un sorriso beota dipinto sul volto.
Tuttavia c’è una speranza… è fioca fioca, come la luce emanata da uno striminzito fiammifero acceso al centro di una buia caverna. È appena un barlume… ma c’è.
La speranza è che questo impulso di autonomia, questo voler parlare per forza a proprio nome, usato e abusato finora in modalità così sguaiate, non sia che il primo vagito di quella ben più ampia facoltà di libero pensiero che, ci auguriamo, un giorno l’uomo potrebbe raggiungere. La speranza è che sempre più persone arrivino a provare disgusto per questa sarabanda di chiacchiere inutili e si rifiutino di ascoltarle e di generarle.
Basterebbe poco. Basterebbe che accettassero l’idea che non si nasce con la capacità di pensare acquisita una volta per tutte ma che, al contrario, tutti dobbiamo imparare a farlo, possibilmente prima di aprire bocca. Basterebbe riconoscere che il sano pensare è difficile e costa fatica, mentre rivestire di pensieri la propria animosità è molto, molto più semplice e gratificante. Peccato sia inutile.
Oltre a ciò, bisognerebbe trovare il coraggio di abbandonare qualunque partito preso, qualunque fideismo, per quanto nobile possa sembrare - materialismo, spiritualismo, comunismo, fascismo, cattolicesimo, buddhismo, islamismo o invece ateismo, pacifismo, razzismo, femminismo, maschilismo, perbenismo o nichilismo  - insomma,  basterebbe smettere di tifare per una squadra o per l’altra solo per partito preso e riconoscere che la verità è Un Essere in continuo movimento.

Già… La Verità è un Essere Vivente e, se Lo si vuole anche solo intravedere, bisogna che il nostro pensiero si muova alla sua stessa velocità, liberandosi da tutto ciò che vorrebbe invece imprigionarlo nei limiti di una qualsivoglia categoria.

Nessun commento:

Posta un commento